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GIALLO PASSIONE
Lady Oscar
Le rose appassiscono in
bellezza
Fascini, tradimenti e invidie infiammano
Versailles verso l’ombra di una rivoluzione sempre più minacciosa,
una donna si distingue per il suo coraggio e la sua integrità, Oscar
Francois de Jarjayes: la storia appassionante di una rosa bianca nel
rovo sempre più corrotto della società parigina. DI ILARIA
ALESSIO
Omero ci dice che Aurora, dea del
mattino, con “dita di rosa” dipinge di colore il mondo
ad ogni alba. Saffo, Catullo e Virgilio ne erano
affascinati. “Una rosa con un altro nome avrebbe il
medesimo profumo” scrive Shakespeare; Dante paragona
l’amore paradisiaco al centro di una rosa. E’ il fiore
di Venere (con serti di rose e mirto si cingevano le sue
statue) e secondo le antiche fonti il suo colore era
bianco, diventato rosso per intervento divino. Come
nell’antica Roma, Marte, il dio della guerra, nacque da
una rosa, così negli anni ’70, nell’immaginazione di una
ragazza di Osaka, Ryoko Ikeda, da una rosa bianca nacque
il mito di una donna guerriera : Lady Oscar.
Oscar Francois de Jarjayes è il nome di questa eroina
che, nella fantasia della sua creatrice, affianca la
Regina Maria Antonietta, fin dagli inizi del suo noto
sfortunato regno in Francia, nelle vesti di comandante
della Guardia Reale. Nata donna e allevata come uomo,
incredibilmente bella e fiera, coraggiosa e determinata,
riporta in auge valori quali l’onore, il coraggio, la
lealtà e la rettitudine.
Oscar è razionale come
un uomo ma anche sensibile e delicata come una rosa: la
rosa di Versailles. Verso la Rivoluzione: un giorno
alla presa della Bastiglia. Ore 06.00.
E’ l’alba
del 13 luglio 1789 e le strade di Parigi sono tutto
tranne che sicure. La pericolosità delle rivolte si è
fatta molto elevata nelle ultime settimane e mi ritrovo
a dover intervistare il capitano fra sicure mura di
pietra, nella sede del comando dei soldati della
guardia, nuova arma comandata da Oscar dopo la sua
rinuncia all’incarico, da sempre suo, di comandante
della Guardia Reale di sua Maestà. E’ un momento
completamente inopportuno: i soldati sono stati chiamati
a combattere contro il popolo, guidati da Oscar. Il
totale silenzio viene rotto da una voce femminile che
rimbomba fra le solide mura: è lei. Mi accosto felpata
ad una porta aperta…
“Soldati della Guardia,
è necessario che io vi parli…”
Provo a vederla ma
l’ammasso di uniformi ne copre totalmente la figura.
“Come sapete il nostro reggimento domani sarà a
Parigi…l’ordine ricevuto è di collaborare con le altre
truppe e di soffocare la rivolta con qualunque mezzo,
questo vuol dire sparare sulla folla. Probabilmente ci
saranno vostri amici, i vostri parenti fra la folla. Se
vi dessi l’ordine di aprire il fuoco sono certa che
alcuni di voi non lo farebbero.
Vi parlerò con
molta franchezza e vi dirò quello che farò io: ho deciso
di rinunciare alla uniforme e di non essere più il
vostro comandante e questo perché l’uomo che io amo
forse mi chiederà di battermi insieme al popolo in
rivolta. Tutto sommato la mia è una scelta facile, per
voi forse non lo sarà altrettanto…e giuro che mi
dispiace” Si riferisce ad Andrè Grandier, l’uomo che
per 20 anni è stato al fianco di Oscar come suo
assistente, di origini non nobili, l’ha sempre amata
segretamente non corrisposto…fino ad ora. Mi viene
detto di attendere ancora. Intravedo dei capelli biondi
fra il blu delle divise , un tumultuo e poi il silenzio.
Ore 21.30. Parigi. Giro per la città e ciò che
vedo non mi piace. Ovunque una cassa di legno e un
qualsiasi uomo su di essa diventano despoti in grado di
sobillare donne, uomini e bambini. Manifesti
rivoluzionari urlano “libertà, uguaglianza e fraternità”
nel crudo tentativo di soffocare l’immagine della
famiglia reale. Vago ormai all’unica ricerca di un
riparo e nella cieca stupidità di aver preteso di far
domande ad Oscar nel pieno di una imminente rivoluzione.
Mi siedo sugli scalini di una chiesa, presso una piazza,
dove la luce di un modesto fuoco illumina l’ennesimo
vagabondo seduto a pochi passi da me.
Due occhi
color pervinca mi osservano da sotto il copricapo del
mantello e all’istante riconosco l’identità del
vagabondo…Oscar Francois de Jarjayes. Buonasera
comandante…
Non risponde. I capelli biondi sono
arruffati e sul volto danno spazio, a tratti, alla pelle
più candida e bella che abbia mai visto.
