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Adamo Bencivenga
Fiumicino Ore 10,45
“Buongiorno Madame!” “Buongiorno a lei Monsieur…”
Rispose la donna con un leggero accento straniero.
“Italiana?” Comodamente seduta, la donna smise di
leggere e adagiò la rivista di moda e fotografia sulle
ginocchia. Si tolse gli occhiali scuri e solo a quel
punto si concentrò sul suo interlocutore. “Certo
sì, italianissima…” Rispose con uno smagliante sorriso
lasciando la frase in sospeso, già in attesa della
prossima domanda. L’uomo con la barba grigia e un
borsalino nero in mano si mise seduto lasciando tra
loro uno spazio di cortesia. Poggiò il cappello
sulla sedia vuota. “Berlino o Madrid?” Domandò
fissando il cartellone luminoso del ritiro bagagli.
La donna non rispose. Con un gesto automatico
controllò con la mano sinistra i due fiori di seta
posizionati simmetricamente ai lati del suo cappello.
L’uomo non si trattenne e cercò di aggirare
l’ostacolo: “Beh dai vestiti che indossa opterei per
la prima ipotesi… E’ già inverno inoltrato da quelle
parti vero?” Lei sorrise di nuovo senza tuttavia
svelare la provenienza… “A proposito complimenti
per l’eleganza, madame!” In effetti quel tailleur
rosso, il foulard a fiori, il cappello e la calza nera
le davano un tono di ricercata raffinatezza. Anche
questa volta la donna preferì tacere. L’uomo non si
scoraggiò per quel silenzio. “Come al solito qui a
Fiumicino l’attesa dei bagagli è estenuante…” “Eh
già… Anche lei Monsieur è in attesa dei bagagli?”
La donna non riuscì a trattenersi e la domanda le
venne spontanea. Era un’attenta osservatrice e sapeva
riconoscere le persone dalla minima postura.
Quell’uomo a suo dire aveva più che altro un aspetto
di viaggiatore in partenza. E come suo solito aveva
colto nel segno. Lui ebbe un attimo di esitazione.
“Veramente avevo intenzione di prendere un aereo…”
“Beh immagino… Per dove se posso?” “Non ho ancora
deciso, forse Barcellona o Mosca, oppure Catania.”
“Non sono poi così vicine…” “Voglio prendere un
aereo, non ha importanza per dove.” “E lo prende
qui agli Arrivi?” “Stavo osservando i volti delle
persone per rendermi conto…” “Di cosa?” “Cosa
significa arrivare in qualche posto. Vede, qui siamo a
Roma, ma potremmo essere ovunque…” “Capisco… e cosa
ha scoperto, se posso?” “… che non prenderò un volo
per Berlino o Madrid… hanno dei volti così tristi
questi signori…” “Anch’io quindi…” La donna tolse
il cappello e con fare alquanto evidente si passò una
mano tra i capelli alzando lo sguardo verso il
soffitto. “Beh no, lei è diversa.” “Cosa ho di
diverso?” “Ad esempio è stata molto cortese a
rivolgermi la parola.” “Poi?” “Sta parlando con
me.” “Poi?” “Lei è la persona che volevo
incontrare…” La donna trasalì. “Quindi non è
casuale questo incontro… Mi stava pedinando per caso?
Eppure non ha l’aria da poliziotto!” “No, no, per
l’amor del Cielo, tutto casuale.” “Non la seguo…”
“La conosco nel senso che è la donna che avrei voluto
incontrare…” “Oh, lasci stare monsieur, conosco
certi discorsi. Ora la prego non mi parli di sogni o
vite precedenti. Conosco a sufficienza il modo con cui
gli italiani tentano di attaccare bottone.” “Non
scherzo madame, la prego di credermi…Non c’è nessun
approccio studiato, né quanto meno una tecnica.”
“Beh converrà con me che non è per nulla facile
crederle…” “Lo so, lo so, ma questa mattina appena
alzato sapevo già cosa fare.” “Mi vuole dire che il
nostro è un appuntamento fissato da tempo?” “Non
nel senso classico… ma ero certo che l’avrei
incontrata qui…” “Mi scusi, voleva partire e nel
contempo incontrarmi?” “Sentivo che sarebbe
successo e perché avvenisse dovevo in qualche modo
partire.” “Nel senso?” “Dovevo allontanarmi dal
mio stato d’animo.”
