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REPORTAGE

Santiago de Cuba
Sesso & Cuba
La giornata
sta lentamente passando, il tramonto cubano è decisamente rosso, le
ragazze trascinano i loro tacchi rumorosi, alcune si fermano, alcune
ripetono come un mantra: “Hola Amore!”

Torno a Cuba dopo tanti anni e precisamente a
Santiago de Cuba la città più popolosa dopo L’Avana.
Storicamente ha sempre avuto un ruolo centrale nella
vita dell'isola ed oggi è particolarmente famosa per la
sua vivacità culturale, soprattutto per quanto riguarda
la musica. Ogni anno ospita più di un festival di musica
locale e c’è chi dice che qui sono nati alcuni
importanti generi musicali tra i quali il son ed il
bolero latino americano.
Le notti di Santiago
sono molto calienti, ci si diverte, si balla, si beve,
si ascolta musica e si fanno nuove amicizie nei locali
che si trovano lungo la costa e non manca mai che
qualcuno non ti offra un bicchiere di rum. Ma di contro
vengo a sapere dalla mia guida Manuela che Santiago è la
città più pericolosa di Cuba specialmente di notte nella
zona del porto. Mi dice di fare attenzione e non cedere
alle lusinghe di belle ragazze lungo la strada. Però poi
aggiunge che da queste parti il sesso non è solo a
pagamento e che c’è l’opportunità specialmente nei
locali di conoscere ragazze romantiche che più del
denaro sognano di incontrare l’uomo che le porterà via
dall’isola. Insomma mi dice: “Comprano il sogno di
diventare una sposa di un europeo o un foglio di via che
le permetta di uscire dall’isola.”
“Qui” continua
Manuela “C’è una cultura del corpo, della sensualità e
del ballo diversa da quella europea. A Cuba tutto è più
spontaneo e vivace. Le ragazze vogliono divertirsi e non
si fanno problemi, ovvio se poi ci scappa un regalo di
certo non lo rifiutano.”
Dalle mie informazioni
so che non è così e che Manuela voglia solo indorarmi la
pillola, comunque seguo i suoi consigli e mi dirigo
verso la Calle Heredia. Finalmente riesco a sedermi al
Cabaret San Pedro del Mar e ordino un Cuba libre con
rum, coca cola e lime. Come aveva detto la mia guida non
è stato facile arrivare sin qui, in un brevissimo
tragitto a piedi sono stato avvicinato da decine di
tassisti che mi offrivano improbabili corse per
altrettante destinazioni, da qualche “Hola amore” di
ragazze molto avvenenti, e da un uomo a suo modo
distinto e cortese che prendendomi in disparte mi ha
mostrato sul suo telefono la sua scuderia di “amiche” a
suo dire disponibilissime per un’ora, una notte o tutta
la settimana di permanenza.
Certo da queste parti
è difficile avere un po’ di privacy ed in effetti non
vengo smentito, dopo circa dieci minuti vengo avvicinato
da una signora, avrà trent’anni, ma è vestita da
teenager e truccatissima. Senza chiedere il permesso, si
siede al mio tavolo. Parla benissimo l’italiano, dice di
chiamarsi Lola e che è stata fidanzata per tre anni con
un signore di Milano, un manager che poi durante il
racconto è diventato un pilota di aerei proprietario di
una meravigliosa villa sul lago di Como. Poi cambia
totalmente discorso e mi dice che conosce un posto molto
più riservato di questo dove passare qualche ora. Mi
fingo interessato alla sua proposta e lei svela che quel
posto è la sua casa e se non mi faccio problemi per la
presenza della suocera e di sua sorella possiamo andarci
immediatamente. Non faccio in tempo a declinare
gentilmente l’offerta che lei si alza e si siede al
tavolo vicino dove nel frattempo si è seduto un uomo
anziano dalla carnagione molto chiara. Anche lui è
italiano e allora la signora ricomincia a raccontare la
sua storia con il signore di Milano che nel frattempo è
diventato un avvocato.
Dopo circa dieci minuti i
due vanno via ed io mi immergo in questa splendida
atmosfera, il mare di Santiago è meraviglioso. Guardo le
onde del mare che letteralmente lavano le auto di
passaggio. Ascolto buona musica locale, mi gusto il mio
cuba libre e mi accendo un buon sigaro. Tutt’intorno la
decadenza degli edifici e il sinuoso passeggio delle
bellezze locali: davvero splendide ragazze che fanno di
tutto per farsi notare, sguardi provocanti e gambe che
camminano al passo di una danza al limite del lecito che
qui chiamano “cachondeo”. È praticamente una passerella
di ragazze sensuali, che sopra tacchi altissimi e
cortissime gonne attirano lo sguardo dei turisti. A
quest’ora il centro si trasforma in un vero e proprio
supermercato, le trovi di tutte le età e di ogni razza,
la caratteristica comune è che posseggono un corpo
scultoreo anche se i visi lasciano molto a desiderare.
