Leggevo qui storie di uomini e donne alle prese con
l’infedeltà, beh io non so se sia stata mai tradita,
ma sicuramente faccio parte di quelle donne che
hanno tradito il proprio marito. Eh sì, una sola
volta, ma ho tradito, una misera unica volta di
pochi minuti, veloce, silenziosa, piena d’ansia e
desiderio, così veloce senza un prima e un dopo,
così in fretta senza nessuna preparazione e senza
realizzare come e quanto lo stessi facendo. Sì una
volta, ma di quelle che ti sconvolgono la vita, che
lasciano il segno nell’anima e una crepa simile ad
una voragine nel passato. Eh sì, una volta sula, ma
una di quelle a cui non puoi fare più a meno di
pensarci, che ti fanno crollare le poche certezze
che faticosamente avevi costruito, che ti intossica
il sangue e ti inquina al punto che anni di doccia e
sapone non sono più riusciti a lavare.
Come
direste voi? Una scappatella? Una sveltina?
Un’avventura? Un capriccio? Un amore occasionale?
Ecco meno di tutto questo! Insomma una sola volta e
senza appello, di quelle che ti lasciano strascichi
indelebili, dubbi su un matrimonio che dura da 25
anni o poco più, buchi neri nel mio fragile
erotismo, nella mia mente e su come finora avevo
vissuto e consumato le mie timide passioni nella
penombra della mia bella camera da letto con mio
marito.
Sì esatto solo una volta! Una sola
volta e senza alcun pretesto. Fossi stata almeno in
vacanza da sola o con un’amica, oppure in un viaggio
di lavoro, oppure avessi vissuto mesi e mesi di
astinenza, di mancanza di attenzione, almeno fossi
stata trascurata o peggio tradita dall’uomo che amo!
Niente di tutto questo, non c’era alcun presupposto
a mio favore, nessuna attenuante nel mio processo
interno di donna infedele, nessuna scusa da poter
giustificare quel capriccio. Mi ripeto che è
successo perché doveva succedere, perché un regista
aveva bisogno di una scena di sesso per condire il
film della mia vita, è successo due anni fa, ma a me
sembra ieri perché quel ricordo è profondo e, Dio sa
quanto ci abbia provato, non più estirpabile, una
mazzata tremenda, un attentato ai miei pensieri
buoni e alle mie buone maniere donna affettuosa e
moglie premurosa.
Luglio 2017, una vacanza
al Circeo, i miei due figli ormai grandi avevano
finito la scuola ed erano già partiti in giro per il
mondo con le rispettive fidanzate. Insieme a mio
marito ci siamo ritrovati da soli ed abbiamo deciso
di goderci qualche giorno di mare e quindi senza
tanto pensarci abbiamo prenotato all’ultimo momento,
un albergo sulla costa, quasi tutto occupato da una
comitiva di spagnoli. Loro avevano su per giù la
nostra età e sin dalla prima sera, dopo la cena, ci
hanno invitato al loro tavolo, qualcuno suonava la
chitarra, qualcuno una specie di flauto melodioso,
qualcun altro cantava divinamente e tutti insieme
abbiamo improvvisato pezzi melodici spagnoli tra cui
“A mi manera”. Stupendo!
Insomma abbiamo
passato una serata divertente e spensierata. Quasi
tutti loro erano accoppiati tranne due ragazzi, uno
biondo e uno moro, sulla trentina all’apparenza
amici. Quando siamo tornati in stanza, mio marito mi
ha chiesto ridendo se fossero gay, beh io non lo
sapevo con certezza, ma ho evitato di dirgli che il
ragazzo moro, con i capelli lunghi e i baffi, “bello
da morire”, per tutta la serata non mi aveva tolto
di dosso i suoi occhi, grandi, celesti e profondente
intensi come il mare.
Il giorno successivo,
dopo ore e ore di mare e spiaggia, con annessi
giochi, sole, giro in banca e dopo gli aperitivi
ghiacciati a bordo piscina, ci siamo dati
appuntamento per la cena nel ristorante
dell’albergo. Ovviamente eravamo loro ospiti! Con
mio marito stiamo tornati in camera e dopo aver
fatto una doccia veloce, lui mi ha spalmato la crema
dopo bagno e su quel letto morbido, refrigerati da
un filo di aria condizionata, abbiamo fatto l’amore.
Ero davvero rilassata e mi sono vestita e truccata
lentamente e con particolare cura. Allo specchio,
con quel vestitino corto, svasato con le spalline, a
fiori su fondo bianco mi vedevo bella, sensuale e
mio marito era stato stupendo. Cosa mai avrei potuto
chiedere di più da una vacanza decisa all’ultimo
momento? Insomma nulla da chiedere e da eccepire!
Poco dopo siamo scesi nell’hall, seduti su un
soffice divano, ho accavallato le gambe leggermente
ambrate e, mentre aspettavamo gli altri, Stefano,
mio marito, mi ha fatto un mare di complimenti. Poi
tutti insieme siamo saliti al primo piano nella sala
del ristorante. È stata una serata sublime, su quel
tavolo scorrevano fiumi di vari tipi di sangria,
all’arancia, al limone con più o meno cannella e
chiodi di garofano. Insomma un po’ tutti abbiamo
alzato a dir poco il gomito e dopo varie portate di
pesce e “marisco” il tasso di ormoni in quel giro
tavola era davvero palpabile nell’aria.
