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Stalking a Roma: una
storia di ossessione
Questa storia, ispirata a fatti
reali, mostra le complessità dello stalking non solo come minaccia
esterna, ma come forza che può destabilizzare anche le relazioni più
intime.

Era il primo aprile del
2023, una giornata tiepida a Roma. Claudia, una
conduttrice radiofonica di 35 anni, conosciuta per la
sua voce vivace e il sorriso che traspariva anche
attraverso il microfono, stava finendo la sua
trasmissione mattutina su Radio Roma Out. Uscendo
dallo studio, salutando il fonico, trovò una sorpresa
inaspettata sul divano nel piccolo corridoio in entrata.
Una grande cesta di fiori colorati, due libri di poesia
e un biglietto scritto a mano: «Per la più brava speaker
dell’etere romano e anche la più bella», recitava,
firmato da un certo Giulio F. Claudia sorrise,
pensando fosse un gesto gentile di un ascoltatore, ma
qualcosa non le quadrava, poi però, essendo in ritardo
per il suo appuntamento mensile dal dentista, lasciò
cadere quel pensiero. Del resto non era la prima volta
che riceveva regali dai suoi fan.
Qualche giorno
dopo, mentre salutava i colleghi nell’atrio della radio,
un uomo sulla quarantina, capelli brizzolati e un
sorriso teso, si avvicinò a lei. «Claudia, sono Giulio,
quello dei fiori.» Disse l’uomo, porgendole una scatola
di cioccolatini. «Spero di non essere inopportuno, ma
volevo conoscerti di persona.» Lei, colta alla
sprovvista, ringraziò con garbo lo sconosciuto, ma
mantenne le distanze. «È gentile da parte tua, ma non
era necessario, davvero.» L’uomo insistette:
«Ascoltandoti mi ero infatuato della tua voce, ma ora
che ti vedo di persona, sei ancora più affascinante…»
Claudia imbarazzata non rispose e lui prendendo la palla
al balzo aggiunse con tono affabile. «Mi piacerebbe
avere il tuo numero, sai, per chiacchierare… sei
speciale.»
Claudia scosse la testa, sorridendo
per cortesia. «Grazie, ma sono sposata e non do il mio
numero di telefono. Apprezzo il pensiero, però.» Giulio
non sembrò scoraggiarsi e guadagnando l’uscita disse:
«Beh, non voglio forzarti, ma ci rivedremo, ok?» Quella
frase non piacque a Claudia, sembrava più una minaccia
che un saluto.
Nei giorni successivi, Giulio
continuò a far pesare la sua presenza e i regali
continuarono ad arrivare: un mazzo di rose, un cd con
una playlist personalizzata, persino un piccolo ritratto
con il viso di Claudia e una dedica. Poi una mattina,
mentre lei stava preparando la scaletta in sala regia,
l’uomo si materializzò di nuovo con una scatola di
pasticcini. «Li ho presi apposta per te», disse,
posandoli sulla scrivania.
Quella presenza stava
diventando inquietante e a quel punto Claudia in tono
fermo gli disse: «Giulio ti prego. Non voglio più
regali. Non voglio che torni qui. Ho un marito, una
vita. Per favore, smettila.» Giulio la fissò incredulo,
come se non si aspettasse quel rifiuto: «Tu non capisci,
Claudia. Io sono pazzo di te.» Lei sentì un brivido.
«Non sono interessata... Sei gentile, ma devi rispettare
la mia decisione e soprattutto la mia tranquillità.» Lui
si avvicinò, cercando di sfiorarle la mano. «Non vuoi
nemmeno provarci? Io cerco solo la tua amicizia. Per me
sarebbe un onore averti come amica. Ti chiedo solo di
conoscerci, tra noi potrebbe nascere qualcosa di
speciale.» Claudia si ritrasse. Alzò la voce. «Non
c’è nessun ‘noi’. Per favore, vai via.» Giulio con la
voce tremante sussurrò: «Vuoi o non vuoi resterò sempre
un tuo fan». Uscì lasciando i pasticcini sulla
scrivania. Nonostante quel rifiuto, Giulio F. non si
fermò. I regali si fecero più frequenti, accompagnati da
biglietti sempre più intimi. Uno diceva: «Non mi
arrendo, Claudia. Sei la mia musa.» Un altro: «Tra il
rimpianto e te, scelgo sempre te.» Claudia iniziò a
sentirsi intrappolata. Ogni volta che usciva dalla
radio, temeva di trovarlo lì, in attesa. Quando
camminava da sola per le strade del quartiere si
guardava sempre le spalle, controllava le ombre nei
parcheggi. La sua allegria in onda si incrinava; i
colleghi notavano che era distratta, ma lei sorrideva e
cambiava discorso.