Così dicendo l’uomo tirò
fuori dalla tasca della giacca un biglietto aereo.
“Ecco vede? Ecco la prova ed è qui che volevo andare…”
La donna guardò con attenzione il biglietto. “Ma non è
indicata alcuna destinazione!” “Appunto! Non è
detto che chi parte debba per forza arrivare…”
“Cioè?” “Chi parte, ha voglia di partire…” La
donna lo guardò con diffidenza… “Mi scusi, ma è
sicuro che lei voglia partire, come dire…
fisicamente?” “Intende che potrei partire senza
prendere un volo?” “Oh andiamo bene… agli Arrivi,
senza aereo e senza destinazione. Questo viaggio
diventa un’impresa! “Madame questa mattina avevo un
impellente bisogno di partire… faccia conto che sia
arrivato alla meta e non è un caso che lei sia qui e
questo incontro sia avvenuto agli Arrivi.”
La
donna si spazientì, prese il telefono e consultò i
messaggi in arrivo. L’uomo aspettò diligentemente,
poi quando ritrovò l’attenzione di lei, disse: “Mi
stava aspettando, vero?” La donna sospirò
pesantemente. “Mio caro signore, tranne che i bagagli
non sto aspettando altro e nessuno. Ora, se non la
disturba, vorrei essere lasciata in pace ed aspettare
serenamente le mie valigie…” Rimise il telefono nella
custodia e poi nella tasca interna della borsa.
“Valigie? Quindi più di una, madame… Allora si ferma
molto a Roma…” “Faccia le deduzioni che vuole, ma
mi lasci in pace!” “Madame, ma se lei mi stava
aspettando, sarebbe stato sgarbato da parte mia non
avvicinarmi…” “Sono qui in attesa delle mie
valigie! Lei è pazzo ed io non riesco a seguirla…”
Disse lei guardando con attenzione due signore ben
vestite a poca distanza. “Lei si occupa di moda
madame?” “Perché dovrei dirle la mia professione?
Lei è un perfetto sconosciuto e quindi la prego di
rispettare la mia privacy e non importunarmi
ulteriormente.” Così dicendo riprese a sfogliare la
rivista. Lui rimase un attimo in silenzio, assorto
nei suoi pensieri. Poi riprese. “Mi perdoni madame.
Forse non mi sono spiegato, ma io non intendevo che
lei stesse aspettando me, ci mancherebbe altro!” “E
chi allora?” Sospirò spazientita. “Chiunque madame
che corrispondesse alle mie caratteristiche, vale a
dire un uomo che è in procinto di partire senza sapere
per dove. Il biglietto del resto lo dimostra. Io
dovevo assolutamente partire.” “Guardi io sono una
persona molto razionale e non parto se non so in
anticipo quale sarà la mia destinazione con tanto di
prenotazione di albergo e quant’altro.” “Anche in
amore madame? Lei può affermare che quando si parte
con una storia si sa già dove si arriverà?” “Nella
metafora convengo con lei. Ma visto che non sono né la
sua psicologa, né la sua confidente, la prego di
aspettare le sue valigie altrove… sempre che lei sia
arrivato virtualmente da qualche parte...” L’uomo
non colse l’ironia e volle a tutti i costi dimostrare
che quell’incontro non fosse affatto strano. “Mi
scusi madame… perché mai lei è qui, quale interesse
l’ha portata a Roma? Questo era decisamente troppo
da sopportare, la donna fece per alzarsi, ma voltando
lo sguardo incrociò i suoi occhi.
Ora lo
guardava con velata commiserazione. “Nei suoi occhi
c’è un’ombra cupa e rassegnata tipica di un uomo che
soffre. Ora capisco i suoi voli pindarici, forse non è
del tutto fuori di sé!” L’uomo per un attimo non
seppe che dire, poi si riprese. “Lei può vedere
l’ombra, ma non la sofferenza o lo deduce dal fatto
che ho un biglietto aereo senza destinazione?”
