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Adamo Bencivenga
Il contrabbasso
Dicevo, la mia vita era un lungo fiume tranquillo, come il Tevere che
scorre sereno e maestoso, sotto i ponti di una Roma solenne, lungo i pini
che storti lo guidano in mare. Dicevo, non mi sono mai sposato, mai avuto
figli, ho una compagna sì, e abito in una casa nel quartiere Flaminio, a
due passi dalla riva sinistra, a tre passi dall’ansa che leggera ricurva.
Sono un giornalista, anzi un critico teatrale ed adoro il contrabbasso…
Dicevo, la mia vita era un lungo fiume tranquillo, giocavo a tennis e
collezionavo agendine, e bottiglie di Porto d’ogni marca del mondo, finché
incontrai una donna affascinante, un’amante bella e facoltosa, generosa di
gambe e di cuore, prodiga di passione e tenera pazzia, con gli occhi color
miele d’acero ambrato, e le labbra rosso quanto ne contenga un tramonto.
Abbiamo fatto l’amore ovunque, nei tanti alberghi in trasferta, nelle
pensioni in riva al mare, dentro la sua mente, sopra i suoi seni,
con i suoi cappelli anni trenta, i guanti di rete nera, nelle sue tante
case sfitte, nella sua villa a Valle Giulia. Per lei persi la testa, per
lei lasciai la mia compagna, e nulla aveva un senso, nulla più una
ragione, scoprendo che per sognare non occorreva poi dormire, finché un
giorno lei mi disse, mentre facevamo l’amore, che un altro uomo stava
occupando il suo cuore, che un altro uomo aveva già occupato le sue gambe,
ma non era suo marito, e lentamente la vidi andare, scomparire dentro
quell’orizzonte che per anni credevo somigliasse al mio futuro. Girai a
vuoto nella mia testa, girai a vuoto per strade e piazze, in attesa di un
suo segnale, finché una sera, dopo mesi e mesi di silenzio, si
materializzò bella e affascinante come al solito, mi sorrise come se ci
fossimo visti il giorno prima, mi sorrise senza nessun link con il
passato, né colpa e né difetto, sicura e spavalda come se tutto le fosse
dovuto… e velocemente il suono di un contrabbasso cadenzò il mio cuore…
INTERNO NOTTE. FOYER DEL TEATRO VALLE.
INTERVALLO TRA IL PRIMO E IL SECONDO ATTO DI:
“IL CONTRABBASSO” DI PATRICK SÜSKIND
“Buonasera.” Disse la signora con voce squillante all’uomo rivolto
di spalle,
“Buonasera.” Disse l’uomo girandosi e con evidente sorpresa accusò
visibilmente un attimo di smarrimento.
“Oh David sorpreso? Mi spiace farle quest’effetto!”
“Già passato, grazie.” Conosceva molto bene la donna e vista la sua
riservatezza non si aspettava quel saluto così espansivo in pubblico.
“Sapevo di trovarla qui…” Accompagnò la frase con un palese sorriso
accattivante.
L’uomo non poté fare a meno di notare lo splendido abito da sera nero e la
parure di gioielli che ingentiliva il suo presente.
“Beh in effetti sono l’unico critico d’arte della Redazione... Come avrei
potuto non esserci?” Disse con evidente sarcasmo pentendosi immediatamente
dopo.
L’affascinante signora nella splendida mise non era altro che il suo
direttore responsabile.
Non si fece pregare e rispose prontamente.
“Mio caro, lei immagina vero quanto possa essere fortunato? Non tutti a
questo mondo possono abbinare il piacere di uno spettacolo meraviglioso
come Il Contrabbasso di Süskind al proprio lavoro.”
L’uomo accusò il colpo.
“E’ il mio pane quotidiano.”
“Ecco, appunto, ricordi che ho intenzione di presentare l’articolo con
un riquadro in prima.”
A quel punto il giornalista avrebbe dovuto ringraziare, ma perse anche
questa occasione.
Non vedeva la donna da mesi. I suoi contatti col giornale si limitavano
all’invio degli articoli tramite email, ma da tempo era sua intenzione
chiedere un colloquio con il suo direttore.
Avendolo lì in carne ed ossa David non perse l’occasione: “Ne sono
lusingato, ultimamente i miei articoli venivano relegati tra i necrologi e
gli annunci delle belle signorine in cerca di affetto.”
