Wellington House, Inghilterra, dicembre 1811
Mio caro Thomas, è passato quasi un anno dall’ultimo Natale trascorso
assieme.
Il Natale del 1810 che ti ha portato via da me e dalla tua
terra.
Ora tu sei in Nuova Zelanda, sposato e mi dicono in procinto di
divenire padre.
Questa notte ti ho sognato, o meglio ho sognato
Alexander e Thomas ancora assieme, innamorati e felici sulle coste di
Corfù.
Oniro e Morfeo mi hanno fatto tornare indietro nel tempo e
nello spazio, fino all’estate del 1810 .
I loro papaveri sugli
occhi ti hanno riportato a me; solo leggero lino bianco ti vestiva e i
tuoi capelli biondi erano scompigliati dal vento. Ti guardavo e desideravo
stare fra le tue braccia, ardevo dalla voglia di baciare le tue labbra dal
sapore di sale, e di sentirmi una volta di più tuo e di sentirti ancora
mio.
L’alba ci coglieva nudi fra le semplici e ruvide lenzuola di lino
, così diverse dalla calda e liscia seta di Wellington House.
La
brezza marina, ricca del sale e degli umori del Mediterraneo, trovava le
finestre aperte e, insinuandosi fra le candide tende di cotone, ci
avvolgeva nell’abbraccio suadente di Poseidone. Noi due, come novelli
Pelope.
Ricordi anche tu? O solamente io ho bevuto dal calice della
memoria?
Le passeggiate, i sentieri e le alte scogliere, il semplice e
sobrio ristoro nella casa di un pescatore, il sapore del formaggio e del
ruvido e scuro pane con un filo del verde olio greco…..Per me ora è più
prezioso di qualunque banchetto a Sant’ James Palace.
E poi la sera,
la luna e le stelle illuminavano il nostro cammino fino alla spiaggia, ed
un falò scaldava i nostri visi ed arrostiva un pesce.
Mangiavamo
guardandoci ed assaporando fino in fondo la nostra libertà greca.
Nudi
nuotavamo nel blu, le onde ci avvicinavano e le nostre labbra si
scambiavano silenziosi messaggi d’amore.
La poesia greca allietava
il ristabilirsi del nostro respiro, dopo gli affanni di Amore.
Tu
leggevi nel tuo perfetto greco di Amori lontani ed io sorridevo del tuo
accento inglese.
I nomi si confondono nelle nebbie del tempo, Socrate,
Fedro, Alcibiade e Diotima…
Credo negli dei, li abbiamo incontrati in
quei giorni oramai così lontani….
Eravamo a Garitsa, e Artemide ci
sorrise.
Apollo ci accolse e narrò i suoi sfortunati amori per
Ciparisso e Giacinto.
A noi sembrava che il Fato avesse riservato alta
sorte e invece……Oceani e Terre ci separano ora….
Ma come eravamo
giunti alle coste di Corfù?
Sospinti dalle magiche parole della nostra
sorella Isabella Teotocchi Albrizzi. Mi ha scritto, mi chiede di te. Cosa
le devo dire?
Le racconterò di te, come per me sei restato nella mia
memoria e nel mio cuore.
Del Thomas rimasto sull’isola dello Ionio,
assieme ad Alexander non più rispettivamente barone di Boscastle e duca di
Wellington.
Ma due uomini che hanno avuto il coraggio di scegliere
di essere felici; che hanno lasciato ardere su falò greci il loro passato
e illuminare il loro futuro.
Gli dei sorridono a loro che ancora li
possono vedere e sentire.
Sono sicuro che Thomas e Alexander si amino
tuttora sulle spiagge e sulle lenzuola di ruvido lino greco, mentre il
duca di Wellington compie il suo dovere nella fredda e nebbiosa
Inghilterra, e il barone di Boscastle amministra le sue tenute nella quasi
sconosciuta e selvaggia Nuova Zelanda.
Mi è mancato il coraggio di
lasciare tutto e tenere l’unico dono degli dei per me significativo, te.
Ho permesso che altri scegliessero al posto mio e ti portassero
lontano. Perdonami se puoi.
Io non ci riesco e getto la spugna.
Per sempre tuo Alexander
Bisanzio Velata
FINE