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MUSICAPASSIONE
 
 
 



1972

Il vecchio e il bambino
Francesco Guccin
Favola apocalittica in cui il vecchio invita il bambino a immaginare i frutti, i fiori, le voci e i colori che non esistono più in uno scenario post-nucleare.

 


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Adamo mi parli del brano “Il vecchio e il bambino”?
È una canzone di Francesco Guccini inserita come ultima traccia nell’album Radici,
pubblicato dalla Columbia nell’ottobre del 1972. Tutti i brani presenti sono scritti dal cantautore emiliano. Tra gli altri è presente il brano “La locomotiva” canzone manifesto dell’intera discografia di Guccini.

Di che parla il testo?
“Il vecchio e il bambino” descrive il mondo dopo un disastro nucleare apocalittico in cui gli unici superstiti sono un vecchio e un bambino. Il vecchio racconta al bambino di com'era il mondo prima dell'esplosione nucleare ed il bambino lo ascolta affascinato, credendo che l'intero racconto sia una fiaba inventata dal vecchio. Il brano è stato definito più volte dalla critica come una vera e propria poesia.

Non a caso un vecchio e un bambino…
Trai i due ci sono almeno tre generazioni di differenza e un disastro ecologico rappresentato da quel deserto desolato: “la polvere rossa si alzava lontano e il sole brillava di luce non vera … e tutto d’intorno non c’era nessuno, solo il tetro contorno di torri di fumo”, eppure camminano insieme verso il futuro incerto.

Cosa rappresentano quelle figure?
Il bambino rappresenta il presente e la fragilità, il vecchio il passato e la rassegnazione, mentre quel cammino la speranza. Nel viaggio, accompagnando il bambino per mano, il vecchio rievoca la bellezza di un vissuto ormai perduto per sempre: "Immagina questo coperto di grano. Immagina i frutti e immagina i fiori. E pensa alle voci e pensa ai colori. E in questa pianura, fin dove si perde. Crescevano gli alberi e tutto era verde. Cadeva la pioggia, segnavano i soli. Il ritmo dell'uomo e delle stagioni".

Ma il bimbo non crede che possa essere esistito un mondo del genere…
Assolutamente no, infatti è convinto che sia un’invenzione della fantasia da parte del vecchio: “Il bimbo ristette, lo sguardo era triste. E gli occhi guardavano cose mai viste. E poi disse al vecchio con voce sognante: "Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!" Ma anche il vecchio sembra non ricordare perfettamente, tanto che si confonde: “I vecchi subiscono le ingiurie degli anni, non sanno distinguere il vero dai sogni, I vecchi non sanno, nel loro pensiero, distinguer nei sogni il falso dal vero.”

Un testo molto attuale…
La devastazione nucleare o ecologica simboleggia i danni dell’uomo sul pianeta. E così una canzone pubblicata nel 1972, dopo oltre cinquant’anni rimane assolutamente attuale ancora oggi.

Anche la copertina del disco è singolare…
Molto caratteristica, mostra una vecchia foto con i nonni e i prozii del cantante.

Cover?
Nel 1974 i Nomadi ricantano il pezzo in una versione che non convince Guccini, perché «evidenzia troppo il 3/4, dandole l’effetto valzerone. Il gruppo modenese la inserisce successivamente nel loro album “Ma noi no!” pubblicato nel 1992.

Riconoscimenti?
Nel 2002 nell’album celebrativo "Millennium Italia" "Il vecchio e il bambino" viene inserita fra le canzoni più significative del secolo passato, in buona compagnia con: "Emozioni", "La canzone di Marinella", "Margherita", "Rimmel", "Questo piccolo grande amore", "Gloria", "Figli delle stelle", "Samarcanda".






Un vecchio e un bambino si preser per mano
E andarono insieme incontro alla sera
La polvere rossa si alzava lontano
E il sole brillava di luce non vera.
L' immensa pianura sembrava arrivare
Fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare
E tutto d' intorno non c'era nessuno:
Solo il tetro contorno di torri di fumo
I due camminavano, il giorno cadeva,
Il vecchio parlava e piano piangeva:
Con l' anima assente, con gli occhi bagnati,
Seguiva il ricordo di miti passati
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,
Non sanno distinguere il vero dai sogni,
I vecchi non sanno, nel loro pensiero,
Distinguer nei sogni il falso dal vero
E il vecchio diceva, guardando lontano:
"Immagina questo coperto di grano,
Immagina i frutti e immagina i fiori
E pensa alle voci e pensa ai colori
E in questa pianura, fin dove si perde,
Crescevano gli alberi e tutto era verde,
Cadeva la pioggia, segnavano i soli
Il ritmo dell' uomo e delle stagioni"
Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
E gli occhi guardavano cose mai viste
E poi disse al vecchio con voce sognante:
"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!"





Il testo contenuto in questa pagina è di proprietà dell’autore.
LiberaEva ha lo scopo di far conoscere a quante più persone possibile il panorama musicale.






ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
FONTI
https://www.rockol.it/
https://www.musiculturaonline.it/
https://libreriamo.it/
https://www.subito.news/il















 
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