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RACCONTI

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Maledetta sangria
Un albergo di lusso, una vacanza al mare insieme al marito, l’incontro con un ragazzo spagnolo “bello da morire”, un rapporto d’amore occasionale, veloce senza un prima e un dopo, rapido e così in fretta tanto da pensare che non sia mai accaduto







Photo Anna Rawka

 

 

Leggevo qui storie di uomini e donne alle prese con l’infedeltà, beh io non so se sia stata mai tradita, ma sicuramente faccio parte di quelle donne che hanno tradito il proprio marito. Eh sì, una sola volta, ma ho tradito, una misera unica volta di pochi minuti, veloce, silenziosa, piena d’ansia e desiderio, così veloce senza un prima e un dopo, così in fretta senza nessuna preparazione e senza realizzare come e quanto lo stessi facendo. Sì una volta, ma di quelle che ti sconvolgono la vita, che lasciano il segno nell’anima e una crepa simile ad una voragine nel passato. Eh sì, una volta sula, ma una di quelle a cui non puoi fare più a meno di pensarci, che ti fanno crollare le poche certezze che faticosamente avevi costruito, che ti intossica il sangue e ti inquina al punto che anni di doccia e sapone non sono più riusciti a lavare.

Come direste voi? Una scappatella? Una sveltina? Un’avventura? Un capriccio? Un amore occasionale? Ecco meno di tutto questo! Insomma una sola volta e senza appello, di quelle che ti lasciano strascichi indelebili, dubbi su un matrimonio che dura da 25 anni o poco più, buchi neri nel mio fragile erotismo, nella mia mente e su come finora avevo vissuto e consumato le mie timide passioni nella penombra della mia bella camera da letto con mio marito.

Sì esatto solo una volta! Una sola volta e senza alcun pretesto. Fossi stata almeno in vacanza da sola o con un’amica, oppure in un viaggio di lavoro, oppure avessi vissuto mesi e mesi di astinenza, di mancanza di attenzione, almeno fossi stata trascurata o peggio tradita dall’uomo che amo! Niente di tutto questo, non c’era alcun presupposto a mio favore, nessuna attenuante nel mio processo interno di donna infedele, nessuna scusa da poter giustificare quel capriccio. Mi ripeto che è successo perché doveva succedere, perché un regista aveva bisogno di una scena di sesso per condire il film della mia vita, è successo due anni fa, ma a me sembra ieri perché quel ricordo è profondo e, Dio sa quanto ci abbia provato, non più estirpabile, una mazzata tremenda, un attentato ai miei pensieri buoni e alle mie buone maniere donna affettuosa e moglie premurosa.

Luglio 2017, una vacanza al Circeo, i miei due figli ormai grandi avevano finito la scuola ed erano già partiti in giro per il mondo con le rispettive fidanzate. Insieme a mio marito ci siamo ritrovati da soli ed abbiamo deciso di goderci qualche giorno di mare e quindi senza tanto pensarci abbiamo prenotato all’ultimo momento, un albergo sulla costa, quasi tutto occupato da una comitiva di spagnoli. Loro avevano su per giù la nostra età e sin dalla prima sera, dopo la cena, ci hanno invitato al loro tavolo, qualcuno suonava la chitarra, qualcuno una specie di flauto melodioso, qualcun altro cantava divinamente e tutti insieme abbiamo improvvisato pezzi melodici spagnoli tra cui “A mi manera”. Stupendo!

Insomma abbiamo passato una serata divertente e spensierata. Quasi tutti loro erano accoppiati tranne due ragazzi, uno biondo e uno moro, sulla trentina all’apparenza amici. Quando siamo tornati in stanza, mio marito mi ha chiesto ridendo se fossero gay, beh io non lo sapevo con certezza, ma ho evitato di dirgli che il ragazzo moro, con i capelli lunghi e i baffi, “bello da morire”, per tutta la serata non mi aveva tolto di dosso i suoi occhi, grandi, celesti e profondente intensi come il mare.

Il giorno successivo, dopo ore e ore di mare e spiaggia, con annessi giochi, sole, giro in banca e dopo gli aperitivi ghiacciati a bordo piscina, ci siamo dati appuntamento per la cena nel ristorante dell’albergo. Ovviamente eravamo loro ospiti! Con mio marito stiamo tornati in camera e dopo aver fatto una doccia veloce, lui mi ha spalmato la crema dopo bagno e su quel letto morbido, refrigerati da un filo di aria condizionata, abbiamo fatto l’amore. Ero davvero rilassata e mi sono vestita e truccata lentamente e con particolare cura. Allo specchio, con quel vestitino corto, svasato con le spalline, a fiori su fondo bianco mi vedevo bella, sensuale e mio marito era stato stupendo. Cosa mai avrei potuto chiedere di più da una vacanza decisa all’ultimo momento? Insomma nulla da chiedere e da eccepire!

