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CINEMA PASSIONE
GIOVANNA BRAGANA
Intervista impossibile alla
protagonista di "Ossessione"
Il film scandalo di Luchino Visconti
Il fascismo ordinò la distruzione
completa di tutte le copie, ma il regista riuscì a tenere
nascosto un negativo fino alla fine della guerra, da cui
deriveranno le copie attualmente esistenti (1943)
Salve Giovanna le
dispiacerebbe raccontarmi la sua storia? Sono una donna
ancora giovane sposata con Giuseppe Bragana, un uomo grasso
e anziano. Con lui vivo al piano superiore di uno spaccio
lungo il Po nella bassa padana. La mia storia inizia qui,
quando un certo Gino Costa, un vagabondo senza fissa dimora,
disoccupato senza arte né parte, ma bello da morire si ferma
con il suo camion presso la nostra locanda per viaggiatori.
Pensi che non ha i soldi neanche per pagarsi un pasto in
trattoria!
E lei si innamora di questo tizio? Sono
ancora giovane e ho il maledetto terrore di invecchiare e
tenga conto che mio marito è invece grasso e vecchio ed io
alla vista del giovane non posso non fare paragoni. Sì è
vero, Gino ha l’aspetto di un poveraccio, ma la passione, le
assicuro, non guarda a queste cose. Comunque lui entra nella
locanda supera il bancone ed entra direttamente nella
cucina, io non me ne accorgo anzi stavo canticchiando. Lui è
colpito dal mio canto. Anzi per dirla tutta lo attrae, fino
a nutrire fin da subito una passione travolgente nei miei
confronti.
Ben presto, tra voi due s'instaura un
gioco di sguardi… Non solo alla prima occasione,
approfittando dell’assenza di mio marito ci lasciamo andare
ad un meraviglioso e intenso rapporto sessuale, consumato in
fretta e sopra il tavolo di marmo della cucina…
Quindi diventate amanti… All’insaputa di Giuseppe ci
amiamo, lui non sospetta nulla anzi offre a Gino una
sistemazione. Gino però non sopporta questa situazione, non
vuole dividermi per cui mi propone di fuggire insieme. Pur
con la morte nel cuore rifiuto, ho paura di lasciare tutto e
ritrovarmi da sola, e allora lui per ripicca parte da solo
per Ancona perché spera di imbarcarsi e di lasciarsi alle
spalle la nostra storia.
Alla fine però non si
imbarca più, ma trova lavoro alla Fiera di maggio.
Durante quei giorni insieme a mio marito vado alla fiera,
lui deve esibirsi in un concorso come baritono dilettante.
Qui incontro nuovamente Gino che nel frattempo ha incontrato
un altro compagno di viaggio chiamato “lo spagnolo”. Mi
rendo conto che lui è ancora innamorato di me e allora lo
scongiuro di tornare da me. Siamo di nuovo amanti, io sono
al settimo cielo, ma Gino non sopporta la convivenza con mio
marito per cui mi convince ad essere sua complice. Decidiamo
di ucciderlo simulando un incidente stradale.
Ci
riuscite? Oh sì, Giuseppe muore, ma l'incidente
insospettisce la polizia. Dopo il delitto insieme a Gino
decidiamo di riavviare la trattoria, ma tra noi due nascono
delle tensioni. Io non voglio rinunciare alla roba ovvero al
benessere garantito dalla locanda, in fin dei conti avevo
sposato il vecchio per mero opportunismo. Intanto riscuoto
l'assicurazione sulla vita di mio marito e Gino invece,
schiacciato dal rimorso o forse perché crede di essere
strumentalizzato da me per interesse vuole abbandonare la
trattoria che vede ormai come luogo maledetto e mi lascia
per una ballerina di nome Anita, la quale oltre ad essere
dolce e comprensiva, fa anche la prostituta.
Poi
cosa succede? Quando gli rivelo d'essere incinta, ci
riconciliamo e decidiamo di cambiare aria, cerchiamo di
fuggire, ma qui succede l’irreparabile…
La macchina
finisce fuori strada, Giovanna muore e Gino viene arrestato
dalla polizia.
