HOME   CERCA NEL SITO   CONTATTI   COOKIE POLICY
 
 1
RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
Amore e Castigo
(Il domestico e la fanciulla)
 


 
 


 
Castello di Chandy – 15 aprile 1893

Il domestico Gaston rientra nella stanza di lady Ortensia con un candeliere in mano.

ORTENSIA: Oh bravo, accendete le candele e sedetevi su quella poltrona.
GASTON: Per servirla madame.
ORTENSIA: Avete incontrato qualcuno?
GASTON: Sua madre, mia Lady, stava scendendo per la cena.
ORTENSIA: Spero non si sia accorta di nulla.
GASTON: Oh no state tranquilla. Era piuttosto di buon umore e come ben sapete non le capita spesso ultimamente.
ORTENSIA: La perdita di mio padre è stata un vero colpo per lei…
GASTON: Alla sua età poi…
ORTENSIA: Avete avvertito il Conte de la Roche?
GASTON: Ho mandato un messaggero. Sarà qui a momenti.

LADY ORTENSIA SI ALZA DAL LETTO E SI SIEDE SULLA POLTRONA DAVANTI ALL’UOMO.
ORTENSIA: Sedetevi, ho da dirvi cose importanti.
GASTON: Più importanti di quello che c’è stato tra noi?
ORTENSIA: Diciamo una naturale conseguenza…
GASTON: L’ascolto mia signora.
ORTENSIA: Orbene Gaston, pensavo che, dopo quello che è successo tra noi, a voi non resta che andare via.
GASTON: Lo pensate davvero, madame?
ORTENSIA: Raccogliete le vostre cose e partite senza lasciare alcun recapito. Dite alla servitù che avete avuto un lutto, non so, un vostro amico fraterno, un lontanissimo parente. Penserò io a informare mia madre.
GASTON: Perché mai mia lady dite questo? Del resto tra noi non è successo nulla… Così mi avevate detto.
ORTENSIA: Ci ho ripensato.
GASTON: Il nulla si dimentica facilmente.
ORTENSIA: Lo considerate nulla esservi sollazzato tra le mie cosce?
GASTON: Sarà nulla se nessuno lo verrà a sapere.
ORTENSIA: Vi prego non fingete, non manifestare cosi spudoratamente l’arte dell’inganno come un qualunque sottoposto.
GASTON: Se mi è consentito mia lady, prima non lo ero affatto un sottoposto.
ORTENSIA: Gaston, non siate insolente… qualsiasi cosa sia accaduto tra noi siete e rimarrete un inserviente ed io la vostra padrona!
GASTON: Non lo metto in dubbio mia lady, ma prima nel mezzo dei nostri orgasmi mi avete anche chiamato amore.