“Anche si, e non credo che guardare i volti di chi
arriva possa in qualche modo farle scartare o
preferire una destinazione…” “Preferisco affidarmi
al destino piuttosto che ad una destinazione! E il
destino mi ha portato qui. E ora sto parlando con
lei.” “Ma non ha risposto alla mia domanda… Sta
soffrendo vero?” Lui non rispose. “Per via di
una donna, vero? Oppure dell’idea di quella donna,
visto che parla del destino che ci ha fatto incontrare
come se io fossi lei…” “Lei non è un’idea madame,
ma esattamente la persona che desideravo incontrare…”
“Così conferma i miei sospetti. Quella donna la sta
facendo soffrire… Le ha detto addio, vero?” “In una
storia d’amore non ci sono mai addii, solo
arrivederci…” “Ora capisco la sua metafora del
biglietto senza destinazione e capisco anche perché
voglia partire dagli Arrivi… Ripeto la domanda
monsieur, sta soffrendo vero?”
Questa volta lui
non fece in tempo a rispondere... “Oh, ecco le mie
valigie.” Disse lei alzandosi di scatto. L’uomo si
precipitò al rullo. “E’ quel set verde autunno, vero?”
“Come fa a saperlo…?” L’uomo prese le tre valigie
pesanti e le adagiò delicatamente sul carrello.
“Una donna di classe si riconosce anche dalle
valigie…” “Monsieur lei è molto galante…”
“Faccio del mio meglio madame, posso avere l’onore di
accompagnarla fino al taxi?” Questa volta la donna
lo guardò con tenerezza materna. “Ma non la sfiora
l’idea che fuori di qui potrebbe esserci una persona
che mi stia aspettando?” “Sinceramente no madame.”
“Posso chiederle il motivo?” “Se così fosse io non
sarei qui.” La donna era sempre più confusa.
“Si spieghi meglio…” “Volevo dire che non posso
essere in due posti contemporaneamente.” La donna
ancora più perplessa lo guardò attentamente cercando
tra le sue amicizie romane un volto simile, una specie
di appiglio per rendere almeno razionale quella
presenza, ma niente… “Ancora una volta non la
capisco…” Disse e senza aspettare inutili spiegazioni
aggiunse: “Lei è l’uomo che mi sta aspettando
fuori di qui?” “Oh no madame… Diciamo che sono
l’uomo più adeguato, disposto e adatto ad attendere.”
“Ha atteso molto nella sua vita, vero?” “Un po’
sì.” “Specialmente se per partire viene qui agli
Arrivi…” Disse la donna mostrando il lato sarcastico
dei suoi denti bianchissimi. “Mi creda madame, io
sono qui perché ho sentito dentro me una forza
superiore… Sono partito ed arrivato. La destinazione
non era una località, era una donna.” “Questo
l’avevo afferrato. Immagino una donna con un cappello
nero…” “Mi chiedevo quale volto avesse oggi la
donna che avrebbe notato l’ombra nei miei occhi.”
“Vuole dire che io conosco la sua storia?” “Voglio
dire che lei non è qui per caso. Vede… non credo che
ci sia un uomo fuori da quella porta a vetri che
aspetta una signora con il cappello nero… perché tutto
ciò non avrebbe senso e avrebbe, come dire, il sapore
di una vita già vissuta.” “Quindi lei ha già
vissuto questa esperienza… Ha aspettato la bella
signora con il cappello nero qui all’aeroporto, ma la
donna è andata via con un altro?” “Io ho aspettato
lei!”
La donna rimase un attimo a pensare, poi
disse: “Posso chiederle il segno zodiacale Monsieur?”
“Ariete.” “Ecco appunto.” “Appunto cosa?”
“Persone che si entusiasmano facilmente, votate
all’impulsività del momento, e sotto l’influsso di
Marte sono portate più all’azione che alla
riflessione.” “Se lo dice lei…” “Beh il fatto
che lei venga qui all’aeroporto senza sapere dove
andare… credo che sia un segno evidente della sua
impulsività.” Lui non rispose e la donna rinunciò a
fare altre considerazioni. Adagiò con estrema eleganza
il suo cappello sui suoi folti capelli e si diresse
verso il bar dell’aeroporto. Lui la seguì. Si rese
conto di quanto quel carico di valigie fosse così
pesante, quando iniziò a spingere il carrello. Era
evidente che non era solo un viaggio di piacere.
