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FASCINO E SEDUZIONE
LA STORIA DEL REGGICALZE
La seduzione sotto il
vestito
Le francesi lo chiamano:
“porte-jarretelles”, le americane: “garter belt”, le inglesi
“suspender belt” o familiarmente "sussies", insomma chiamatelo come
volete, il reggicalze è da sempre il simbolo del fascino e della
seduzione e non a caso è, quasi sempre, ornato da pizzi, volant,
ricami, fiocchetti e nastrini
.
Per la sua conformazione
questo magico indumento nasce per uno scopo puramente
funzionale, ossia quello di sorreggere le calze, ma
quando negli anni Sessanta l’apparizione dei pratici
collant fece praticamente collassare l’industria del
reggicalze, questo indumento riuscì comunque a
sopravvivere diventando una vera e propria icona della
femminilità più spregiudicata e seducente.
E
questo indumento, funzionale al tempo, è sopravvissuto
negli anni diventando un simbolo, segno di femminilità,
sigillo di classe, marchio d’eleganza, etichetta di
benessere, inizialmente di una donna che poteva
permettersi quell’accessorio affascinante, di nome
reggicalze, di cognome raffinatezza, appartenente alla
casta dello stile, alla famiglia della distinzione, al
culto dell’essere e dell’apparenza, alla specie rara
della signorilità. E poi negli anni è divenuto il segno
di una donna vezzosa, seducente ed esibizionista,
sinonimo di passionalità, di donne particolari, che lo
indossano le calze per esprimere la loro vanità, per il
proprio compiacimento e l’orgoglio di possedere quel
distinguo di sensualità non comune a tutte le donne.
Anche al giorno d’oggi non ha perso questi valori, e
le donne che decidono di indossare il reggicalze,
sicuramente sono donne particolari, sofisticate, dotate
di un certo fascino e una spiccata eleganza, dalla
mentalità aperta e con un consapevole senso della
seduzione e dell’erotismo. Non per niente, sono tanti
gli uomini che hanno dichiarato di poter perdere la
testa per una donna che indossi questo tipo di indumento
intimo, considerandolo uno dei protagonisti delle loro
fantasie più trasgressive.
Non a caso il
reggicalze è sintesi di stile, ricerca e sensualità. Un
modo per farsi notare, un tocco di gusto, trasgressione,
originalità, un pizzico di egocentrismo, uno strumento
di conquista. Indossarlo è indice di personalità e
sicurezza, un tocco di glamour, un preciso carattere di
donna e tutto trova il suo essere e la sua dimensione in
base all’occasione, alla stagione, al vestito, alla
calza, agli occhi, alla serata, al desiderio, al
corteggiamento.
Ed è proprio lì il confine tra
donna e femmina, come la imperiosa Malena che cammina
consapevole e piena di fascino e bellezza nel classico
vedo e non vedo, presentato in tutta la sua esponenziale
leziosità, quando la macchina da presa di Tornatore
indugia sulla gonna stretta e magicamente si intravedono
le forme dei ganci del reggicalze. E resiste.
Resiste negli anni venti, quando la moda propone nuove
linee, e con l’avvento del rayon, che acquista
immediatamente un sapore retrò e un grande impatto
erotico. E resiste, resiste e diventa un emblema,
resiste e sopravvive alla calza stessa. Resiste anche
all’avvento del collant, dell’autoreggente, perché il
reggicalze affonda le sue radici nella sensualità
nell’erotismo compiacente. Provoca desiderio, affascina
e attira lo sguardo. Anzi lo calamita e lo porta
inevitabilmente a seguirne il suo sviluppo, la curva
armonica del movimento, la nota calda di un vibrato, la
sua sinuosità che si sviluppa lungo le forme.
Volutamente sexy disegna sul corpo femminile geometrie
in cui l'occhio dell'uomo si chiede amabilmente e
smarrito se sotto quella gonna fibrillino fiocchetti, e
merletti e ganci con le decorazioni in stile barocco
delle balze, del pizzo di Cantù e del filetto goriziano.
E segue l’unico verso che la visione gli impone, come
una cometa per il viandante, un refolo di zeffiro per il
marinaio, e sale, e fa salire il desiderio e attraverso
il binario nove e tre quarti ti porta nelle parti
intime, segrete e inaccessibili lasciando
all’immaginazione l’ultimo tratto del sentiero, il
paradiso, il circo, la giostra, la Porta di Ishtar, le
rose fresche dei Giardini pensili di Babilonia e la
regina Semiramide. E’ il trionfo della lussuria,
l’apoteosi della seduzione. E’ l’esaltazione del
vintage, quasi inutile nel quotidiano, ma fondamentale e
indispensabile per le serate speciali e quelle
romantiche.