Poco dopo siamo scesi nell’hall, seduti su un soffice divano, ho accavallato le gambe leggermente ambrate e, mentre aspettavamo gli altri, Stefano, mio marito, mi ha fatto un mare di complimenti. Poi tutti insieme siamo saliti al primo piano nella sala del ristorante. È stata una serata sublime, su quel tavolo scorrevano fiumi di vari tipi di sangria, all’arancia, al limone con più o meno cannella e chiodi di garofano. Insomma un po’ tutti abbiamo alzato a dir poco il gomito e dopo varie portate di pesce e “marisco” il tasso di ormoni in quel giro tavola era davvero palpabile nell’aria.

Immancabilmente sono spuntate le chitarre e qualcuno ha iniziato a intonare Djobi, Djoba, Bamboléo e poi Volare alla maniera dei Gipsy Kings ed io, elettrizzata dall’ambiente, mi sono fatta largo tra le sedie, ho cominciato a cantare a squarciagola e insieme ad un’altra signora spagnola abbiamo cominciato a ballare. Quel ragazzo moro con i baffi e “bello da morire”, ha lasciato la sua chitarra al suo amico, si è alzato, mi si è avvicinato e con le sue mani decise sui miei fianchi mi ha guidata nella danza. Mi sentivo leggera come una farfalla e il mio vestito a fiori svasato era davvero adatto! Era bello fare gli stessi passi e sentire una certa sintonia! Qualcuno ha anche applaudito!

Dopo tre quattro canzoni ero stravolta e senza dire nulla a nessuno mi sono allontanata. Avevo davvero bisogno di una boccata d'aria e di smaltire tutta la sangria che avevo bevuto fino ad allora. Ho preso il mio pacchetto di sigarette e mi sono diretta verso l'ascensore, ma all’ultimo momento, senza sapere di essere seguita, tra le porte dell’ascensore, mentre spingevo il bottone del piano terra, si è infilato il ragazzo “bello da morire”, quel bellissimo trentenne con la sensualità di maschio stampata in faccia.

Imbarazzata gli ho chiesto: “Vuoi ancora ballare?” Ma lui, non appena si sono chiuse le porte, non ha perso tempo, e con spavalderia, senza temere il mio giudizio e cosa ne avessi pensato, mi ha sbattuta alla parete e mi ha baciata senza dire nulla. Avrei voluto reagire, ma ero troppo su di giri per farlo e poi lui non mi ha dato neanche il tempo di pensare o di imbastire la minima difesa! È stato davvero rapido quel bacio tanto che, subito dopo, con precisione chirurgica, quando le porte si sono aperte, da gentiluomo consumato era già a due metri da me, come se non fosse successo nulla o meglio come se avesse provato la scena decine di volte.

Sarebbe finito tutto lì, credo, ma si sa il diavolo fa le pentole e si scorda dei coperchi e in quel caso, forse per l’agitazione, non avevo pigiato il bottone del piano terra, ma quello del sottoscala, per cui una volta usciti dall’ascensore ci siamo ritrovati in uno scantinato pieno di scatoloni, bottiglie di vino e vari attrezzi di cucina. A quel punto, quasi al buio, ho cercato la rampa delle scale, senza trovarla, che mi portasse al piano superiore, ma, passati non più di cinque secondi e senza che mi rendessi conto avevo già il suo respiro pieno di desiderio sul mio collo e la sua bocca che mi cercava insistentemente. Poi senza perdere tempo mi sono trovata la sua mano prima sotto la gonna e poi dentro le mie mutandine.

In uno stentato italiano mi ha detto che ero tremendamente bella e che nel suo sogno erotico ricorrente aveva sempre desiderato fare l’amore con una donna sexy più grande di lui. Ci siamo guardati negli occhi intensamente e credo quello sia stato il momento preciso della mia decisione anche se inconsapevole. Nonostante avessi fatto l’amore da poco ero terribilmente eccitata e l’ho lasciato fare. Quella mano era la chiave del mio paradiso, il passe-partout di qualsiasi cassaforte, insomma sapeva esattamente cosa fare, accarezzarmi il seno, toccarmi tra le cosce e schiudermi le labbra ormai consenzienti. Con fare delicato, ma deciso, mi ha adagiato sopra quegli scatoloni e mi ha sollevato il vestito e vedendo la mia intimità ha esclamato una specie di gemito di stupore ed approvazione. Sì era bella, vogliosa e disponibile!


A quel punto abbiamo sentito dei rumori, il mio cuore ha iniziato a battere, lo sentivo scoppiare, lui mi ha fatto cenno di non muovermi e di non respirare, poi però ci siamo accorti che era solo il rumore dell’ascensore che qualcuno dai piani superiori stava chiamando. Passata la paura, ha voluto che chiudessi gli occhi e con una scaltrezza degna di un ladro professionista ha rubato tutta la mia sensualità facendomi vibrare come quelle corde melodiose di chitarra al punto che dopo qualche secondo, questo lo ricordo benissimo, sono stata io incredibilmente a chiedergli di continuare e fare in fretta. Sentivo la sua voce sensuale che mi diceva di stare calma, sentivo il suo respiro caldo spagnolo sulle mie labbra schiuse e subito dopo il suo piacere eretto e maschio che, senza chiedere permesso saliva da padrone, centimetro dopo centimetro, verso la mia anima bollente.

