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Il testimone di nozze dello sposo
Mi chiamo Chiara e vivo in un piccolo paesino del Nord Italia,
una sera mentre uscivo dal supermercato dove lavoravo come cassiera
mi trovai davanti Giulio, il fratello del mio futuro marito...

“Ciao Giulio
che ci fai qui?” “Passavo di qui e mi sono ricordato
che questo è il supermercato dove lavori e allora ho
deciso di aspettarti…” In realtà mentiva, era venuto
di proposito. “Allora come vanno i preparativi per il
matrimonio.” Mi disse sorridendo. “Beh ormai manca
davvero poco, tre mesi e mezzo. Sto contando i giorni…”
“Sei emozionata?” “Emozionata ed apprensiva. Voglio
che sia tutto in ordine per quel giorno. Pensa che ora
sto andando dalla sarta a fare l’ultima prova del
vestito.” “Ti accompagno?” “Non mi sembra il
caso.” “Allora prendiamo qualcosa insieme, ti va?”
Annuii, in fin dei conti era ancora presto per
l’appuntamento dalla sarta.
Dopo qualche passo a
piedi entrammo in un bar, faceva freddo, lui scelse un
tavolo in fondo alla sala, piuttosto riservato. Entrambi
per riscaldarci prendemmo una buona grappa barricata.
“Sai che sarò il testimone di nozze di Simone?”
“Certo che lo so e mi fa piacere, del resto sei il
fratello maggiore e Giulio non poteva fare una scelta
migliore!”
Alla seconda grappa mi chiese: “Ma sei
sicura di volerti sposare con Simone?” Sorpresa
risposi: “E perché mai non dovrei sposarmi con lui?”
“Non so, lui ha quasi dieci anni più di te e tu del
resto non hai avuto molte esperienze in fatto di
uomini.” Rimasi sorpresa. “Senti, non credo che la
differenza di età sia un problema e poi lui è un uomo
pieno di amore e sinceramente per me è più che
sufficiente.” “Lo ami?” “Questa è una parola
grossa, diciamo che stiamo insieme da tempo e tra noi
c’è un rapporto perfetto.” “Da quanto mi ha detto
Giulio, lui è stato il tuo primo uomo…” “E con
questo?” Rimase un attimo in silenzio, poi disse:
“Secondo me prima del matrimonio avresti dovuto avere
qualche altra esperienza.” “Senti Giulio se ti
riferisci a quella cosa in particolare posso
tranquillamente affermare che tra noi il sesso va a
gonfie vele…” “E come fai a dirlo se non hai mai
provato altri…” Eravamo seduti accanto. Mi voltai e
lo fissai negli occhi… “E tra gli altri ci saresti
tu?” “Perché no? Del resto non sei ancora sposata per
cui saresti ancora in tempo…” “Non capisco, spiegami
un po’ questa teoria… Se si è fidanzati non si
tradisce?”
Sorrise ordinando un altro bicchiere
di grappa. Era al terzo mentre io mi centellinavo ancora
il primo bicchiere. Ripresi: “Comunque se il problema
è l’età, tu sei ancora più vecchio di tuo fratello.”
“Non mi riferivo a quello, ma al modo di fare l’amore…
alla sintonia mentale e fisica, al giusto dosaggio… sì
ok anche alle dimensioni, perché no? Alle volte si crede
di avere il massimo, ma…” “Mi stai dicendo che tutto
questo dovrei provarlo con te?” Sorrisi. “Che male
c’è? In fin dei conti siamo quasi parenti e tutto
rimarrebbe in famiglia…” “E tua moglie cosa ne
penserebbe? Glielo hai chiesto?” “Lei è più che
soddisfatta delle mie performance… anche se ora come sai
è incinta…” “Poverino, ti capisco, l’astinenza è una
brutta cosa…” Non colse la mia ironia. “Tu mi fai
un effetto incredibile…” “Giulio non mi dire… ma per
caso ci stai provando? Secondo me questa grappa non è
buona… ti ha dato alla testa!” “È la mia ultima
chance, come sai ti ho sempre desiderata e penso che
dopo sposata posso tranquillamente mettere da parte ogni
mia velleità…” “Se è per questo non mi hai solo
desiderata…” “È successo troppo tempo fa per
ricordarmelo… E comunque alle volte è bene rinfrescare i
ricordi…” Sì in effetti era successo prima che mi
mettessi con Simone, una sera ci baciammo dentro un
locale, ma nulla di più. Avevo sempre avuto un debole
per lui. Era davvero un bell’uomo, atletico e possente,
centravanti della squadra di pallanuoto del paese.
