Regno delle Hawaii, 24 dicembre 1891
Marina Wellington si svegliò con calma e nell'aprire gli occhi realizzò
che era la vigilia di Natale.
Già un mese era passato da quando la sua
nave era attraccata al porto di Honolulu.
Trenta giorni trascorsi
ospite della regina delle Hawaii, Liliuokalani.
Marina aveva deciso di
trascorrere un po' di tempo in visita ai suoi interessi sull'isola del
Pacifico. Infatti i Wellington avevano delle importanti piantagioni di
canna da zucchero e di ananas e la duchessa, da accorta amministratrice
dei beni di famiglia quale era, sapeva quanto fosse importante accertarsi
di persona del buon funzionamento delle sue tenute. E così aveva fatto
preparare i bauli dalla sua cameriera personale e si era imbarcata.
L'Isola l'aveva accolta al meglio, proprio come si doveva all'erede di
quattro delle più antiche e ricche famiglie europee. Il benvenuto di quel
popolo lontano l'aveva scaldata, donandole un flusso d'amore che raramente
aveva percepito altrove.
La giovane principessa Victoria Kaʻiulani,
erede al trono, si era rivelata subito una buona amica per Marina e
assieme avevano girato in lungo e in largo l'arcipelago: l'isola di Oahu,
quella di Maui e l'isola Hawaii.
I tramonti della Valle di Isle avevano
lasciata la duchessa senza parole e spesso in lacrime. Lacrime di gioia,
di serenità e soprattutto di gratitudine nei confronti della Vita.
Dopo
tante vicissitudini del cuore, finalmente un po' di pace.
Ma gli dei
erano in agguato, pronti a far nuovamente cadere in amore la giovane
Marina.
Ed Agape si presentò nelle vesti di un giovane ufficiale della
Royal Navy, di stanza nell'arcipelago. Aitante, biondo e dalla pelle
perlacea. Il suo nome era Sir Arthur John Hillbeen, quinto visconte di
Plymouth.
I due si incontrarono ad un ricevimento organizzato dalla
regina Liliuokalani in onore della duchessa di Wellington, rappresentante
dell'Imperatrice Vittoria. Marina indossava un abito in seta blu che, al
pari del cielo notturno hawaiano, era tempestato di diamanti che la
illuminavano di una luce sovrannaturale, come migliaia di stelle.
Il
visconte Hillbeen rimase subito allibito di fronte a tanta bellezza, ed
esclamò
"Mi inchino alla Vostra divinità, duchessa". "Così mi
lusingate, vostra signoria", rispose Marina. "Vostra grazia, è solamente
la verità".
Quella sera i due giovani danzarono a lungo assieme, e
tutto il mondo volteggiò attorno alla nobildonna inglese. Sentiva il cuore
aprirsi di fronte a quegli occhi azzurri, le mani strette le une nelle
altre, i piedi che agilmente seguivano il ritmo impartito loro dai
musicisti.
Dunque Amore nella sua essenza più pura e disinteressata
prese forma una notte di inizio dicembre ai piedi dei vulcani hawaiani.
Era Agape che Marina sentiva crescere nei confronti dell'affascinante
ufficiale di Sua Maestà.
Ma Amore si presentò anche sotto forma di
Eros, in questo caso però più che indossare, svestiva i panni di un
hawaiano discendente dai pescatori polinesiani che per primi colonizzarono
l'arcipelago del Pacifico. La pelle scura, i capelli neri e i muscoli
forti di chi è abituato ai lavori di fatica.
Marina lo incontrò una
mattina su di una spiaggia, dove la duchessa si era inoltrata assieme alla
principessa della corona Victoria e il nobile sguardo delle giovani fu
subito conquistato dalla bellezza indigena dell'uomo.
Un profondo
turbamento attraversò il delicato corpo della nipote del duca di
Wellington e da quel momento non ci fu notte che il suo aristocratico
cuore non sognasse l'aitante pescatore polinesiano.
Di giorno Marina
incontrava Sir Hillbeen, e con lui passava piacevoli momenti parlando di
filosofia e del sublime; e sentiva crescere in lei un sincero affetto,
forse un amore più fraterno, per appunto l'Agape.
Ma appena calava il
sole, le ombre scure dell'uomo della spiaggia la raggiungevano e si
impadronivano dei suoi sensi. Lo desiderava e lo bramava, ma non sapeva
cosa fare. Non poteva certo mettersi a cercarlo per tutto l'arcipelago
delle Hawaii. Dopo tutto lei era la duchessa Marina Gonzaga Winchester
Giustiniani Wellington.
Solo nei sogni lui le apparteneva, totalmente e
incondizionatamente. Lo vedeva spogliarsi con bramosia e nudo la
possedeva, incurante nel suo nobile sangue blu. E lei si lasciava
penetrare e dominare, gemendo di piacere, fino a quando assieme giungevano
lungo gli Champs-Élysées del Piacere.
La mattina del 24 dicembre
per l'appunto la giovane nobildonna si svegliò dopo l’ennesima notte di
passione sognata e anelata, trascorsa desiderando di essere fra le braccia
ambrate e muscolose del suo pescatore hawaiano.
La sua cameriera le
servì una leggera colazione: pane tostato, burro, marmellata e frutta
fresca.
Mentre assaporava una fetta di ananas Marina si perse nel
guardare l'oceano che si stendeva ai piedi della sua camera da letto. Che
strano passare il Natale al sole e non sotto la neve britannica!! Pensava
sua grazia.
Per quella sera era previsto un veglione natalizio e
Marina trascorse la giornata provando, assieme alla sua fidata cameriera,
le migliori combinazioni nel vestiario, in modo da poter essere
all'altezza dei cognomi che portava. Alla fine scelse una mise verde
smeraldo, accompagnata da una parure di rubini, il cui rosso spiccava
allegramente sulla tonalità del vestito.
Il salone delle feste del
palazzo reale era addobbato e gremito di invitati quando la duchessa di
Wellington fece il suo ingresso. Subito le si avvicinò il quinto visconte
di Plymouth il quale la salutò con un inchino, un bacia mano e con le
seguenti parole:" Siete incantevole, Vostra Grazia. Mi donate questo
valzer?". "Certamente Vostra Signoria". Rispose la giovine. E i due
danzarono e la mezzanotte arrivò. I due giovani si fermarono, giusto il
tempo per una coppa di champagne, assieme alla quale le fu consegnato un
grazioso pacchetto, da parte di Sir Arthur John. Marina incuriosita lo
scartò e vide che si trattava di un antico diamante, montato su di un
anello in platino. “ E’ meraviglioso, vi ringrazio. Non dovevate, e non
capisco….”, esclamò la duchessa. “Questo è nulla rispetto a quanto vi
donerò se diverrete mia moglie!”, le sussurrò nelle nobili orecchie il
quinto visconte.
E subito il pari d’Inghilterra prese la le braccia la
giovane e la trasportò nuovamente nelle danze.
Marina volteggiava e
tutti la ammiravano, ma lei aveva occhi solo per il suo hawaian dream,
visibile esclusivamente al suo sguardo innamorato.
Bisanzio Velata
FINE