LA DONNA RIDE RUMOROSAMENTE.
ORTENSIA: Non illudetevi, sono cose che si dicono in preda al desiderio specialmente per una femmina. Non conoscete le donne, Gaston?
GASTON: Oh sì, ma voi siete qualcosa di immensamente celeste ed è difficile credere di aver fatto l’amore carnale con uno spirito incorporeo.
ORTENSIA: Non mi lusingate, ci ho pensato e sono ferma nella mia convinzione.
GASTON: Giustappunto mi chiedevo perché mai avete preso questa decisione…
ORTENSIA: Perché potrebbe essere accaduto qualcosa. Supponiamo che ci siano delle conseguenze. Sarebbe imbarazzante per me e molto pericoloso per voi.
GASTON: Conseguenze, mia signora?
ORTENSIA: Quando non ci si ferma nel più bello qualcosa può accadere. Non credo che una fanciulla come me debba spiegarvi i meccanismi della natura. Comunque ho sentito chiaramente il vostro seme caldo dentro di me.
GASTON: Mia Lady mi permetto di ricordarvi che siete stata voi ad incitarmi di proseguire fino all’ultima goccia del mio desiderio.
ORTENSIA: Confidavo nel vostro senno, Gaston!
GASTON: Tuttavia non ci saranno conseguenze se voi non vorrete.
ORTENSIA: Non possiamo comandare la natura.
GASTON: Conosco molte donne del mio rango che utilizzano ottimi rimedi per scongiurare tale evenienza.
ORTENSIA: Oh Gaston non sareste così incauto da paragonarmi alle vostre sciacquette di basso rango. Se accade sarà il benvenuto.
GASTON: Desiderate un figlio da me?
ORTENSIA: Desidero un figlio punto! E voi siete troppo supponente per i miei gusti, vi ordino di stare nel vostro recinto.
GASTON: Vi prego di perdonarmi.
ORTENSIA: Per questo motivo vi dico che non potete rimanere qui, siete il solo uomo in questa dimora. Lo capite vero? Sarebbe facile individuarvi come l’artefice. Un vero scandalo e per voi uno sbaglio imperdonabile.
GASTON: E scusate mia signora, se non fossi io il padre chi potrebbe essere?
ORTENSIA: Ovviamente il Conte de la Roche, certo sarebbe comunque uno scandalo, ma non della stessa portata e non sarete certo voi ad essere indicato come il colpevole. Come vedete lo faccio anche per il vostro bene.
GASTON: Sarà qui a momenti.
ORTENSIA: Bene, rimarrà il tempo necessario nella mia stanza per fare in modo che le voci facciano il loro corso.
GASTON: Voi non lo amate vero?
ORTENSIA: Gaston, Gaston… siete più grande di me, ma ancora ingenuo. Avete mai visto una nobile fanciulla sposarsi per amore?
GASTON: Oh grazie mia lady, ora mi sento più sollevato.
ORTENSIA: Voi però ora vi dovete allontanare al più presto, direi subito.
GASTON: Non saprei dove andare, non saprei cosa fare, sono nato qui, vivo qui da sempre, in pratica faccio parte della mobilia. Voi siete troppo giovane mia lady, ma mia madre è stata per quarant’anni la governante di questa casa.
ORTENSIA: Oh sì me ne hanno parlato, ma mi hanno anche detto che si è fatta mettere incinta dallo stalliere e in quel frangente siete nato voi.
GASTON: Sì madame sono nato in questa casa e da quel giorno sono rimasto sempre qui.
ORTENSIA: Ora per voi non c’è altra soluzione, dovete lasciare questa casa, ne sono desolata, ma credo che per voi sia un’opportunità, vi scrivo una lettera di referenze così troverete facilmente lavoro, non so, magari come cameriere in qualche casa di soggiorno.
GASTON: Capisco le vostre preoccupazioni, ma per me sarebbe una vera e propria disgrazia.
ORTENSIA: Vi siete divertito ed è giusto ora che il divertimento lasci il posto alla responsabilità anziché all’insolenza.
GASTON: Perdoni madame. Non volevo mancarvi di rispetto.
ORTENSIA: Lo so che sono stata io a pregarvi, ma voi avete approfittato del mio stato.
GASTON: Dite del vostro desiderio?
ORTENSIA: Chiamatelo come volete, ma noto una leggera insubordinazione nelle vostre parole…
GASTON: Madame alle volte occorre chiamare le cose col proprio nome.
ORTENSIA: Il vostro modo di porvi è inqualificabile, forse non vi rendete conto di quello che avete fatto! Come potrei ora guardare negli occhi mia madre?
GASTON: Sono solo un vostro umile servitore e sono qui per servirvi.
ORTENSIA: Se si sapesse in giro non passereste giorni tranquilli.
GASTON: Credevo di aver meritato almeno la vostra fiducia.
ORTENSIA: Ma che dite? Voi state sparlando! Immaginate come possa sentirsi una giovane fanciulla dopo essere stata abusata?
GASTON: Madame umilmente vi dico che siete stata voi a giocare col fuoco… io stavo uscendo, vi ho anche detto che avevo premura.
ORTENSIA: Se lo avete detto, avete fatto in modo che io non sentissi.
GASTON: Vi ho detto che dovevo urgentemente pulire l’argenteria come mi aveva ordinato vostra madre. Siete stata voi a non voler capire!
ORTENSIA: Siete ignobile e bugiardo. Come osate parlarmi così? Sono la vostra padrona portate rispetto!
GASTON: Io ho solo obbedito, mi avete detto di farvi compagnia e poi mi avete ordinato di distendermi accanto a voi.
ORTENSIA: Voi non sapete nulla delle donne, confondete un invito con il desiderio di fare l’amore.
GASTON: Mai mi sarei permesso mia lady se non foste stata così esplicita. Ve lo giuro!
ORTENSIA: Siete mai stato innamorato, Gaston?
GASTON: Non posso dirvelo e voi?
ORTENSIA: Oh io sì e non certo di voi.
GASTON: A allora perché mi avete accolto?
ORTENSIA: Bugiardo io non vi ho accolto, dapprima avete preso la mia mano poi mi avete baciata e poi mi avete violentata.
GASTON: Io non volevo vi prego di credermi. Per me entrare dentro di voi è stato come profanare una chiesa.
ORTENSIA: Allora siete anche un miscredente! Vi ci siete accomodato con tutti i crismi del maschio. Vi ho sentito sapete? Eravate pieno di desiderio e impaziente di riempire le mie grazie.
GASTON: Per me è stato come eseguire un ordine. Non avrei potuto disobbedire alla mia padrona. Credete che un uomo del mio rango avesse osato guardarvi se voi non lo aveste provocato?
ORTENSIA: Cosa volete dire che mi sono comportata come una sgualdrina?
GASTON: Dico che la conquista è stata troppo facile.
ORTENSIA: Volete insinuare che vi siete sentito come in un bordello?
GASTON: Nel mio sogno vi ho sempre immaginata eterea come un angelo ed invece siete fatta anche voi di carne e di desiderio. Per questo mi sono permesso di dire che è stato tutto così facile.
ORTENSIA: Continuate…
GASTON: Dico che mi ha fatto male vedervi così vogliosa, io credevo che le ragazze del vostro rango non fossero mai soggiogate dagli istinti.
ORTENSIA: Mi state giudicando al pari di una sguattera e invece siete solo un povero ladro.
GASTON: Voi siete una fanciulla meravigliosa.
ORTENSIA: Non è vero! Voi mi disprezzate perché mi sono concessa a voi e ho disonorato questa casa e la mia famiglia.
GASTON: Io vi avevo pregato di non farlo, sapevo che poi lo avreste rimpianto.
ORTENSIA: Non posso rimpiangere una cosa che non ho desiderato. Voi mi avete semplicemente obbligata.
GASTON: Madame capisco il vostro stato d’animo, del resto fare l’amore con un sottoposto può essere piacevole solo nel momento che accade, ma dopo ci si pente come avete fatto voi.
ORTENSIA: Io ero nel mio letto e vi avevo solo chiesto una tazza di thè e un po’ di compagnia, di cosa mai dovrei pentirmi?
GASTON: Voi mi avete sedotto sin dal primo istante.
ORTENSIA: Non è vero! State cercando solo di alleviare le vostre colpe, ma per voi non c’è scampo!
GASTON: Madame chiedo perdono ma siete stata voi a mostrarmi le vostre belle cosce…
ORTENSIA: Credevo che vi sareste comportato da gentiluomo. Vi avevo chiesto di baciarmi i piedi e invece voi ne avete approfittato. Siete un ignobile impostore.
GASTON: Mi avete implorato di baciarvi le vostre gambe e poi anche oltre…
ORTENSIA: Non mentite! Avevate già l’uccello in tiro.
GASTON: Desideravate sentire l’effetto, me lo avete anche detto.
ORTENSIA: Non dovevate eccitarvi, non vi era permesso averlo duro. Per questo motivo ve l’ho detto. E poi parlatemi gentilmente.
GASTON: Madame vedete la mia sofferenza? Non mi capacito di aver fatto l’amore con voi! Lo avrei accettato se vi avessi vista farlo con un uomo del vostro rango, non vi avrei giudicata. Ma con uno come me, un servitore!
ORTENSIA: Osate giudicarmi? E allora perché mai lo avete fatto?
GASTON Perché quando una donna mostra la sua intimità senza pudore come avete fatto voi, l’uomo non può tirarsi indietro.
ORTENSIA: Quindi la condizione uomo donna per voi conta di più del rango?
GASTON Non succederà più ve lo giuro, ma non mandatemi via. Farò ogni altra cosa per voi, ma non potrei mai vivere lontano da voi.
ORTENSIA: Non credo ad un vostro pentimento. Mi avete accusato non prima di un minuto fa di essere stata io la causa e di essermi comportata come una donna da bordello. Non credo a una vostra parola. Anzi ho la netta sensazione che vi stiate prendendo gioco di me.

