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RACCONTI
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Adamo Bencivenga
L’essenza di donna
"Mi piacerebbe sapere che scusa hai messo stasera a tua moglie. Ti rendi conto se sapesse che hai un’amante e per giunta la tua ex moglie? Ti rendi conto che lei ha quasi vent’anni meno di me? E magari starai anche pensando che scoparsi la propria ex moglie non è un tradimento! "






Photo Laurent Kace
 

Tu sei già in sala da pranzo seduto sul divano, come ai vecchi tempi starai guardando la televisione muta e intanto assapori l’attesa e quel vino novello che sanno entrambi di velluto. Ed io sono ancora qui che indugio davanti allo specchio, in camera da letto. Certo stasera mi hai fatto una sorpresa, non me lo aspettavo davvero! “Faccio in un minuto…” Ti ho detto, ma tu sai già quanto dura un mio minuto. Mi conosci da tanto, anzi da sempre!
Ed ora sono qui, sto dando gli ultimi ritocchi a questa femmina bella, che è femmina ed è bella perché tu la valorizzi semplicemente guardandola. Ti sto preparando la sorpresa, vestita come piaceva a te, con questa gonnellina a pieghe di seta che copre e non copre il mio paradiso che tu da maschio vorresti subito svelare. Immagino già la scena, mi avvicino a te, ti dico: “Sì ti prego sali con quella mano, ancora più su, ma sali lentamente e stupisciti che stasera questa calza non arriva fino ai fianchi, ma finisce molto prima, sali e accarezzami la seta della mia pelle, già lì, proprio dove t’accorgerai che stasera non l’ho coperta di niente.

Ora scivolo lungo il corridoio, non accendo la luce ed ad un tratto ti vedo, sei nel tuo impeccabile completo blu e camicia bianca. Da attore consumato mi guardi senza darmi considerazione, sai già che per il momento ti voglio imperterrito, come Humphrey Bogart in quel film americano che ogni tanto guardavamo. Sì proprio così, senza emozione con le tue sopracciglia folte e aggrottate, con in mano il calice di vino rosso e nell’altra la sigaretta.

Lo sai che mi piace essere un dettaglio, la ciliegia che impreziosisce la torta. Ti vengo vicino, ma mi fermo a giusta distanza in modo che tu allungando la mano non possa toccarmi. Ora mi guardi con più attenzione. Sollevo la gonna e ti accorgi della mia calza nuova. Vorrei dirti che vengono direttamente da Parigi, sono della Cervin e costano un occhio della testa.
Ma stasera c’è dell’altro mio caro, stasera voglio sorprenderti, per una sera almeno voglio essere la tua unica femmina. Non mi importa se prima di venire qui hai fatto l’amore con la tua donna, ora sei mio e mi basta, i tuoi occhi sono solo miei e li voglio calamitati su queste cosce, su questo reggicalze che ora pian piano sto scoprendo. Mi fermo, ma tu mi dici con un gesto, un solo gesto, di continuare. Dio quanto mi piace così, non c’è bisogno di parlare, un solo gesto e mi fermo, un solo gesto e continuo, un altro mi fermo di nuovo, un altro riprendo, sono già tua lo vedi?

E allora obbedisco e la gonna ora morbidamente sale impercettibilmente e tu segui esterrefatto il movimento in salita. Chissà cosa troverai? Chissà cosa ti aspetti? Sono anni che non la vedi! Beh sì forse non è tanto diversa da quella dell’altra, forse anche lei ha un solo ciuffettino, ma solo tu sai che la mia è unica perché l’hai presa quando ero ancora un’adolescente. Avevo sedici anni ricordi? Eravamo nella mia stanzetta nella casa al mare e per me quella fu la prima volta. Sì vabbè, poi dopo dodici anni di matrimonio sei andato altrove, ad abbeverati ad altre fonti, ma ora sei tornato, e sei tornato solo per fare sesso, vero? Puoi ammetterlo, non è un problema per me, sono sicura che sentivi la mancanza di lei, il bisogno di annusarla, di toccarla e penetrandomi di sentirti l’unico padrone. Da moglie mi riscopro ora la tua amante e penso che non potrò mai ripagarti per questo favore che mi hai fatto!