Insomma mi era sempre piaciuto, ma poi aveva conosciuto
la mia amica Caterina, l’aveva messa incinta e si era
dovuto sposare in fretta. Fu una gravidanza difficile.
Ora lei era al secondo figlio.
Alla quarta grappa
si lasciò andare. “Vuoi sentire l’effetto che mi
fai?” “Ma tu sei matto!” “Non immagini quanto sia
eccitato ed è tutto merito tuo…” “In caso non sarebbe
un merito ma una colpa…” Risposi piccata. “Ti
sottovaluti!” “Comunque non ho fatto niente…”
“Dici?” Disse fissandomi la scollatura. “Ho sempre
desiderato il seno morbido e abbondante…” “Se non
ricordo male anche quello di Caterina è grande…” “Che
c’entra? Quello è di mia moglie e non mi fa nessun
effetto!” Cercai di coprirmi. “Non farlo ti
prego.” Mi supplicò. Poi mi strinse con forza la mano e
la portò sotto il tavolo sui suoi pantaloni. “Stringilo
dai, senti quanto è duro e quanto ti desidera.” Ero
imbarazzata, ma incuriosita… “Giulio ci potrebbero
vedere…” “Pensa a lui ora.” In effetti non
mentiva. Era davvero grande. “Lo vorresti vedere
vero?” “Tu sei pazzo!” “Dai non ti distrarre, apri
la lampo.” Ero praticamente paralizzata, anche se
avessi voluto non sarei stata in grado di muovere la
mano. “Dai ti prego… Allora davvero sei inesperta…”
Mi guardai intorno, nel locale c’era solo una coppia
seduta a poca distanza da noi. Alla fine dissi.
“Giulio non qui!” “E dove?” “Dove vuoi, ma a un
patto, lo vedo soltanto ed a distanza.” “E che gusto
c’è?” “Me lo hai detto tu che sono inesperta e mi
devo rendere conto di altre dimensioni…” Sarà stato
il suo orgoglio oppure la possibilità che da cosa nasca
cosa, sta di fatto che non se lo fece ripetere due
volte. Si alzò di scatto, pagò le cinque grappe e poi mi
fece cenno di alzarmi ed uscire.
Per il timore di
essere visti, mi disse di camminare a distanza.
Rallentai non perdendolo d’occhio. Saranno state le
cinque grappe oppure l’emozione, ma barcollava
vistosamente. A destra, poi a sinistra, poi una lunga
stradina alberata, finché da lontano mi fece cenno di
essere arrivato indicandomi la porta di una cantina
all’apparenza in disuso. Appena arrivata all’altezza
della cantina, mi prese un braccio e mi tirò dentro.
“Ma che cos’è questo posto?” “Tranquilla, è di un mio
amico. Qui non ci disturba nessuno.”
Dentro
regnava uno squallore incredibile con del legname
accatastato, un vecchio motorino, una sedia di paglia
sbilenca, delle damigiane vuote, mattonelle rotte,
calcinacci ovunque e tutto coperto da un velo spesso di
polvere. Per la fretta trafficò non poco con la
lampo. Dopo qualche secondo disse: “Dai non rimanere
impalata, datti da fare! Lo vuoi vedere o no?” Certo
non era assolutamente un invito romantico, ma posai la
borsa sul pavimento sporco, mi tolsi il cappotto e
inginocchiandomi lo aiutai. Quando riuscii
nell’impresa mi allontanai e lui lo tirò fuori
compiaciuto: “Che te ne pare?” “Oddio Giulio, ma è
enorme!” “Te lo avevo detto… è tutto merito tuo! Dai
vieni qui…” “I patti sono patti. Ora che l’ho visto
possiamo andare.” “Dai un attimo ancora…” Guardai
l’orologio: “Mi fai fare tardi, devo andare dalla
sarta.”
