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Adamo Bencivenga
Boulevard des Italiens
.Noi due qui, noi due e nessun altro, Boulevard des
Italiens, Dio come sei bella, ti sta bene sai il
cappello e quel foulard ti fa charmant, mi alzo e ci
abbracciamo, un bacio sulla guancia, poi faccio per
parlare, ma non mi viene altro, cerco tra i pensieri, ma
è difficile adesso. Boulevard des Italiens, ti
scrolli il freddo di Parigi, ti slacci la cintura mi dai
un bacio e strizzi gli occhi, adagi il tuo soprabito con
cura sulla sedia, parole fitte fitte che colmano dei
mesi, oddio quasi un anno, non parlo e ti sorrido. Eh sì
ti son mancato, mi chiedi quanto tempo, ti siedi e le
nostre dita s’intrecciano impazienti. Sento il caldo
della tua mano, tra la pelle del tuo guanto, sento il
tuo profumo, lo stesso, come sempre. Lo sento ovunque
sai, quante volte l’ho inseguito, sicuro fossi tu,
ovunque tra la folla. Quante volte un cappello, un’ombra
tra la gente, quante volte il trench rosso e l’ombrello
a scacchi viola, in coda nei check-in, a Roma e Berlino,
perfino nei portoni, nei foyer dei teatri, e ti chiamavo
senza nome perché non si sa mai, pronto a scusarmi se
non fossi stata sola, se accanto tuo marito, un’ombra
all’improvviso, ma non eri tu, e mai è servito, e deluso
m’accorgevo di un’altra scia e un altro volto.
Parlami di te, voglio che tu mi dica tutto, che non
vedevi l’ora, che eri impaziente, e come sia possibile
stare distanti così tanto, e cosa abbiamo fatto per
ingannare questo tempo! Dio tesoro mio, che bello il tuo
sorriso, ti prego non guardarmi, avrò la pelle stanca,
sono tre notti che non dormo, ma ormai mi conosci,
succede ogni volta per l’ansia di vederti! Parlami di
te... dove sei stata e cosa hai fatto, che ovunque c’ero
io a consolare le tue ansie, che in sogno eri tu a
bussare alla mia porta! Noi due ora qui, noi due e
nessun altro, una rosa rossa come quella volta a
Fiumicino, ma oggi hai preso il treno, ma non dirmi
quale scusa, io ho preso l’aereo ufficialmente per
Madrid, un convegno di lavoro, non potevo poi mancare!
Boulevard des Italiens, un viale alberato,
foglie secche, gialle e rosse, dicembre il nostro mese…
Ricordi vero? La passeggiata e il lungo lago, noi due e
nessun altro, come quella prima volta, ed ora che sei
qui, vera in carne ed ossa, tanti anni un solo amore e
non abbiamo mai smesso. Boulevard des Italiens,
quanti ricordi e un solo posto, appuntamento al Gramont,
come al solito, il nostro, non so se passeremo insieme
questa notte, non so se ci sarà un’alba o una stazione,
Dio come sarebbe bello svegliarci abbracciati, e un filo
di luce calda a rischiarare il tuo seno, e un filo di
profumo per ricordare un’altra notte, io e te insieme,
sarebbe il paradiso, ma di sicuro non te lo chiedo, non
è carino proprio adesso. Voglio centellinare queste
ore, dei minuti ogni frammento, voglio gustarmi i tuoi
occhi, ogni vezzo e le parole, e come le colori e quanto
zucchero ci metti, Dio amore mio, vorrei diluirmi nel
tuo sangue, e prendere la forma, perfetta del tuo cuore.
Mi chiedi come ti trovo, se ti vedo invecchiata, ma io
non vedo rughe e mai te ne ho viste, io vedo solo il
sole anche se ora fuori piove.
Dio come sei
bella, Unica donna mia, mi dici come sempre che ho gli
occhi dell’amore, che sono io a farti bella, come faccio
il tuo giorno, Dio quanto ti amo, ti fai seria e non
rispondi. Già nonostante tutto, la vita ha i suoi
prezzi, un velo di tristezza, noi due così lontani,
l’attesa che non passa, il vuoto dei tramonti, già il
tempo aggiusta tutto, ha ago, filo e rammenda, a volte
poi ricama, altre solo poi rattoppa. Cafè Gramont,
Boulevard des Italiens, sul tavolo di marmo due
bicchieri di Martini, il cameriere basso e scuro che ci
parla in italiano, ci dice “come stai, buon giorno,
pizza e sole”, l’orchestrina suona e canta il nostro
brano… «Mais, mon amour, Mon doux, mon tendre, mon
merveilleux amour…». Lascio la tua mano e faccio per
alzarmi, basta un po’ di mancia per comprare i ricordi….
Balliamo sì dai, balliamo amore mio. Dio come
sei bella, ti sta bene quel rossetto, mi dici che
l’azzurro dona alla mia pelle, «Amore grande e dolce,
immenso amore mio. Ne abbiamo avute di occasioni…» Il
cantante si è accorto che siamo italiani. Rido, ridi e
ci abbracciamo, le stesse sensazioni. Hai conosciuto
qualche uomo, ne ho avute donne nei miei letti, sì
ricordo eccome, la hall di quell’albergo, al lido di
Venezia, divani rossi e lampadari, l’uomo con la barba,
Dio come ti guardava, e tu eri bella amore mio, le gambe
accavallate, la tua calza nera, la riga dritta e il
tacco alto.
Ed è bastato uno sguardo, un cenno,
la nostra intesa, le scale, i fianchi, il marmo, vi ho
visti poi salire. Quell’attesa interminabile, Dio come
tremavo, di colpo sei riapparsa, bella come una Madonna.