Ecco ora mi guardi, sono bella vero? Bella e trasgressiva come solo un’amante può esserlo. Sai, ora vorrei essere nel tuoi occhi per vedere l’effetto che ti faccio, nei tuoi pensieri per sapere quanto ti annoi con lei che nel frattempo da amante è diventata tua moglie. Lo so cosa pensi. A te di tutto questo non te ne frega niente, stai solo pensando se porto o meno le mutande e che una donna senza mutande è una donna libera, ma che, se le portassi, sarebbe lo stesso perché avresti il solo desiderio di strapparmele. Ora cerchi il posacenere senza staccarmi gli occhi di dosso, sai che è al solito posto perché in questa casa non è cambiato niente tranne me. Spegni a metà la sigaretta, il fumo acre invade la stanza, posi il bicchiere e mi guardi dritto negli occhi. Lo so cosa vuoi, che incolli il mio sguardo al tuo come se ora fossimo due magneti attaccati da quell’inspiegabile fenomeno fisico che è il piacere.

Vedi tra noi non c’è più amore, non ci sono più bollette da pagare o pranzi di Natale dalle suocere, non avvertiamo più la mancanza di figli, tra noi c’è solo puro piacere! Grazie per il regalo che mi hai fatto! Continuo a sollevare la gonna, tra poco ci sono, tra poco vedrai il tuo sogno, quella che un tempo consideravi una minestra riscaldata e che ora desideri solo di farla tua, di esserne tu l’unico uomo che sa farla vibrare!
Tu non ti alzi, rimani lì, non sei cambiato perché sai che non ti cambierei con nessun altro uomo. Beh sì dopo di te ce ne sono stati altri, mi hai chiesto quanti, ti ho risposto tanti, ma ognuno di loro l’ho ospitato senza mai mettere sul tavolo la tovaglietta da thè del corredo, ricamata da mia nonna. Insomma l’ho data così, nature, per bisogno e alle volte per compagnia.

Ti piace vero che ora ti raccontassi qualche particolare? Tipo quando ho infilato la mano sotto la tovaglia ed ho masturbato un mio collega al ristorante, oppure quando col maestro di tango mentre ballavamo siamo finiti nel ripostiglio e lui mi ha alzato la gonna, mi ha sbattuta contro la parete e mi ha presa in piedi così senza chiedermi il permesso o alla fine dirmi almeno grazie. So che ti piacerebbe come a me piacerebbe sapere che scusa hai messo stasera a tua moglie. Ti rendi conto se sapesse che hai un’amante e per giunta la tua ex moglie? Ti rendi conto che lei ha quasi vent’anni meno di me? E magari starai anche pensando che scoparsi la propria ex moglie non è un tradimento! Comunque sia stasera hai preferito questa vecchia signora che a un nonsoché di mistero, di vissuto che sfugge al tuo controllo. È bizzarro tutto questo, sembra un film, ma è la vera realtà, solo un regista diabolico potrebbe pensare a questa trama che io e te ora stiamo vivendo.

Chissà se avverti i miei pensieri, forse no, sei rilassato, e ora appoggi la testa indietro sulla spalliera del divano. Mi avvicino, poggio il piede tra i cuscini. Oh sì guardami da vicino, guarda questa trama di seta nera, guarda le pieghe che giocando con i riflessi di luce, guarda questa meraviglia di donna. Oh sì lo so, non dici niente, perché ora ogni tua parola sarebbe di troppo. Sono io che ti sussurro: “Guarda questa puttana!” E lo dico tra una pausa e l’altra di una vecchia canzone dei Santana. Non mi ero accorta che avevi messo "Samba pa ti", la nostra canzone. Sai, da quando sei andato via sono cambiate molte cose e soprattutto la mia consapevolezza di essere femmina. Anche per questo ti ringrazio perché adesso so come far morire un uomo, conosco i tempi dell’attesa e la passione di accoglierli al momento giusto.

Tu impazzisci. Mi annusi la calza: “Sa di puttana, vero?” Impazzisci non credi alle tue orecchie, vorrei domandarti se l’altra prima dell’amore indossa il reggicalze per te e se è capace a farti impazzire in questo infinito gioco di seduzione. Slaccio i gancetti, prima uno poi l’altro, e ti dico di sfilarmi la calza. Obbedisci perché sai che come premio c’è il piacere di schiudermi queste labbra, già umide all’idea di essere tua. Mentre lo fai ti annuso, vorrei sentire l’odore dell’altra, chissà se gradisce più il gelsomino o preferisce profumi più dolciastri. Sono pazza lo so, ma stasera vorrei avere la certezza che tu sia mio e l’altra ora è nel suo letto da sola. “Perché sei qui?” Ma tanto so che non risponderai. Ma quanti anni sono passati? Mai una telefonata per chiedermi almeno come me la passassi. Nulla di nulla. E stasera magicamente ho ricevuto quel tuo messaggio. Ti ho risposto solo ok.