Ma non feci in tempo a finire la frase,
mi prese da dietro stringendomi i fianchi. Praticamente
m’immobilizzò, poi in un attimo mi ritrovai senza
camicetta e senza reggiseno. Rimasi a seno nudo e lui
non perse tempo. Mi infilò una mano sotto la gonna, mi
scostò le mutandine e mi strinse forte. “Ma sei
eccitata! Cavolo come sei bagnata!” Beh in effetti
non ero rimasta indifferente a quella visione. Mi
ritrovai sbattuta contro la parete. Mi baciò indemoniato
i seni, poi scivolando con la lingua lungo i fianchi,
lentamente scese e mi leccò tra le cosce. “Oddio sai
di buono!” Mi disse con la bocca impastata dei miei
umori.
Ero allibita non tanto per la sua
veemenza, ma per la mia totale disponibilità. Di fronte
a tanto vigore non avevo posto alcuna resistenza. Lui
non perse tempo, mi sollevò di peso e mi fece appoggiare
le gambe sui suoi fianchi. Fu un attimo, lo sentii
entrare come una lama in un burro, una spada nel suo
fodero, scivolava e saliva nelle mie pareti intime come
se conoscesse già il tragitto, come se ci fosse sempre
stato. Lo sentii ovunque, oltre quanto avrei mai potuto
pensare o quanto il mio sesso ne potesse contenere.
Solo a quel punto mi resi conto della cosa: stavo
scopando col fratello del mio fidanzato! Lui non si
risparmiò. “Chiara sei meravigliosa.” I suoi colpi erano
decisi e profondi. Il suo sesso saziava ogni mio ardore
e riempiva ogni minimo centimetro della mia pelle.
Ero in estasi: “Giulio ti prego non fermarti.” “Urla
ti prego! Fammi sentire che hai bisogno di me!” Poi
per eccitarsi ancora di più disse: “Mi sto facendo la
futura sposa di mio fratello!” Ed io: “Sì ancora sì,
sei magnifico…” “Non credevo davvero che fossi così
calda. Ho fatto bene ad insistere vero?” “Sarebbe
stato un peccato se non lo avessi fatto.” “Sarai
sempre la mia troia vero?” Nessuno mai mi aveva detto
quella parola, ma in quel momento, nel pieno
dell’incoscienza gli dissi: “Sarò sempre tua, anche dopo
sposata…”
Al culmine dell’eccitazione ebbi un
barlume di coscienza. “Giulio non venirmi dentro, ti
prego. Non prendo la pillola!” Ma ormai era troppo
tardi. Sentii il suo liquido bollente inondare il mio
piacere infinito e poi colarmi tra le cosce. Gli dissi
ancora di non smettere quando con lui ancora dentro
esplosi cacciando un urlo simile ad un rantolo di
liberazione.
Lui mi baciò, mi avrebbe voluto
ancora, ma la ragione prese il sopravvento e pensai che
mi aveva scopata senza il mio volere, praticamente ero
stata violentata, ma invece di rimproverarlo e di
urlargli contro quanto si fosse comportato da stronzo,
lo ringraziai ammettendo che aveva ragione e che sarebbe
stato un delitto non provarlo! A quel punto si
inginocchiò e iniziò a leccarmi: “Fatti pulire, voglio
che ritorni vergine, bella e candida per mio fratello.”
Cercai di distoglierlo, era davvero tardi, ma quella
bocca calda mi provocò dei brividi incontrollati e
allora gli presi la testa con la mano e lo guidai.
Avvertii un piacere ancora più intenso di quello di
prima. Mi sciolsi e lui ne approfittò di nuovo facendomi
giurare che quell’incontro non sarebbe stato unico. Così
fu.
