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Adamo Bencivenga
Mi sono
innamorato della donna sbagliata!
Girai intorno al palazzo varie volte in
cerca di un’ispirazione e soprattutto in cerca del coraggio giusto
per suonare quel campanello
Photo Dimitry
Teiman
Girai intorno al palazzo
varie volte in cerca di un’ispirazione e soprattutto in
cerca del coraggio giusto per suonare quel campanello.
Ero in difficoltà ed ero certo che ogni persona
incontrata su quel marciapiede sapesse benissimo cosa
stessi per fare. Ovvero per la mia prima volta nella
vita stavo andando con una prostituta. Ancora nel dubbio
cercai di camminare sui mattoncini bianchi del
marciapiede evitando di calpestare quelli rossi,
guardavo le targhe delle auto pensando che se quella
successiva avesse avuto il numero finale pari avrei
girato i tacchi e sarei tornato a casa.
Mi
ripetevo per convincermi: “Se è vero che la prostituta
fa il mestiere più antico del mondo anche l’uomo che ci
va è il cliente più antico del mondo!” Quindi non dovevo
temere niente perché milioni e milioni di uomini prima
di me avevano vissuto quell’esperienza! Del resto non
dovevo certo andare al patibolo, ero single, non dovevo
rendere conto a nessuno, lavoravo in banca e quindi ero
in grado di pagarmi qualche divertimento e comunque
fosse andata sarebbe stata una mia scelta. Ci avevo
pensato per mesi e il risultato era stato che il
problema non fosse tanto la prostituta in quanto tale,
ma entrare in intimità con una sconosciuta addirittura
baciarla o peggio essere baciato.
Avevo fatto le
mie ricerche in internet cercando più che una ragazza
una signora matura, la quale, oltre l’aspetto fisico,
avesse avuto doti rassicuranti, quasi per così dire
materne in modo da comprendere il mio imbarazzo per la
mia prima volta.
Per questioni etiche avevo
scartato le passeggiatrici di strada, in quanto pensavo,
chissà poi perché solo loro, fossero donne sfruttate e
inserite nel grande business della malavita, ma anche
per questioni igieniche visto che dopo ogni rapporto
sessuale non avevano modo di lavarsi. Avevo scartato
quasi subito anche le straniere di qualsiasi nazionalità
perché pensavo che nei momenti d’amore servisse
comunicare e quindi la lingua e la comprensione fossero
basilari nel rapporto. La mia ricerca virtuale non fu
per nulla utile, ma un pomeriggio nel centro commerciale
vicino casa notai una donna seduta in un bar.
L’atteggiamento non lasciava adito a dubbi. Era
piuttosto appariscente, mora e molto provocante con quel
tono di rossetto e quel ricamo alla calza vezzosamente
scoperto che faceva fare grandi sogni e rapidi voli.
Aveva più o meno la mia età, forse qualche anno in meno.
Non l’avrei mai disturbata se il cameriere distratto non
ci avesse scambiato gli scontrini. Lei sorrise e fu
subito molto disponibile, così iniziammo a parlare. Si
presentò come Veronica, una signora di Bari che si era
trasferita momentaneamente a Roma, ma che, per ragioni
che non mi disse, si sarebbe trasferita presto a Monaco.
Mentre parlava notai la sua voce decisamente sensuale ed
il suo modo di fare molto cordiale. Fu lei subito dopo a
sciogliere ogni mio dubbio: “Sai, ospito uomini in
casa.”
Il destino mi aveva dato una mano, avevo
incontrato una donna per così dire professionista, ma
non volgare e quindi decisi di affidarmi a lei perché
Veronica sarebbe stata la mia prima donna in assoluto.
Dopo quella conversazione gentilmente mi diede il suo
numero telefonico e il giorno dopo la contattai e
concordammo l’appuntamento. Lei mi avrebbe ospitato
anche il giorno stesso ma io decisi per la settimana
successiva in quanto volevo avere ancora un ampio
margine di tempo per pensare e ripensarci. Ed in effetti
il giorno prima dell’appuntamento la chiamai e con una
scusa banale rimandai ancora l’incontro.
Fissammo
un altro appuntamento e circa una settimana dopo mi
ritrovai in quel quartiere di periferia con i muri dei
palazzi scrostati e tre gatti che stavano divorando con
gusto avanzi d’immondizia che qualcuno aveva pensato
bene di lasciare fuori dal cassonetto. Ormai erano
passati quasi dieci minuti dall’ora fissata e prendendo
ancora tempo feci un altro giro di palazzo, poi
trattenendo il fiato mi decisi e suonai al citofono.
