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STORIE VERE

PER IL MIO BENE
"Per il mio bene a 56 anni ho lasciato
mio marito. Coppia perfetta, lui un architetto affascinante ed io
una donna in carriera ancora nel fiore dei miei anni."

Al tempo lavoravo al
Parlamento Europeo e facevo la spola tra Roma e
Strasburgo, finché una bella sera di tre anni prima,
tornando insolitamente a casa in un mercoledì
imprevisto, ho scoperto che mio marito si scopava la sua
segretaria nel nostro letto matrimoniale. Delusa e
nauseata per il mio bene non lo lasciai subito, ma non
ci feci più l’amore e sempre per il mio bene per lunghi
tre anni ho rifiutato ogni tipo di approccio maschile,
ma all’età di 55 anni ho conosciuto Lui, un colpo di
fulmine, una stretta di mano che non finiva più, uno
sguardo penetrante, un invito a cena e poi la notte
nella sua stanza al terzo piano di un residence a
Strasburgo.
Era un tipo divertente e simpatico
con uno spiccato senso dell’umorismo e per la prima
volta dopo anni mi tornò il sorriso sulle labbra. Per il
mio bene ci feci l’amore e passammo una nottata
meravigliosa, ma ancora diffidente credevo davvero che
la nostra storia al massimo sarebbe durata fino all’alba
o poco dopo. Ma non fu così, la mattina mi svegliò con
24 rose rosse e il giorno dopo partimmo per un lungo
weekend in direzione della Svizzera. Era davvero pazzo
di me, ma, ovviamente c’era un ma, lui era sposato e il
giorno seguente mentre facevamo colazione in un
meraviglioso albergo di Ginevra, davanti a quello
splendido lago mi disse di essere contrario alla
separazione e che anche se con sua moglie non aveva più
rapporti da molti mesi, non era assolutamente pronto ad
andare via di casa. Ci rimasi male ovviamente, ma lui mi
disse che le cose si sarebbero pian piano aggiustate,
ovvero quando i suoi due figli sarebbero cresciuti e lui
non avrebbe avuto più il timore di perderli o meglio che
avrebbero capito la sua scelta e non lo avrebbero
odiato.
Per il mio bene non dissi nulla perché,
vista la situazione in quel momento mi andava bene così.
Intanto la sessione invernale del Parlamento europeo era
terminata e tornammo a Roma insieme. Come due innamorati
ci scrivevamo migliaia di messaggi, ci telefonavamo
continuamente durante la giornata e ci vedevamo il più
possibile fuggendo dal lavoro e facendo mille corse per
la città traffico permettendo. Vista l’intesa considerai
a quel punto il mio matrimonio inutile e per il mio bene
alla fine decisi di separarmi da mio marito. Non fu
difficile, anche perché, quella sera lui mi confessò che
la storia con la segretaria non si era mai interrotta
nonostante le sue promesse.
Da quel giorno
passarono cinque anni, sulle ali della libertà ritrovata
sentivo dentro di me un nuovo entusiasmo e pronta a
darmi tutta, ma la situazione non cambiò nonostante ci
amassimo alla follia. Lui sempre a casa con moglie e
figli ed io da sola ad aspettare una sua chiamata e
rivendicare qualche fetta di intimità, qualche cena
romantica o piccoli viaggi che duravano al massimo 48
ore. Io intanto avevo lasciato il lavoro a Strasburgo
preferendo un impiego meno stressante a Roma mentre lui
era stato trasferito a Bruxelles dove per sua volontà
non misi mai piede e neanche per un misero giorno!
Dicevo dopo cinque anni ci fu la prima crisi, lo vedevo
distaccato e quando tornava non mi chiedeva più di
andare a prenderlo all’aeroporto e passavano sempre due
tre giorni prima che ci vedessimo. Lui non me lo disse
mai esplicitamente, ma io intuii che c’era di mezzo una
donna, anche se, devo ammetterlo, in amore era sempre
generoso mangiando con appetito alla mia tavola.