Immancabilmente sono spuntate le chitarre e qualcuno
ha iniziato a intonare Djobi, Djoba, Bamboléo e poi
Volare alla maniera dei Gipsy Kings ed io,
elettrizzata dall’ambiente, mi sono fatta largo tra
le sedie, ho cominciato a cantare a squarciagola e
insieme ad un’altra signora spagnola abbiamo
cominciato a ballare. Quel ragazzo moro con i baffi
e “bello da morire”, ha lasciato la sua chitarra al
suo amico, si è alzato, mi si è avvicinato e con le
sue mani decise sui miei fianchi mi ha guidata nella
danza. Mi sentivo leggera come una farfalla e il mio
vestito a fiori svasato era davvero adatto! Era
bello fare gli stessi passi e sentire una certa
sintonia! Qualcuno ha anche applaudito!
Dopo
tre quattro canzoni ero stravolta e senza dire nulla
a nessuno mi sono allontanata. Avevo davvero bisogno
di una boccata d'aria e di smaltire tutta la sangria
che avevo bevuto fino ad allora. Ho preso il mio
pacchetto di sigarette e mi sono diretta verso
l'ascensore, ma all’ultimo momento, senza sapere di
essere seguita, tra le porte dell’ascensore, mentre
spingevo il bottone del piano terra, si è infilato
il ragazzo “bello da morire”, quel bellissimo
trentenne con la sensualità di maschio stampata in
faccia.
Imbarazzata gli ho chiesto: “Vuoi
ancora ballare?” Ma lui, non appena si sono chiuse
le porte, non ha perso tempo, e con spavalderia,
senza temere il mio giudizio e cosa ne avessi
pensato, mi ha sbattuta alla parete e mi ha baciata
senza dire nulla. Avrei voluto reagire, ma ero
troppo su di giri per farlo e poi lui non mi ha dato
neanche il tempo di pensare o di imbastire la minima
difesa! È stato davvero rapido quel bacio tanto che,
subito dopo, con precisione chirurgica, quando le
porte si sono aperte, da gentiluomo consumato era
già a due metri da me, come se non fosse successo
nulla o meglio come se avesse provato la scena
decine di volte.
Sarebbe finito tutto lì,
credo, ma si sa il diavolo fa le pentole e si scorda
dei coperchi e in quel caso, forse per l’agitazione,
non avevo pigiato il bottone del piano terra, ma
quello del sottoscala, per cui una volta usciti
dall’ascensore ci siamo ritrovati in uno scantinato
pieno di scatoloni, bottiglie di vino e vari
attrezzi di cucina. A quel punto, quasi al buio, ho
cercato la rampa delle scale, senza trovarla, che mi
portasse al piano superiore, ma, passati non più di
cinque secondi e senza che mi rendessi conto avevo
già il suo respiro pieno di desiderio sul mio collo
e la sua bocca che mi cercava insistentemente. Poi
senza perdere tempo mi sono trovata la sua mano
prima sotto la gonna e poi dentro le mie mutandine.
In uno stentato italiano mi ha detto che ero
tremendamente bella e che nel suo sogno erotico
ricorrente aveva sempre desiderato fare l’amore con
una donna sexy più grande di lui. Ci siamo guardati
negli occhi intensamente e credo quello sia stato il
momento preciso della mia decisione anche se
inconsapevole. Nonostante avessi fatto l’amore da
poco ero terribilmente eccitata e l’ho lasciato
fare. Quella mano era la chiave del mio paradiso, il
passe-partout di qualsiasi cassaforte, insomma
sapeva esattamente cosa fare, accarezzarmi il seno,
toccarmi tra le cosce e schiudermi le labbra ormai
consenzienti. Con fare delicato, ma deciso, mi ha
adagiato sopra quegli scatoloni e mi ha sollevato il
vestito e vedendo la mia intimità ha esclamato una
specie di gemito di stupore ed approvazione. Sì era
bella, vogliosa e disponibile!
A quel punto
abbiamo sentito dei rumori, il mio cuore ha iniziato
a battere, lo sentivo scoppiare, lui mi ha fatto
cenno di non muovermi e di non respirare, poi però
ci siamo accorti che era solo il rumore
dell’ascensore che qualcuno dai piani superiori
stava chiamando. Passata la paura, ha voluto che
chiudessi gli occhi e con una scaltrezza degna di un
ladro professionista ha rubato tutta la mia
sensualità facendomi vibrare come quelle corde
melodiose di chitarra al punto che dopo qualche
secondo, questo lo ricordo benissimo, sono stata io
incredibilmente a chiedergli di continuare e fare in
fretta. Sentivo la sua voce sensuale che mi diceva
di stare calma, sentivo il suo respiro caldo
spagnolo sulle mie labbra schiuse e subito dopo il
suo piacere eretto e maschio che, senza chiedere
permesso saliva da padrone, centimetro dopo
centimetro, verso la mia anima bollente.