La voce senza chiedere chi fossi disse: “Interno uno,
dopo l’oleandro a destra entra nel portone e scendi la
rampa di scale!” Chissà a quanti lo aveva già detto,
pensai aprendo il cancello. Come da istruzioni scesi la
rampa, praticamente un sottoscala, e mentre scendevo
notai le scritte oscene sulla parete e l’intonaco che
cadeva a pezzi, ebbi qualche dubbio, ma ormai avevo
deciso. La donna mi ricevette con un ampio sorriso, era
davvero bella e disse: “Credevo ci avessi ripensato
ancora.”
Entrando non dissi nulla. Lei, lungo un
piccolo corridoio buio, mi fece strada ed io la seguii
nella stanza adibita ad alcova, dove c’era praticamente
l’essenziale ovvero il letto, un comodino, una lampada
da notte, una stufa spenta, uno specchio grande e
neanche l’ombra di una finestra. Era un ambiente
decisamente spoglio e più che una casa di appuntamenti
mi sembrava una normale abitazione disagiata. Lei, visto
il mio evidente imbarazzo, mi fece accomodare sul bordo
del letto: “Sto facendo il caffè, ne vuoi?” Quella fu la
domanda più difficile della mia vita a cui rispondere!
La mia testa era altrove, ossia se pagare e andare,
pagare e restare, ma fingere un mal di testa e non fare
nulla.
Comunque lei andò in cucina, poi tornò
subito dopo con due tazzine fumanti sopra un vassoio di
plastica. Mentre prendevamo insieme il caffè lei mi
guardò negli occhi e mi sussurrò che quell’ora d’amore
mi sarebbe costata 150 euro, pregandomi subito dopo di
poggiare le banconote sul comodino. Obbedii senza
parlare e subito dopo nel guardarla vidi solo una merce
a forma di donna che avevo appena comprato.
Lei
mi sorrise e in piedi vicino alla porta fece scivolare
la vestaglia a terra, portava due trampoli ai piedi da
mercatino di paese e biancheria nera da lavoro ossia
mutandine trasparenti, reggiseno a balconcino,
reggicalze e calze nere a rete. Certo quella vista non
mi lasciò indifferente specialmente la misura abbondante
del seno e quelle cosce molto tornite che immaginavo
morbidissime.
Lei mi sorrise di nuovo: “Vedrai
starai bene con me e sono sicura che poi non ne potrai
fare più a meno!” Tra me e me pensai che non ci sarebbe
stata una seconda volta sempre che ci fosse stata la
prima, poi dall’alto della mia idiozia me ne uscii con
la solita domanda scema: “È tanto che fai questo
mestiere?” Lei per nulla infastidita mi rispose
tranquillamente sedendosi sul letto accanto a me: “Sai,
prima di fare questo lavoro, facevo l’assistente ad un
dentista, lavoravo molto e guadagnavo niente. Ecco
quello a mio parere è il vero sfruttamento, e tieni
conto che alle volte dovevo anche essere disponibile con
il dottore!” Avrei dovuto questa volta recuperare e
replicare con qualcosa di più intelligente, ma alla fine
balbettai: “Mi dispiace, immagino che con questo
mestiere si guadagni di più.” Lei mi strinse la mano:
“Io non lo considero un mestiere, ma una vera e propria
vocazione.”
A quel punto iniziò a frugare tra i
miei pantaloni, in modo così naturale e pratico che mi
ricordò mia madre quando mi portava in bagno per fare i
bisogni. Forse sarà stata la sua disinvoltura, ma
l’imbarazzo durò poco e vinto dall’eccitazione le dissi
che per me era un grande giorno ossia la prima volta che
facevo l’amore con una donna. Lei sorpresa disse:
“Alla tua età? Non mi dire che non hai avuto esperienze
prima di oggi.” “No mai.” “Vedrai che starai
benissimo con me. Ma non devi essere impacciato o avere
il timore di fare brutte figure. Sai sono tanti i motivi
per cui un uomo decide di andare con una donna a
pagamento e in questa casa, ti giuro, di situazioni
strade ne ho vissute parecchie. C’è chi non riesce ad
avere rapporti, chi è impotente, chi mi accarezza
soltanto o vuole solo guardami nuda. Altri sono timidi
di natura o hanno qualche difetto fisico tipo il pene
piccolo oppure chi viene con me solo per parlare di sua
moglie che lo tradisce oppure che sua figlia ha preso un
brutto voto a scuola. Non dico questo per scoraggiarti,
ma che in giro non ci sono solo uomini perfetti e tu
devi stare tranquillo. Chi fa questo mestiere conosce
bene la vita sai! Del resto non tutti possono
permettersi di pagare uno psicologo!”
