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PALCOSCENICO
 
 

LA STORIA DEL PIPER
La leggenda della Musica Beat
Era il 17 febbraio del 1965 quando Giancarlo Bornigia e Alberigo Crocetta decisero di dare vita a quello che sarebbe stato il tempio della musica beat e yè yè italiana e delle generazioni successive.
Quella sera si esibirono i Rokes. Un complesso "rimediato" da Teddy Reno, che allora era impresario in Inghilterra, e tutta Roma vide, stupefatta, i poster giganti di quattro giovanotti con capelli lunghissimi che invitavano a recarsi al Piper Club

 

 

 
.Ma nel timore che la musica “beat” dei Rokes fosse un po’ troppo d’avanguardia e indigesta ingaggiarono anche un complessino che faceva “night” al Club 84 per suonare musica nostrana. La formazione che doveva fare il “liscio” era l’ Equipe 84, ma fin dalla prima sera fu costretta letteralmente, dal pubblico assatanato, a fare lo stesso tipo di musica dei Rokes.
Fu un successo senza precedenti!
Era nato il Piper, un luogo aperto a tutti e aperto alle sperimentazioni e contaminazioni di quei tempi. La gente di cultura captò il messaggio di novità e di rottura che usciva da quella cantina, da quei ragazzi e ragazze che avevano un’aria di persone “libere” assolutamente inedita e affamata di musica e cultura in cerca di luoghi di aggregazione e di confronto socio culturale.

I fondatori con un intuito geniale intercettarono questo spirito nuovo e ribelle. Scovarono per caso questo locale, costruito per essere utilizzato come cinema ma privo dei permessi necessari di agibilità. Lo riempirono di macchine strane, lo munirono di una “buca dell’eco”, lo fecero decorare da artisti d’avanguardia e lo chiamarono “Piper”, ossia zampognaro.

Dopo alcune settimane L’Equipe 84 ed i Rokes, riconfermati cento volte, non ce la facevano più a reggere il ritmo di quel successo e fu cosi che vennero reclutati altri complessi dall’Inghilterra e dall’improvvisazione italiana.
Il locale era in Via Tagliamento, di fronte al quartiere Coppedè, divenne così il punto focale della bella vita romana, un'icona, un vero e proprio fenomeno di costume, oggetto successivamente di vari studi sociologici, riferimento di successo della svolta musicale italiana.

Fra le ballerine ogni sera si esibiva una biondina veneziana un po’ cicciottella e sempre affamata di insalata russa (il piatto più a buon mercato e quindi il più popolare della vicina tavola calda). Quella ragazza si chiamava Nicoletta Strambelli e siccome aveva già canticchiato un po’ col nome di Guy Magenta, Alberigo Crocetta la convinse a formare un complesso femminile con Penny Brown e altre due ragazze romane. Suonavano da cani ma avevano una certa grinta e la gente ballava.
La Strambelli, diventata nel frattempo la ragazza del Piper, cambiò nome in Patty Pravo ed incise il suo primo disco: “Ragazzo Triste”. Era naturalmente una cover inglese con il testo tradotto da Gianni Boncompagni.

Oltre alla Strambelli si alternavano sul palco Caterina Caselli, i Dik Dik, Rita Pavone e Mal e i Primitives, che suonava il basso con sole tre corde, oltre ovviamente ai Rokes e l’Equipe ’84.
La sua fama internazionale riuscì ad attrarre famosi complessi beat sulla scena mondiale come i Procol Harum, i Birds, i Genesis e David Bowie oltre a proporre i complessi italiani emergenti come i New Trolls, I Corvi, I Delfini, Le Orme. La fama del locale si sparse per tutta Europa e vennero a ballare ed esibirsi artiste come Sandy Shaw e Petula Clark. Alcuni ebbero la fortuna di assistere il 18 e 19 aprile del 1968 all’esibizione dei Pink Floyd e il 23 maggio sempre del 1968 a quella di Jimi Hendrix.

