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I ROMANZI DI ADAMO
BENCIVENGA
LA VERGINE DI
ISTANBUL
CAPITOLO III
Smoke Gets in
Your Eyes
Sono le sette di sera, la luce rossa ed
arancione si espande sull’acqua argentata proveniente
dal Mar Nero e quella calma rassicurante fa contrasto
con il chiasso poco distante di un gruppo di pescatori e
marinai che sta impilando cassette di pesce invenduto e
male odorante. Florentin per un attimo si lascia andare,
per lui figlio di un belga di terraferma pensa sia
normale emozionarsi a quel dissenso di immagini e
vederci poesia. Ma è solo un istante, poi volta lo
sguardo e tira dritto. Questo non è il momento per
venditori di parole che fanno di un ossimoro una
tragedia per il cuore, non è il momento degli artisti
che dipingono con le sole lacrime i propri arcobaleni
con le delusioni d’amore. Forse dopo scriverà
qualche verso, ci metterà qualche rima e consegnerà lo
scritto ad Ayla. Lui sa già cosa desidera in cambio, lei
sa già che si commuoverà e i suoi baci umidi saranno la
chiosa della sua emozione. Allora lui per ringraziarla
rincarerà la dose e le dirà che è inevitabile pensarla
quando il tramonto arrossa le cupole d’oro, ma tacerà
sulle cassette di pesce puzzolenti. A quel punto lei
si sentirà in dovere di andare oltre, gli chiederà
addirittura il permesso, come fosse lei a godere di quel
regalo e poi, senza aspettare un momento di più, gli
donerà la sua bocca carnosa maliziosamente infantile,
sinceramente appetitosa, inchinandosi per quel che basta
e fermandosi proprio su quella parte di piacere dove mai
Omar penserebbe.
Il belga ora cammina gonfiando
orgogliosamente il suo petto perché si sente un uomo
onesto, perché lui Ayla l’ha sempre rispettata, come ha
rispettato la condizione di madre in attesa. S’inganna
il giovane traduttore pensando e convincendosi che
quell’amore sia ingenuo e innocente e che qualsiasi
altro uomo avrebbe agito diversamente.
Adesso
tentenna per una frazione di secondo, guarda il vicolo
Tassin alla sua destra, se cambiasse strada potrebbe
raggiungere Ayla e in assenza di Omar, le direbbe di
colorare quelle labbra, appena un leggero ritocco, per
poi ansimare, in un misto di capelli e saliva, a quei
meravigliosi baci. Ci pensa Florentin, ma adesso non ha
tempo, lui viaggia lungo la scia di un’altra donna, di
un altro profumo che sa poco di malizioso, ma che ora
neanche il desiderio dei baci di Ayla, possono fermare.
Eccolo Florentin, ora prende una scorciatoia,
non è molto pratico ma sa orientarsi. Ora sta anche
iniziando a piovere, è una pioggerellina leggera, quella
che più che bagnare vela, vela le case, gli innamorati
in cerca di un riparo, vela il rumore di questa città
per definizione chiassosa e vela la gente a zonzo che
ora inevitabilmente s’affretta e vela lui, il nostro
bell’uomo belga che non bada a questa stupida pioggia,
lui ha altro a cui pensare, lui deve assolutamente
raggiungere quel locale sperando che la sua ballerina
non abbia ancora finito il turno. Certo si interroga
quale sia il turno e di quale lavoro si tratti. Di
sicuro vestita in quel modo non fa certo la cameriera o
la donna delle pulizie, quindi resta ben poco, ma il suo
concetto di ben poco si blocca per non andare oltre in
quell’oltre in cui il sesso è garantito dietro un lauto
compenso. Ci pensa, ne è quasi certo, scuote la testa:
“Ma è possibile che una donna bella debba
automaticamente fare quel tipo di mestiere?” A lui non
interessa quel tipo di amore e sicuramente i suoi averi
non sarebbero all’altezza.