Vista la
sua amorevole pazienza pensai di aver fatto la scelta
giusta e dissi: “Sai prima di venire qui avevo dei
timori, soprattutto perché pensavo che avrei avuto di
fronte una sconosciuta e invece sembra quasi che ti
conosca da sempre. Quel cameriere ci ha fatto un brutto
scherzo!” “Direi un bellissimo scherzo, comunque
grazie, mi hai fatto un bellissimo complimento, anzi dai
iniziamo…” A quel punto mi prese sottobraccio e portò
in bagno: “Ora da bravo lavi per bene il tuo cosino e le
tue parti intime.” Quell’accortezza mi tranquillizzò
ulteriormente, mi sentii più leggero. Insieme tornammo
in camera da letto. A quel punto mi aiutò a spogliarmi e
distesi sul letto iniziò la sua grande opera. E
senza aspettare altro da vera esperta, distendendosi su
di me, cominciò a baciare il mio piacere. Le sue labbra
umide e vellutate, ma decise, lo avvolsero lasciandomi
senza respiro e per dimostrarmi quanto fosse brava
accelerò e rallentò, a volte strappando altre scivolando
con la lingua. Cercai di trattenermi, ma lei,
concentrata sul mio piacere, continuò a baciarmi e
mostrandosi vezzosa mi sussurrò: “Guardami il sedere! Ti
piace vero? Dimmi che lo desideri!” Oddio ero in
paradiso, quel filo del perizoma che scompariva nella
sua carne morbida e soprattutto la prospettiva di averlo
tutto per me mi fece perdere il controllo e dopo un
attimo scivolai tra le sue gambe. La sentii gemere,
pensai che anche lei fosse al culmine, ma dopo un attimo
senza aspettarla venni come un adolescente. Era
durato all’incirca un minuto e tentai di farmi perdonare
almeno per la durata, ma lei con la mano mi fece cenno
di non parlare continuando a stringere le gambe fino a
quando non raggiunsi lo stato di riposo. Poi prese un
fazzoletto e si pulì alla buona: “Spero ti sia
piaciuto…” Non seppi cosa rispondere, era la mia prima
volta, ma di sicuro avevo provato un piacere intenso e
soprattutto in pochissimo tempo. Concordai con lei
che la sua era davvero una vocazione!
*****
La sera a casa non feci altro che pensare a lei.
Nonostante mi avesse detto che aveva incontrato parecchi
uomini non la pensavo affatto come una prostituta. C’era
un qualcosa in lei di strano e quei racconti sui clienti
sembravano più frutto di letture che di pratica vera.
Nonostante non avessi avuto altre esperienze, l’amore e
l’atmosfera di quella casa mi avevano dato un qualcosa
di familiare, distante anni luce da un rapporto sessuale
a pagamento. Insomma dovevo capire!
Il giorno
dopo la chiamai e ci vedemmo così come il giorno dopo
ancora finché dopo sette giorni consecutivi, durante i
quali facemmo l’amore solo una volta, mi propose di
rimanere a cena da lei. La cosa strana fu che durante
tutte quelle ore passate insieme, il suo telefono non
squillò mai. Ci mettemmo a tavola e curioso glielo
chiesi. Lei candidamente mi rispose che per rispetto del
cliente quando incontrava spegneva sempre il telefono.
Quella parola cliente non mi piacque affatto, mi
rabbuiai e lei capì e mi chiese scusa, ma dopo due
bicchieri di buon vino rosso pugliese presi tutto il mio
coraggio a disposizione e le dissi: “Veronica, mi sono
innamorato di te.” Lei mi guardò come se fossi
diventato improvvisamente un alieno, poi mi prese la
mano stringendola forte. “Tesoro non voglio farti
soffrire.” “Sei impegnata?” “Non è questo il
punto…” “Quindi non ho speranze?” “Nessuna
speranza perché sai il lavoro che faccio.” “Ma a me
non interessa.” “Facciamo una cosa, tu puoi venire
quando vuoi a trovarmi e senza pagare un euro ok?”
“Perché faresti questo per me?” “Perché anche tu mi
piaci.” A quel punto e per la prima volta mi alzai,
feci il giro del tavolo e la baciai. Fu un bacio
bellissimo che ancora ricordo. Spensi la luce, la portai
in camera da letto e ci amammo intensamente per tutta la
notte. La mattina mi svegliò un dolce odore di caffè:
“Dai svegliati devi andare via perché tra poco verrà a
trovarmi un’altra persona.” Ormai non la vedevo più
come una prostituta e quella fu davvero l’ennesima fitta
al cuore.
Mi alzai contrariato e me ne andai
senza parlare. Vagai per strada in cerca almeno di una
ragione: “Non puoi innamorarti di lei!” Mi dicevo, ma
ormai era tardi, maledettamente tardi. Davvero mi ero
innamorato della persona sbagliata! Per un attimo mi
ero illuso che davvero fosse la donna della mia vita,
che la fortuna mi avesse finalmente sorriso e mi avesse
fatto incontrare una bellissima donna che in altro modo
mai avrei potuto conoscere. Ok sì, c’era solo quel
problema, ma mi ripetevo che col tempo avrei in qualche
modo soffocato la mia gelosia e forse chissà, col mio
lavoro e il mio stipendio fisso, l’avrei convinta a
smettere.