Ecco la donna elegante e raffinata
con una gonna longuette e sopra una classica camicia
bianca e un cardigan, possibilmente corto in vita. E
scarpe con tacchi vertiginosi, nere e senza dettagli
particolari. Perché il reggicalze vuole il suo spazio,
il suo palcoscenico, in una cena galante, una terrazza
sul mare di autunno inoltrato, un pianista, una musica,
Cameriere Champagne, ed eccola lì che si lascia
trasportare dal suo cavaliere fasciata da un tubino chic
dal sapore bon ton, ad una gonna plissé oppure a ruota
che fa tanto anni ’50. Le donne lo sanno, coprire ed
ammiccare significa conquistare. Sono croce e delizia
del genere maschile.
Non c’è che dire! E la donna
in reggicalze si riveste di nuova sensualità, e di un
potere erotico infinito, autonomo e consapevole,
proponendo una figura che guarda al futuro con un occhio
nostalgico, regalando un pizzico di eros che rompe gli
schemi della contemporaneità e si arricchisce di un
sapore di antico retaggio, di miele d’acero e pane messo
a lievitare. Appunto! Seduzione e potere dal sapore
retrò e dal fascino ineguagliabile
Ma il monito è
sempre lo stesso: guai a scadere nella volgarità. Resta
un desiderio malizioso interdetto alle timide e
consigliato a chi adora giocare con la sensualità, ma
non tutte possono permettersi questo fantastico
accessorio. Il reggicalze rimane per sempre un simbolo
di seduzione, indossato per ammaliare, stregare,
incantare, sedurre ed illudere o semplicemente come
strumento di richiamo, immortalato nei tanti film non
necessariamente erotici. Celebre la scena del film
L'angelo azzurro con Marlene Dietrich nel ruolo
della cantante Lola Lola.
E come dimenticare la
sensualità della matura Anne Bancroft nel Laureato che
seduce il ragazzino Dustin Hoffman? Oppure
l’affascinante Catherine Deneuve in Belle de Jour nel
mestiere più antico del mondo? Nella cinecittà nazionale
c’è l’imbarazzo della scelta. Tra le tante sicuramente
Sophia Loren in Ieri, oggi, domani con un
imbarazzatissimo Marcello Mastroianni. Come si fa a non
citare Laura Antonelli sulla scala in Malizia oppure la
passeggiata di Monica Bellucci nel già citato Malèna di
Giuseppe Tornatore?
I lettori del nostro magazine
sanno benissimo di cosa si sta parlando, ma per i più
giovani possiamo dire che il fantomatico reggicalze è un
indumento formato da una cintura/fascia che cinge la
vita e si appoggia ai fianchi, e da alcune bretelline
dette giarrettelle o stringhe, solitamente elastiche e
regolabili in numero da due a otto, ma comunemente
quattro, poste longitudinalmente alle cosce, aventi
ciascuna alla sua estremità inferiore un gancetto, a
pinza o a slitta, atto a fissare le calze. La leggenda
ne attribuisce la paternità a Gustave Eiffel, ma già nel
1876 il merciaio Fereol Dedieu ne ideò un prototipo per
ragioni medico-sanitarie; infatti, le giarrettiere,
comunemente usate al tempo dalle donne, causavano
problemi di circolazione sanguigna. Il prototipo fu però
giudicato inestetico e poco seducente. Quando la moda
impose il corsetto dotato di laccetti per sostenere le
calze, furono le inglesi ad adottarlo per prime a
partire dal 1893.
Intorno al 1910, il grande
sarto Paul Poiret creò finalmente il reggicalze così
come lo conosciamo oggi, in concomitanza alla decadenza
del busto e a favore di un intimo più leggero. La
locandina del film L'angelo azzurro, in cui si vede
Marlene Dietrich indossare un reggicalze in una sublime
posa provocante, contribuì a lanciare notevolmente
questo indumento intimo. La Seconda guerra mondiale e la
conseguente ristrettezza economica posero un freno alla
sua diffusione. Dopo la guerra, dagli Stati Uniti
iniziarono ad arrivare le calze in nylon. Michel Rochas
creò la guepière. La moda stava cambiando e il
reggicalze prendeva una cattiva reputazione, diventando
un segno di riconoscimento delle prostitute. Per questo
motivo, essendo considerata disdicevole la vista del
reggicalze o della balza di una calza da reggicalze, con
l'accorciamento delle gonne e poi l'invenzione della
minigonna negli anni sessanta cominciarono a diffondersi
i collant.
La lunga crisi del reggicalze durò
fino agli anni settanta, durante i quali la stilista
Chantal Thomas, tra gli altri, reintrodusse la
biancheria sexy e sofisticata per le donne eleganti; il
reggicalze conservava comunque un'aura peccaminosa. Gli
anni ottanta furono quelli della ripresa del reggicalze.
Siamo arrivati alla fine di questo sentiero dell’eros
attraverso la storia, il gusto, lo stile e arrivando
alla conclusione che la donna che indossa il reggicalze
si sente sicura di se stessa e del proprio fascino. In
una parola Femmina! E’ questo il compito principale,
compito assolto meravigliosamente nel tempo!
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ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FOTO GOOGLE IMAGE FONTI
.http://it.wikipedia.org/wiki/Reggicalze Foto
HellenPhotographer JensBergau MannyLlanura
MarcoMariaDOttavi MassimoPassalacqua
StanislavIstratov TancrèdeSzekely
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