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REPORTAGE
ZANZIBAR
L'isola felice
Mi trovo al Kendwa Rocks
Restaurant nella parte settentrionale dell’isola di Zanzibar. È
sabato sera e siamo in pieno Full moon party, la festa con
spettacoli di balli locali, acrobazie e giochi col fuoco sulla
spiaggia
Mi trovo al Kendwa Rocks
Restaurant nella parte settentrionale dell’isola di
Zanzibar. È sabato sera e siamo in pieno Full moon
party, la festa con spettacoli di balli locali,
acrobazie e giochi col fuoco sulla spiaggia che si
svolge una volta al mese nel periodo della luna piena.
Il Kendwa Rocks è uno dei ristoranti più famosi della
Tanzania e si trova nel giardino di uno degli edifici
storici di Zanzibar.
Da qui si gode un panorama
suggestivo col sole che tramonta dietro le palme.
Insieme alla mia guida Jamila ci godiamo lo spettacolo
mangiando piatti italiani come i crostini toscani e i
tagliolini al pepe e basilico.
Jamila ha 24
anni, è laureata in sociologia e turismo e fa la guida
da soli sei mesi, dice che con il lavoro riesce a
malapena a vivere e sogna un giorno di stabilirsi a
Londra dove vive parte della sua famiglia. È molto
bella, testa completamente rasata porta un trucco molto
pesante con gli occhi sottolineati dall’eyeliner e una
forte tinta di rossetto rosso.
Noto che ci sono
poche donne tra i clienti e tutte straniere, Jamila mi
dice che la Tanzania è tra i paesi con i più alti
livelli di disuguaglianza di genere, dovuti
principalmente all’elevata mortalità materna e alla
scarsa alfabetizzazione, insomma solo i maschi accedono
all’istruzione secondaria. Le ragazze sono spesso
costrette a rinunciare alla scuola perché si sposano
molto presto a causa di gravidanze inattese.
Jamila mi dice: “La Tanzania è un paese molto povero e
le donne fanno fatica ad avere una loro indipendenza, i
pochi soldi che girano provengono soprattutto dal
turismo e in particolar modo da quello sessuale. Il
sesso si pratica specialmente nei complessi alberghieri.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, la stragrande
maggioranza dei turisti coinvolti proviene dall’Europa
occidentale e soprattutto da Francia, Italia e dal Nord
America. Il 97% dei lavoratori del sesso in Tanzania è
costituito da donne, la maggior parte delle quali sono
minorenni. Ma ultimamente assistiamo ad un aumento della
prostituzione maschile. Ogni giorno voli charter
scaricano gruppi di donne europee in cerca di relax. I
giovani del luogo hanno fatto della caccia alla turista
un vero e proprio lavoro appostandosi nei punti
strategici di accesso turistico, come aeroporti e moli
d’attracco. Identificano la preda in funzione dell’età
(meglio dai 55 in su) e si offrono come accompagnatori
con funzioni di assistente personale tuttofare. Si
dimostrano affabili e servizievoli, pronti a risolvere
qualsiasi problema che possa capitare e in caso a
soddisfare qualsiasi voglia, ma in fondo in fondo è solo
una questione di soldi tanto che considerano queste
donne per il colore della pelle: “Bottiglie di latte da
riempire!”
Chiedo a Jamila quali siano le
motivazioni che spingono queste donne a sobbarcarsi nove
ore di volo circa per una breve vacanza: “Di solito
queste donne non cercano esplicitamente sesso, ma una
settimana di evasione e caldo lontano da figli, mariti,
lavoro e impegni sociali oppure sono alla ricerca di una
relazione sentimentale che non trovano nel loro paese. È
a tutti gli effetti una ricarica di autostima perché
corteggiate e viziate da occhi maschili interessati. Si
sentono di nuovo belle, affascinanti, considerate,
sessualmente attraenti e capaci di catturare
l’attenzione dell’uomo che le fa sentire regine. Qui non
serve un seno rifatto, un tacco dodici o una borsa di
Prada, l’importante è avere la pelle bianca ed essere
generose e soprattutto rispettare la regola numero uno:
“Preservativo in borsetta e cuore in frigorifero.” Certo
sì qualcuna si innamora e crede ancora nella favola
dell’amore esotico, ma sono caparbie e, rispetto al
turista maschio che salta di fiore in fiore, queste
donne preferiscono avere un solo flirt per tutta la
settimana e a volte davvero nascono vere e proprie
relazioni, ma attenzione al ritorno nelle loro città non
hanno sensi di colpa verso i propri mariti perché
considerano questi giorni di vacanza un vero e proprio
svago senza la pesantezza di un tradimento e soprattutto
sono convinte che nel loro caso non si tratta di
sfruttamento. Certo si, vi è uno scambio di regali e
denaro, ma non è considerato come una tariffa per fare
sesso, ma solo un aiuto economico.”
