HOME   CERCA NEL SITO   CONTATTI   COOKIE POLICY
 
 
RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
ANCHE QUESTO E' AMORE
 


 
 


 
Che notte stanotte qui sotto la pioggia, dentro questa cabina una stufa mi scalda, tra i vetri che sgocciolano e fanno riflesso, al faro che muovo per guardare di fuori. Che notte stanotte se non smette e poi tuona, e i rami di lampi si spaccano lilla, e rischiarano a giorno questo piazzale.
Dentro questa cabina ogni sera controllo, che tutto sia a posto e non ci siano intrusi, perché io sono qui che faccio la guardia, mentre tu sei a casa e t’immagino a letto, con un fascio di luna che corre lungo la schiena, e s’adagia e poi splende dall’orlo ai capelli, perché tu dormi riversa ed io guardo nel vuoto, perché tu dormi che sogni ed io lavoro.

Qui vengono coppie segrete e notturne, ed io come un ladro rubo gli amori, e vengono in tante e s’infilano strette, tra i carrelli vuoti di questo parcheggio. Non ci sono parole dentro questo silenzio, perché sono ombre nude che si lasciano andare, quando girano in fretta la chiave del quadro, e a memoria già sanno cosa devono fare.
Sono amori indecenti di donne sposate, con la faccia d’attrici e i capelli arruffati, e le labbra dipinte che sanno di cena, con un tono di rosso spalmato a secchiate. Sono coppie immorali ai miei occhi curiosi, di donne viziose nell’occhio del faro, che discreto s’insinua tra le gambe che danno, come porte di hangar sempre aperte di notte.

Sono ombre sfumate senza anima e cuore, e alle volte davvero non riesco a capire, chi sia l’uomo, la donna e chi tutte e due, chi cerca la bocca e chi si lascia baciare. Perché il mio mestiere è vedere le ombre, e come un cane da guardia trascrivo ogni cosa, il minimo appunto che abbia un senso, un colore diverso da questo nero di pesto che entra e rimane nel cerchio del faro.
Vanno e vengono senza nessuna ragione, chi cauto perché è la prima volta, chi decisa perché sa di mestiere, e indica il posto per fare più in fretta. Sono amori slavi che restano il tempo, per comprarsi una casa al centro di Mosca, e l’italiano che sanno gli serve per poco, per dire cinquanta d’amore o di bocca. Sono amori di gente che cerca il tesoro, dentro due seni strafinti e rifatti, che rimangono dritti nonostante l’ardore, di chi lecca e s’illude che sanno di latte.
Sono amori fottuti di bambine già adulte, che fanno bene l’amore come fossero esperte, che lo fanno davanti e di dietro è lo stesso, in un gioco infinito tra infermiera e dottore. Si vendono a pezzi e ogni parte ha un prezzo, perché dentro un letto sarebbe diverso, ma rimangono serie e non si danno per niente, nemmeno un sorriso se non hai pagato la bocca.

Coppie insaziabili d’ogni genere e razza, con le labbra che s’aprono per tapparsi in un bacio ed avide assorbono gli umori del cuore ed ingorde si scambiano quelli del sesso. Ma c’è una coppia che viene quasi tutte le notti, con un’auto cabrio rossa fiammante, quatta quatta parcheggia vicino al recinto, poco distante da dove li guardo. Lei porta un cappello sempre diverso, vestita di nero raramente di rosso, lui è basso moro con pochi capelli, due occhi dolci e un ghigno smarrito. Mai l’ho visti lasciarsi rapire, da baci e carezze promesse e lo giuro, mai l’ho visti scambiarsi un sorriso, una carezza sincera di tenerezza e d’affetto.

Come ogni sera la donna esce superba e fa tre passi nel buio, lui col motore acceso la punta coi fari, come se volesse esibirla, come se il piacere che sente sia negli occhi di chi la potrebbe guardare. Lei cammina e ostenta il suo dietro rigonfio, si muove adagiando i fianchi nell’aria, come fosse un tutt’uno con l’intorno in penombra, una preda di notte che si lascia agguantare.
S’innalza tra i cocci e i rifiuti dei cani, fuma e s’appoggia al primo tronco che incontra, scopre la gonna con l’altra mano che sale, ed io che la guardo sorpreso pensando, quanta devozione s’annida dentro quel gesto, quanto il desiderio d’appagare il piacere, del suo uomo che ora scende dall’auto ed insieme aspettano senza guardarsi negli occhi.
Lui agita il telefono poi chiama qualcuno e subito dopo arriva sgasando, un’auto bella forse tedesca, da cui scende un uomo, alto, biondo dagli occhi di ghiaccio, che dai modi di fare pare non abbia tempo da perdere.

Tutto in silenzio, tutto senza parlare, solo qualche parola per concordare un prezzo, poi lei sale nell’auto bella, che fa solo tre metri e si ferma tra due tronchi di pino. La donna apre la borsa e tira fuori i contanti e l’uomo biondo con fare da esperto scopre quel sesso come fosse una merce, poi affonda deciso in un attimo intenso, quel poco quel tanto per sentirsi il padrone di due cosce accoglienti che fremono amore, di due labbra insaziabili che chiedono rosse di farsi sgualcire.

Il suo uomo intanto, appoggiato ad un tronco, come un cane paziente aspetta, non guarda cosa succede a due passi, ma aspetta che la sua donna consumi la voglia sperando che l’altro sia all’altezza del gioco stasera che non ammette perdenti. Perché lui è felice, sorride e respira, mentre dall’auto si sente la donna che geme, che si dimena e punta i suoi tacchi, ed avida e oscena si nutre e s’ingozza, come se il suo uomo non fosse capace, di soddisfare la sua voglia fino all’ultima goccia, fino all’ultimo urlo scomposto e sguaiato, come ora che s'abbandona al piacere, di un altro che martellante stantuffa, del suo uomo che gode nel sentirla gridare.
Certo che la sente gridare, ingorda e disfatta che ancora vorrebbe, nella voglia che ghiotta espelle e trattiene, mentre l'urlo del biondo affonda e le grida troia di strada. Poi di nuovo silenzio, la donna stremata si ricopre alla buona, scende dall’auto e s’avvicina appagata, al suo uomo che bacia, carezza e ringrazia, chiamandolo amore e tesoro infinito, mentre la macchina nera scompare nel buio...

Che notte stanotte se non smette e poi tuona, e i rami di lampi si spaccano lilla, e rischiarano a giorno questo piazzale e queste macchine scure che si muovono a tempo.
Che notte stanotte se ci penso davvero, che non ho mai fatto l’amore fuori da un letto, e Sonia ogni volta che spegne la luce, e s’accoccola al buio in un sussurro d’amore. Ma penso che infondo anche questo sia amore, nell’affannata ricerca di non sentirci mai soli, di bisogno d’affetto e disperate miserie, dentro questo via vai fino alle prime ore dell’alba, che senza questo faro che l’illumina a giorno, sarebbero intatte segrete preghiere, di un’invocazione infinita che chiamano amore.


 





Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


© All rights reserved
TUTTI I RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA

© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso dell'autore




 

Photo Hellen Photographer


 





 
Tutte le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi autori. Qualora l'autore ritenesse improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione verrà ritirata immediatamente. (All images and materials are copyright protected  and are the property of their respective authors.and are the property of their respective authors. If the author deems improper use, they will be deleted from our site upon notification.) Scrivi a liberaeva@libero.it

 COOKIE POLICY



TORNA SU (TOP)


LiberaEva Magazine Tutti i diritti Riservati
  Contatti