Non era affatto tranquilla e
una sera decise di parlare con suo marito. Luca, non le
fece terminare il racconto e si infuriò. «Tu ti fidi di
tutti, sei sempre gentile con tutti, sicuramente lo
avrai incoraggiato…» Claudia trasalì: «Ma che dici, sei
matto?» E Luca: «Devi denunciarlo! Questo tizio è fuori
controllo.» Ma Claudia, sapendo bene cosa avrebbe
comportato la denuncia e la risonanza che avrebbe avuto,
in cuor suo sperava che quel tizio, visti i suoi netti
rifiuti, si stancasse.
Giorni dopo arrivò un
pacchetto regalo con un nastro rosa. Dentro, un
braccialetto con un cuore d’oro e una lettera che la
fece gelare: «Stavo soffrendo troppo, stavi dando tutta
te stessa a un altro uomo che non ti meritava, ma come
vedi ti ho aspettata ed ora non me ne vado. Continuerò a
cercarti, a migliorarmi per riconquistarti.» Claudia
lesse e rilesse quelle parole, il cuore le batteva forte
disordinatamente. Tra loro non c’era mai stata nessuna
relazione! Giulio si era costruito un film tutto suo, un
mondo in cui in passato loro due erano legati, una
fantasia in cui lei era la sua amante, e questo la
terrorizzava.
«Non è più un fan ossessivo. È
pericoloso.» Si ripeteva ogni giorno, ma data la
reazione di suo marito decise di tenere tutto per sé. A
casa, però, il suo silenzio pesava. Luca, che conosceva
ogni sfumatura della moglie, la incalzava. «Sei strana,
oggi è successo qualcosa?», le disse una sera, mentre
cenavano. «Sempre quel tizio?» Claudia, con un nodo in
gola, negò. «È solo stress, Luca. La radio, sai com’è.»
Ma Luca non era convinto. La sua gelosia, già un
punto debole del loro matrimonio, si accese. «Allora se
non è lui, c’è un altro, dimmelo», sbottò una volta. Lei
non poteva dirgli la verità senza rischiare un’altra
reazione esplosiva e magari essere accusata di
incoraggiare quelle avance, ma ogni omissione alimentava
i sospetti di Luca. «Non c’è nessun altro», ripeteva, ma
le sue parole suonavano vuote. Luca iniziò a controllare
il suo telefono quando lei dormiva, a chiederle dove
fosse stata dopo il lavoro. La fiducia tra loro si stava
sgretolando.
Claudia si sentiva in trappola. Lui
era sempre più distante. «Non ti riconosco più. Non sono
stupido.» Lei, esausta una sera rispose. «Non è quello
che pensi, ti prego, fidati di me.» Ma Luca ebbe una
reazione scomposta, uscì di casa sbattendo la porta.
Claudia si sentì improvvisamente sola, schiacciata tra
la paura di Giulio e la gelosia di Luca. Ogni giorno era
una lotta per mantenere la facciata: sorridere in onda,
evitare Giulio e placare Luca.
Una sera, Luca
trovò un messaggio su un social di Claudia: «Sei tutto
per me, ripensaci ti prego». Luca esplose. «Chi è
questo? Dimmi la verità!» Lei, in lacrime, cedette. «Non
è quello che pensi», singhiozzò. «È quel tizio che mi
perseguita.» Poi aggiunse giustificandosi: «Non te l’ho
detto perché avevo paura che ti arrabbiassi, che
pensassi male di me.» Luca fuori di sé urlò: «Allora
mi stai mentendo da mesi! Come posso fidarmi di te?»