Del resto quel tipo
di amore lo troverebbe dietro quelle tende pesanti che
ora scorrono ai suoi lati, dentro quelle case losche e
maleodoranti come quando in preda ai suoi istinti, lo
trovava ogni sera dentro le case di una Budapest
malandata, ma calda e accogliente. Quelle case al
pianterreno simili a vetrine, dove si esponeva la merce
senza cartellino. Ed erano donne scontate a prezzi
accessibili, lasciate dai mariti, senza più un soldo,
dedite per necessità al vizio, capienti e bollenti come
culle, con i peli lunghi sotto le ascelle e le gambe mai
rasate che barattavano l’amore per qualche spicciolo o
quanto meno una promessa di un regalo a Natale. Ed
erano belle per chi come lui era in cerca di sesso a
buon prezzo, belle come le loro figlie smaliziate. Le
offrivano alla loro presenza, negli stessi tuguri, le
offrivano bionde appena diciottenni dai seni tondi e
duri che sapevano di fango e muffa, di grano già maturo
e pane appena cotto, che scambiavano l’amore per un
biglietto di seconda classe di un treno in partenza alla
stazione più vicina.
Beh si in Ungheria
Florentin si era davvero divertito, il sesso a pagamento
non gli era mai mancato, ma poi era dovuto partire,
accompagnato alla frontiera da due uomini in divisa. Oh
no, non era un assassino e a suo parere non aveva mai
fatto del male a nessuno, ma se fai l’amore a tua
insaputa con una quindicenne, mezzo sangue magiara e
mezzo sangue zingara, e poi il padre lo viene a sapere,
sei comunque braccato come un assassino e non hai più
scampo e non ti resta che andare dalla polizia e
chiedere aiuto. Lui ovviamente si era proclamato
innocente anche se non si è mai innocenti se ti scopi
una ragazzina di quell’età e non si è mai al sicuro,
anche se sconti la tua pena, per via di quella mezza
parte zingara. Sta di fatto che dopo sette giorni di
galera un’anima buona testimoniò a suo favore e il
maresciallo, avendo pietà di lui, lo fece scortare fino
alla frontiera.
*****
Florentin
scuote la testa, ha giurato a se stesso che mai si
sarebbe ritrovato in quei pasticci. Ora ha il fiatone,
ancora qualche decina di metri, ancora qualche vicolo,
ancora qualche bestemmia schivata a malapena finché
rallenta, vede l’insegna, si ferma ed indugia davanti a
La dame de Pic. L’uomo elegante vestito di nero e
papillon lo invita di nuovo ad entrare. Forse lo ha
riconosciuto oppure no, ma l’importante è che entri, per
cui è gentile, fa il suo mestiere di buttadentro e
conosce come farlo nel migliore dei modi. Il belga
si informa, descrive la donna, domanda se sia ancora lì.
L’uomo capisce al volo a chi si riferisce, lo rassicura.
Del resto è la ragazza più attraente di tutta Istanbul e
non passa certo inosservata. La chiama l’Ungherese e la
chiama Klára, ecco due informazioni preziose per
Florentin. Ora sa l’origine e il nome, ma soprattutto si
sente fortunato, essendo stato a Budapest ed avendo
imparato qualche parola di quella lingua, ha almeno un
argomento in comune e molto da conversare.
Il
belga è agitato, muove le mani, chiude più volte le
palpebre, l’uomo in nero se ne accorge. Ora sospetta di
lui, forse crede che sia già ubriaco o abbia assunto
qualche sostanza, per cui gli va vicino e gli sussurra
che la direzione non tollera alzate di capo. Poi si
accende una sigaretta e forse per demotivarlo lo
informa. La dame de Pic, come tutti i locali di lusso
della zona, ha un costo di consumazione non indifferente
e obbligatoriamente in moneta straniera. Franchi,
dollari, marchi e sterline sono le più gradite.
Florentin capisce, alza le spalle e si dà un contegno.
Del resto ha ancora qualche franco in tasca e quindi per
quella sera non avrà problemi. Ora si sente più
sollevato e chiede, una volta entrato, come sia
possibile conversare con lei.
L’uomo in nero
sorride, del resto contattarla è la cosa più facile del
mondo: “Entri e si accomodi al primo tavolo disponibile.
A quest’ora il locale è ancora semivuoto. Una volta
seduto al tavolo, aspetti almeno cinque minuti, poi deve
necessariamente ordinare una bottiglia di champagne,
anche di produzione nazionale, sicuramente più
conveniente, e al cameriere deve semplicemente
pronunciare il nome della ragazza.” “Perfetto!”