Sarà durato qualche minuto, non credo oltre, ma nonostante avessi goduto da poco con mio marito, ho avuto uno dei più travolgenti, rapidi, ripetuti e intensi orgasmi della mia vita. Sentivo il suo corpo affannarsi dentro di me alla ricerca dell’ultimo brandello di piacere, sentivo il mio diluire, scorrere come un fiume in balia di quella corrente. Ricordo solo che lo pregavo di andare oltre, di sconfiggere l’ultima remora, la consapevolezza che chi mi stava dando quella gioia enorme non fosse mio marito e di condurmi verso quel mare che riconoscevo come unica ed ultima meta del mio bisogno.

Poi tutto è finito, siamo piombati in un silenzio reso ancora più profondo dalla musica e dalle voci che provenivano dai piani superiori. Riconobbi quella di mio marito, ma in quel momento dentro di me non c’era spazio per i sensi di colpa. Poi in un attimo lui è tornato quello di prima cambiando totalmente atteggiamento. Ero ancora distesa e precaria su quegli scatoloni e lui fissava le mie intimità come un cacciatore guarda la sua preda catturata. Per un attimo, guardando il suo viso in penombra, ho avuto la netta sensazione di un uomo compiaciuto di se stesso, come di chi avesse solo fatto il proprio dovere e quanto fosse stato bravo, ovvero far godere una donna che implicitamente gli aveva chiesto di farlo.

Tramite la rampa delle scale che effettivamente esisteva, ma io chissà per qualche strano motivo non avevo visto siamo usciti all’esterno. Abbiamo fumato una sigaretta, ma sinceramente non ricordo di che cosa abbiamo parlato, credo della sua Barcellona e della sua ragazza incinta. Ricordo solo che io non ho detto nulla, ero confusa e frastornata. In quel momento avrei solo voluto sapere da lui perché mai lo avessimo fatto e quale magnetismo ci avesse incollato nello scantinato e null’altro. Poi siamo rientrati ed abbiamo ripreso l’ascensore. Lui è sceso nel piano del ristorante mentre io sono salita al secondo piano e poi sono ridiscesa a piedi.


Con mia sorpresa nulla era cambiato. Mio marito insieme ad altri era adagiato su un divano a parlare di calcio con altri due, una signora accennava passi di flamenco, qualcuno si gustava una fetta dolcissima di anguria e l’altro ragazzo biondo continuava a suonare la chitarra. Insomma la serata procedeva normalmente, ma per me era successo davvero qualcosa di sconvolgente. Mi sono lasciata andare esausta atterrando sull’unico divano disponibile.

Non l’ho mai più rivisto, ma da quel giorno lo penso sempre e lo cerco insistentemente nei miei sogni. È diventato un’ossessione, ma soprattutto l’assassino del mio rapporto con mio marito. Non mi ero mai resa conto di quanto potesse essere bello ed appagante fare l’amore in quel modo, di quanto fosse travolgente per una donna che si lascia andare agli istinti senza pensare al dopo. Ovvio, non sono una ragazzina, so chiaramente che se fosse continuato, se avessi avuto un rapporto con lui duraturo sarebbe lo stesso diventata una relazione noiosa, ma io penso a quella volta e basta, fisso quei momenti, sento quel respiro, i dettagli del suo sesso bello e dilaniante, la prima e unica volta in cui mi sono lasciata andare, sento i frammenti dei miei brividi e le sensazioni della pelle, del seno, delle mie gambe schiuse, sento la chimica e la trasgressione di quando mi ha presa senza chiedere nulla.

La sessualità con mio marito è letteralmente affondata nel mare della noia, io non lo cerco più e le poche volte che succede sento che è soltanto e semplicemente un dovere! Il fatto sconcertante è che non riesco più a raggiungere l’orgasmo se non raccogliendomi con me stessa pensando a lui, a quella volta ed ingrandendo il minimo dettaglio. Con mio marito faccio finta di godere dicendogli subito dopo che è stato incredibilmente bello! Quindi fingo due volte, ma non potrei altrimenti, mi ucciderei prima di confessargli cosa è accaduto quella sera in quell’albergo del Circeo mentre lui parlava di calcio.

Alle volte mi faccio forza e penso che magari un giorno potrei incontrarlo lungo le Ramblas e magari farci l’amore così, in un attimo, senza parlare dentro un portone come del resto è accaduto quella sera. Mi convinco che accadrà ancora, ma il più delle volte, dopo aver raggiunto l’orgasmo ovviamente da sola mi rendo conto che non è mai successo, che i miei sono solo sogni di una quasi cinquantenne repressa, che sono una stupida e quel ragazzo spagnolo, “bello da morire”, non è mai esistito, come non ho mai bevuto quella maledetta sangria ed ultimo, ma non ultimo, che non ho mai e dico mai tradito mio marito!




FINE









 
 
 




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