Quella confessione invece di unirli, scavò un solco
ancora più profondo.
La radio, il suo rifugio,
era diventato un luogo di ansia. Ogni ascoltatore
anonimo poteva essere Giulio! Ormai vedeva e sentiva la
sua ombra dappertutto. Allora decise di vedere una
terapista per gestire quell’ansia e il senso di colpa.
«Voglio tornare a essere me stessa», le disse. Ma ogni
tanto, un messaggio anonimo o un rumore fuori casa la
faceva sobbalzare. Giulio era fuori dalla sua vita, ma
il suo spettro aleggiava ovunque.
Fu un tardo
pomeriggio di settembre 2023 quando finita la sua
trasmissione, trovò un nuovo biglietto di Giulio,
infilato sotto la porta dello studio: «Claudia, so che
sei infelice. Dammi una possibilità. Solo una cena,
stasera, al Ristorante La Pergola. Non ti chiedo altro.
Voglio solo ascoltarti». Claudia fissò il biglietto,
sapeva bene che accettare starebbe stata una follia.
Eppure, in quel momento, pensò che quella fosse l’unica
alternativa per dare un taglio netto a quella storia.
Del resto i suoi rifiuti non avevano dato alcun
risultato, per cui si disse che forse parlandogli a
cuore aperto, raccontando i suoi disagi e le sue
fragilità, lui avrebbe capito e l’avrebbe lasciata in
pace.
Ma non decise all’istante. Tornò a casa,
Luca era ancora fuori, ormai usciva spesso. Provò a
chiamarlo, ma lui non rispose. Quell’incomunicabilità la
soffocava: «Cazzo, ma perché si comporta così! Io ho
bisogno di aiuto e lui sparisce», mormorò, gettando il
telefono sul divano. E allora presa dalla rabbia decise.
Contro ogni buonsenso, si preparò come in trance,
scegliendo un vestito nero elegante, ma non troppo
appariscente, come a voler mantenere un confine. Si
guardò allo specchio, il volto teso. «Sto facendo un
errore enorme», sussurrò consapevolmente. Ma la rabbia
verso Luca, la stanchezza di sentirsi in colpa, la
spinsero fuori di casa: Ore 20, Ristorante La Pergola.
La Pergola era un locale di lusso con vista su Roma
e i tavoli adornati da candele e fiori. Giulio la
aspettava all’ingresso, impeccabile in un completo
scuro, un sorriso che nascondeva un’intensità
inquietante. «Sei ancora più bella di quanto
immaginassi», disse, porgendole una rosa. Claudia forzò
un sorriso. «Grazie, ma ricordati, è solo una cena. Poi
mi lascerai in pace, vero?»
Lui non rispose, si
sedettero a un tavolo vicino alla finestra, con la
cupola di San Pietro che brillava in lontananza. Giulio
ordinò del vino, un Barolo costoso, e iniziò a parlare.
«Sai, Claudia, stasera sono l’uomo più felice del mondo,
grazie per aver accettato il mio invito.» Poi aggiunse:
«Ti ascolto ogni giorno in radio. La tua voce… è come se
parlassi direttamente a me». Lei annuì, sorseggiando il
vino e cercando di mantenere la conversazione leggera.
«È il mio lavoro, Giulio. Parlo a tutti gli
ascoltatori». Ma lui si sporse verso di lei. «No, tu
parli a me, solo a me. Lo sento. C’è qualcosa tra noi,
lo sai anche tu».
Claudia si irrigidì. «Ti
sbagli. Sono qui solo per chiarire le cose. Ti ripeto
non c’è e non c’è mai stato un ‘noi’.» Lui rise, come se
non le credesse. Claudia, cercando un’improbabile
comprensione aggiunse: «Questa situazione mi sta pesando
molto. E per colpa tua ho anche dei problemi con mio
marito. Lui è geloso e bisticciamo continuamente.» Lui
prese l’occasione al volo: «Non devi fingere con me. Non
sono io la causa dei vostri problemi, tuo marito non ti
ha mai capito. Io sì. Io voglio solo la tua felicità…»
Le sue parole la colpirono, non perché fossero vere, ma
perché rispecchiavano il vuoto che sentiva con Luca. Per
un istante, si chiese se davvero meritasse di più, ma
poi vedendo il modo in cui Giulio la guardava, come se
fosse una preda, fu travolta dal rimorso.