“Evidentemente era un po’ distratto e anche il suo lavoro ne
risentiva…”
“Dire distratto mi sembra un po’ riduttivo.”
“Mio caro, credo che anche lei abbia letto la regola numero uno del
perfetto professionista. Vale a dire non sovrapporre per nessuna ragione
la sfera privata a quella lavorativa.”
Lui non replicò preferendo cambiare argomento.
“Comunque un evento eccezionale per la nostra città.”
“Mi aspetto una lunga recensione… quando vuole la sua penna è magica…”
“Troppo buona…”
“Non mi lusinghi David… anche perché dal suo articolo mi aspetto di
vendere molte più copie. Le ricordo che questa è solo un’anteprima e come
ha visto dall’affluenza tutta la città ne parlerà.”
“Eh già non ricordavo questo teatro così pieno da tempo immemorabile.”
A quel punto la donna fece un passo indietro e presentò al giornalista suo
marito rimasto in disparte,.
“Caro ti presento il signor David Falcini, arguta e sublime firma della
pagina d’arte del nostro giornale.”
I due si salutarono con una calorosa stretta di mano.
“Leggo spesso e volentieri i suoi articoli.” Disse l’uomo senza alcun
entusiasmo.
“Oh grazie, ma sua moglie esagera.” Disse David in estremo imbarazzo.
La donna sorrise vedendo l’uomo a disagio.
“Sa che dico sempre la verità.”
Poi aggiunse.
“Mio marito sta andando via per un altro impegno.”
E diretta verso il marito già a qualche metro di distanza:
“Mio caro ti aspetto sveglia, non fare tardi…”
L’uomo si allontanò.
“Sei sempre così premurosa?” Chiese il giornalista passando con
disinvoltura ad un tono più confidenziale.
“Dammi del lei ti prego, vedo che hai dimenticato un’altra regola
fondamentale.” Disse lei con un filo di voce guardandosi intorno con
aria fintamente allegra.
“Oh mi scusi… Le chiedevo semplicemente se fosse sempre così premurosa nei
riguardi di suo marito…”
“E’ semplicemente un modo di dire… I suoi poker in trasferta di solito
durano fino all’alba ed oltre.”
“Beh per quel tipo di passioni si può fare a meno del secondo atto di
Süskind.”
Un sorriso sornione increspò le labbra dell’uomo, ma la donna non
raccolse.
“Dicevamo? Ho notato un lieve rossore quando l’ho definita: arguta e
sublime firma… Cosa succede, ultimamente non è più abituato ai
complimenti?”
“Beh visto lo spazio che mi dedica al giornale… credevo fossero
decisamente esagerati.”
“Suvvia non faccia il modesto, anzi la conduco per mano nel suo
terreno… mi dia un’anticipazione sul pezzo che leggerò domani.”
“Oh grazie, adoro ritrovarmi nella mia area di conforto…”
“Non c’è di che… conosco la psicologia e quindi la vanità degli
uomini.”
L’uomo rimase un attimo in silenzio, come se cercasse le parole adatte.
“Il contrabbasso di Süskind è un tagliente ed esilarante monologo.
Conoscevo già il testo.”
“”Anch’io ebbi modo di leggerlo tempo fa, dopo il successo del
romanzo….”
“Il profumo.”
“Ecco bravo.”
“Comunque, il tema della solitudine è molto caro all’autore.”
“Beh non solo all’autore…”
“Immagino… anche se qui è visto attraverso i sentimenti e gli stati
d’animo di un contrabbasso…”
“Lei dice che almeno una volta nella vita ognuno di noi si sente un
contrabbasso?”
“Süskind ha giocato molto sulla metafora sulla vanità dei primi violini in
modo da accentuare la posizione di emarginazione del contrabasso.”
“La difficoltà delle relazioni è evidente, perfino l’amore può sembrare
una chimera… specie in presenza di un compagno di strada così occupato a
sublimare se stesso partecipando a tutti i tavoli da poker della città.”
“La prego non si crei pretesti, alle volte un semplice poker è in grado di
salvare un matrimonio sull’orlo del precipizio.”
“David, come al solito lei ha ragione da vendere… per fortuna esistono
altri giocatori che da buoni intenditori preferiscono tavoli più
raffinati...”
“Adoravo il poker…”
“La prego…”
“Anche a me piace dire la verità…”
“Ed allora è perfettamente consapevole che nel poker si stabilisce fin
da subito la durata e l’ora di chiusura del gioco.”