*****
Passai quei tre
mesi e mezzo con le spine nel fianco, ma quel piacere
provato era così incollato nella mia mente che ci
rivedemmo altre volte sempre in quel seminterrato sporco
come l’amore che ci aveva invasi e stravolti.
Continuammo a fare sesso come la prima volta, mi
prendeva in piedi oppure distesa tra due panche di
fortuna. Mi faceva impazzire, nulla a che vedere con il
sesso scialbo e metodico di Simone. Lui era
imprevedibile, maschio, altruista ed egoista nelle dosi
giuste. Da maestro esperto non si limitava a darmi
piacere, ma mi insegnava tecnicamente le posizioni per
soddisfarlo al meglio ed accoglierlo ovunque. Insomma
ero diventata il suo giocattolo, il suo oggetto di
desiderio ed a me faceva impazzire pensare di esserlo,
finché dopo tre settimane di ritardo feci il test. Ero
incinta! Mancavano ormai meno di due mesi al matrimonio
e mi crollò il mondo addosso. Che fare?
Lo
chiamai: “Giulio devo assolutamente vederti!” Lui mi
rispose: “Puttanella non resisti più vero?” “Giulio
non scherzare, non è per questo che ti chiamo, purtroppo
è una cosa seria.” Ci vedemmo in quella cantina e tra
le lacrime glielo dissi. Lui non fece una piega, anzi mi
tranquillizzò. “Il mese scorso hai fatto l’amore con
Simone?” “Sì due volte.” “Pensi che i tempi
possano coincidere?” “Credo di sì.” “Lui sa che
non prendi la pillola?” “Sì certo e poi che bisogno
ci sarebbe?” “E allora piccola che problema c’è? Di
cosa ti preoccupi? Te lo avevo detto, rimane tutto in
famiglia… Io e Simone ci assomigliamo come due gocce
d’acqua!” Nel dubbio dissi: “A me sembra una
carognata bella e buona!” Lui mi abbracciò e
baciandomi disse: “Invece a me pare una carognata dire
tutto a mio fratello, gli faresti solo del male e
manderesti all’aria il vostro matrimonio. E poi pensa
che rovineresti per sempre questa meravigliosa storia di
sesso tra noi.” Alla fine mi convinse a non dire
nulla e presa dal suo magnetismo accettai i suoi baci
caldi e incredibilmente mi lasciai andare...
*****
Ecco ora sono qui, con mio padre
che mi sta accompagnando all’altare, la chiesa è
gremita, vedo da lontano, in completo bianco, Simone che
mi sorride. È davvero uno sposo perfetto. Dio se
sapesse! Non sa ancora che porto in grembo una nuova
vita. Mi dico che sono ancora in tempo, che potrei dire
tutto e far saltare questo matrimonio. Ci penso. Ho un
attimo di sbandamento, dico a mio padre di fermarsi.
L’organo suona la marcia nuziale. Sono impietrita. Ecco
questo è il momento. Mio padre mi sorregge e quando mi
volto vedo Giulio in completo scuro poco distante da
Simone. Mi convinco che davvero si somigliano, nessuno
mai potrà scoprire il mio, il nostro segreto. Alla fine
vado, stringo i denti, cammino con fatica, ma cammino
verso l’altare tra due file di invitati decisa a
pronunciare quel fatidico sì.
Mille pensieri mi
frullano in testa. Lo fisso di nuovo poi guardo Caterina
con la pancia grossa. Mi chiedo se le due dolci creature
che portiamo in grembo sapranno mai di essere sorelle.
Ecco ora sto pronunciando quel fatidico sì. Mi faccio
forza. Di certo non so quello che succederà domani, anzi
forse lo so, ma cerco di non pensarci. I miei occhi in
questo momento sono solo per Giulio. Mi domando come lo
dovrò considerare, padre oppure zio di mia figlia,
cognato o semplicemente mio amante, ma per ora è
soltanto il testimone di nozze dello sposo.
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Questo racconto
è opera di pura fantasia. Nomi, personaggi e
luoghi sono frutto dell’immaginazione
dell’autore e non sono da considerarsi reali.
Qualsiasi somiglianza con fatti, scenari e
persone è del tutto casuale
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TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
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