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REPORTAGE
IL MESTIERE ANTICO

INTERVISTE IMPOSSIBILI
 

 
 

STORIA DELLA PROSTITUZIONE

I fiori di Shanghai
Dalla Shanghai degli anni Trenta ai giorni nostri
Chiamata spesso la "Puttana d'Oriente" è la città dai mille volti, misteriosa e seducente, ma anche pericolosa e malvagia che ha saputo nel tempo trasformare la povertà in ricchezza


 


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Prima della sua apertura all’Occidente, Shanghai era solo un piccolo porto di pescatori e solo dopo la metà del diciannovesimo secolo divenne un porto aperto in cui uomini d’affari, mercanti e avventurieri occidentali fecero la propria fortuna. Divenne ben presto la più grande città commerciale della Cina, praticamente una
calamita per i cinesi poveri in cerca di lavoro. Sotto il primo console del re d’Inghilterra, il capitano George Balfour, la città ebbe un continuo sviluppo divenendo la prima vera grande metropoli dell’intera Cina e nello stesso tempo una città cosmopolita con uno stile di vita occidentalizzato.

Con il passare del tempo quell’apertura all’Occidente, che aveva portato Shanghai a raggiungere l’apice dello splendore e della ricchezza, aveva favorito la diffusione dei caratteristici mali delle società industrializzate, come appunto la criminalità, la corruzione, la prostituzione e il traffico di droga. Ottenne così anche la fama di “Bordello dell’Asia” e indicata nel mondo come uno dei maggiori luoghi di perdizione e di dissoluzione.

Possiamo dire che la storia di Shanghai inizi di fatto con l'arrivo degli occidentali e di una sostanza allora sconosciuta e che cambierà la sua storia: ossia l'oppio. Furono soprattutto gli inglesi a diffondere l'oppio che coltivavano in India.

Dopo due guerre che videro la sconfitta dei cinesi, Shanghai fu divisa tra le potenze occidentali inglesi, francesi e statunitensi, alle quali si sommarono i giapponesi. E non a caso a partire dai primi anni del nuovo secolo divenne anche un vero e proprio “paradiso per contrabbandieri d’oppio”. Era estremamente facile ottenere licenze per l’apertura di fumerie fino a quando nel 1911 venne firmato un trattato anglo-cinese sull’oppio, che prevedeva una chiusura ufficiale dei centri di rivendita della droga e delle fumerie. Di conseguenza, il traffico d’oppio divenne clandestino e ciò portò a un incremento allarmante delle tante attività criminali legate ad esso in primis la prostituzione.

Fino a quel tempo la prostituzione avveniva in barche ormeggiate lungo il fiume Huangpu che attraversa Shanghai, ma l’odore del denaro attirò le belle signore nelle case terraferma. Le prime ad “emigrare” furono le Shuyu, la classe più sofisticata delle cortigiane. Famose per la loro bellezza e per l’abbigliamento erano allo stesso tempo rinomate per una raffinata sensibilità artistica. Intrattenevano i loro clienti durante la celebrazione delle festività e durante banchetti organizzati presso le loro abitazioni private. C’è da sottolineare che le Shuyu al tempo non si prostituivano, nel senso comune del termine, ma vendevano la propria raffinatezza artistica come cantare, suonare strumenti, scrivere poesie e recitare opere. Difficile, ma non impossibile era ottenere i loro favori sessuali. La maggior parte di loro erano giovanissime e spesso provenivano da bordelli nei quali avevano trascorso la loro infanzia.

Erano soprattutto orfane o appartenenti a famiglie povere. Acquistate da signore benestanti d’alto rango venivano adeguatamente preparate a svolgere le mansioni di casa divenendo a tutto gli effetti schiave della padrona che le aveva acquistate. Vivevano sotto stretta sorveglianza e le uniche uscite concesse erano nell’ambito delle attività professionali.
Il denaro guadagnato diventava automaticamente di proprietà della padrona. Le cortigiane potevano tenere per sé gli eventuali regali. Solamente le cortigiane più abili riuscivano a garantirsi abbastanza denaro supplementare che avrebbero conservato nella speranza di ripagare un giorno il proprio debito con la padrona del bordello e tornare quindi ad essere libere.

Formalmente erano delle cortigiane e non prostitute per cui entrare in contatto con loro era estremamente complicato a meno che non si venisse presentati da un altro cliente. Ottenere i loro servizi sessuali richiedeva un processo molto lungo ed elaborato, nonché cospicue somme di denaro a fondo perduto nel senso che non era così automatico finire a letto con una cortigiana Shuyu.