“Già non è eterno…”
“Nulla lo è!”
L’uomo preferì tornare nel suo ruolo di critico.
“Lei può capire quanto apprezzi questo testo… non a caso Süskind ha
preferito lo strumento del contrabbasso che, in un certo senso,
rappresenta la condizione umana nel momento in cui siamo relegati
all’isolamento forzato per scelte proprie o altrui.”
“Oh David lei ha colto magicamente la similitudine e praticamente ha
già scritto il pezzo!”
“Troppo buona… erano solo pensieri.”
“Però devo farle un appunto…”
“Mi dica.”
“Strano che lei non abbia colto l’infatuazione del protagonista per le
forme dello strumento quasi fosse una figura femminile.”
L’uomo si guardò intorno.
“Mi complimento con lei per l’arguta osservazione. Sinceramente non avevo
colto.”
“Beh sa, noi donne captiamo spesso l’emotività della sfera sentimentale
anche quando il pudore le relega a meri e noiosi sfoghi intellettuali.”
“Lei pensa che quel contrabbasso rappresenti il desiderio della donna?”
“Veramente… il desiderio dell’uomo… Caro David mi sembra un po’
arrugginito o sbaglio?”
“Chi non lo sarebbe?”
“Non alluda, parlavo della forma dello strumento che sicuramente ci
aiuta a guardare il monologo sotto questo aspetto.”
“Adoro l’armonia delle forme… ma sinceramente non ci avevo pensato.”
“Leggendo i suoi articoli recenti non avevo dubbi.” La donna
sorrise e fece un discreto passo indietro, poi si voltò verso il centro
del foyer nella speranza che l’uomo, ancora immerso nelle vibrazioni del
contrabbasso, facesse le dovute associazioni.
Martina Linda era decisamente una bella donna e dimostrava di sicuro una
decina di anni in meno rispetto alla sua età anagrafica. Quella sera, sul
suo corpo ancora perfetto, scivolava come seta un magnifico abito nero
tempestato sul collo e le maniche da una miriade di paillettes. Il
corpetto a cuore metteva in risalto il suo sensuale decolté, i capelli
raccolti la forma perfetta del suo viso.
Attraverso le ampie vetrate vide, tra le altre teste, il cappello di suo
marito in strada in attesa del taxi. La sua Bentley personale con
l’autista era ferma dall’altra parte della piazza. Poi riprese.
“Che ne direbbe di proseguire questa interessante conversazione e la
visione del secondo atto insieme? Mio marito ha lasciato libero un posto
strategico ed è sicuramente più comodo rispetto a quello riservato alla
stampa.”
L’uomo annuì.
“So che è di nuovo felicemente insieme alla sua dolce compagna…”
David notò la velata ironia, ma rispose comunque.
“E’ stata molto comprensiva…”
“In questi casi è più facile perdonare che farsi perdonare…”
“Lei dice?”
“Non per essere indiscreta, ma stasera aveva altri impegni come mio
marito?”
“No, no, ha preferito rimanere a casa, lei detesta questi incontri
dell'alta società, li considera stucchevoli e non si sente a proprio
agio…”
“Beh lo immagino… a quell’età si è ancora troppo giovani per apprezzare
il sottile intrigo della mondanità.”
“Ottima osservazione!”
“Mio caro, alla mia veneranda età posso permettermi di stare sull’eremo
e giudicare questi piccoli uomini e donne che si affannano per un posto al
sole. Adoro carpire i dettagli… Se non l’annoia le potrei fare un elenco
puntuale di tutte le coppie clandestine che questa sera sono costrette a
recitare il noioso ruolo di mariti e mogli fedeli!”
“Mi permetta di dissentire… lei è ancora una donna giovane e affascinante
per ritagliarsi un posto fuori dal coro.”
“Se non la conoscessi a fondo, crederei in pieno alle sue parole…”
“Deve… lei è sempre la protagonista!”
“Dice come il contrabbasso o come il primo violino?”
“Sicuramente il primo violino, anche se ambedue possono rappresentare
stati d’animo temporanei…”
La donna continuò a voce decisamente più bassa.
“Lei non ci crederà, ma in questo momento non saprei cosa scegliere tra
contrabbasso e violino.”
“Come mai, si sente sola?”
