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STORIE DI ROMA
 
 
LA TRAGEDIA DI ANNIA REGILLA: MORTE NATURALE O VITTIMA DI FEMMINICIDIO?
Ancora oggi si discute sulla morte della nobile romana dovuta a complicazioni di un parto prematuro oppure uccisa dal collerico marito




 


Correva l’anno 160 e a Roma regnava Antonino Pio, detto l’imperatore saggio, perché amministrava l'impero evitando sperperi e, nonostante fosse attento alle tradizioni religiose, tollerava i culti non ufficiali. Antonino era vedovo, la moglie Faustina, discendente dalla nobile famiglia degli Annii, era morta da molti anni e lui dedicava tutto il suo tempo alla sua memoria e alla famiglia di lei. Tra le nipoti della moglie spiccava la figura di Appia Annia Regilla.

Regilla era la nipote prediletta di Faustina ed era nata nel 125 d.C. da Atilia Caucidia Tertulla e Appio Annio Gallo, console nel 139. Sin da subito venne accolta come una regina ricevendo un’istruzione di alto livello, cosa rara al tempo per una bambina. Tra i vari studi Regilla, frequentando la corte di Adriano, imparò il greco e conobbe le opere dei maggiori artisti latini e greci. Crebbe quindi tra le attenzioni amorevoli di tutta la famiglia e quando compì 14 anni, secondo la legge promulgata da Augusto che prescriveva ai 12 anni l'età minima per il matrimonio e comunque non oltre i venti, la famiglia iniziò a guardarsi intorno per scegliere il miglior pretendete per Regilla.

Secondo consuetudine spettava al padre scegliere il marito e una figlia poteva rifiutare il fidanzato qualora avesse fondati dubbi sulla sua moralità. Tra i pretendenti si aggiudicò quel piccolo trofeo Erode Attico, un ricchissimo patrizio di origine greca e uomo di vastissima cultura, già quarantenne. Di certo Erode non brillava sotto l’aspetto morale, ma la sua favolosa ricchezza e le sue aderenze presso la corte imperiale finirono col compensare i dubbi sui suoi trascorsi.
Il padre di Attico era diventato ricco grazie a uno scavo nei pressi della propria abitazione ai piedi dell’Acropoli di Atene dove venne alla luce un autentico inestimabile tesoro tanto da effettuare vari lavori di opere pubbliche in Grecia e oliare tutta la corte imperiale romana.

Erode, che insegnava retorica e contava tra i suoi allievi il futuro imperatore Marco Aurelio, viaggiava spesso tra la Grecia e l'Italia, e risiedeva a lungo a Roma. Però da quello che sappiamo, avrebbe preferito una fanciulla più grande, ma la sua ambizione di imparentarsi con una famiglia aristocratica romana di alto livello lo spinse ad accettare quel matrimonio con una bimba. La famiglia di Regilla invece era ben contenta di aver trovato un buon partito ed anche Regilla non fu contraria anche se sposare uno straniero significava dover lasciare la propria città per andare a vivere nella casa del marito.

Sta di fatto che i due si sposarono a Roma nel 140 e per un breve periodo, circa un anno, vissero nella casa romana di Erode dove l’anno successivo Regilla ebbe il suo primo figlio, Claudio, che però morì dopo pochi giorni. Circa un anno dopo, nel 142, Regilla ebbe una bambina che chiamò Elpinice e quel parto coincise con la decisione di Erode di tornare in Grecia. La coppia si stabilì a Maratona, il luogo natale di Erode che qui possedeva una villa circondata da una grande tenuta agricola. Qui Regilla diede luce a sua figlia Atenaide e al terzogenito Atilio. L'ultimo figlio, Lucio Vibullio visse solo cinque anni.

Nonostante i quattro figli la coppia iniziò ad avere problemi di convivenza, ciò dovuto principalmente al carattere particolare di Erode. Si scoprì infatti la sua vera natura, un tipo collerico, misogino e violento e soprattutto un uomo che aveva passato i suoi primi quarant’anni intrattenendo rapporti sessuali con altri uomini e non amando affatto le donne.
Regilla abituata negli ori e a tutt’altre accortezze ne risentì e di lì a poco nel suo cuore si infransero tutti i suoi sogni dell’adolescenza. Prigioniera in un ambiente non suo non le rimase che dedicare tutto il suo amore e il tuo tempo ai suoi figli.

Nel 160 d.C. Regilla aveva 35 anni, aspettava il quinto figlio, purtroppo però all’ottavo mese di gravidanza sorsero delle complicazioni. Nell’emergenza si tentò un parto prematuro, ma qualcuno si accorse che il corpo della donna presentava dalle parti del ventre segni evidenti di un pestaggio. Comunque non ci fu modo di salvare né la vita della madre e né quella del figlio.

Quando la notizia del pestaggio e della conseguente morte di Regilla giunse a Roma come un fulmine a ciel sereno, suo fratello senatore, Appio Annio Atilio Bradua, si alzò in piedi durante una seduta del Senato e lanciò contro il potente cognato una terribile accusa: “Regilla non è morta di parto, ma è stata brutalmente assassinata dal marito!”

A Roma per giorni e giorni non si parlò d’altro. Lo scandalo fu enorme, anche perché coinvolgeva direttamente la famiglia imperiale. Si intentò così un processo per omicidio davanti ad una corte di senatori. Erode, mostrandosi disperato per la perdita della moglie, continuò a professare la sua totale innocenza e pur ammettendo le percosse fece ricadere tutte le colpe sul suo liberto, Alcimedonte, senza però spiegare quali fossero le motivazioni del brutale gesto né, tanto meno, che venissero presi dei provvedimenti nei confronti del liberto.

In poco tempo il processo si trasformò in un vero e proprio atto politico anche perché gli innocentisti sostennero che Bradua, reclamando la condanna del cognato, mirasse a recuperare la ricca eredità portata dalla sorella al greco. Dall’altra parte i colpevolisti mostravano preoccupazione per il crescente potere di Erode, amico del nuovo imperatore Marco Aurelio. Durante il processo si parlò anche di corruzione esercitata sui giudici da parte del ricco nobile greco.
Tornando ai fatti Bradua non aveva prove schiaccianti contro il cognato, ma era parso chiaro a tutti che Erode fosse comunque il colpevole, in quanto il liberto aveva di certo agito per conto e su ordine del padrone.

A sorpresa però il tribunale assolse Erode grazie all’intervento di Marco Aurelio, di cui Ettore Attico era l’amato precettore. Per calmare Bradua, l’imperatore lo nominò proconsole e lo allontanò da Roma. Erode, una volta scagionato dall’accusa infamante, si abbandonò a plateali ed eccessive manifestazioni di dolore erigendo in suo onore un cenotafio sulla via Appia, ossia una tomba simbolica, perché Regilla era stata sepolta in Grecia, un Odeon ad Atene e il tempio di Cerere e Faustina.

Giustizia era stata fatta!







L'articolo è a cura di Adamo Bencivenga
FONTI:

https://rivistaclio.com/2024/01/26/il-
femminicidio-nella-storia-annia-regilla/
https://caragarbatella.it/giallo-in-una-villa-dell-appia-antica-
la-tragedia-di-annia-regilla-morte-naturale-o-assassinio/
https://it.wikipedia.org/wiki/Appia_Annia_Regilla















 
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