Sarà
durato qualche minuto, non credo oltre, ma
nonostante avessi goduto da poco con mio marito, ho
avuto uno dei più travolgenti, rapidi, ripetuti e
intensi orgasmi della mia vita. Sentivo il suo corpo
affannarsi dentro di me alla ricerca dell’ultimo
brandello di piacere, sentivo il mio diluire,
scorrere come un fiume in balia di quella corrente.
Ricordo solo che lo pregavo di andare oltre, di
sconfiggere l’ultima remora, la consapevolezza che
chi mi stava dando quella gioia enorme non fosse mio
marito e di condurmi verso quel mare che riconoscevo
come unica ed ultima meta del mio bisogno.
Poi tutto è finito, siamo piombati in un silenzio
reso ancora più profondo dalla musica e dalle voci
che provenivano dai piani superiori. Riconobbi
quella di mio marito, ma in quel momento dentro di
me non c’era spazio per i sensi di colpa. Poi in un
attimo lui è tornato quello di prima cambiando
totalmente atteggiamento. Ero ancora distesa e
precaria su quegli scatoloni e lui fissava le mie
intimità come un cacciatore guarda la sua preda
catturata. Per un attimo, guardando il suo viso in
penombra, ho avuto la netta sensazione di un uomo
compiaciuto di se stesso, come di chi avesse solo
fatto il proprio dovere e quanto fosse stato bravo,
ovvero far godere una donna che implicitamente gli
aveva chiesto di farlo.
Tramite la rampa
delle scale che effettivamente esisteva, ma io
chissà per qualche strano motivo non avevo visto
siamo usciti all’esterno. Abbiamo fumato una
sigaretta, ma sinceramente non ricordo di che cosa
abbiamo parlato, credo della sua Barcellona e della
sua ragazza incinta. Ricordo solo che io non ho
detto nulla, ero confusa e frastornata. In quel
momento avrei solo voluto sapere da lui perché mai
lo avessimo fatto e quale magnetismo ci avesse
incollato nello scantinato e null’altro. Poi siamo
rientrati ed abbiamo ripreso l’ascensore. Lui è
sceso nel piano del ristorante mentre io sono salita
al secondo piano e poi sono ridiscesa a piedi.
Con mia sorpresa nulla era cambiato. Mio marito
insieme ad altri era adagiato su un divano a parlare
di calcio con altri due, una signora accennava passi
di flamenco, qualcuno si gustava una fetta
dolcissima di anguria e l’altro ragazzo biondo
continuava a suonare la chitarra. Insomma la serata
procedeva normalmente, ma per me era successo
davvero qualcosa di sconvolgente. Mi sono lasciata
andare esausta atterrando sull’unico divano
disponibile.
Non l’ho mai più rivisto, ma da
quel giorno lo penso sempre e lo cerco
insistentemente nei miei sogni. È diventato
un’ossessione, ma soprattutto l’assassino del mio
rapporto con mio marito. Non mi ero mai resa conto
di quanto potesse essere bello ed appagante fare
l’amore in quel modo, di quanto fosse travolgente
per una donna che si lascia andare agli istinti
senza pensare al dopo. Ovvio, non sono una
ragazzina, so chiaramente che se fosse continuato,
se avessi avuto un rapporto con lui duraturo sarebbe
lo stesso diventata una relazione noiosa, ma io
penso a quella volta e basta, fisso quei momenti,
sento quel respiro, i dettagli del suo sesso bello e
dilaniante, la prima e unica volta in cui mi sono
lasciata andare, sento i frammenti dei miei brividi
e le sensazioni della pelle, del seno, delle mie
gambe schiuse, sento la chimica e la trasgressione
di quando mi ha presa senza chiedere nulla.
La sessualità con mio marito è letteralmente
affondata nel mare della noia, io non lo cerco più e
le poche volte che succede sento che è soltanto e
semplicemente un dovere! Il fatto sconcertante è che
non riesco più a raggiungere l’orgasmo se non
raccogliendomi con me stessa pensando a lui, a
quella volta ed ingrandendo il minimo dettaglio. Con
mio marito faccio finta di godere dicendogli subito
dopo che è stato incredibilmente bello! Quindi fingo
due volte, ma non potrei altrimenti, mi ucciderei
prima di confessargli cosa è accaduto quella sera in
quell’albergo del Circeo mentre lui parlava di
calcio.
Alle volte mi faccio forza e penso
che magari un giorno potrei incontrarlo lungo le
Ramblas e magari farci l’amore così, in un attimo,
senza parlare dentro un portone come del resto è
accaduto quella sera. Mi convinco che accadrà
ancora, ma il più delle volte, dopo aver raggiunto
l’orgasmo ovviamente da sola mi rendo conto che non
è mai successo, che i miei sono solo sogni di una
quasi cinquantenne repressa, che sono una stupida e
quel ragazzo spagnolo, “bello da morire”, non è mai
esistito, come non ho mai bevuto quella maledetta
sangria ed ultimo, ma non ultimo, che non ho mai e
dico mai tradito mio marito!