Aspettando la cena Giulio che alternò complimenti a
racconti sulla sua vita: un lavoro in banca, una
solitudine che, diceva, solo Claudia avrebbe potuto
colmare. «Non voglio spaventarti», disse a un certo
punto, sfiorandole la mano. «Voglio solo renderti
felice». Claudia ritrasse la mano, il cuore le batteva
forte. «Giulio, non voglio illuderti Sono sposata ed ho
accettato questo invito solo per chiarire, ma ora mi
rendo conto che questa cena è stata un errore». Lui la
fissò, il suo sorriso si trasformò in un ghigno amaro.
«Non dire così. Stasera sei qui con me. Questo significa
qualcosa. Sento che sarà un grande amore…»
Claudia sentì il peso del suo errore. Ogni parola di
lui, ogni gesto, confermava che non era solo un
ammiratore, ma un uomo che si era costruito una fantasia
pericolosa. Alla fine alzandosi di scatto disse: «Devo
andare.» Giulio cercò di trattenerla. «Aspetta, Claudia,
non rovinare tutto. Possiamo essere felici, lo siamo già
stati, perché non riprovare? Non puoi scappare da quello
che proviamo. Ti troverò.» Lei scosse la testa. «Vado,
non scrivermi, non cercarmi più.»
Fuori dal
ristorante, Claudia guardò l’ora sul telefono, era
passata circa mezz’ora. Camminò in fretta fino a quanto
a distanza di sicurezza chiamò un taxi. Quando arrivò a
casa erano passate da poco le nove e trovò Luca sul
divano. «Dove sei stata?» chiese lui con un tono duro.
Claudia, sopraffatta dal senso di colpa, crollò. «Ho
fatto un errore, Luca. Ho visto quell’uomo, quello che
mi perseguita. Ho accettato di incontrarlo per farlo
smettere e non è successo niente, te lo giuro». Luca
la fissò, ferito. «Sei uscita con quell’uomo? Allora non
è uno stalker? Come posso crederti?» Claudia pianse,
raccontandogli tutto: i regali, i biglietti, la paura,
ma evitando di dirgli che ci era andata a cena. «Non so
perché l’ho fatto. Ero arrabbiata, mi sentivo sola. Ma è
stato un errore». Luca, nonostante il suo pianto, non
capì e lei pensò che quella serata fosse un punto di non
ritorno. Il suo matrimonio era appeso a un filo, e la
fiducia, già fragile, era quasi svanita.
Quella
serata a “La Pergola” si era trasformata in un incubo.
Giulio, nei giorni seguenti, non solo non aveva smesso
di perseguitarla, ma aveva intensificato la sua presenza
inviandole lettere, alternando dichiarazioni d’amore a
frasi criptiche: «Non puoi negare quello che c’è tra
noi. L’altra sera eri bellissima, ti ho sentita mia,
sai? So che mi ami e ed io, angelo mio, ti aiuterò a
fare il grande passo…»
Lei aveva iniziato a
cambiare orari, a evitare di uscire da sola, ma la paura
la seguiva ovunque finché la situazione prese una piega
ancora più oscura. Ricevette un messaggio vocale sul suo
telefono privato. Come aveva fatto Giulio ad avere il
suo numero? Si sentiva in trappola! Sconvolta,
ascoltò il vocale. Praticamente una minaccia che colpì
Claudia nel suo punto più vulnerabile, il suo matrimonio
già fragile: «Claudia, non puoi ignorarmi per sempre. So
che hai paura che tuo marito scopra tutto. Quella cena…
non era solo una cena, e lo sai. Se non mi incontri di
nuovo, racconto tutto a Luca. Ho le foto del ristorante.
Vuoi davvero che lo sappia?»