Qui Mina vi girò una serie di caroselli per la Barilla per la regia di Valerio Zurlini. Qui Wess cantò insieme a Dori Ghezzi, qui I Pooh, nel 1966 conobbero Riccardo Fogli, che entrerà in seguito nel gruppo come bassista, qui una già grintosa Bertè si esibiva insieme ad un magrissimo Renato Zero.
Si accomodarono sui quei divani rossi personaggi del calibro di Vittorio Gassman, Franco Zeffirelli, Anna Magnani, Alberto Bevilacqua, Nureyev, Monica Vitti, Giorgio Albertazzi, Lilla Brignone, Ugo Sciascia, Lina Wertmüller e Nanni Loy.

Tra gli eventi di maggior spicco è da ricordare il “Grande angolo, Sogni, Stelle” organizzato da Mario Schifano il 28 dicembre del 1967, che segnò una delle tappe fondamentali della nascita dell'underground italiano. Durante la serata si alternarono sul palco artisti, ballerine e poeti, il tutto accompagnato da filmati proiettati su quattro diversi schermi. L'evento fu recensito su l'Espresso addirittura da Alberto Moravia, anche lui frequentatore del Piper Club, con un articolo dal titolo Al Night club con i vietcong.

Negli anni Settanta la linea del Piper si aprì ai generi più leggeri ospitando Lucio Battisti, la Formula Tre, i Ricchi e Poveri ed appunto le sorelle Bertè e Renato Zero. E negli anni Ottanta e Novanta, quando il Piper divenne tutto rock e rap, Jovanotti, Roberto D'Agostino fino ai concerti nel 2000 di Niccolò Fabi, Tiromancino e tanti altri.
Famoso l’episodio alla fine degli anni ’80 che vide protagonista il cantante dei Nirvana, Kurt Cobain, durante un concerto organizzato per la promozione del suo nuovo disco. Stanco delle cattive condizioni del viaggio e dal cattivo cibo, in pieno concerto uscì letteralmente fuori di matto. Cominciò a spaccare la chitarra, e salì su una trave minacciando di buttarsi di sotto.

Sono passati cinquanta anni, mezzo secolo di gloria e di tendenza! Una storia indissolubilmente legata ai tempi, al costume, alla musica e alla cultura in genere. L'ambiente originale infatti era decorato con opere d’arte, tra cui due dipinti di Andy Warhol, e opere di Robert Rauschenberg, Rotella, Mario Schifano, Piero Manzoni e Mario Cintoli, ispirate al mondo del beat inglese e pop internazionale. Un tempio dell'opera beat, che sfruttava l’idea innovativa dell’uso delle luci stroboscopiche colorate accoppiate ai suoni e allo stile dettato dalla moda della minigonna.

Oggi è il locale più antico d’Europa, insieme al Cavern di Liverpool, ha condizionato mode e generazioni di giovani, ha fatto conoscere talenti e lanciato personaggi simbolo della musica italiana, cambiando il modo di vivere la notte. Ancora oggi mantiene vivo il suo spirito, unendo 5 decenni di storia e muovendosi tra il più contemporaneo Clubbing e live indipendenti e pop.

Per festeggiare il compleanno i figli del suo fondatore hanno deciso di regalare a Roma una serata evento gratuita, in cui ripercorrere attraverso immagini inedite, musica live e dj set, la Storia del Piper Club che verrà raccontata a partire dalle 22.00 con lo spettacolo live "C'era una volta il Piper". Un viaggio all'insegna della musica, in cui un'orchestra di 9 elementi accompagnerà sul palco giovani cantanti in un cronologico e appassionante susseguirsi di successi, alternati ai fatti di cronaca che hanno caratterizzato lo scorrere di questi 50 anni. Tutto con ospiti e volti noti, protagonisti di un compleanno speciale.
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L'ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
E' STATO REALIZZATO
 GRAZIE A:
http://www.ansa.it/sito/notizie/
foto http://roma.repubblica.it/cronaca/
http://www.datamanager.it/2015/01/
http://it.wikipedia.org/wiki/Piper_Club

FOTO GOOGLE IMAGE



 








 
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