Cosa
vuole?
Comandante Oscar, è una fortuna averla
incontrata, avevo perso la speranza in tutto questo
caos…io sono… So chi è, l’ho intravista al comando,
non avevo tempo per le chiacchiere. Ripeto: cosa
vuole? Noto solo ora che piange mentre parla. La
determinazione accesa sempre nel suo sguardo ospita ora
invece un’anomala vacuità.
Perché piange, se mi è
permesso? Non è il momento…ma credo di non avere
neppure la forza di prenderla a calci…ne approfitti.
La salma del mio uomo è in questa chiesa alle nostre
spalle. Andrè mi ha seguita ovunque, persino
arruolandosi nei soldati della guardia, nonostante le
mie resistenze, nonostante volessi stare sola. Stava
diventando cieco, ma ha continuato a combattere per me,
contro anche la mia durezza. Ora è morto.
Non oso
chiedere come, ma bastano i colpi di arma da fuoco che
si odono ovunque a soddisfare ogni possibile curiosità.
Io oggi avrei voluto ricordare tutte le sue gesta ,
comandante… Il mio dovere. Difendere la Regina Maria
Antonietta. Nulla di epico. Sono stata cresciuta per
fare questo e, sinceramente, non ho alcuna voglia di
parlarne.
Inespugnabile, la sfida si fa
allettante.
Lei è una donna molto coraggiosa.
Parte una risata isterica.
Si ricordi che chi
sta in alto è sempre più protetto. I miei soldati erano
i veri eroi. Io ho saputo solo nascondermi.
La
disperazione del momento è quasi tangibile e provo una
inconfessabile letizia nell’averla “beccata” nell’unico
momento di fragilità di un personaggio tanto
impenetrabile. Nascondersi? Sono vestita come un
uomo. Lei mi giudica coraggiosa per questo? Non ho avuto
neppure il coraggio di essere ciò che sono, una donna,
di amare, di essere amata. Le mie stanze sono prive
di specchi e se ci sono non me ne sono mai accorta, avrò
guardato il mio corpo nudo forse una sola volta nella
mia vita.
Una donna non può amare con una
uniforme? Di questi tempi, no. Una cosa esclude
l’altra e nessuno uomo vuole un suo fac-simile come
moglie. Magari dopo questa rivoluzione tutto sarà
possibile, anche questo.
Non si sbaglia.
Cosa la angoscia di più in questo momento? A parte
lei che mi fa domande scoccianti in un momento
assolutamente inopportuno? Secondo lei? Non ho
neanche la forza di parlare e domani devo comandare un
esercito nell’attacco alla Bastiglia.
Ha tradito
la Corona…
La punta della sua spada in meno di un
secondo è a pochi centimetri dal mio naso.
Non ho
tradito il mio uomo, innanzitutto, lui appartiene al
popolo. Si guardi intorno: miseria, fame, rabbia. Non si
può chiudere gli occhi di fronte a questo…la giustizia
viene prima delle mie origini nobili e, per la prima
volta, metto anche l’amore. I miei occhi sono stati
chiusi per troppo tempo.
Mi ricompongo
velocemente.
Lei è stata anche bambina…ha
giocato, ha riso. Si ricordi quei momenti. Ci ricordi
quei momenti. Si…a casa Jarjayes. Io e Andrè
giocavamo spesso con le spade e correvamo sulle colline
di Arrais, fra centinaia di rose bianche…la governante
di casa, nonna di Andrè, è sempre stata molto buona con
me.
E suo padre? Mio padre ricopriva il ruolo
che fino a poco tempo fa è stato mio: comandante della
Guardia Reale. Quando sono nata, sesta figlia femmina,
ha deciso di addestrarmi come un uomo e a 14 anni
mettermi a capo della Guardia Reale, sostituendolo.
Un errore di cui si è reso conto solo 20 anni dopo, nel
momento in cui mi ha proposto di sposarmi con un
generale di sua fiducia. Era troppo tardi. Il suo
lavoro era stato perfetto: ero diventata un essere umano
abile nel soffocare la propria femminilità e nel far
tacere il cuore.
Si innamorò del Conte di
Fersen…questo è noto. Si pensi un po’… l’unica volta
che decisi di vestirmi da donna fu per un uomo che mi
rifiutò definendomi “il suo miglior AMICO”…neanche
amica…
Il conte svedese Hans Axel di Fersen,
giunto in Francia per proseguire gli studi, ad un ballo
in maschera incontra una donna magnifica che poi
scoprirà essere la Regina Maria Antonietta. Nasce fra i
due un amore clandestino che esporrà la regina a scomodi
pettegolezzi che contribuiranno all’inevitabile declino
della Famiglia Reale.
