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MUSICA PASSIONE
 


STORIA E SIGNIFICATO DELLE CANZONI
Stella, stellina
Nata, sono nata, nell'Africa d'Italia
Francesco De Gregori
1979


 
Adamo mi parli del brano “Stella, stellina”?
È una canzone di Francesco de Gregori pubblicata nell'ottobre del 1979 dalla RCA Italiana e inserita nell’album “Viva l’Italia”, settimo album in studio del cantautore romano. Il disco fu registrato nello Studio "D" della RCA di Roma sotto la supervisione del tecnico del suono Phil Chapman e la collaborazione di Lucio Dalla. Nota curiosa: il brano Viva l'Italia, title track dell’album, venne pubblicato anche come 45 giri in Brasile e la traduzione in portoghese venne effettuata da Paulo Coelho!

Torniamo a "Stella stellina"? Di che si tratta?
È una filastrocca dolce e amara cullata su tempi e fatalismo sudamericano e racconta di un uomo che prende a cuore le sorti di una ragazza che fa la prostituta per sopravvivere. L’uomo nel suo iperrealismo la invita a non dolersi della realtà e di affidarsi al destino bello o brutto che sia.

Le canzoni di De Gregori sempre raffinate hanno sempre qualcosa di enigmatico.
Il mistero è solo apparente perché sono storie sospese tra realtà e sogno, in effetti alle volte basta identificare la chiave di lettura per risalire al significato totale del testo. Lui da buon giallista sparge qui e là indizi, semina metafore, lasciando alla sensibilità dell'ascoltatore il compito di ricostruire il resto.

Come appunto Stella stellina…
Beh non è difficile capire dove sia nata la ragazza: “Nata, sono nata, nell'Africa d'Italia, e in qualche posto in qualche modo sono pure cresciuta...” E soprattutto la sua condizione di povertà che la costringe ad emigrare: “Non c'erano chitarre da suonare, ma fili d'erba quanti ne volevi tu, da strappare e poi soffiare. Probabilmente cominciò con la corriera o con la ferrovia, un uomo chiuse lo sportello e la campagna volò via.

Quindi un’emigrante meridionale che si ritrova in una grande città.
La sua nuova vita racchiusa in un’unica frase: “Avevi unghie laccate, sopra mani da contadina.” E poi il suo romanticismo e la sua ingenuità: “E ti leggevi i libri che parlavano solo d'amore. E un uomo con il cappello che ti accompagna alla fermata, e tu che prendi la sua mano e pensi adesso sì che sono innamorata…

Ma la realtà è dura e cruda:
Un anno passa, un anno vola, un anno cambia faccia, e una città che morde e che protegge e che minaccia.” E poi la disillusione per quell’uomo e per tanti altri ancora: “E non importa niente se capisci che non era vero, c'è sempre tempo per un'altra mano e per un sogno ancora intero...”

Il finale è infarcito da un disarmante fatalismo sudamericano…
Lui la invita a prendere coscienza del proprio destino: “Prendila come viene, prendile come vuoi, non ti impicciare più della tua vita che non sono affari tuoi.”








Il testo contenuto in questa pagina è di proprietà dell’autore.
La pubblicazione ha lo scopo di far conoscere a quante più persone possibile il panorama musicale italiano.









L'articolo è a cura di Adamo Bencivenga
FONTI
https://theitaliansong.com/it/singers/francesco-de-gregori-2/
https://www.ondarock.it/DeGregori.html


 















 
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