Ma non è successo niente, mai succedeva niente, era solo
un gioco folle, uno scherzo tutto nostro! Sorridevi, eri
felice, mi hai detto “grazie” e mi hai baciato, ti ho
abbracciato ero felice, ti ho detto “grazie” e poi “ti
amo”. Cafè Gramont, Boulevard des Italiens, ne
abbiamo avute di occasioni… Eppure ora siamo qui, quanta
strada per vederci, lontano dal mondo intero, dai dolori
e dalle noie, vicini al nostro sogno, sento il tuo
respiro. Ci guardiamo intensamente, ci divorano gli
sguardi, questo è il nostro amore, ci succhiamo linfa e
sangue, affondi tu nei miei ed io penetro i tuoi occhi.
Tutto ha un sapore denso, ogni gesto un’orma fonda,
sulla sabbia dei ricordi, sull’agenda di domani, ma oggi
siamo qui a respirarci le parole, a dirci mai e sempre e
crederci davvero, qui in Boulevard des Italiens, una
rosa sopra il marmo, hai tolto i guanti e m’accarezzi,
vedo la tua fede. Balliamo sì, balliamo dai. Certo ne
abbiamo avuti di litigi, d’incomprensioni e di eclissi,
cercando le ragioni tra rimandi senza tempo, sono volate
parole grosse, ma poi tutto come prima, a chiederti
“scusa non volevo”, a chiedermi perdono, e scoprire che
la pace non si fa con le parole, e scoprire che in amore
forse è meglio avere torto. Amore mio, infinito bene tra
le mie mani, ti tocco e sei vera, non sei una voce o un
messaggio scritto in fretta chissà dove. Ti chiedo di
tuo marito, mi chiedi di mia moglie, dei tanti
contrattempi senza poterti avvisare. E quante volte
abbiamo aspettato, e quante volte inutilmente, e quante
volte siamo stati vicini alla meta, quante volte quella
fuga e quanti ripensamenti, amanti sì, eternamente, ma
alle volte era tutto stretto, appesi a un filo come
schiavi e prigionieri, quasi sempre non ci bastava,
quasi mai ce lo siamo detti…
«Mais, mon amour,
Mon doux mon tendre mon merveilleux amour…». Ti chiedo
della tua mostra, mi dici che è andata bene, «Padova è
una città carina, ma mancavi solo tu!» Ti chiamo per
ascoltare l’eco del tuo nome, per sentirne il vapore che
sfiora le mie labbra, quante volte l’ho fatto sai, nel
profondo del mio cuore, quante volte sopra un treno o in
attesa alla stazione, quante volte e tu non c’eri, non
ci sei mai stata, quante volte mi hai risposto e ci sei
sempre stata. Curioso vero? Alle volte è bello
ricordare, amore sì, amore mio infinito amore, balliamo
sì, ti stanno bene i capelli, ti sta bene questo
tailleur, non l’avevo mai visto.
Balliamo sì.
Balliamo dai. Ho prenotato il Marriott sugli Champs
Elysees, ma non oso dirtelo, sai la nostra stanza…
quella in stile impero con i mobili dorati, con le tende
d’organza lilla che si gonfiano ad un soffio. «Mon doux,
mon tendre, mon merveilleux amour…», la mia mano scivola
lentamente, accarezzo i tuoi fianchi, Dio come sei
bella, ma non oso immaginare, io e te sopra quel letto,
dentro quello specchio! Qualcuno ci sta guardando, due
signore ed il pianista, certo ti sta mangiando con gli
occhi e con i tasti, ma non ci importa cosa pensi, se
sbaglia qualche accordo, perché non è difficile capire
che siamo due amanti, e gli amanti sono belli, certo,
per definizione. Cafè Gramont, Boulevard des
Italiens, la sera scende lentamente, da dietro la
vetrina qualcuno ha l’ombrello aperto, ti stringi forte
a me, ti fai piccola Tesoro, sento il tuo calore, sento
il tuo seno. Tu fai tutto bello anche il traffico e la
pioggia, tutto è poesia, rime e note sparse, balliamo
sì, balliamo ancora dai.
Dio quanto tempo! Ed
ora siamo qui, noi due e nessun altro, forse tutta la
notte intera, non oso chiedertelo ancora, mi bastano
questi momenti, mi basta la tua bocca, la sento ora sai,
sa di fragola e di miele, sa di fiato grosso denso,
conosco il sapore, lo riconoscerei tra mille bocche,
sinfonia di tante notti, l’overture all’Operà, il
preludio dell’amore. Guardi l’orologio, sono le sette
ormai passate. Già, è ora di andare, già mi devo
rassegnare, fai la faccia triste, ma è d’attrice
consumata, poi esplodi in un sorriso… Non mi dire… non
ci credo! Non servono parole per capire, non servono
parole per spiegare, ti sollevo, mezzo giro, la gente ai
tavoli si stupisce, sicuro che sta pensando… i soliti
italiani… Ma non m’importa, non ti importa ora. Ti copro
di baci buoni, mi spettini i capelli, ti stringo forte e
t’abbandoni, stasera niente treni, né sale d’aeroporti,
né messaggi di nascosto, stasera nasce il sole, senza
che si aspetti l’alba! «Mon doux, mon tendre, mon
merveilleux amour…». Boulevard des Italiens un sogno ad
occhi aperti.
Ti bacio, noi due insieme, noi due
qui, tutti e due la stessa idea, lo stesso dono a
sorpresa. Noi due qui, liberi come i nostri cuori. Noi
due insieme, noi due e nessun altro. Boulevard des
Italiens, un viale alberato, fuori ora piove a dirotto,
un taxi che ci aspetta, ogni lampione una stella, ogni
goccia un diamante. Balliamo sì, balliamo dai, per
una notte almeno, Boulevard des Italiens, per sempre mon
amour.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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