Certo Sesso & Cuba è un binomio tradizionalmente
antico. Fra le due guerre questa zona era molto
frequentata dagli americani ed era definita un bordello
a cielo aperto. Case da gioco e case del sesso erano in
mano alla mafia locale, ma poi con la rivoluzione è
cambiato tutto e con blocco del turismo americano anche
il mercato del sesso è stato debellato. Poi però con la
dissoluzione dell’Unione Sovietica e il perdurare
dell’embargo americano, l’isola ha subito una fase di
depressione economica così forte che il governo è stato
costretto a fare dei compromessi accettando di nuovo il
turismo e tacitamente la prostituzione. Si sono
costruiti grandi alberghi ed aperti vari locali notturni
e la vendita dei corpi delle ragazze cubane è ripresa
con più vigore. Diciamo pure inevitabile perché qui
il mestiere è visto come un’arte tradizionale che passa
dalle nonne alle nipoti. Se si ha voglia di sesso non si
deve fare assolutamente nulla, solo sedersi in un bar o
su una panchina ed aspettare. L’uomo, specie se è solo,
verrà sicuramente abbordato da bellissime ragazze
soprattutto nelle ore verso sera. Qui si può scegliere
fra moltitudini di bellissime che faranno di tutto per
convincerlo fino a che sfinito cederà alle piacevoli
lusinghe.
Per non parlare poi dei locali
notturni. I prezzi sono alla portata di tutti, il
corrispettivo per una notte equivale a dieci mesi di
stipendio per un libero professionista locale, avvocato
o geometra che sia. Con il suo stipendio arriva bene o
male a metà mese per il resto il popolo cubano vive
inventando e tra le invenzioni più facili c’è il
mestiere più antico del mondo. Insomma pochi spiccioli
per comprare il divertimento anche se c’è da considerare
che a differenza del mondo occidentale, qui il sesso non
è visto solo come prestazione, ma c’è da considerare
tutto il contorno che comprende cena, ballo, aperitivo,
passeggiata, regalino e ovviamente una notte intera
nella casa della ragazza. Praticamente una relazione
seppur di brevissima durata. In poche parole c’è un lato
cosiddetto romantico da non trascurare tanto che non è
raro che tra lo straniero e la cubana nasca un rapporto
vero, quasi sempre un fidanzamento di convenienza, ma in
certi casi può diventare una vera storia d’amore.
Forse è proprio per questo che qui il sesso non è
percepito come qualcosa di sporco o immorale, ma è
semplicemente una pratica normale o se si vuole un
divertimento come il ballo o la musica. Per cui si fa
davvero fatica a considerare queste dolci e garbate
ragazze come delle vere e proprie prostitute. Sono
chiamate jineteras ossia ragazze che frequentano
stranieri per motivi economici e prevalentemente sono
ragazze di buona famiglia, alcune studentesse, alcune
dipendenti statali che di giorno fanno la loro vita
normale. Cominciano a quindici anni, quasi per caso,
come unica possibilità per sopravvivere.
Quasi
tutti hanno un fidanzato, il quale non trova nulla di
male se la propria ragazza arrotonda nelle ore notturne
con qualche turista. Non di rado può capitare di venire
fermati da una coppia di fidanzati a passeggio sul
lungomare. Appena adocchiano lo straniero lui lascia il
braccio della donna e avvicinandosi senza mezzi termini
propone la sua donna.
Ben inteso qui la
prostituzione è illegale e le ragazze, se sono trovate
tre volte in giro con stranieri rischiano un anno di
carcere, mentre il turista fa il proprio comodo, perché
il governo non accusa le ragazze di prostituzione, ma di
assedio al turismo. I turisti del sesso non vengono mai
disturbati dalla polizia, perché arrestare gli stranieri
vorrebbe dire ostacolare il turismo e accelerare la
crisi economica. Comunque per legge è tassativamente
proibito portare una donna cubana in un albergo o in
case private per cui l’unico posto per fare l’amore è la
casa della ragazza.
