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STORIE VERE
STORIA DI UN TRADIMENTO
“Ma come ha fatto mio marito a
perdonarmi?”
"Era una giornata come tante altre,
almeno credevo, nulla sembrava fuori posto, i figli a scuola, mio
marito in ufficio ed io in bagno a prepararmi per andare al
lavoro..."
Era una giornata come tante
altre, almeno credevo, nulla sembrava fuori posto, i
figli a scuola, Stefano, mio marito, in ufficio ed io in
bagno a prepararmi per andare al lavoro. Stefano mi
aveva già chiamato per darmi il buongiorno: “Sei sveglia
amore?” Lo faceva ogni giorno da quando ci eravamo
sposati, cioè da venticinque anni. Non so se lo facesse
per affetto, per abitudine, ma a me non importava, per
me era il rinnovo della promessa del suo amore e quel
singolo e semplice gesto quotidiano mi riempiva di
buonumore e mi rendeva leggera, pronta per affrontare e
superare le noie della giornata.
Tante coppie
fanno fatica ad andare avanti, altre alle prime
difficoltà si separano, ma a noi non era successo, anzi
seppur con alti e bassi, il nostro legame, almeno
all’apparenza, era davvero speciale senza nubi
all’orizzonte. Già, almeno all’apparenza, perché da
qualche mese vivevo un mio segreto.
E il mio
segreto si chiamava Maurizio, faceva il cuoco e lavorava
come me in un grande ristorante fuori Roma. Io servivo
ai tavoli e alla bisogna aiutavo in cucina. All’inizio
tra noi non c’era la minima attrazione, ci si vedeva
qualche volta a fumare nel giardino fuori dal locale, ma
entrambi, non cercando una storia parallela ai nostri
matrimoni, ci limitavamo a parlare del tempo e del
lavoro, mai un’allusione, mai un’ambiguità che mi avesse
fatto pensare. Una sera però, uscita per fare ritorno a
casa, la mia auto non ha voluto sapere di fare la brava
e lui, vedendomi in difficoltà, si era avvicinato
offrendomi gentilmente un passaggio. Era quasi
mezzanotte, certo avrei potuto chiamare mio marito, ma
non ci ho visto nulla di male e sono salita nella sua
auto.
Durante il viaggio tutto ad un tratto con
fare disinvolto e forse in vena di complimenti mi ha
detto che la divisa di cameriera non mi rendeva
giustizia e che con i miei abiti ero davvero una signora
attraente. Per la verità indossavo una camicetta gialla
e una gonna nera, niente di che, ma ho avvertito
immediatamente che stava succedendo qualcosa di strano e
la mia razionalità mi ha suggerito di fare finta di
nulla e parlare d’altro anche perché, tra le altre cose,
poco prima mi aveva detto che sua moglie, da qualche
giorno, assisteva la sorella incinta di nove mesi, per
cui non dormiva in casa.
Per tutto il viaggio ho
temuto che in qualche modo si facesse avanti e arrivati
sotto il mio portone sono scesa di fretta respirando
profondamente per lo scampato pericolo. Certo sì, un
episodio banale che a noi donne capita spesso, ma da
quel giorno ho cominciato a guardarlo con occhi diversi
e a rendermi conto che non solo era un bell’uomo, ma che
il suo modo di fare, così gentile e delicato, era linfa
per la mia routine facendomi sentire al centro dei suoi
pensieri.
Da quella sera non passava giorno che
lui non notasse i miei orecchini, il mio trucco, la mia
calza, come raccoglievo i capelli, il mio sorriso,
insomma mi faceva sentire speciale, unica al mondo, come
se solo io avessi un ottimo gusto nel vestire, avessi
belle gambe, un bel seno e tutte le altre donne ne
fossero prive.
Non che mio marito non fosse
altrettanto attento, ma quei complimenti fatti da un
quasi sconosciuto e tra l’altro più giovane di me mi
facevano sentire più importante tanto che ho cominciato
la mattina a rimanere più tempo in bagno, a guardarmi e
a chiedermi inconsapevolmente se quel giorno le fossi
piaciuta e quale complimento avrei ricevuto.
Maurizio, sposato e senza figli e forse per questo
sempre sorridente, prendeva la vita con filosofia e più
di una volta, quando lo mettevo al corrente dei miei
problemi con i miei figli, cercava di tranquillizzarmi
smussando tutti gli angoli e le asperità che mi facevano
preoccupare.