Ormai ero pazzo di lei e mi facevo del
male immaginando i dettagli di quando su quel letto
scopriva il suo corpo e per pochi euro offriva le sue
intimità. Non potevo resistere e la chiamai il
pomeriggio stesso, poi la sera e il giorno dopo, ma
inutilmente, lei non rispose. Stavo letteralmente
impazzendo. Perché mai non voleva più sentirmi? Forse mi
ero spinto troppo in là? Forse mi ero comportato male
l’ultima volta uscendo da quella casa senza salutare? Mi
ripromettevo che se in caso l’avessi rivista non avrei
più esternato i miei sentimenti e non sarei stato più
geloso del suo lavoro. La volevo vicino e basta!
Immaginavo la coda di clienti sulla rampa di quelle
scale che aspettavano il proprio turno e io certamente
non volevo disturbarla, ma la mattina dopo mi trovai di
nuovo a fare il giro del suo palazzo evitando i
mattoncini rossi anche se questa volta con altre
motivazioni. Alla fine mi decisi, il cancello era aperto
e suonai direttamente il campanello di casa.
Con
mia sorpresa, al posto del mio grande amore, della mia
fantastica Veronica, aprì la porta un signore senza
capelli, di corporatura bassa e con un forte accento
pugliese. Chiesi di lei e lui sorpreso e diffidente mi
chiese chi fossi. Imbarazzato gli risposi che ero un
consulente finanziario e che la signora mi aveva
contattato per una richiesta di finanziamento, del resto
era il mio lavoro e se lui avesse approfondito mi sarei
districato alla grande. In quell’istante pensai che
Veronica fosse in casa e che quell’uomo fosse solo un
cliente, anzi lo speravo, ma non era così! Alla fine mi
fece entrare, dicendomi che Veronica non era in casa e
che avrei potuto aspettarla lì. Gentilmente mi offrì un
caffè che accettai volentieri. “Sarà qui a momenti, è
uscita per fare un po’ di spesa.” Mi disse mettendo sul
gas la moca. “Non vorrei disturbare…” “Tranquillo,
lei sta facendo solo il suo lavoro… Non sapevo che mia
moglie avesse fatto richiesta di un prestito.” Quella
frase mi trapanò il cervello! Quindi Veronica era
sposata e quel signore gentile non era altro che il
marito! Dopo un attimo di smarrimento mi ripresi e
risposi: “Non è una vera e propria richiesta, la signora
voleva solo qualche informazione.” “Ah bene, sa io
sono stato all’estero per due mesi, sono tornato ieri
sera, lavoro come addetto cuoco in un ristorante di
Monaco. Certamente non navighiamo nell’oro, ma
ovviamente qualche soldo in più ci farebbe respirare
meglio. Mia moglie per ora ha deciso di rimanere qui in
Italia, ma poi quando mi sarò sistemato mi raggiungerà.
Purtroppo qui in Italia non c’è lavoro…” “Siete
sposati da tanto tempo?” “Oh sì da oltre dieci anni e
ci amiamo come fosse il primo giorno. E poi se le cose
andranno come devono andare, abbiamo intenzione di
mettere su una famiglia numerosa.” “Congratulazioni!”
Dissi per dire anche se dentro di me sentii il mio
sangue ribollire. “Spero che il buon Dio ci aiuti.”
Mi rispose quasi commuovendosi. A quel punto cercai
di togliermi dall’imbarazzo: “Ascolti io avrei un altro
appuntamento dall’altra parte della città, in caso
possiamo fissare un altro appuntamento.” “Riferirò a
mia moglie perché io non ci sarò. Riparto dopodomani, la
vacanza è stata molto breve, comunque se vuole può
senz’altro contattarla direttamente.”
Eh sì che
avrei potuto contattarla! Ma appena uscito dal cancello
mi allontanai in fretta, anzi iniziai a correre. Non
volevo incontrarla, anzi volevo fuggire da lei e dalla
mia stupidità di non aver capito prima la situazione. E
ora capivo benissimo anche i miei dubbi, forse anche per
lei ero stato il suo primo e unico cliente. E capivo
benissimo i suoi indugi perché, quando quella sera le
avevo detto di amarla, lei mi aveva risposto che per
nessuna ragione al mondo avrebbe voluto che soffrissi.
Sì ok Veronica era stata la mia prima donna, ma anche
quella sbagliata! Mi sentii sporco dentro perché lei non
era affatto una prostituta, ma solo e semplicemente una
moglie di un uomo innamorato ed entrambi stavano facendo
sacrifici per un futuro migliore da vivere insieme.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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