Esiste anche il corrispettivo
maschile di jinetero, ragazzo che si accompagna a donne
straniere in cerca di avventure. Ed in effetti si
registra da queste parti un continuo aumento del turismo
femminile. Le sfiorite ultra cinquantenni turiste
occidentali, attratte dalla vellutata pelle dei giovani
del posto, spesso accompagnata da mezzi fisici non
indifferenti, hanno le loro occasioni, in ogni angolo di
strada o nei locali. Basta un cenno, un sorriso e il
gioco è fatto!
La giornata sta lentamente
passando, il tramonto cubano è decisamente rosso, le
ragazze trascinano i loro tacchi rumorosi, alcune si
fermano, alcune ripetono come un mantra “Hola Amore!”,
altre camminano ballando, altre guardano dritte per non
farsi riconoscere dalla polizia del posto. Un gruppo di
italiani accanto a me sta bevendo fiumi di mojto e fa
apprezzamenti. Stanotte, quando il caldo appiccicoso
avrà lasciato il posto alla brezza che soffia dal mare,
sarà il solito groviglio di lussuria e promesse, di
gemiti e giuramenti, sarà Salsa, Rumba e Cha-cha-cha,
sarà cuba libre e divertimento, saranno spose per una
notte e fogli di via, promesse e finti matrimoni, sarà
questa voglia di vivere alla giornata senza pensare al
futuro o al passato che in quattro secoli, ha creato
questa razza spassosa, allegra, meticcia e
straordinaria.
Comodamente seduto improvvisamente
una voce quasi familiare mi sveglia dall’incanto. È Lola
che mi si scusa per avermi lasciato solo. Sorrido perché
sono scuse non richieste, ma lei come un fiume in piena
mi dice: “Ahora ya no te ignoraré más, ¿vale, italiano?”
(Ora non ti trascuro più, ok italiano?) Le chiedo se
l’incontro di prima è andato secondo le sue aspettative
e lei: “Muy bien, voi italiani siete sempre generosi, ma
ora voglio stare con te! Mi piaci sai…” China
leggermente il capo per farmi ammirare il suo seno
generoso, poi senza aspettare risposta si alza, mi
prende per un braccio e mi dice di seguirla. La sua
esuberanza non ammette repliche e un po’ per curiosità e
un po’ per divertimento mi alzo e la seguo.
Camminiamo per stradine strette, illuminate a malapena
da lampioni, con la musica che sfuma in lontananza dai
locali sul lungomare. Dopo una decina di minuti,
arriviamo davanti a una casa bassa, dipinta di un
azzurro acceso, con una porta di legno scrostata e una
piccola veranda ingombra di vasi di fiori. L’odore di
fritto e spezie mi colpisce già dall’ingresso. Lei mi
invita ad entrare: “Italiano, non avere paura, io faccio
solo del bene…”
Dentro, la casa è caos ordinato.
Le pareti sono coperte di foto incorniciate, specchi con
cornici dorate e quadretti religiosi che convivono con
poster di cantanti locali. Il salotto è piccolo, con un
divano di velluto verde liso e un tavolo di plastica al
centro, su cui troneggia una lampada kitsch a forma di
ananas. Un ventilatore arrugginito ronza in un angolo,
spostando l’aria calda senza rinfrescare. Dalla cucina
arriva un borbottio di pentole e un profumo di riso,
fagioli e qualcosa di agrodolce.
La suocera, una
donna più o meno cinquantenne con un bel viso e i
capelli neri raccolti in una crocchia e un grembiule a
fiori, emerge dalla cucina con un sorriso cordiale. Si
presenta come Mercedes e, senza troppi preamboli, mi
invita a sedermi a tavola: “Gli amici di Lola sono
sempre i benvenuti in questa casa.” Mi dice in
spagnolo.” La tavola è già apparecchiata e Lola mi
presenta sua sorella seduta su un divanetto in disparte.
Avrà vent’anni e solo dopo si unisce a noi non alzando
mai lo sguardo dal suo telefono.
La cena è
semplice, ma abbondante: riso con fagioli neri e un
pollo stufato. In tavola c’è anche una bottiglia di rum
casereccio, che Lola versa generosamente nei nostri
bicchieri, mescolandolo con una gazzosa locale. Mentre
mangiamo, Lola non perde tempo. Si siede accanto a me,
troppo vicina, e inizia a raccontare aneddoti esagerati
sulla sua vita, tra cui il tizio di Milano che ora è
diventato un ufficiale di Marina di Genova. Ride forte e
a ogni battuta posa una mano sul mio braccio. “Sai,
italiano, io e te potremmo fare grandi cose,” dice
mentre versa altro rum nel mio bicchiere.