L’UOMO SI GETTA AI PIEDI DI LADY ORTENSIA.
GASTON: Vi scongiuro.
ORTENSIA: Vi prego non siate ridicolo. Componetevi! Conosco voi uomini, alla prima occasione, quando alzerete il gomito coi vostri amici vi vanterete di aver fatto l’amore con la vostra padrona.
GASTON: Non lo farò, serberò questo segreto nel mio cuore.
ORTENSIA: Vi ordino di alzarvi!
GASTON: Mia lady, io penso solo a quel momento, è stato sublime, non so quanto il buon Dio mi farà vivere ancora, ma vi assicuro non vivrò altro momento di pari intensità. Io vi ho sentita, eravate mia!
ORTENSIA: Ma cosa dite? State bestemmiando! Non c’è stato nessun momento intenso! Voi siete pazzo! Mi avete sentita vostra? Voi state fingendo, credete di prendervi la libertà di parlarmi così solo perché siete entrato nel mio ventre? Perché mi avete riempita del vostro seme?
GASTON: Vi amo, vi ho sempre amata, sin dal giorno che avete visto la luce.
ORTENSIA: Oh sì e magari avrete anche pensato, dato che non potremo mai sposarci, di prendermi come vostra amante segreta e magari spartirmi con le altre sguattere di questa casa.
GASTON: Madame voi siete la cosa più preziosa che abbia mai avuto. Non era mia intenzione disonorarvi.
ORTENSIA: Siate sincero per un attimo, quante serve vi siete fatte in cucina o peggio nella stalla?
GASTON: Nulla a che vedere con le vostre grazie.
ORTENSIA: Il solo paragone mi fa inorridire se penso che avete preso la mia carne illibata senza il minimo scrupolo.
GASTON: Avrei voluto prendere solo il vostro cuore.
ORTENSIA: Mi fate pena. Suvvia comportatevi da uomo, non piangete!
GASTON: Sono lacrime d’amore.
ORTENSIA: Smettetela vi ho detto! Non riuscirete a intenerirmi. Quello che è stato è stato, non si può tornare indietro. Secondo voi cosa dovrei fare allora? Dimenticare? Dite qualcosa, datemi voi una via d’uscita che ribadisca le giuste distanza e soprattutto che non mi comprometta.
GASTON: Non posso, io sono il vostro servo, non posso darvi consigli. Io faccio solo quello che mi viene chiesto.
ORTENSIA: Sarei io la fanciulla che avete sempre desiderato ed è a causa mia che non vi siete mai sposato?
GASTON: Non posso dirvelo.
ORTENSIA: Voi mi amate veramente? Dite! È un ordine. Sono la vostra padrona.
GASTON: Allora vi dico che vi amo, vi ho sempre amata…
ORTENSIA: Come osate? State sorpassando ogni limite di decenza, siete un uomo pericoloso, dovete allontanarvi subito da questa casa.
GASTON: Vi prego non fatemi provare la vergogna di essere scacciato come un cane malato.