Non perdeva occasione di
avvicinarsi a me, all’inizio con qualche scusa, ma poi,
consapevole della reciproca simpatia, mi aspettava
volutamente nel piazzale davanti al ristorante per
passare un po’ di tempo con me prima di iniziare il
lavoro. Siamo andati avanti per qualche settimana e se
fosse stato per me saremmo potuti andare avanti anche
per secoli. Mi faceva piacere quell’amicizia, mi piaceva
quel gioco malizioso e giuro mai al tempo mi sono
chiesta se tra noi fosse potuto sbocciare qualcosa di
diverso, ma nel contempo mi piaceva essere desiderata e
non nascondo che di tanto in tanto avvertivo qualche
brivido lungo la mia schiena. Insomma la sua vicinanza,
il suo profumo, il suo guardarmi intensamente negli
occhi mi provocava qualcosa di indefinito che non
provavo più con mio marito fino a quando, complice un
angolo buio della cucina, lui non ha resistito e si è
fatto avanti.
Un bacio furtivo certo, niente più
e niente meno e con tante scuse da parte sua: “Scusami
tanto, mi sono lasciato andare e non dovevo…” Ma a me
era mancato letteralmente il respiro e la prima cosa che
mi sono chiesta è stata se fosse possibile alla mia età
provare ancora certe emozioni e soprattutto cosa avessi
di tanto attraente che da sola non riuscivo a vedere.
Certo sì, quel bacio sarebbe potuto rimanere unico, ma
il giorno dopo lo strascico di quella sensazione mi ha
aperto totalmente le porte dell’incoscienza e quel
bacio, nella mia auto, è diventato doppio, triplo,
insomma ci siamo baciati fino allo sfinimento, ogni
bacio come se fosse il primo e al tempo stesso l’ultimo.
Beh ovvio che mi sono domandata cosa stesse
succedendo e come fosse possibile amare due uomini
contemporaneamente, ma felice ed incosciente covavo
segretamente quell’emozione, anche se la sera a casa,
per la paura di essere scoperta, mi ripromettevo il
giorno dopo di fare la brava, ma erano solo buone
intenzioni che lastricavano la via dell’inferno perché
quando lo rivedevo scompariva magicamente ogni remora ed
esplodeva di nuovo il desiderio di quei baci fino a
quando ci siamo accorti entrambi che, pur così
travolgenti, quei baci non appagavano più la nostra
passione.
Maurizio mi tempestava di messaggi e
telefonate, nei nostri ritagli di tempo mi raccontava,
per farmi sentire importante, di quanto fosse stato
infedele nella sua vita, ma che con me era tutto diverso
perché rappresentavo senza ombra di dubbio il suo ideale
di donna. Disarmata e invaghita lo sognavo praticamente
ogni notte ed ormai, pronta ad accoglierlo, sognavo il
momento in cui sarebbe successo.
Sì certo, ero
decisa a fare il grande passo, ma nel contempo andavo
avanti con la mia vita mettendoci tutto l’impegno
possibile e cercando di essere sempre e comunque una
buona madre e una buona moglie. Mi ripetevo che se si
fossi andata a letto nulla sarebbe mai cambiato, che in
un certo senso sarei rimasta fedele ai miei figli e a
mio marito, anche se oramai i miei sentimenti
viaggiavano parallelamente e pregavo Dio che non si
fossero mai intrecciati. In un momento di debolezza ho
anche pensato di confessare a mio marito, se non tutto,
almeno in parte la mia storia, magari annacquandola ad
una leggera simpatia, ma subito dopo mi ripetevo che
svuotandomi la coscienza gli avrei fatto solo del male e
immancabilmente spezzato il cuore. Insomma volevo
proteggerlo dai miei cattivi pensieri e mi dicevo
illudendomi che anche quello in fondo era amore.
Il passo seguente è stato breve, voluto e
desiderato. Dicevo era una giornata come tante altre, ma
inspiegabilmente è successo ciò che desideravo, ma anche
l’imprevisto. Colpa del destino? Colpa della mia gonna
troppo corta, del mio rossetto più acceso, della mia
calza vezzosa che non avevo mai messo prima? Non so in
quel momento cercavo solo di allontanare da me le mie
responsabilità perché quel giorno non ho fatto nulla
perché non succedesse.
