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INTERVISTA IMPOSSIBILE
DIANA KARENNE
La Musa ebrea
Importante figura del cinema muto europeo, è stata attrice, regista,
sceneggiatrice nonché produttrice, pittrice, musicista e poetessa.
(Danzica, 1888 – Aquisgrana, 14 ottobre
1940)
Madame le sue origini?
Il mio nome vero è Leucadia Konstantin e sono nata nel
1888a Danzica nell'allora Prussia Occidentale, oggi
Polonia.
Come mai nel 1914 la troviamo in
Italia? Ebbi le miei prime esperienze teatrali nella
Russia zarista, ma poi con lo scoppio della Prima guerra
mondiale scappai in Italia che al tempo era ancora
neutrale. Rimasi per un breve periodo a Roma dove
partecipai ad alcuni film come comparsa, poi però
ottenni un contratto con l’Aquila Film e mi trasferii a
Torino. Lì presi parte a diverse pellicole in ruoli
secondari ma ebbi modo di farmi conoscere ed apprezzare
dal regista e produttore Ernesto Maria Pasquali,
fondatore nel 1909 della "Pasquali Film".
Grazie
a quell’incontro divenne una diva… Fui la
protagonista di Passione tzigana che ebbe un notevole
riscontro di pubblico. I critici del tempo elogiarono
oltre al mio aspetto fisico anche il mio modo di
recitare. Dato il successo Pasquali mi propose
immediatamente un secondo film, Lea, nel quale oltre a
recitare assunsi anche la regia. Era la prima volta
nella cinematografia italiana che un'attrice assumeva
ufficialmente la regia di un'opera da lei stessa
interpretata.
Se non sbaglio era già successo a
Francesca Bertini in Assunta Spina… Esatto, ma la
bravissima Bertini non era stata accreditata. Poi ci fu
anche il caso di Orietta Notari, ma non interpretava i
film da lei diretti.
Con Pasquali non ci fu solo
un rapporto professionale… Ad un certo punto la
nostra collaborazione divenne anche di natura
sentimentale. Nel 1916 girammo tra gli altri “Quand
l'amour refleurit”, film che, a causa del suo finale
trasgressivo, incontrò notevoli difficoltà con la
censura che prima lo autorizzò, poi quando era già nelle
sale lo vietò, ed infine lo riammise dopo un anno
Quello non fu l’unico film dove ebbe problemi con la
censura… Nel 1917 girai “Les demi vierges” che fu
sottoposto a pesanti interventi censori, due anni dopo
fu la volta di “Justice de femme”, in cui espongo la mia
tesi sulla maternità illegittima, poi “Fiamme e cenere”,
in cui interpreto una libertina che si traveste da
mendicante per entrare in casa del musicista di cui mi
ero innamorata e poi ancora “La peccatrice casta”, “La
signorina Zoya” e “Smarrita”.
Nel corso della sua
intensa carriera artistica ha sempre messo in evidenza
il suo anticonformismo… Tutti i miei film avevano un
tema preciso ossia la forte rivendicazione del ruolo
femminile, declinato attraverso argomenti spesso
scabrosi per la morale del tempo. Nella vita personale
non ho mai accettato le regole del divismo e della
mondanità, mi proponevo come una donna indipendente ed
emancipata anche se davanti alla macchina da presa, alle
volte, per fini commerciali ho dovuto sottostare al
cliché della donna fatale.
Per questo motivo fu
malvista dalla critica… Rispetto alle mie colleghe
che sfoggiavano i loro decolleté e mettevano in piazza
la loro vista privata, io parlavo poco di me stessa e
molto dell’arte. Per questo motivo mi ritenevano
irriverente verso la morale benpensante e i tanti fan
che mi adoravano.
Nel frattempo si era
trasferita a Roma… Il mio compagno purtroppo era
passato a miglior vita e, seguendo la corrente della
cinematografia, lasciai Torino e mi trasferii a Roma.
Con mio fratello avevo fondato la David Karenne Film e
mi dedicai anche alla produzione dei miei film.
Alla fine del 1920 però si trasferisce a Parigi… La
crisi della cinematografia italiana e i crescenti
contrasti con la censura, mi portarono ad allontanarmi
dall'Italia. In Francia conobbi un gruppo di cineasti
russi in fuga dalla Rivoluzione tra cui il regista
Protozanov con il quale girai due film, poi l’amore e i
compensi molto più alti, per ogni ruolo percepivo
500.000 marchi, mi portarono in Germania dove con Rudolf
Meinert, ottenni uno strepitoso successo internazionale
interpretando Marie Antoinette.
Ha parlato di
amore… chi fu il fortunato? Nel 1924, durante uno dei
miei soggiorni italiani, conobbi a Roma il poeta russo
Nikolaj Ocup, di cui divenni la musa e successivamente
nel 1930 la moglie.
Poi tornò in Italia…
Tornai nel 1929 per girare “La vena d’oro” di Gugliemo
Zorzi, che rimase il mio ultimo film. Con l’avvento del
sonoro abbandonai il cinema, con la sola eccezione di
un’apparizione in Manon Lescaut nel 1939.
Pochi mesi dopo, nel luglio 1940, resta gravemente
ferita in un bombardamento ad Aquisgrana, dove si era
stabilita con il marito. A seguito dei traumi riportati
l’intelligente, ambiziosa, anticonformista, eccentrica,
ed anche musicista, pittrice, poetessa oltreché attrice
e regista troverà la morte senza più riprendere
conoscenza qualche mese più tardi in un ospedale della
città tedesca.
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L'articolo è a cura di Adamo Bencivenga FONTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Diana_Karenne
https://www.ilcinemamuto.it/betatest/diana-karenne/
https://www.russinitalia.it/dettaglio.php?id=1153
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