Mercedes. nonostante sia sua suocera, sembra non farci
caso, ogni tanto lancia delle occhiate che non so
decifrare: un misto di divertimento, ma anche di
disapprovazione, credo. La sorella, invece, è
completamente disinteressata, persa nel suo mondo
digitale. Io mi sento sempre più a disagio. Maledico il
momento in cui mi sono lasciato trascinare e cerco di
mantenere un sorriso di cortesia, ma il contatto
insistente di Lola mi fa irrigidire. Rispondo a
monosillabi, tentando di deviare la conversazione sul
cibo o su Santiago, ma lei non molla. “Dopo cena ti
faccio vedere la mia stanza, è molto accogliente…”
Il mio imbarazzo è ormai evidente. Arretro sulla
sedia, fingo un improvviso interesse per il pollo e
balbetto qualcosa su quanto sia tardi. Lola ride, come
se il mio disagio fosse non solo previsto, ma facesse
parte del gioco, e insiste: “Ma dai, rilassati, sei a
Cuba! Stai cenando con tre belle donne cubane, cosa vuoi
di più dalla vita?” In effetti Lola ha ragione, in meno
di un secondo guardo i volti delle tre donne di tre
generazioni diverse, a loro modo attraenti. Mercedes,
intuendo il mio disagio, interviene con un tono bonario:
“Lola, lascia mangiare l’ospite in pace, non tutti hanno
la tua energia!”. È il primo momento di tregua, ma so
che la serata è tutt’altro che finita.
La
situazione si fa sempre più surreale. Per rendermi conto
di dove sono finito chiedo a Lola di suo marito,
sperando di spostare l’attenzione altrove. Lei sorride e
mi dice che sta lavorando senza aggiungere altro, ma
Mercedes, in piedi intenta a sparecchiare mi guarda
dritto negli occhi e con un ghigno di complicità
risponde senza esitazione: “Oh, tutto a posto, caro. Mio
figlio sa tutto, è d’accordo. E pure io, sai com’è, la
casa va mandata avanti e i soldi non crescono sugli
alberi.” La sua schiettezza mi colpisce come un pugno
nello stomaco. Non c’è traccia di vergogna, solo una
pragmatica accettazione della realtà.
Nel
frattempo, Lola, forse intuendo quella complicità nello
sguardo di sua suocera, si alza, si frappone tra me e
Mercedes e sventolandosi dice a voce alta: “¡Qué calor!
Questo caldo mi uccide!”. È esuberante come il suo seno
abbondante che sotto il vestito attillato cerca di farsi
spazio tra le asole della stoffa a fiori. Con un
gesto rapido, mi prende per un polso e mi tira verso di
lei. “Vieni, italiano, ti faccio vedere la mia stanza, è
più fresco là dentro.” Dice con un sorriso malizioso,
indicando una tenda scolorita che separa il salotto da
un angolo della casa. Sono a disagio, guardo Mercedes e
lei con un cenno di assenso mi dice di seguirla.
La stanza di Lola è praticamente un angolo della stessa
stanza delimitato dalla tenda a fiori, che ovviamente
non offre alcuna privacy. Intravedo un letto singolo, un
piccolo ventilatore appoggiato su una sedia e una
specchiera ingombra di trucchi e bigiotteria. L’aria
è densa, un misto di profumo dolce e umidità. Lola si
siede sul letto, battendo una mano sul materasso per
invitarmi a raggiungerla. “Qui stiamo meglio, no?”
Ammicca, slacciando un bottone del suo vestito. Il seno
cede occupando immediatamente lo spazio lasciato libero
dal bottone. Mentre si sistema i capelli per farsi
osservare meglio, mi dice: “Ti piacciono le donne
cubane, vero?” Non rispondo, il mio imbarazzo ormai è
palpabile. Sento il sudore scendermi lungo la schiena.
Rimango in piedi, aggrappato alla mia cortesia come a un
salvagente, cercando disperatamente una via d’uscita.
“Ehm, è… carina la stanza, ma forse dovrei tornare in
albergo, si è fatto tardi.” Provo a dire, ma la mia voce
suona incerta.
Lola ride, come se il mio disagio
fosse un gioco, e si avvicina, sfiorandomi un braccio.