Quando Maurizio tra una
portata e l’altra mi ha detto che aveva prenotato una
stanza nel pomeriggio nel motel proprio accanto al
ristorante ho annuito senza dire nulla. Vivevo ormai due
vite di moglie e d’amante completamente separate e in
quella d’amante avvertivo solo il piacere di stare con
lui, sentirmi al centro del mondo, bella, desiderata,
viziata ed appagata. E così è successo, alle tre in
punto, finito di rimettere in ordine la sala, siamo
usciti insieme e senza parlare abbiamo percorso quei
trenta metri del piazzale ritrovandomi poco dopo dentro
quella stanza, rapita dal desiderio di provare qualcosa
di speciale.
Con la luce soffusa e le serrande
abbassate Maurizio ha iniziato a spogliarmi ripetendomi
quanto fossi bella, attraente e speciale. Mi sono
lasciata andare completamente senza più chiedermi quale
fosse la ragione, il limite della verità e dove
iniziasse la menzogna e il suo desiderio di avermi a
tutti i costi. In quel frangente ero attenta solo ai
miei brividi che sentivo correre all’impazzata e
raggiungere ogni parte del mio corpo, al suo cuore
battere, all’umido delle mie cosce, al secreto di quella
complicità immorale. Ero sua, completamente sua, calda,
bagnata, impaziente e pronta. Sentivo il suo respiro tra
le mie gambe, la sua saliva mescolarsi ai miei umori e
lì ho avuto il primo orgasmo violento e liberatorio, poi
un secondo ancora più abbondante. E a quel punto senza
più esitazioni lui è affogato nel mio mare. Eravamo
perfettamente uniti tanto che nello specchio
dell’armadio non riuscivo a distinguere le due figure, i
nostri corpi erano fusi in un blocco unico.
Rallentava e accelerava seguendo i miei gemiti, le mie
urla, i profondi respiri per riprendere fiato.
Finalmente femmina e posseduta sentivo il suo corpo
sciogliersi. Era maledettamente bello fare l’amore con
lui, lui era l’essenza del desiderio ed io la femmina
cedevole, la schiava del piacere sottomessa al puro
godimento. Completamente asservita ai piaceri
dell’amore, nonostante fossi più grande di lui, lo
seguivo come un’allieva alle prime armi, sentivo il suo
sesso dalle parti del mio cuore, la sua bocca nella mia,
il suo sudore acido, l’odore forte del mio nettare, le
mie urla viziose, il suo pene ancora duro come marmo, la
saliva fondersi, i capelli bagnati, i baci sul collo, il
cigolio del letto, le pareti crollare quando in un
fremito interminabile ho toccato con un dito soffitto,
paradiso, cielo e stelle.
Mi scocciava
ammetterlo, fare paragoni, ma mai in amore ero stata
così bene, su quel letto lo baciavo, ma non erano i
soliti baci, ma qualcosa di più che aveva il sapore del
ringraziamento. Mi aveva fatto sentire una ragazzina,
come fossi in una giostra trascinata su e giù per le
montagne russe. Avevo lasciato che tutto accadesse,
impotente davanti a tanta forza di vivere da sola una
parte della mia vita all’insaputa di marito e figli. Mi
aveva saziato cuore e mente, appagato ossa e pelle
facendomi sentire una vera femmina, ma la cosa curiosa
era che, anche in quel momento di totale abbandono,
pensavo che non avrei mai rinunciato a nessuno dei due
uomini della mia vita, ovviamente se il diavolo, sempre
in agguato, non avesse fatto la sua parte.
Per
godermi ogni istante di quel primo nostro incontro e per
lasciare il mondo fuori da quel motel avevo spento il
telefono, ma proprio quel giorno il destino ha voluto
che mio figlio più piccolo avesse un incidente con lo
scooter e mio marito, dato che non rispondevo, aveva
pensato bene di venire al ristorante. Non trovandomi era
rimasto ad aspettarmi sul piazzale per poi avere la
gradita sorpresa di vedermi uscire da quel motel.
Penso che nessuno mai abbia avuto il dubbio di non
considerare amanti un uomo e una donna che escono
sorridenti da un motel e questo, vedendomi in compagnia
di Maurizio, non lo ha considerato nemmeno mio marito.
Ecco è stata la vista di mio marito, in quel
momento estraneo e fuori posto, che mi ha riportato alla
cruda e vera realtà, come se prima fossi stata
ipnotizzata da un'attrazione irrazionale, incapace di
resistere al richiamo di qualcosa di proibito. Proprio
su quel piazzale mi sono resa conto quanto fossi una
moglie infedele e in un mare di sensi di colpa ho
provato vergogna e dolore fisico. Non perché prima non
me ne rendessi conto, ma guardandomi con gli occhi di
mio marito ho visto una donna che stava calpestando i
suoi affetti più cari.
