.Io le ho viste, sotto le
piogge d’autunno e l’estate ancora secca, lungo i
porticcioli umidi del grande fiume Tago, e il mare vela
le facce, con l’aria calda delle Azzorre, e il vento
soffia e fa le ruote, alle gonne belle sopra il
ginocchio, e mescola i colori le pieghe delle stoffe,
lungo i saliscendi malinconici dei quartieri alti, lungo
le strade ripide e le rotaie del 28.
Io le ho
viste, recitare tra le zanzare lungo il mare, i versi di
Pessoa e dei poeti lusitani: “Non ci son per me fiori
pari, ai colori di Lisbona”, che si snodano dal mare e
al mare poi ritornano, sbattendo sulle case, sui tetti
amaranto, che si fanno rosa chiaro e ocra e acquarello,
sulle chiese e le moschee, sulle torri dei normanni.
Io le ho viste, tra le rovine fatiscenti del Grande
Terremoto, camminare fiere sulle macerie del Novecento,
sulla grande dittatura e la rivoluzione, sì certo, io le
ho viste, arrancare sulle colline che si alzano dal
mare, dalla Baixa al Bairro Alto per poi ricominciare,
un misto di culture d’anima fenicia, e araba e romana e
iberica e moresca, inoltrarsi nella kasbah di stradine e
scalinate, sotto il bucato fresco, steso fuori ad
asciugare, e piccoli negozi, di frutta e di verdura, e
taverne e cantine e locali e osterie, dove si gioca alle
carte sui tavoli all’aperto, sotto i pergolati, d’uva
nera e bouganville. Io le ho viste, bere Porto e
vino rosso sotto la statua di Re Josè, vestite sensuali
e i seni in bella mostra, che offrono ai passanti a
prezzi niente male, come i fiori nell’aiuole dei
giardini dell’Estoril, alte e statuarie, color ebano
antico, portoghesi immigrate dall’Angola e Mozambico,
oppure brasiliane che ridono alla vita e la vita le fa
belle. Io le ho viste nei chiarori di albe senza
fine, all’Elefante Branco, stile Belle Epoque, oppure al
Black Tie, riflesse negli specchi, sedute sui divani in
attesa di un invito, che accavallano ammiccanti le belle
gambe lunghe. Sì io le ho viste, signore ben vestite,
esperte del mestiere, sotto i lampioni gialli di Marques
de Pombal, lungo i viali silenziosi del Parco di
Eduardo, che passeggiano sicure con le loro labbra
rosse, accanto ad un ricordo, alle ombre appesantite, e
ti raccontano di quando avevano vent’anni, e com’erano
più rossi i garofani ribelli. Io le ho viste,
prendere il tram giallo verso il Bairro Alto, e quando
cala il tramonto bere fiumi di moijito, e caiporiska
alla fragola distillato alla canna, e dopo mezzanotte
ballare il fado di coimbra, nel miscuglio di viuzze e
stradine piene zeppe, belle brille indigene e oriunde
mezzo sangue, lungo i muri arabeschi e moreschi
dell’Alfama.
Io le ho viste, accettare il
baciamani da uomini eleganti, e poi sciogliersi come lo
zucchero, in un bicchiere di latte caldo, e
chiacchierare e poi ballare, il twerking alla moda, e
spegnere candeline per un addio al nubilato.
Io
le ho viste, belle e sorridenti studentesse liceali,
fare shopping al Corte Ingles per una borsa a poco
prezzo, e provare scarpe alte e guardarsi allo specchio,
per trafiggere gli sguardi dei ragazzi coetanei, e farsi
poi scortare lungo i viali alberati, e poi strusciarsi e
limonare contro i muri delle scuole.
Sì certo
che le ho viste, mangiare pesce fresco nei ristoranti
fronte mare, e spigole e salmone e tonno dell’oceano, e
il Bacalhau à Brás con cipolla e olive nere, oppure
carne e vongole, saltate nel buon vino, sì io le ho
viste, di fronte alle vetrine delle Confeitaria de
Belém, e fare la fila a gruppi per gustare poi in piedi,
i Pastéis de Nata di leggera pasta sfoglia, piccoli
canestrelli riempiti di crema buona.
Sì certo
che le ho viste, nella notte più corta del ventuno
giugno, tra le tante bancarelle del solstizio
dell’estate, devote a Sant’Antonio nativo di Lisbona, e
la sfilata in costume degli innamorati, e mangiare sarde
arrosto con una fetta di buon pane, nei chioschi
illuminati da luci colorate, ed accettare il manjerico
dal proprio fidanzato, una pianta di basilico da far
crescere e curare, che equivale ad una proposta per una
vita intera, per poi promettersi l’amore per sempre con
un bacio, mentre il fiume scorre lento sotto il cono
della luna, sì sì certo che le ho viste… le belle
ragazze di Lisbona.
.
|