LA DONNA RIMANE UN ATTIMO IN SILENZIO. POI RIPRENDE.
ORTENSIA: Quindi voi mi amate? Allora non sono una sgualdrina? Lo avete fatto perché avete obbedito all’amore.
GASTON: Quando sono entrato in questa stanza non credevo ai miei occhi e il mio cuore ha iniziato a battere. Non so come spiegarvi, è come se, dopo tanti anni, venissi ripagato del mio amore segreto.
ORTENSIA: Ma sapevate anche che sarebbe stato un errore imperdonabile assaggiare il nettare della vostra padrona. Vi siete macchiato di un delitto inammissibile oltre il quale non si può vivere.
GASTON: Amore e morte ne è piena la letteratura mia signora e se la signora lo desidera darò la mia vita per voi.
ORTENSIA: Ne siete consapevole vero? Vi avevo offerto la possibilità di fuggire, ma voi non avete voluto.
GASTON: Ve lo ripeto sono come un mobile di questa casa e se un mobile non serve più non si manda via. Prima viene distrutto e poi arso come legna.
ORTENSIA: Quindi preferireste morire che essere scacciato da questa casa.
GASTON: La morte lava ogni peccato.
ORTENSIA: E sublima l’amore.
GASTON: Per servirvi.
ORTENSIA: Dovete essere davvero innamorato per preferire la morte.
GASTON: Lontano da voi non sarebbe più vita.
ORTENSIA: Non mi rendo conto di quanto possa amare una persona di basso rango, ma di sicuro noi di classe superiore non conosciamo quel tipo d’amore.
GASTON: Voi siete diversa, mi avete permesso di appagarmi dei vostri sensi, saziarmi del vostro nettare caldo. Cosa mai di più bello potrebbe riservarmi la vita?
ORTENSIA: Non provate paura?
GASTON: Sarò sempre al vostro fianco, cosa che non mi sarebbe concessa altrimenti.