Con scioltezza e senza badare all’uomo la donna si
fermò davanti un’edicola e comprò la versione italiana
di tre riviste internazionali di moda, poi senza
voltarsi prese la scala mobile e salì fino al bar del
primo piano. L’uomo invece dovette per cause maggiori
cercare un ascensore. Sudato ed affaticato la trovò
dopo alcuni minuti comodamente seduta con cappuccino
fumante e croissant mentre sfogliava attentamente una
delle riviste appena comprate. Lui chiese il
permesso di sedersi. Lei sorrise. “Ah finalmente,
credevo si fosse perso…” “Immagino che fosse
preoccupata per i suoi bagagli.” “Lei dice di
essere il destino… e il destino finora ha sempre
saputo dove trovarmi...” “La sento soddisfatta del
suo destino.” “Oddio, non dica così. Non sono
sempre riuscita a governarlo come avrei voluto…”
Così dicendo accavallò la gamba destra sulla
sinistra, accompagnando il movimento e tirando
leggermente fino al ginocchio il bordo della gonna.
Lo sguardo dell’uomo si saziò di classe e
sensualità. La donna, ora comodamente a suo agio, non
rinunciò ad un vezzo di femminile soddisfazione, poi
disse: “Monsieur, non perderò una parola del suo
racconto.” “E chi ha detto che io abbia una storia
e soprattutto una storia da raccontare?” “I suoi
occhi lo dimostrano.” “Madame, chi mi assicura che
lei già non la sappia…” “Beh di storie ne conosco
molte, forse anche questa, ma sono interessata a
sentire il suo punto di vista.” “Non voglio
tediarla madame, è una storia molto triste.” “Tutti
gli epiloghi d’amore sono tristi. Più si vola in alto
e più ci si fa male cadendo…” “Mi perdoni… è una
storia lunga… tanti anni. “ “Questo l’ho capito.”
Lei non ha molto tempo madame…” “E come fa a
saperlo!” “Lo so.” “Cosa sa?” “So che
qualcuno la sta aspettando.” “Quindi non è lei
l’uomo in attesa alla stazione dei taxi…” “Ho detto
che qualcuno la sta aspettando, non ho detto chi…”
“Dio mio, non ricominci ora…” “Mi perdoni… ma sono
confuso…” “Su, su, non si lasci pregare, non sono
sempre così disponibile…” “So anche questo, in
questo ultimo periodo non lo è stata affatto.”
“Monsieur continuo a non capire…” “La mia
sofferenza, madame, non le dice nulla?” “Mi
perdoni, ma io in quale modo avrei potuto alleviare le
sue pene?” “Ascoltandomi.” “Lo sto facendo…”
“Ha tempo madame?” “Beh le mie valigie lo
dimostrano…” “Quindi rimarrà per molto tempo a
Roma…” “Sarà un lungo soggiorno.” “E quando lo
ha deciso?” “Ora.” “Ma si era già organizzata…”
“Come non avrei potuto…” “Quindi sapeva che
qualcuno l’avrebbe aspettata qui a Fiumicino, alle ore
10,45?” “Immaginavo un uomo con la barba e il
cappello in mano… immaginavo il suo bisogno impellente
di raccontare la storia dal suo punto di vista.” “E
se le dicessi che è lei la protagonista?” Il volto
di lei s’increspò in un leggero triste sorriso.
“Non la prenderei per pazzo… anzi apprezzerei
l’originalità di questo approccio e la sua forza
vitale di non aver mai desistito…” “Eh già.” Lui
sospirò tormentando il suo cappello. “Del resto
come ha detto prima: - In amore non ci sono addii, ma
solo arrivederci -. Suvvia racconti!” L’uomo si
arrese e iniziò a raccontare la sua storia. La donna
lo ascoltò attentamente pur conoscendo perfettamente
quella storia…
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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