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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
AVENUE DE L'OPERA

 


 
 


 
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Sarà questo incredibile gioco di andare e fuggire, questo sentirsi distanti, ma legati da un filo, ovunque tu sia, sospesa in un volo, ovunque mi chiami, per dirmi “Ci sono”, per poi ritrovarsi tra le coincidenze dei treni nelle intercapedini strette di ore strappate, e lasciare una traccia in un posto nel mondo, e sentire il profumo che nei giorni distanti, m’insegue e m’illude d’averti a due passi, come ora di fronte respiriamo la gioia, d’essere insieme in un ritaglio di mondo, d’essere veri, noi due, in carne ossa, non solo una voce, un messaggio di fretta, non solo regali comprati da soli. Avenue de l’Opéra, un caffè all’aperto, un timido sole tra le nuvole fitte fa ombra e fa luce sul tavolino di marmo, fa bello il tuo viso, le tue unghie perfette, lì proprio dove un gesto vale un ricordo, un segno, una foto impressa nel tempo, come i tuoi occhi che mi ascoltano muti, guardinghi, in attesa d’esplodere a un cenno.

Sarà ora la pioggia che leggera ci bagna e distinguiamo ogni goccia per non perdere un attimo e distinguiamo ogni nota di un violino a due passi, una musica slava, una corda che vibra, ci riporta nel ventre dello spirito intatto, della smania di averti, della passione di darsi, dei primi vagiti immaturi ed acerbi, della voglia che mai s’è assopita nel tempo, per portarti segreta nella culla del cuore nonostante le scelte, le andate e i ritorni.

Sarà il cameriere che ci lascia tranquilli, sarà il nuovo taglio dei tuoi capelli più corti, ti dico “Stai bene” mi dici “Ti amo”, mi chiedi impaziente di firmarti una copia, del mio nuovo romanzo, “L’ho letto, mi piace”, “Mi somiglia Giuditta!” Ammicchi ridendo. Ti chiedo di Londra, della tua nuova mostra, un cruccio convinto “Non ho potuto, mi spiace”, e ci mangiamo parole per raccontarci più in fretta, tutto in un attimo accavallando le voci, e ci saziamo di sguardi affamandoci il resto, in un brivido denso che corre lungo la schiena.

Sarà che muti e a mente contiamo i minuti e insieme ci alziamo in un sincronismo perfetto, e insieme camminiamo, so già dove andare, Avenue de l’Opéra, noi due aggrappati, su questo viale che s’apre, pieno d’alberi e foglie, di traffico e ombrelli, ci confondiamo tra la folla, in queste voci straniere, nel tuo tailleur grigio fumo, nel mio cappello di panno, nella mia barba più lunga. “Mi piace, mi hai detto”. “Ti voglio!” Ho risposto. Ed insieme camminiamo stretti d’enfasi e gesti, sento il tuo calore nonostante la pioggia, e penso che un’anima sia davvero di troppo, come due sorrisi quando si fanno uno solo, quando ti bacio o penso di farlo, quando mi dici che non stai nella pelle, per poi cercarti le mani e scoprire di nuovo, che ogni dito d’incanto s’intreccia con l’altro, che i tanti letti negli anni non ci hanno cambiato.

Sarà che in ogni città per due amanti stranieri, ci sono infiniti alberghi in attesa con grandi vetrate e corridoi di fretta, lampadari a gocce che spargono luce. Lungo le scale ti togli il cappello, “Sei bella” ti dico e tu indugi sorpresa, poi strizzi i tuoi occhi e socchiudi le labbra per un bacio che viene, puntuale e più denso, più di quanto la voglia l’abbia ingrandito nel tempo, più di quanto di notte ho bussato al tuo sogno.

Chiudi la porta, mi vieni incontro ridendo, quanti amori nel mondo, quanto amore qui dentro, mi baci, ti spoglio, ti stringo, mi spogli, in un vortice intenso di stoffe e capelli, di piume e cuscini, di asole strette, in un gorgo di mani, di labbra che accogli, di fianchi di seta, accovacciati nel letto, ti sento, mi dici, “Quanto mi manchi! Nei giorni di sole, nelle notti di pioggia” parole che vanno e si fondono all’aria, che tornano doppie e ti scavano dentro laddove mi inviti, mi chiami, m’avvolgi. Avenue de l’Opéra, un viale che corre, un vento che sbatte sui vetri appannati che fa di un momento un brivido eterno, che fa di una stanza, un segreto e un’alcova, “Fai bello il mio giorno” ovunque, da sempre, “Fai bella l’attesa, ti amo”, sussurri.

Sarà questa pioggia che non ha smesso un secondo, saranno le tue spalle, il tuo corpo perfetto, sei nuda, sei bella, ti trucchi allo specchio, sei quanto negli anni non abbia mai incontrato, ora in penombra ti stai rivestendo, ancora nel letto ti domando “Domani”, ti avvicini e poi chiudi con un bacio i miei occhi, e mi dici che m’ami senza aggiungere altro, e ti dico che mai ne farei più a meno, dell’attesa di mesi che precede un incontro, di questi attimi intensi dispersi nel mondo.

Guardi l’ora e e lo specchio e non credi ai tuoi occhi, mi dici che è tardi, tardi da sempre, che non puoi perdere il treno, che qualcuno ti aspetta, ma discreta ti blocchi e non pronunci il suo nome, “E’ ora di andare”, scendiamo abbracciati. Avenue de l’Opéra, la pioggia è più fitta, il freddo ci invade, ti allacci il cappotto, il vento che soffia ci taglia la gola, stringi le spalle e muta mi chiedi, tante domande e nessuna risposta, qui su questo marciapiede, nella coda di un giorno, Avenue de l’Opéra, storia d’amanti, che si giurano amore, amore per sempre…

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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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Photo Photo Michal Piotrowski







 
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