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LIBERAEVA
MI INTRIGO TRA I FILI DI
FUMO
"M’annodo e m’intrigo tra i fili di fumo
di questa discarica poco fuori le mura tra carcasse di auto,
copertoni e immondizie e branchi di cani senza padroni."

Photo Piotr Stach
M’annodo e m’intrigo tra i
fili di fumo di questa discarica poco fuori le mura tra
carcasse di auto, copertoni e immondizie e branchi di
cani senza padroni. Il fuoco smagrito mi intorpidisce le
gambe, si vede che non sono brava a mantenerlo poi vivo,
che sono inesperta e muoio di freddo, e nessuno è
disposto a darmi una mano. Qui lo sanno che non sono
del giro, che abito in centro vicino ai Parioli e
stasera per il gusto di sentirmi diversa ho preso un
taxi direzione Raccordo. La portiera mi ha chiesto dove
andavo stasera, che ero elegante col cappotto cammello,
che ero di classe con le scarpe di Prada, senza sapere
che sotto nascosta, portavo una gonna, una striscia di
stoffa, per mostrare le gambe che sono il mio forte, ed
ora accavallo su questo bidone, che chissà quante altre
ha ospitato nel tempo, mucche armene sgraziate e
ripiene, di latte e di sesso consumato qui dietro, tra
queste carcasse occupate di giorno, da gatti e da cani
che ci dormono dentro, da asiatici e indiani che si
contendono il posto.
Lo sanno che non sono del
giro, che non lo faccio per soldi ma per puro piacere,
per vedere l’effetto che fa in altri occhi, una donna di
classe che si cede e si mostra, per il gusto infinito
d'essere altro, un intrigo, una truffa, un gioco
perverso, che raccoglie parole d’amore e di cesso.
Perché si vede che non sono del giro, da come sbordo le
labbra, da come porto la calza, dalla riga che dritta
scompare nel nulla, dal vedo e non vedo che lascio a due
occhi, che quatti rallentano e puntano i fari, e mi
fanno davvero sentire di quelle, e mi fanno signora che
per caso s’è persa, di tutte le volte che sono nuda nel
letto, di tutte le volte che mio marito mi vuole, nel
buio anoressico della mia stanza da letto.
Dall’altra parte della strada una slava cammina, ha la
faccia da bimba e il corpo d’adulta, ad ogni auto ferma
scopre il suo seno, si fa incontro e si vede che ci
andrebbe per poco. Ad ogni auto ferma e sono tante
stasera, che fanno il giro tre volte e mi chiedono
quanto, come se ad ogni giro abbassassi il mio prezzo,
un’offerta speciale per il migliore cliente.
M’annodo e scompaio tra i fili di fumo tra questa
discarica poco fuori le mura, tra carcasse di uomini che
confondono il prezzo, di una mela al mercato e una slava
che s’offre. Loro lo sanno che su questo bidone, ci
vengo ogni tanto per vedere fin dove, una moglie, una
madre, una femmina onesta, riesce a sporcare i suoi
tacchi di Prada, riesce ad infangare il cognome che
porta, nella melma più molle di questo viale di Roma.
Loro lo sanno e mi chiedono quanto ed io mi diverto
a chiedere il doppio, per farli scappare ed attraversare
la strada, per un prezzo scontato della slava di fronte,
ma loro rimangono e la coda s’ingrossa, e file di fari
mi fanno più bella, mentre la slava s’affanna e si
mostra, come un lavavetri per un euro appena.
Alle volte mi chiedo quale sia il piacere, senza che
nessuno abbia gustato le mie grazie, e sentirmi appagata
quando ritorno a casa, e mi tolgo le scarpe sporche di
fango, e corro in bagno per farmi una doccia, per
avvolgermi soffice nella vestaglia di seta, e sentirmi
da dentro il profumo pulito, guardando allo specchio
questa donna da sogno, che poco prima sedeva sopra un
bidone, e file di cani ci sbavano appresso, per uno
spicchio di coscia, per un ricamo di calza, per un seno
rimasto un bellissimo sogno, che ancora lo spero lo
staranno bramando.
Mi spoglio e m’infilo leggera
nel letto, mio marito non dorme, non russa e sta
sveglio, ed io che m’adagio tra le sue braccia capienti,
tra i suoi baci che ora mi cercano in fondo, perché lui
sa dove sono stata finora, e che il piacere che bramo e
che cerco, è nei dettagli di questo contrasto, di questo
fango di strada, di questo bianco del letto, di rumori
assordanti e silenzio di fondo, tra sentirmi una moglie
ed anche dell’altro.
Perché lui sa che ora ci
penso, che ci torno ogni volta quando faccio l’amore,
nell’andirivieni di sessi diversi, come un traffico in
centro all’ora di punta, e sento l’odore di copertoni
bruciati, e nubi di fumo che s’alzano nere, mentre un
uomo qualunque riattizza il mio fuoco, e tocca e ritocca
proprio nel mentre, mio marito mi bacia e mi sussurra
che m’ama, mi prende, mi volta e mi dice mignotta, mi fa
raccontare se qualcuno per caso, ha messo la mano dove
ora lui spinge, o soltanto due occhi che m’han visto
colare, oppure dell’altro appartati nell’ombra, e sento
la voglia che mi sfama e mi sazia, e sento il piacere
del maschio che sale, ed io m’abbandono tra i fili di
fumo, di quella discarica poco fuori le mura, tra
carcasse di auto e slave e immondizie, e branchi di cani
senza padroni.
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Questo racconto
è opera di pura fantasia. Nomi, personaggi e
luoghi sono frutto dell’immaginazione
dell’autore e non sono da considerarsi reali.
Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari e
persone è del tutto casuale.
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