LA DONNA SI DISTENDE SUL LETTO. SI ALZA LE VESTI E RIMANE NUDA.
ORTENSIA: Guardatela ora. Secondo voi merita il vostro sacrificio?
GASTON: Madame, in questo momento vedo solo bellezza e mi chiedo quale buona sorte abbia mai potuto ripagare il mio amore.
ORTENSIA: Non mi avete risposto.
GASTON: Siete giovane mia signora, ma vi imploro di non avere dubbi.
ORTENSIA: Perché non vi ribellate? Fatelo ora e vi prometto che vi sarà risparmiata la vita.
GASTON: Ogni giorno per anni ho creduto che il buon Dio mi castigasse per il solo fatto di aver osato a bramarvi ogni istante della mia vita. Devo dire che mi è andata bene.
ORTENSIA: Ma non me lo avete mai dimostrato!
GASTON: Un buon servitore sa stare al proprio posto.
ORTENSIA: Fino a prova contraria…
GASTON: Sono pronto a pagare per questo.
ORTENSIA: Orbene. Mi avete convinta.
GASTON: Farò quello che mi ordinerete.
ORTENSIA: Ora scendete nelle cucine, aprite il primo cassetto a sinistra, prendete il coltello più grande, quello per sgozzare il capretto a Natale. Poi, senza farvi vedere, andate nella stalla e scrivete un biglietto d’addio spiegando il vostro gesto ovvero che avete un brutto male.
GASTON: Sarà fatto mia signora.
ORTENSIA: Non esitate perché sarei costretta a denunciarvi e la vostra morte sarebbe di certo meno dolce.
GASTON: Se mi permettete di amarvi non esiterò. Ve lo giuro.
ORTENSIA: Bene. Non so come si dica in questi casi, ma vi auguro un buon viaggio.
GASTON: Sapevo che alla fine non mi avreste allontanato. Rimarrò sempre con voi vero?
ORTENSIA: Ora andate.
GASTON: Addio mia Lady prendetevi cura di voi.
ORTENSIA: Il buon Dio vi accompagnerà per tutto il viaggio.
GASTON: Un uomo del mio rango non avrebbe potuto sperare di meglio.
ORTENSIA: Dimenticatemi! Non vorrei che sul vostro viso si leggesse il vero motivo per cui l’avete fatto.
GASTON: Il mio volto sarà senza espressione, ma il mio cuore sarà pieno di voi per sempre.
ORTENSIA: Andate ora. Tra poco arriverà il Conte de la Roche, devo ancora prepararmi e non vorrei che mi vedesse in questo stato.
GASTON: Ci farete l’amore? Se posso permettermi…
ORTENSIA: L’amore l’ho fatto con voi e sinceramente per rimanere incinta non serve farlo di nuovo… bastano le voci…
GASTON: Grazie mia lady.

 


1


Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


© All rights reserved
TUTTI I RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA


© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso dell'autore




 

Photo Jean Francois Teoule











 
Tutte le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi autori. Qualora l'autore ritenesse improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione verrà ritirata immediatamente. (All images and materials are copyright protected  and are the property of their respective authors.and are the property of their respective authors. If the author deems improper use, they will be deleted from our site upon notification.) Scrivi a liberaeva@libero.it

 COOKIE POLICY



TORNA SU (TOP)


LiberaEva Magazine Tutti i diritti Riservati
  Contatti