“L’essere soli è uno stato materiale di spazio e tempo, la solitudine è
una percezione.”
“Ovvero? Uno stato d’animo?”
“Ecco esatto. La solitudine non si sente quando si è soli, ma quando si
rimane soli.”
“Vuole dire che ciò succede quando nella propria vita la mancanza di
qualcuno diviene una presenza costante?”
“Oh che finezza! Mai sentita una definizione così intelligente!”
“E mi dica, lei è in questo stato d’animo?”
“La prego non sia così diretto, se dovessi rispondere affermativamente
poi lei sarebbe costretto per educazione a chiedermene i motivi…”
“Mi riesce molto difficile associarla ad un contrabbasso, vedendola questa
sera, in questa forma smagliante, non avrei ombra di dubbio… Lei può
essere solo un primo violino!”
“L’apparenza inganna.”
“Trovo decisamente particolare questa sua affermazione. La ricordavo molto
diversa.”
“L’amore è qualcosa di imponderabile. Ci si accorge della disarmonia
solo quando lo strumento smette di suonare.”
“Oppure quando sceglie scale di note diverse....”
“Già.”
“Lei è in una condizione dissonante? Problemi con le nuove armonie?”
“Non faccia deduzioni affrettate, non è da lei.”
“Parlava di contrabbasso…”
“La solitudine non è necessariamente eterna, può durare anche un tempo
limitato e può essere causata da momentanei dissapori.”
“Questa è una risposta molto diplomatica…”
“E allora diciamo che il contrabbasso è solo perché non potrà mai
essere un solista, e per dare il meglio di se stesso ha bisogno di un
accompagnamento il più delle volte corale…”
Questa era decisamente una risposta meno diplomatica, ma l’uomo preferì
non replicare…
I due presero posto e rimasero in silenzio per gran parte del secondo
atto. L’uomo si chiese più volte se quelle gambe accavallate e lo spacco
del vestito leggermente oltre il ginocchio fossero un segnale o solo un
vezzo femminile.
Conoscendo la sua raffinatezza, immaginava benissimo quale circo di pizzi
e merletti ci fosse sotto quella stoffa. La curiosità tipicamente maschile
non lo abbandonò per tutto l’atto. Ripensò di tanto in tanto a quando gli
era consentito soddisfare quel desiderio nel giro di qualche secondo.
Poco prima della fine della performance il telefono della donna iniziò
ininterrottamente a vibrare. Alla fine lei si alzò. L’uomo rimase a
mirarla mentre si allontanava verso il fondo della sala, convenne sulla
similitudine del contrabbasso apprezzando l’eleganza e la sobrietà, nonché
una femminilità straripante nonostante i suoi sessant’anni circa.
Rimasto solo non riuscì a captare alcuna battuta della rappresentazione.
Non era del tutto sicuro di cosa stesse succedendo. Pensò a quei
momentanei dissapori e allo strano discorso sulla solitudine e
sull’accompagnamento corale. Poi scosse la testa e finalmente la donna
tornò sorridente.
“Oh mi sono persa le ultime battute, se non sbaglio quelle più
esilaranti. Dopo mi racconta vero?”
“Le confesso che ho perso per un attimo il filo.”
“Mi spiace… colpa mia vero?”
Ecco, ora era tornata di nuovo la donna che aveva conosciuto, sempre
pronta a collocarsi al centro dell’attenzione.
Lui fece scena muta e lei riprese: “E come farà ora a scrivere il
pezzo?”
“Beh non credo sia stato un passaggio fondamentale.”
Oramai la rappresentazione era alle ultime battute.
“Beh devo dire un testo avvincente e originale e sicuramente offre
molti spunti di riflessione.”
“Quando si scava così in profondità l’animo umano con quella forza
espressiva rimango ogni volta esterrefatto…”
“Non si tiri indietro, ora tocca a lei…”
La donna lo guardò fisso negli occhi.
“Eh già ora viene la parte più interessante della serata…”
“Peccato che si tratti di lavoro e non di una serata in dolce compagnia
della sua ritrovata compagna.”
“Non tutti i mali vengono per nuocere. Di sicuro la mia compagna starà già
dormendo.”
“David non si distragga… il lavoro prima di tutto e decisamente sarebbe
inopportuno pensare a quell’angelo biondo avvolto nella morbida coltre.”
“Oh veramente sono concentrato sul contrabbasso!”