Chiedo a
Jamila come si comportano invece i turisti maschi. “Loro
vengono intenzionalmente per fare sesso e sin dalla
prima ora cercano ragazze giovani, belle e appariscenti.
Del resto qui si abborda ovunque dal negozietto di
souvenir alla spiaggia, al mercato in hotel, nei vari
locali. Rispetto al turismo femminile, nell’approccio
maschile si stabilisce subito una tariffa che varia dai
15 ai 25 euro per tutta la notte. Le ragazze sono molto
calde ed alcune veramente belle con corpi statuari da
farti perdere la testa. In molti locali sono le ragazze
stesse che si avvicinano e in uno stentato inglese
iniziano i loro riti di seduzione.”
Parlando il
tempo è passato velocemente, in spiaggia si balla e si
canta ancora, Jamila si alza e mi saluta: “Si è fatto
tardi, devo andare.” Rispondo che anche per me è molto
tardi e che domani ho il volo per Milano alle 7:25. Esco
dal locale, un vento caldo e umido da nord si appiccica
alla pelle, tornando verso il resort noto una ragazza
poco vestita che attraversa la strada e mi viene
incontro. Mi chiede una sigaretta e poi in perfetto
inglese e senza mezzi termini, se ho bisogno di
compagnia per la notte. La guardo avrà si e no sedici
anni, è estremamente tenera, le sorrido e le dico che
sono stanco ed ho sonno. Lei sembra delusa: “Stasera non
sono fortunata incontro solo gente che ha sonno…” Poi
insiste: “Non ti piaccio?” E come se volesse
rassicurarmi mi dice che sarei il suo primo cliente di
questa sera. A quel punto prendo il mio portafoglio
e le do cinquanta euro. Lei non perde tempo, cala il suo
top rosso e scopre il suo meraviglioso seno abbondante.
Crede di avermi convinto e mi chiede in quale resort
pernotto. Le dico che basta così e faccio per andare.
Lei è sorpresa, sia per il mio gesto che per la cifra, e
con aria incredula mi chiede: “Mi dai questo senza
chiedere nulla in cambio?” Sorride ed aggiunge. “Se non
vuoi andare in albergo io conosco un posto tranquillo
sulla spiaggia dove appartarci. Tu sei un uomo generoso
e io voglio ripagare la tua gentilezza… Sono brava e
faccio l’amore completo.” Così dicendo solleva la gonna,
si volta e mi indica il suo sedere sodo senza intimo. Le
chiedo: “E dove lo faresti l’amore completo?” Lei ci
pensa un attimo, poi risponde: “Per fare sesso non ci
vuole un posto, ma una ragazza come me… Sono bella
vero?” Le rispondo che è bellissima, ma che non voglio
nulla in cambio e che non mi interessa il sesso a
pagamento. “Io posso farti compagnia tutta la notte.”
Declino garbatamente l’offerta mentre lei delusa e quasi
offesa ripone i soldi nella borsa. Poi la vedo
allontanarsi, sicuramente in cerca di un altro cliente.
A me non resta che raggiungere il resort e considerare
concluso il mio viaggio a Zanzibar.
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L'articolo è a cura di Adamo Bencivenga
Realizzato grazie a:
https://easyzanzibar.com/zanzibar-cosa-fare-la-sera/
https://www.africarivista.it/i-beach-boys-di-zanzibar/213813/?srsltid=
AfmBOoqh4qckztY260jxWnfPLukElllTrp2-seMt1Js0yXI3HdWKaeQu
https://27esimaora.corriere.it/articolo/turismo-sessuale-al-
femminile-le-donne-sono-cosi-diverse-dagli-uomini/
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