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IL  MESTIERE ANTICO
 



 
RAQUEL LIBERMAN
E LA STORIA DELLO ZWI MIGDAL

Lo Zwi Migdal era un'organizzazione criminale fondata da ebrei in Polonia nel 1860, la cui attività principale era lo sfruttamento di ragazze ebree. Fu debellata nel 1930 grazie al coraggio di Raquel Liberman




 


 


Lo Zwi Migdal era un'organizzazione criminale fondata da ebrei in Polonia nel 1860 e la sua attività principale era il traffico di ragazze ebree reclutate in diversi paesi dell’Europa orientale e destinate come prostitute principalmente ai mercati dell’America del sud.
La sua espansione massima avvenne nel 1920 con un fatturato di oltre 50 milioni di dollari e una rete di 2.000 bordelli e circa 4.000 donne nella sola Argentina. In quel periodo aveva filiali anche in Brasile a Rio de Janeiro e San Paolo e negli Stati Uniti a New York.

Il successo dell'organizzazione derivava dal fatto che i suoi membri erano vincolati da regole basate su ordine, disciplina e onestà. L'organizzazione attirava con l’inganno ragazze ebree nei villaggi più poveri in Polonia e in Russia facendo credere ai loro genitori che sarebbero andate a lavorare come cameriere nelle case dei ricchi in Argentina oppure che le più fortunate si sarebbero potute sposare con uomini facoltosi.
Le ragazze salutavano le loro famiglie e si imbarcavano sulle navi per l'Argentina, credendo di essere in viaggio verso un futuro migliore. Ignare del loro destino, quasi tutte clandestine e prive di documenti, venivano spacciate per lavandaie, sarte o commesse. Ben poche sapevano quale destino le attendeva.
Già in nave però l’atmosfera cambiava e la maggior parte di loro subivano il primo stupro. Arrivate in Argentina alcune di loro effettivamente si sposavano con uomini locali, ma era solo uno stratagemma per ottenere il visto d’ingresso.

Quando il transatlantico attraccava a Buenos Aires, le ragazze venivano accolte da un gruppo di protettori. Il loro compito era quello di esaminarle, tastarle e valutarle accuratamente per determinare il loro valore per i bordelli. Alcuni compratori si comportavano come se si trovassero a un’asta di bestiame, toccando le parti intime delle poverette e infilando le dita in bocca per esaminarne i denti. Un dente marcio o una deformazione evidente faceva scendere di gran lunga il prezzo della merce! Solo a quel punto, se ancora avessero avuto dei dubbi, le ragazze si rendevano conto di essere semplicemente delle schiave e merce pregiata di un grosso mercato della carne.

Ovviamente le vergini spuntavano il prezzo più alto e un esemplare formoso e avvenente costituiva un investimento di tutto rispetto in quanto poteva guadagnare in pochi mesi di lavoro più del triplo del suo prezzo d’acquisto. Di contro le donne incinte venivano scartate, mentre le meno attraenti venivano indirizzate nelle case da cinquanta cent o l’equivalente di un peso argentino e quindi destinate alla clientela meno abbiente, di solito scaricatori di porto, camionisti, spazzini, carbonai, soldati e marinai.

Una volta scelte, la prima tappa erano le case di istruzione in cui le ragazze imparavano il mestiere. Le case erano gestite da tenutarie, le quali si preoccupavano di convincere in tutti i modi le ragazze ad accettare il lavoro. Una volta convinte venivano portate a lavorare alla finestra, ovvero a mettere in atto l’arte dell’adescamento sporgendosi dalle finestre dei bordelli e sorridendo agli uomini di passaggio.
Successivamente venivano fatte sfilare nude davanti ai commercianti in posti come l'Hotel Palestina e il Café Parisienne e tutto con la complicità di funzionari governativi, giudici e giornalisti che a loro volta erano degli assidui frequentatori di bordelli. I più grandi bordelli di Buenos Aires ospitavano dalle 60 alle 80 ragazze e la maggior parte erano concentrati nel quartiere ebraico di Junin Street.

Le ragazze che non soddisfacevano i propri clienti venivano picchiate e mandate a lavorare nelle case rurali. Chi si rifiutava di obbedire o osava denunciare i protettori alla polizia erano spesso vittime di un trattamento crudele: alcune venivano seviziate, altre uccise.
Lavoravano come schiave con centinaia di prestazioni settimanali. Le più attraenti arrivavano anche a 50 clienti in un solo giorno. Quasi tutte soffrivano di malattie veneree di ogni genere e il destino di chi si ammalava consisteva spesso in una morte solitaria e priva di ogni conforto.

Tra le migliaia di ragazze nel 1922 sbarcò nel porto di Buenos Aires Raquel Liberman, una giovane polacca di 22 anni. Arrivò con due figli piccoli per raggiungere suo marito Yaacov Ferber, che si era trasferito in America Latina l’anno precedente, ma il destino volle che solo un paio di mesi dopo il marito morì di tubercolosi e lei si ritrovò vedova.
Dovendo crescere i figli e non conoscendo lo spagnolo, la Liberman pensò che l’unica speranza rimasta fosse far affidamento sui mercanti ebrei di Buenos Aires, ma le sue aspettative di fare sarta, come faceva in Polonia, vennero ben presto deluse e si ritrovò a fare la prostituta dando una percentuale dei suoi guadagni al suo magnaccia Jaime Cissinger, in cambio di protezione.

Lavorò per quattro anni riuscendo a risparmiare abbastanza denaro per comprare la sua libertà. Aprì un negozio di antiquariato nella centralissima Avenida Callao, una delle lunghe strade che ancora oggi attraversano Buenos Aires, ma lo Zwi Migdal non le diede tregua iniziando a minacciarla e saccheggiare il suo negozio per evitare che la sua storia venisse presa come esempio da altre donne prigioniere. Cadde di nuovo nella rete dello Zwi Migdal, e un suo membro, José Salomón Korn, la ingannò con una falsa promessa di matrimonio e la sposò con una falsa cerimonia ebraica.
Poco dopo essere diventata la signora Korn, fu obbligata dal marito a tornare a lavorare di nuovo in un bordello. Quando scoprì che Korn, oltre a lei, sfruttava molte altre donne non le rimase altra scelta: denunciare l’organizzazione!

La notte di Capodanno del 1929 davanti all’ispettore di polizia Julio Alsogaray fu la prima donna in Argentina a denunciare pubblicamente la rete. La sua testimonianza portò alla luce i metodi e gli abusi dell'organizzazione criminale e fu così dettagliata che in seguito alla sentenza del tribunale furono chiamati a deporre 434 membri dello Zwi Migdal e 108 di loro vennero arrestati. Successivamente ad uno ad uno vennero liberati, ma il processo fu un punto di non ritorno per lo Zwi Migdal. Da quel giorno, infatti, i bordelli iniziarono a chiudere e i magnaccia a essere espulsi e incarcerati.
Per quanto riguarda la Liberman, ebbe poco tempo per rallegrarsi. Non riuscì a tornare in Polonia come avrebbe voluto. Il suo certificato di morte rivela infatti che attorno alle 13 del 7 aprile 1935 morì di cancro alla tiroide nell’ospedale Argerich di Buenos Aires.












L'articolo è a cura di Adamo Bencivenga
Realizzato grazie a:  
https://en.wikipedia.org/wiki/Zwi_Migdal
https://morasha.it/zwi-migdal-il-racket-delle-prostitute-ebree/
https://www.joimag.it/mafia-ebraica-traffico-prostitute-
storia-zwi-migdal-raquel-liberman-buenosaires/r



 















 
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