“Ma dai, rilassati, la notte è giovane!” insiste, mentre
dall’altra parte della tenda sento Mercedes canticchiare
qualcosa in cucina, come se tutto questo fosse ordinaria
amministrazione. Mi sento intrappolato in una scena
grottesca che potrebbe essere uscita da un film di
Almodóvar, ma senza la leggerezza della finzione. Devo
trovare un modo per svignarmela, e in fretta.
Tentando di riprendere il controllo della situazione, mi
schiarisco la voce e, con il tono più rispettoso
possibile, dico a Lola: “Senti, apprezzo davvero la tua
ospitalità, e voglio essere corretto. Sono disposto a
pagare il dovuto per la cena e per il tempo che mi hai
dedicato, ma… non voglio andare oltre. Non è quello che
cerco.” Le parole mi escono con fatica, ma sento che è
l’unico modo per essere chiaro senza offenderla.
Lola sgrana gli occhi, sorpresa. Per un attimo il suo
sorriso si spegne, e il suo viso si incupisce. “¿Cómo?
Italiano, ma che dici?” Replica, portandosi una mano al
petto come se l’avessi colpita. “Mi stai offendendo,
sai? Io non sono una di quelle… o quanto meno non come
intendi tu. Per me l’amore, il piacere, è come la
musica, come il ballo! È divertimento, è vita!” La sua
voce si alza, appassionata, quasi teatrale. Si avvicina,
gesticolando. “Tu non capisci l’essenza della donna
cubana. Qui non ci sono quelle regole morali asfissianti
che avete voi in Europa. Qui si vive con leggerezza, con
il cuore aperto!”
Per enfatizzare il suo
discorso, con un gesto rapido slaccia un altro bottone
del vestito, lasciando che il suo seno si mostri ancora
di più. È un tentativo evidente di convincermi, di
sedurmi con la sua esuberanza. “Guarda, italiano, non
c’è niente di male a lasciarsi andare… e poi tu mi
piaci.” Mi invita ad accarezzarla, a rendermi conto
quanto siano morbide le sue tette: “Italiano, non
pensare che siano per tutti…” Lo dice con una teatralità
che quasi mi convince.
Sorrido. Scuoto la testa,
abbasso lo sguardo per non sembrare scortese. “Lola,
davvero, non è per te. Sei… affascinante, ma io mi sento
in imbarazzo. Soprattutto con Mercedes e tua sorella a
un passo da noi.” Indico vagamente la tenda. Lola mi
fissa come se stesse cercando di capire se sono serio o
se è solo un gioco. Poi, con un sospiro esagerato, si
lascia cadere indietro sul letto, allargando le braccia.
“Ay, italiano, sei proprio testardo.” Dice, ma ora c’è
una punta di rassegnazione nella sua voce. “Va bene, va
bene. Niente stanza, niente… amore. Ma non puoi
andartene così. Facciamo un patto.” Si alza e riallaccia
delusa il vestito. “Usciamo, facciamo una passeggiata
romantica sulla spiaggia. Un bacio sotto le stelle, solo
uno, e poi ti lascio andare. Che dici?”
Esito, ma
l’idea di uscire da quella stanza e da quella casa mi
sembra un compromesso accettabile. Annuisco lentamente.
“Va bene, una passeggiata. E… un bacio, ok. Ma poi torno
in albergo.” Lola batte le mani, entusiasta, come se
avessi accettato chissà quale proposta. “¡Perfecto!
Vedrai, italiano, la notte cubana ti conquisterà. E poi
il letto della tua stanza in albergo sarà sicuramente
più comodo di questo…”
Usciamo dalla stanza, e
Mercedes, che sta ancora trafficando in cucina, ci
guarda senza dire nulla, ma il suo sorriso complice mi
fa sentire ancora più fuori posto. La sorella di Lola
non alza nemmeno lo sguardo dal telefono. Lola mi prende
sottobraccio, piena di energia mi guida fuori dalla
casa, verso le stradine che portano al lungomare. L’aria
è più fresca ora, e il suono delle onde in lontananza mi
dà un po’ di sollievo. So che la serata non è ancora
finita, ma almeno sono fuori da quella tenda, da
quell’imbarazzo, e per il momento mi basta.
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rights reserved FONTI
https://it.wikipedia.org/wiki/Santiago_di_Cuba
https://www.lastampa.it/viaggi/mondo/2016/07/06/
https://chasingpenelope.com/prostitutes-chess-
chickens-santiago-de-cuba/
https://ilviaggiatorecritico.blog/2015/04/04/sesso-a-cuba/
http://www.borto.net/cuba_-_le_ragazze_cubane.htm

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