“Ecco bravo, si concentri altrimenti rischierebbe di dimenticare i
concetti più importanti della sua recensione.”
Il telefono della donna vibrò nuovamente, questa volta era un messaggio.
La donna lo lesse increspando il suo viso in un ghigno di dispiacere.
Si riprese immediatamente dopo misurando attentamente le parole.
“Ascolti David, ho appena saputo di avere un’ora e mezza di libertà…”
“Libertà? Non sapevo che la sua nuova relazione fosse equiparabile ad una
gabbia!”
“La prego, non ho voglia ora di affrontare questo argomento.”
“Quindi?”
“E se le proponessi di continuare questa sfiziosa riflessione davanti
ad un bicchierino di anisette?”
“Non le direi di no, ma mi sorprenderei…”
“Lei sa che la mia teoria è strabiliare, sorprendere…”
“Lo avevo immaginato… e so anche quanto lei sia amante del rischio…”
“E se le dicessi che nulla è dato al caso?”
“Beh allora le chiederei il motivo…”
“Il motivo è continuare questa interessantissima riflessione…”
La donna rise.
“Capisco…”
“David cosa vuole? Io sono una donna che ama le attese e le situazioni
che in un modo o nell’altro necessitano di un seguito…”
“E se il seguito fosse scrivere il pezzo insieme?”
“Per l’amor del Cielo… è lei il giornalista.”
“Ma se lo facessi?”
“Fino a prova contraria io sono il suo direttore e non spetta a me
scrivere l’articolo.”
“E la metafora del contrabbasso?”
“Mi creda, immaginavo davvero che il fuori programma con l’anisette le
fosse utile per il suo pezzo. Vista l’ora non credo che abbia molto
tempo…”
“Beh sì generalmente non faccio passare molte ore… I concetti rimangono,
ma sono le sensazioni che fuggono via…”
“Quindi deduco che si metterà subito al lavoro….”
“Mi sento molto ispirato…”
“Non sapevo che le piacesse scrivere sul contrabbasso.”
“Sempre fedele al concetto delle forme dello strumento vero?”
“David la prego, non sia così diretto… lei mi conosce e sa che adoro
parlare sul filo del vago e dell’inafferrabile.”
“Ho sempre apprezzato questo suo gioco sottile… non compromette e non
permette.”
“Dipende anche dall’interlocutore…”
“E’ passato così tanto tempo…”
“Süskind è geniale… alle volte si vive di metafore e ripeto, non sempre
si è violini, alle volte ci si sente contrabbasso.”
“Specialmente quando si ricevono certi messaggi e i consorti… sono
impegnati in defaticanti poker notturni…”
“… e le consorti non amano la mondanità.”
“Quindi due contrabbassi si fanno compagnia…”
“Oh… adoro il suo ardire… ma fuori dalla metafora non sempre due
solitudini si fanno compagnia… a meno che non si tratti di riempire un
vuoto e solo di un tempo brevissimo.”
“Mi creda è bellissimo giustificare anche gli imprevisti…”
“Beh in questo modo non si vive mai nella costrizione.”
“Comunque mi creda, per unire due solitudini non basterebbe una notte.”
“Le ricordo che abbiamo solo una manciata di decine di minuti. All’una
massimo si va in stampa e all’una, come lei ha già intuito, avrei un altro
impegno.”
“Insolito un impegno a quell’ora, se non la conoscessi…”
“Già, ma lei mi conosce…”
“Quindi per lei sarebbe sufficiente un’ora scarsa, immagino.”
“Beh se le due persone si conoscono profondamente e hanno già una certa
sintonia… non credo sia difficile scrivere una recensione.”
Le luci si accesero e senza dare nell’occhio i due uscirono dalla sala
separati.
La donna ritirò la pelliccia di zibellino e l’uomo il cappotto nero e
sciarpa bianca di seta. La Bentley nera era già in attesa sul marciapiede
di fronte. Salirono in macchina in tempi diversi.
Durante il breve viaggio la donna scrisse qualche messaggio sul telefono,
rispose brevemente ad una chiamata confermando l’appuntamento dell’una.
L’uomo rimase a pensare osservando fuori dal finestrino la strada bagnata.
In quella sua decisione di accettare l’invito pressante della donna non si
intravedevano tracce di un suo minimo libero arbitrio. Si sentiva nelle
mani di quella meravigliosa donna, la percepiva come una morbida e
rassicurante culla e non aveva alcuna intenzione di ribellarsi.