Risponde Florentin cercando di entrare. L’uomo nero
lo blocca: “Aspetti, se la ragazza è impegnata il
cameriere si avvicinerà pregandolo cortesemente di
attendere, se invece non è impegnata sarà la stessa
Klára a servire lo champagne.” Klára! Risentendo
quel nome il belga fa mente locale e ora ricorda di aver
conosciuto una ragazza con quel nome, ma sa anche che a
Budapest quel nome è molto diffuso. L’uomo nero
intanto, scosta la tenda e guarda dentro. “Ah Monsieur
la sua donna ora è impegnata, ma vedrà si libererà
presto, lui è un habitué del locale ed un uomo molto in
vista, di solito dopo una mezz’ora va via e, se segue il
mio consiglio, la bella ungherese sarà tutta sua.” Così
dicendo tende la mano e Florentin è costretto ad
allungargli qualche banconota in moneta locale.
“Monsieur buona fortuna, allora.” Dice l’uomo intascando
i soldi. “Lei crede che ne abbia bisogno?” Chiede il
belga ora perplesso. “Beh qui, quella donna, la
chiamano “la vergine di Istanbul”. “Lo è?” “Oh
monsieur sicuramente ci sarà un motivo, ma non mi
basterebbero tre mesi di lavoro per soddisfare quella
curiosità!”
Ora Florentin non sta più nella pelle
e desidera assolutamente entrare. L’uomo in nero lo
prega di riannodarsi la cravatta e con un gesto
plateale, facendo un mezzo inchino, si mette di lato per
farlo entrare.
*****
Ora
Florentin è immerso nell’atmosfera nera e magica di quel
locale. Si è seduto in disparte in uno dei posti in fila
indiana vicino all’entrata. Sul tavolino solo una
piccola lampada ocra, un posacenere e la carta dei
drink. Sul piccolo palco alla sua sinistra una donna
danza nell’ombra, leggera come fosse una piuma e muove
dei veli al ritmo lento delle note di un pianoforte. Il
belga riconosce il brano, è Smoke Gets in Your Eyes:
They asked me how I knew, my true love was true, oh, I
of course replied something here inside cannot be
denied….
Seguendo le istruzioni dell’uomo in nero
Florentin aspetta qualche minuto, ma è impaziente e
allora chiama il cameriere ed ordina una bottiglia di
champagne della casa, subito dopo esitando pronuncia il
nome di Klàra. Purtroppo ora Klàra non è disponibile,
Klàra è la ragazza che sta ballando sul piccolo palco in
penombra. “Signore, sono spiacente, ma la signorina
Klàra ora è impegnata.” Sussurra tra le note il
cameriere indicando il palco. “Aspetterò.” Dice con
voce incerta il belga, deluso per non averla
riconosciuta prima. They said someday you’ll find,
all who love are blind, oh, when your heart’s on fire,
you must realize, smoke gets in your eyes…
Florentin ora più calmo si gode la serata ed è felice di
essere lì. Non pensa ad Ayla, non pensa ad Omar. E’
questo il suo mondo. Qui si respira l’odore dei soldi,
della ricchezza, il profumo dell’Occidente! Oh sì per
tutto questo tempo ha dovuto fare di necessità virtù, ma
ora è diverso, ha una propria casa e con la speranza di
lavorare a tempo pieno, avrà sicuramente tempo e soldi
da dedicare a questa vita! Ammira le altre donne,
sono tutte belle e compiacenti. Tutte in lungo con folte
chiome nere e scollature vertiginose. Qualcuna lo ha
adocchiato e gli sorride a distanza, qualcuna osa e gli
passa accanto ancheggiando, ma lui non desiste, vuole
solo la più bella, la migliore, quella che ora sta
ballando, ma che tra meno di mezz’ora sarà al suo
fianco.
Si sente bene Florentin, gli scorre tra
le vene l’entusiasmo del novizio, sa che si potrebbe
innamorare, e che in qualche modo la sua vita potrebbe
cambiare fin da stasera. Un piccolo filo di aria,
proveniente dalle pale girevoli sul soffitto, rende
ancora più gradevole quella permanenza, l’attesa del suo
sogno ungherese. Attende e si compiace della sua scelta,
guarda i capelli di Klàra che ondeggiano leggeri e
cambiano colore sotto i faretti di luce intermittente,
guarda le sue labbra grandi, i suoi fianchi statuari.