“La rosa di Versailles”:
quanto si riconosce in questa definizione? Ricordo
quando ero bambina e correvo fra roveti bianchi fra le
colline…i fiori sono creature bellissime, ma indifese.
Quando penso a me vedo una donna, la cui vita il rosso
della passione non ha potuto toccare, la cui
aggressività, forza e coraggio si sono trasformate in
spine che l’hanno circondata e resa intoccabile…una rosa
bianca, pura…
…magnifica.
E’ stato così
insopportabile adempiere a doveri prettamente maschili?
Certo che no. Anzi. Ho avuto la possibilità di essere
spontanea…amavo rotolarmi sull’erba , fare a pugni con i
miei coetanei e assestare calci a chi li meritava.
Difficilmente sarei riuscita ad indossare quei
soffocanti corsetti o farmi impiastricciare i capelli e
il volto…ho avuto più libertà di azione di qualsiasi
donna nella pratica, in fin dei conti. Ad un prezzo
troppo alto però.
Si oscura mentre parla.
Il suo ricordo più bello? Risale a ieri e preferisco
non parlarne.
Arrossisce.
So di essere
impertinente e al meglio non avrò risposta…ma come ha
fatto a non rendersi conto per 20 anni di amare un uomo
che le è stato sempre accanto? Che le devo dire… sarò
una stupida. Tanto forte e coraggiosa quanto cieca e
testarda. L’orgoglio spesso uccide.
Una raffica
di tosse parte interminabile. Vedo sangue ovunque: la
verità si fa agghiacciante ai miei occhi.
Comandante…lei non sta bene. Tubercolosi, penso.
Esatto. Sto morendo. Dovrei curarmi…ma che senso
avrebbe?Ora ci sono cose più importanti a cui pensare.
Cosa è più importante della sua salute, se mi è
permesso? La regina. Nonostante la mia richiesta non
ha ritirato le truppe da Parigi e minaccia di continuo
il popolo. Questo non difenderà la famiglia reale, la
condannerà definitivamente. Un re non deve mai mettersi
contro la sua priorità: il popolo. La mia regina, mia
amica e confidente…tanto bella quanto impulsiva e
capricciosa, ma immensamente buona. Temo per la sua
incolumità.
Perché allora non la difende?
Credo di avere già risposto a questa domanda…la
giustizia viene prima di qualsiasi cosa e quando un
monarca non pensa più al suo popolo non è più un giusto
re, diviene un tiranno.
Risulta molto radicato in
lei il senso di giustizia e dovere, nonostante la sua
evidente costernazione per fatti personali molto
dolorosi e il suo palese amore per Maria Antonietta…lei
è ammirevole. Non sono ammirevole, sono semplicemente
realista. Ammirevole è quell’uomo che vede passare ora
qui di fronte a noi… con una sola gamba ha lavorato
duramente e sfamato una intera famiglia, imbraccia un
fucile come vede…e nonostante la fame e la miseria nutre
ancora speranza in un futuro migliore e lotta per
questo. Io sono ammirevole si suoi occhi perché sono il
comandante Jarjayes, ma il signor Poitier appena
passato, uno come tanti, è un vero eroe; lui come tutti
i cittadini francesi che sopportano il peso di un paese
dissanguato.
Cosa farà ora? Il mio dovere,
come sempre.
Non mi accorgo che nel frattempo è
cominciato a piovere. Oscar si alza, mi porge la mano e
mi incita alla prudenza nelle strade. Entra nella
piccola chiesa, chiudendo silenziosamente la porta alle
sue spalle. Guardo il fuoco, ormai quasi spento.
Le ruote della carrozza corrono verso la mia casa
natale. In lontananza le voci del popolo si uniscono, “A
la Bastille!”, gridano, e masse sempre più ingenti di
corpi affamati e furiosi si buttano verso il luogo che
sarà simbolo della fine della monarchia francese. Il 14
luglio disegna il futuro di questa nazione e immagino
Oscar, dritta nella sua uniforme blu e i lunghi capelli
al vento, troneggiare con i suoi ordini l’inizio di una
nuova era.
Il 14 luglio 1789 Oscar attaccherà la
Bastiglia e morirà sotto il fuoco nemico, verrà sepolta
al fianco di Andrè, sulle colline di Arrais
Il
ricordo di Oscar allieterà gli ultimi giorni di vita
della regina Maria Antonietta, nella prigione della
Conciergerie; pochi istanti prima di salire sul patibolo
la regina consegnerà ad una buona amica di Oscar una
rosa di stoffa, fatta con le sue mani durante la
prigionia, chiedendole di dipingerla con il colore
preferito da Madamigella Oscar. La rosa rimarrà bianca.
“Una rosa è una rosa anche se sia essa una rosa
bianca o rossa. Una rosa non sarà mai un lillà.”
(Andrè Grandier)
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INTERVISTA A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
FOTO GOOGLE IMAGE
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