Praticamente da portaborse di una famosa parlamentare ne
era diventato l’amante o quanto meno le faceva compagnia
nelle tristi e fredde notti di Bruxelles! Attraversammo
un periodo di crisi e lui mi disse, dopo l’ultima
estenuante litigata, che per il mio bene mi avrebbe
lasciata perché non poteva darmi ciò che meritavo e
perché non poteva essere il mio uomo a tempo pieno!
Passai dei mesi incredibili e stetti davvero male,
per il mio bene prendevo dei farmaci per aiutarmi a
mangiare e dormire, mi mancava il respiro e piangevo per
un nonnulla in ogni istante della giornata. Sempre per
il mio bene uscivo con un’amica nei fine settimana, lei
era davvero cara e per tirarmi su mi fece conoscere
diversi uomini, ma per il mio bene, come era successo la
volta precedente, rifiutai sdegnata qualsiasi invito che
comportasse una certa intimità. Era la seconda volta che
fallivo e alla fine mi convinsi che il problema ero
soltanto io e soprattutto della mia incapacità di
relazionarmi e darmi come gli uomini avrebbero voluto.
Per il mio bene andai in terapia, Stefano, il
mio psichiatra, faticosamente, durante quei sei mesi, mi
riportò fuori dal tunnel. Fu davvero bravo, mi ripeteva,
ovviamente per il mio bene, che la fiducia nel prossimo
dovevo acquistarla e alimentarla cercando di non
pretendere nulla oltre a quello che gli uomini erano
disposti a darmi. Insomma sperimentai con lui la mia
nuova consapevolezza trasformando le nostre sedute di
mezz’ora, due volte a settimana, in veri e propri
incontri di sesso. Per il mio bene saziava tutte le mie
voglie ed io le sue, ma la cosa più importante era che
prendevo ciò che mi dava senza chiedere altro e alla
fine lui mi disse che ero guarita e per il mio bene
potevo fare tranquillamente a meno di lui (forse si era
semplicemente stancato di me).
Ma il sorriso
sulle mie labbra tornò abbondante quando
inaspettatamente una mattina di fine marzo mi chiamò di
nuovo Lui. Con la voce tremante, e credo la coda in
mezzo alle gambe, si scusò e mi disse che era stato
veramente un cretino a rinunciare a me. Quando il giorno
stesso ci vedemmo, mi confessò che non faceva più il
portaborse e che era tornato definitivamente a Roma.
Traduzione: la relazione con la sua bella parlamentare
era morta e sepolta. Per il mio bene tornammo insieme ed
io ripresi a vivere e respirare.
Ora sono
passati altri tre anni, la situazione è rimasta
immutata, lui ha una moglie e un’amante, ossia la
sottoscritta, che viene a trovare settimanalmente o al
meglio quando gli fa più comodo. Io gli preparo cenette
romantiche, lui mangia ancora con appetito alla mia
tavola preparata secondo i suoi gusti e lo faccio stare
bene quando ha voglia di me. Non pretendo altro, ma mi
rendo conto che se solo riuscissi, lo lascerei andare
per trovare un uomo tutto mio.
Ho dei dubbi sì,
non credo che questa sia davvero la situazione a cui
avevo sempre pensato, ma ormai ho la mia età e pensare
al futuro mi fa sentire ridicola. Dicono che sono ancora
una bella signora affascinante e devo dire che per
strada e al supermercato, quando vado a fare la spesa,
gli uomini ancora mi guardano con una certa attenzione.
Per il mio bene mi curo, mi trucco, mi vesto ricercata,
vado in palestra e dall’estetista sforzandomi di
apparire piacente nonostante gli anni, ma il mio cuore
non sente ragioni e quindi per il mio bene mi convinco
di essere felice come sto, vivendo il presente senza
rimpianti e soprattutto senza pretendere altro,
ovviamente per il mio bene.
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Photo Tatiana
Mercalova
Pur basato
sull'osservazione di temi sociali questo racconto
è opera di pura fantasia. Nomi, personaggi e
luoghi sono frutto dell’immaginazione
dell’autore e non sono da considerarsi reali.
Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari e
persone è del tutto casuale.
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