È bella bella bella Klàra, ora Florentin ripensa
alle parole del buttadentro. “Sarà davvero vergine?” Per
lui uomo di mondo non cambierebbe nulla, l’informazione
non sposta una virgola per i suoi propositi, ma di
sicuro sarebbe intrigante scoprirne il motivo, visto
che, per il suo lavoro e la sua bellezza, di certo non
le mancano le occasioni.
Ecco, ora Klàra ha
smesso di ballare, si avvicina al cliente in prima fila
e gli chiede se la danza sia stata di suo gradimento. Il
belga non sente quella conversazione, ma immagina quanta
sensualità ci possa essere in quella voce, quanta
lussuria in quella finta richiesta che non prevede altro
che un assenso con la testa. Ed in effetti il cliente
muove il capo, ordina una bottiglia di champagne
francese e la fa accomodare sulle sue ginocchia.
Florentin avverte lungo la sua schiena un piccolo
brivido di gelosia, ma è un attimo sa che ogni movimento
fa parte del gioco, ogni nota di un vecchio spartito
riproposto ogni volta. Chissà cosa darebbe per sentire
la loro conversazione, ma l’uomo ha fretta e qualche
minuto dopo con fare sbrigativo si alza e avvicina il
suo viso alla donna. Klàra lo bacia sulla guancia. Poi,
sempre con il sorriso stampato sulle labbra, lo
accompagna all’uscita. Mentre passano l’attenzione di
Florentin è concentrata sull’uomo. E’ vestito
elegantemente con una cravatta rossa a pois ed i gemelli
d’oro, ma è anziano, grasso e senza capelli. Il belga
ora sorride, sembra sollevato, sicuramente perché,
guardando l’aspetto e l’età, pensa che quell’uomo non
potrà mai essere un suo rivale. Comunque ora non pensa a
quanto più o meno lui possa piacere a Klàra, quale
legame li unisca, pensa soltanto che le sue finanze non
potranno mai competere con quell’uomo e con nessuno
altro di quegli ospiti seduti ora in quel locale.
Intanto i due si fermano a circa due metri da
Florentin, lui non può non ascoltare la conversazione,
l’anziano signore non smette di fare i complimenti alla
bella Klàra, poi con un tono di voce sicuro avanza un
invito a cena per il giovedì successivo allo Shangri-La,
uno degli alberghi più esclusivi di Istanbul con vista
Bosforo. Più che un invito sembra una conferma ed in
effetti lei non rifiuta anzi è visibilmente soddisfatta,
o quanto meno recita in modo impeccabile. Florentin non
perde una parola di quel colloquio, forse per imparare
le regole del corteggiamento o forse perché ora sale
alla sua mente un enorme dubbio! Ascolta ancora,
ogni parola, ogni pausa e respiro, ora si rende conto di
conoscere l’uomo, si concentra, chiude gli occhi. La sua
mente vaga, vola in cerca di un volto a cui associarla,
finché ha un sussulto. Il sudore ora gli imperla la
fronte, lo guarda, ma ovviamente non può riconoscerlo
dall’aspetto, ma sa che quella voce appartiene
inconfondibilmente a Martin Van de Roy, il console belga
in persona! Florentin non lo ha mai visto in faccia,
ma per motivi di lavoro, lo sente spesso al telefono. Eh
sì è proprio lui, non può sbagliare.
Ruba ancora
qualche frammento di quella conversazione. Più ascolta e
più ha la certezza certa che quella voce appartenga al
Console. Impietrito rimane immobile ad aspettare.
Sapeva che fosse un locale per ricchi, ma mai avrebbe
creduto che quel posto fosse frequentato da gente così
importante e soprattutto dal Console in persona.
Florentin ricorda perfettamente che Martin Van de Roy è
coniugato e senza prole, che è un uomo molto in vista e
che frequentemente occupa le prime pagine dei giorni.
Ovviamente si sorprende per il modo in cui abbia accolto
la bella Klàra sulle sue ginocchia e poi si sia lasciato
andare così platealmente a quell’invito a cena.
“Visto il luogo dell’incontro, presupporrà ben altro
oltre la cena. Altro che le vergine di Istanbul!” Pensa
il belga scuotendo la testa e facendo mente locale, per
cui essendo martedì l’incontro tra i due non può che
avvenire tra due giorni!
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