Beh la storia non è molto dissimile al
romanzo “Il postino suona sempre due volte”. Quel romanzo
serve a Visconti più che altro come un canovaccio, ma
l’importanza del film è nel fatto che il regista si distacca
sia dai paesaggi lussuosi e gli eroi sorridenti del cinema
dei telefoni bianchi e sia dalla retorica trionfalistica dei
film storici entrando dalla porta principale del Neorealismo
Italiano.
Cinema crudo, ma anche trasgressivo… Per
la prima volta il corpo di un uomo diviene elemento sensuale
e oggetto del desiderio dello sguardo di una donna.
L'abbigliamento di Gino ne enfatizza la caratterizzazione
sensuale: spesso viene mostrato con una canottiera attillata
e molto scollata e il suo corpo diviene oggetto dei miei
sguardi e dei miei desideri come quelli di Anita.
Questo non è il solo elemento trasgressivo… Immagino che
lei si riferisca alla scena quando Gino e il suo amico
spagnolo si ritrovano a condividere lo stesso letto. Prima
di coricarsi lo spagnolo cerca di convincere Gino a scordare
Giovanna, proponendogli di rimanere con lui. Una volta a
letto lo spagnolo, dopo aver spento la luce, accende un
fiammifero per accendersi una sigaretta, ma prima di
spegnerlo se ne serve per osservare il corpo di Gino.
Immagino che la scena non fu tollerata dal fascismo…
Non a caso, questa fu una delle prime inquadrature a essere
tagliate dalla censura. Tenga conto che Visconti era
omosessuale per cui in un’Italia pervasa dalla cultura
fascista dove sia l'adulterio che l'omosessualità erano
banditi, fare un film dove entrambi i temi apparivano era un
gesto fortemente trasgressivo e controcorrente rispetto ai
canoni dell'epoca.
Quando è stato girato il film?
Ossessione è un film del 1943. È considerato il film che
segna la nascita del filone neorealista del cinema italiano
sia per l'ambientazione sia per la forza espressiva e la
carnalità delle scene passionali tra me e Gino ovvero la
Clara Calamai e Girotti. Lei all’epoca trentatreenne per cui
vuol dire con fattezze di donna matura, lui è Massimo
Girotti, giovane, aveva 24 anni, scelto da Visconti per il
fisico prestante, tenga conto che era stato un campione
sportivo in diverse discipline. Pensi che il ruolo della
protagonista, in un primo momento, fu assegnato ad Anna
Magnani, ma l'attrice dovette rinunciare a causa del suo
stato di gravidanza.
Come mai Visconti decide di fare
un film su una storia già conosciuta? Al tempo Visconti
lavorava in Francia ed ebbe l'opportunità di leggere una
traduzione francese del libro “Il postino suona sempre due
volte”. Si innamorò della storia tanto che tornato in Italia
scrisse di getto un adattamento cinematografico del libro.
Siamo ancora in pieno Fascismo… Alla fine. Il film fu
girato fra l'estate e l'autunno del 1942 e, una volta
ultimato, venne presentato a Roma in anteprima nella
primavera del 1943. Le autorità, rendendosi conto che il
film non attaccava direttamente il regime, ne autorizzarono
la distribuzione. Benito Mussolini a proposito del film
disse: “Date senz’altro il via ad Ossessione del Visconti.
Si tratta di un’opera nuova che ha un significato. Qualcuno,
forse, protesterà. Ma non importa”.
Quindi si era
reso conto che era un film diverso dal solito… Eh già,
infatti dopo alcune proiezioni a Milano e dopo il giudizio
del figlio, Vittorio Mussolini, il quale dichiarò:
“Ossessione? Questa non è l’Italia!” Venne tolto dalla
circolazione anche a seguito delle reazioni scandalizzate
delle autorità locali e della Chiesa. Da qui il divieto
assoluto e la distruzione di tutte le copie da parte dal
regime fascista di Salò.
Problemi seri… Non pochi
direi, ma Visconti riuscì a tenere nascosta una copia del
negativo fino alla fine della guerra, da cui deriveranno le
copie attualmente esistenti.
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L'articolo è a cura di Adamo Bencivenga FONTI:
http://www.cineclub.it/cineclubnews/cn0302-g.htm
http://www.kore.it/CAFFE/rosselli/ossessione.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Ossessione_(film_1943)
http://laboratoriodicriticadarteletteratur.blogspot.it/
2010/03/ossessione-di-luchino-visconti.html
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