Claudia ascoltò per
tre volte il messaggio. Foto? Non ricordava che Giulio
avesse scattato immagini, ma l’idea che potesse avere
prove la fece rabbrividire. Si chiuse in bagno, lontano
dagli occhi dei colleghi, e richiamò il numero,
tremando. «Giulio, cosa vuoi da me?» Chiese con la voce
spezzata. «Voglio te», rispose lui, con un tono che
mescolava adorazione e minaccia. «Non voglio farti del
male, Claudia. Ma se mi ignori, non avrò scelta. Luca
deve sapere che sua moglie non è così perfetta. Chiedo
solo un’altra cena, solo noi. Altrimenti, gli mando
tutto».
Claudia sentì le lacrime bruciarle gli
occhi. «Non c’è stato niente, Giulio. Era solo una cena.
Non puoi ricattarmi per questo». Lui rise. «Davvero? E
Luca la penserebbe così? Pensi che crederà a te o a me»
Poi la linea cadde.
La sera stessa mentre era
davanti alla tv seduta sul divano con suo marito
ricevette un altro vocale. Giulio era sotto casa sua e
la pregava di affacciarsi alla finestra. «Solo un attimo
amore, voglio vederti sono un attimo e poi vado via.»
Claudia era paralizzata. Ma non cedette, rimase
seduta su quel divano stringendo forte la mano di suo
marito. Sapeva che cedere di nuovo a Giulio sarebbe
stato come cadere in una spirale senza fine. Poi dopo
circa un quarto d’ora un altro messaggio: «Allora, lo
hai voluto tu…»
Quella notte non prese sonno, il
pensiero che Luca scoprisse della cena da Giulio e non
da lei, la terrorizzava. Una rivelazione del genere e
distorta avrebbe potuto distruggere definitivamente il
loro matrimonio. Pensava tormentandosi.
Fu a
quel punto che decise che non poteva più piegarsi. La
minaccia di Giulio l’aveva spinta al limite, ma cedere
di nuovo avrebbe solo dato più potere al suo ricatto.
Con le gambe che tremavano, si presentò la mattina dopo
al commissariato, portando con sé i messaggi vocali, i
regali e qualsiasi indizio che provava lo stalking.
«Quest’uomo mi perseguita e ora mi ricatta, ho timore
che possa fare qualcosa di peggio», spiegò all’agente,
la voce rotta. «Ho paura per me e per la mia famiglia».
La polizia convocò Giulio, che negò tutto,
sostenendo che Claudia lo aveva illuso: «Voglio solo
farle capire quanto la amo.» Ma le prove erano
schiaccianti. Gli fu notificato un ordine restrittivo,
con il divieto di avvicinarsi a Claudia o contattarla.
Tuttavia, il danno era fatto. Luca, ferito anche dalla
scoperta della cena si chiuse in un silenzio ostile.
«Ora come faccio a sapere cos’altro mi nascondi?»
Claudia si sentiva in colpa, la denuncia aveva
fermato Giulio, almeno per il momento, ma lei si sentiva
come se avesse tradito fisicamente suo marito.
Lentamente, cercò di ricostruire la fiducia con Luca,
anche se ogni conversazione era un campo minato. Doveva
trovare la forza di riprendersi la sua vita, sapendo che
la sua ostinazione a non chiedere aiuto non era stata
altro che un’illusione pericolosa. «Non capisco»,
confidò a una collega della radio. «Come può qualcuno
costruirsi una storia del genere nella testa? Non gli ho
mai dato speranze.» La strada era lunga, ma lei non
avrebbe più permesso alla paura di guidare le sue
scelte. Questa storia, ispirata a fatti reali, mostra
le complessità dello stalking non solo come minaccia
esterna, ma come forza che può destabilizzare anche le
relazioni più intime e nel contempo come lo stalking
possa trasformare un gesto apparentemente innocuo in
un’ossessione che distrugge la serenità di una persona.
Ora Claudia, come tante vittime, cerca di
riprendersi la sua libertà, un passo alla volta.
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Questo racconto
pur basato su fatti di cronaca è opera di pura fantasia. Nomi, personaggi e
luoghi sono frutto dell’immaginazione
dell’autore e qualsiasi somiglianza con fatti, scenari e
persone è del tutto casuale.
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reserved Adamo Bencivenga
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