Con il trascorrere dei decenni però le belle e sofisticate Shuyu vennero assimilate alla classe di prostitute Changsan anche se di altissimo livello, non escludendo quindi la possibilità di intrattenere relazioni esclusive e sessuali anche per diversi anni con uomini facoltosi.
Le Changsan di contro non erano delle cortigiane monogame, ma appartenevano alla più alta classe delle prostitute. Il termine originariamente derivava dal fatto che facevano pagare tre yuan per la compagnia e altri tre per passare la notte. Erano anch’esse colte e dotate di ottima sensibilità artistica, ma non escludevano il rapporto sessuale limitato ad una sola notte o a qualche ora. Esistevano anche altre categorie di livello inferiore come le Yao'er e le Ersan, la cui attività si concentrava soprattutto sui servizi sessuali e poco sull'intrattenimento. Anche i prezzi erano del resto a buon mercato.

La modernità, la droga, le attività illecite e gli appetiti coloniali hanno nel tempo sconvolto quel mercato assottigliando via via le differenze tra le varie categorie. Oggi ovviamente non esistono più le Shuyu o le Changsan, quel tipo di figura è stata nel tempo sostituita da ragazze, quasi tutte provenienti dalle zone rurali afflitte dalla disoccupazione e dalla miseria. Lavorano sui marciapiedi, nei bar, nei centri massaggio, nelle saune e negli alberghi di ogni categoria, sia privati che statali. Le più fortunate diventano moderne cortigiane, alcune vengono addirittura sposate da uomini che si innamorano di loro. Insomma ieri come oggi sono divise in una serie di categorie che vanno dalle concubine alle prostitute.

Tra le concubine esistono le “amanti o seconde mogli”. Percepiscono un salario mensile in cambio di prestazioni sessuali regolari. Di solito lui è benestante e sposato, il rapporto è segreto, ma la coppia è legata da un rapporto sentimentale in cui la donna sogna un giorno di prendere il posto dell’altra.

Anche le “donne pacchetto” appartengono alla categoria delle concubine. Sono figure simili alle seconde mogli, ma in questo caso si tratta di rapporti dalla durata limitata. Di solito lui benestante vive in un’altra città e trova la donna nella città dove lavora. Il rapporto è segreto.

Tra le prostitute vi sono le “ragazze KTV”. Si possono incontrare nei ristoranti, karaoke, bar e club privati. Ostentano la loro bellezza, ma di solito rimangono in disparte finché non si avvicina un possibile cliente. A volte sono assunte dagli stessi titolari dei locali per intrattenere i clienti e movimentare le serate, ma dopo aver consumato un cocktail insieme la maggior parte di loro non disdegna, se ben ripagate, un invito in qualche hotel per arrotondare la paga. Al Manhattan ad esempio, uno dei locali di primissimo livello, una volta entrati si è subito catturati dallo sguardo di bellissime ragazze che non vedono l’ora di essere avvicinate.

Le “ragazze ding dong” invece sono assunte dai titolari degli hotel. Il loro lavoro è chiamare in camera i clienti dell’albergo e offrire loro massaggi o prestazioni sessuali complete. Alle volte ricorrono ai vecchi bigliettini da visita con foto e numeri di telefono che vengono lasciati in bella mostra sul bancone della reception, sul vassoio della colazione in camera, sul pavimento dell’ingresso oppure direttamente sulla scrivania o sui comodini.

“Le massaggiatrici” nei saloni di bellezza sono delle vere e proprie professioniste nel senso che offrono un normale massaggio, a cui solo alla fine viene chiesto se “c’è qualche altra parte da dover massaggiare?” finendo così con un bel massaggio localizzato. Di solito il servizio finisce con i famosi happy ending ossia masturbazione e sesso orale, ma con un extra si può arrivare al sesso completo. Alle volte questi centri massaggi sono proprio dei piccoli bordelli, Shanghai ne è piena. Sono posti per chi vuole spendere pochissimo, ma la durata del rapporto non va oltre i 15 minuti. Alcuni centri massaggi offrono anche il servizio a domicilio, basta telefonare o contattare il centro via social e immediatamente arriverà direttamente a casa una ragazza con tutto il necessario.

Scendendo di categoria troviamo “le ragazze hotel” le quali sollecitano i clienti nelle hall degli alberghi di basso livello e sono eventualmente disponibili ad ogni ora della notte. Il cliente in questo caso decide se avere un rapporto completo o solo parziale.

Ci sono inoltre “le straniere”, ragazze che vengono fatte fuggire dal loro paese da organizzazioni di trafficanti con la speranza di una vita migliore, e che poi invece vengono vendute come schiave sessuali a ricche famiglie per prezzi irrisori che vanno dai 300 ai 2000 euro, a seconda dell’età e della bellezza della ragazza. Il loro destino è quello di lavorare di giorno come domestiche e di soddisfare di notte le necessità di tutti i maschi della famiglia. Non hanno possibilità di denunciare la loro condizione perché sono immigrate illegali e finirebbero in prigione.

Altra categoria sono “le ragazze di strada”. Abitano e lavorano nelle periferie urbane e più popolari. Spesso tossicodipendenti fanno sesso in strada, nei parchi o dietro fabbriche in disuso e alle volte si accontentano di cibo e altri beni di prima necessità. Di solito i loro clienti sono emigrati le cui mogli sono rimaste nel paese di origine.


 




 





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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE
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