Passarono minuti di silenzio poi la donna fornì all’autista un nuovo
indirizzo, raccomandandosi di fermarsi qualche centinaio di metri prima
del portone.
In ascensore i due rimasero in silenzio. Entrambi ripensarono a quei due
anni passati, ai loro incontri, ma sinceramente non era quello il momento
di lasciarsi andare ai ricordi. Lei aprì la porta di casa, lui l’aiutò a
togliere la pelliccia. Lei si accomodò sul divano e accavallò le gambe.
Entrambi gradirono quell’anisette con ghiaccio.
Nella penombra di una luce soffusa lui si sedette accanto alla donna.
Lei cercò la mano del giornalista, lui la sua gamba velata.
“Ora sta a te scrivere…” Il suo decolté per incanto brillò di luce
propria, il vestito si schiuse come un fiore baciato da un cielo terso.
“… peccato che sia solo un articolo…” Disse lui con deciso rammarico in
procinto di entrare nel sogno.
“Accontentati David, non capita tutti i giorni scrivere una recensione
su un contrabbasso…”
“Beh avrei preferito scrivere un libro intero…”
“Ma un libro non si scrive su un contrabbasso e in così poco tempo!”
“Appunto! Ma si può scrivere in serate diverse…”
“David, ultimamente non adoro le repliche! Questa è una
rappresentazione molto estemporanea!”
“Scusami, credevo fosse ancora valido il discorso sulla solitudine del
contrabasso!”
“La solitudine era una dolcissima metafora per sondare il terreno. Poi
il destino ha voluto che certi contrattempi aprissero questa eventualità e
solo per questo motivo ora siamo qui.”
“Nulla a caso, mia signora…”
“Beh direi che in tutto ciò c’è una fortissima dose di buona sorte…”
“Mi riferivo al sondaggio del terreno…”
“Almeno apprezza la mia intenzione di incastrare questo fuori
programma, seppur brevissimo, tra due impegni già fissati da tempo.”
“Più che apprezzare, mi hai sorpreso…”
“Almeno spero che le tue aspettative non vadano deluse.”
“Mio Dio, non potevo pensare a situazione migliore…”
“Posso immaginare il tuo stato d’animo.”
“Sai mi spaventa solo pensare che le cose avvengano quando meno te lo
aspetti… Non sai quanto abbia desiderato questo incontro…”
“Ecco vedi, non c’è bisogno di affannarsi, le cose avvengono quando
avvengono.”
“Pensiero molto fatalista.”
“Direi estremamente realista.”
Così dicendo la donna alzò leggermente la gonna.
“Prima, a teatro, ho notato i tuoi occhi curiosi…”
“Ed io il tuo modo di condurre il gioco fino ad arrivare dove siamo… Ma
credo di capire. E’ decisamente intrigante scrivere una recensione
all’insaputa di marito ed amante contemporaneamente…”
“Beh io aggiungerei con un critico d’arte che sa apprezzare le
assonanze e le dissonanze e che tra le altre cose è anche un ex…”
“Suona come un ripensamento…”
“Lo è e non lo è…”
“Immagino che anche il poco tempo a disposizione dia brividi
appropriati…...”
La donna si distese emettendo un filo smanioso di fiato. Poi chiuse gli
occhi in attesa di un bacio e sussurrò…
“Non distrarti David. Il contrabbasso è pronto e le corde sono tese…”
“… e nell’impaziente attesa di essere vibrato...”
“Ma soprattutto non dimenticarti che l’articolo deve essere pronto e
perfettamente ineccepibile tra mezz’ora al massimo… All’una in punto si va
in stampa…Ti prego dammi almeno un’anticipazione sul prologo…”
L’uomo si arrese e iniziò a raccontare.
Dicevo, la mia vita era un lungo fiume tranquillo, come il Tevere che
scorre sereno e maestoso, sotto i ponti di una Roma solenne, lungo i pini
che storti lo guidano in mare. Dicevo, non mi sono mai sposato, mai avuto
figli, ho una compagna sì, e abito in una casa nel quartiere Flaminio, a
due passi dalla riva sinistra. Sono un giornalista, anzi un critico
teatrale ed adoro il contrabbasso…..
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
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LENA HOSCHEK SAFETHADMUSIC
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