Mai avrei voluto ferirlo
e da quel giorno ogni notte è stato un tormento, quando
chiudevo gli occhi, rivivevo quel momento, e la
consapevolezza di averlo deluso mi lacerava l'anima.
Avrei voluto tornare indietro e cancellare
quell’istante, avrei voluto convincermi che era stata
solo una debolezza, una mia fragilità passeggera ed
effimera, insomma una scappatella presa alla leggera e,
che non aveva avuto alcun valore per me, ma avrei
mentito perché, anche se per poco tempo, avevo amato un
altro uomo senza però smettere mai di amare mio marito.
Mi ero resa conto immediatamente che chiedere
perdono non sarebbe stato sufficiente per lenire il
dolore che gli avevo causato, ma ero determinata con
ogni fibra del mio essere a lottare per riconquistare la
fiducia che avevo spezzato. Perché tradire è un enorme
buco nero, una voragine che inghiotte ogni buon
proposito di espiazione dentro la quale non si trova più
pace. Alle volte mi chiedevo meschinamente se fosse
stato il tradimento a stravolgermi la vita o solo il
fatto che mio marito l’avesse scoperto. Mi ripetevo
quanto fosse fondamentale saperlo perché se fosse stata
vera la seconda ipotesi in un futuro lontano avrei
potuto cedere ancora, prendendo tutte le contromisure
del caso.
Comunque tornando su quel piazzale mio
marito, desideroso di mettermi al corrente sulle
condizioni di mio figlio, non mi aveva detto nulla.
Siamo saliti nella sua auto e di corsa siamo andati
verso l’ospedale senza dire una parola. Solo il giorno
dopo ne abbiamo parlato e lui, armandosi della sua
infinità bontà, si è dimostrato più che comprensivo,
dicendomi che molto probabilmente aveva sbagliato
qualcosa con me e che quando si tradisce la colpa non è
solo di una persona. A quelle parole ho iniziato a
piangere, a disperarmi, mi sono sentita davvero sporca
ed indegna pensando che mai sarei riuscita a perdonarmi.
Non so forse avrei preferito che mi ingiuriasse, che mi
disprezzasse fino a farmi toccare con mano il tormento
che stavo vivendo, ma dalla sua bocca non è uscito alcun
rimprovero e nemmeno la promessa che non lo avrei più
fatto.
*****
Ora è passato circa un
anno da quella volta, la nostra vita procede
serenamente, quell’episodio non ha avuto alcun
strascico. Ovvio mi sono licenziata da quel ristorante
ed ho trovato un nuovo lavoro part time in un pub, ma
senza che mio marito mi avesse in qualche modo
obbligata. L’ho fatto spontaneamente ben consapevole che
la vicinanza di Maurizio avrebbe potuto metterlo a
disagio.
Ora però mi chiedo come abbia fatto mio
marito a perdonarmi. Sì perché il punto che mi devasta
il cuore non è tanto il mio tradimento, ma il suo
perdono e la sua smisurata bontà di addossarsi colpe non
sue. Mi chiedo ogni giorno come abbia fatto ad
assolvermi, a non immaginare e non pensare a quei
momenti intimi quando la sua adorata moglie, la sua
compagna di una vita si faceva possedere estasiata da un
altro uomo, riservandogli la parte più segreta della
propria intimità.
Ecco sì, al tradimento teorico
ci si può anche passare sopra, ma se fossi nei suoi
panni non riuscirei mai tollerare il pensiero di quanto
sia illegale e immorale il momento in cui aprivo
oscenamente le gambe concedendo ogni mia goccia di
piacere, ogni mia profondità, che non è solo carne,
sesso, pelle, ossa, fica, ma si chiama anche famiglia,
fedeltà, figli, onestà, promessa, casa, lealtà, virtù e
marito.
E già è questo il punto di rigetto, la
mia assoluta intolleranza, la parentesi che non riesco a
chiudere, ci penso ogni giorno, ma lui mi accarezza, mi
coccola, si preoccupa del mio umore, dei miei pensieri
molesti, mi dice che non devo più pensarci, che il
passato non ritorna, che ama il mio presente, e per
questo mi bacia, si dedica a me, al mio piacere, mi fa
godere, come se nulla fosse successo, come se non
sapesse che qualcuno ha profanato il suo tesoro e quanta
dedizione ho impiegato io perché avvenisse. Ecco sì,
lo so, questo è l’amore vero e assoluto, che mai e poi
mai sarò capace di ripagare.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
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