Ti sussurro ancora: “Sfilami la calza, ma una sola però…” Mi guardi, non capisci, sento le tue mani leggere sulla mie gambe, la pelle si increspa di brividi caldi. Sono eccitata, i capezzoli sono duri, mi tirano e mi fanno male. Lentamente mi sfili la calza, queste calze di seta purissima, sottili come un velo, introvabili. Ora le tue labbra sono sulla mia coscia, lo sai vero che qui in mezzo stasera c’è una bomba, ti prego maneggiala con cura, ma non disinnescarla, voglio che dopo esploda, voglio sentire il fragore. Tu intuisci, le mani ti tremano leggermente. La calza scende come un alito di vento, arriva alla caviglia, con un movimento da esperto me la sfili. Ecco sì hai finito il tuo compito ora sta me stupirti.

Prendo la calza, piano con attenzione, come se maneggiassi un oggetto di antiquariato, il più fragile e prezioso del mondo. Mi guardi estasiato, il rosso delle mie unghie ti riempie gli occhi. So già cosa pensi, mai le avevo portate così lunghe, ma le ammiri perché sanno di sesso, di donna disponibile che afferra il piacere. E intanto si fa strada nella mia mente eccitata un pensiero. Voglio sorprenderti. Afferrò i due lembi della calza, mi volto, ti dico di legarmela alla nuca come una benda in modo che da questo momento non possa più guardare.

Ti piace vero? Quante volte hai pensato di scoparti una donna bendata? Stringi ti prego, fa in modo che il mio mondo sia tutto racchiuso dentro di me. Non voglio perdere nulla delle sensazioni che mi darai. Mi prendi la mano, sai già dove condurmi, il nostro letto, quello di sempre, di ferro battuto. Mi faccio guidare. Mi tocchi il seno, le tue mani sono ovunque ed io non posso prevedere la prossima mossa. Mi distendi e mi baci avidamente come se non conoscessi questa bocca. Sono diventata brava sai? Oh sì voglio sentire il sapore del tuo piacere, anche se sa dell’altra, ma sei tu ora a sorprendermi.

Mi sfili l’altra calza, lentamente, io sono già adagiata su qualche nuvola, non ti vedo non so cosa stai facendo. Sono solo aperta in attesa. Ti piacciono vero le mie cosce spalancate che ti reclamano? Sanno di insolenza, vero? Ma anche di preda e conquista, come una cometa per il viandante, un refolo di zeffiro per il marinaio, e attraverso il binario nove e tre quarti ti ritrovi in questa meraviglia di mondo, lasciando all’immaginazione l’ultimo tratto del sentiero…

Ecco sì ora capisco. Mi prendi le mani e le leghi con l’altra calza alla spalliera del letto. Dio mio, sono tua, bendata e legata. Mi abbandono, mille sensazioni corrono lungo il mio corpo, sono tua, ti sento. Mi baci inseguendo i miei brividi, ora sei lì nella mia parte più calda, nel paradiso di Caronte, il circo, la giostra, la Porta di Ishtar, le rose fresche dei Giardini pensili di Babilonia... L’annusi come un cane, la bagni, la schiudi come una rosa. Oh sì, sei il mio sole, il mio calore, la primavera che mi fa di nuovo sbocciare.

Ti sento, come un monarca cavalchi sulle tue terre, ti illudi che il solo sguardo le feconderà rendendole di nuovo fertili. Ecco sì ti sento, scivoli tra le mie pareti, anzi ti addentri in quei meandri che conosci a memoria, ma sai che non sono più solo tuoi e per questo affondi, e per questo ti immergi cercando inutilmente il fondo della mia anima, e per questo, nel gioco antico della rivalsa, spingi a morte per ritrovare quell’essenza di donna che irrimediabilmente hai perso.
Solo ora sento la tua voce: “Sei stupenda Eva.”






 




  




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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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