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Adamo Bencivenga
Il Signor Bell
Venerdì
La Signora Martin
La Signora Martin
aveva l’aria di una nobile decaduta, sempre a modo,
ma con vestiti ordinari o addirittura dimessi. Per
uscire indossava sempre lo stesso cappellino rosso e
un foulard arancio tramonto stampato cachemire.
Effettivamente era una bella donna, madre di tre
figlie, tutte bionde e minorenni. Con Bell si erano
conosciuti un sabato alla stazione dei pullman per
Dover, in uno dei tanti sabato mattina quando lui
accompagnava sua moglie.
Successivamente, non a
caso, giurava Bell, si erano rivisti nello stesso
posto gustando insieme una fetta di dolce alla menta
e lamponi e lasciandosi andare a conversazioni sul
tempo. La Signora Martin come tutte le donne adorava
il sole cocente e ricordava spesse volte la sua
unica vacanza all’esterno nelle terre assolate di
Sicilia.
Ma quella mattina la Signora Martin
era più triste del solito. Parlarono di suo marito
oramai senza lavoro da più di sei mesi. Dopo la
crisi delle acciaierie di StratFord, il dolcissimo
consorte era in prenda ad una crisi depressiva molto
seria.
Era entrato nell’azienda siderurgica come
addetto all’altoforno diventando nel tempo uno dei
maggiori esperti di trasformazione del ferro in
ghisa e viste le sue capacità, ben presto venne
nominato caporeparto del laminatoio centrale e
responsabile dei semilavorati.
“Ma tutto questo
non è servito a nulla.” Sospirò la bella signora
Martin. Bell notò due lacrime bluastre, intrise di
trucco, spuntare dagli occhioni della sua avvenente
interlocutrice.
Dopo il licenziamento il Signor
Martin si era adattato ai più svariati lavori,
attualmente svolgeva mansioni part-time di aiuto
giardiniere nella villa comunale e nei week-end
arrotondava la settimana con piccoli traslochi per
ordine della Smith&Smith.
Era gentile il
Signor Bell e in cuor suo avrebbe fatto qualsiasi
cosa per alleviare quel dolore. Per il momento,
preso da uno slancio più che affettivo, le porse il
suo fazzoletto di stoffa con le iniziali ricamate a
mano da sua nonna. Avrebbe davvero voluto fare
qualcosa di concreto e ne fu maggiormente convinto
quando una briciola di dolce alla menta e lampone
cadde inavvertitamente nell’incavo del seno profondo
dell’affascinante signora.
“Aveva un bel seno la
Signora Martin, grande ed abbondante per covarci dei
sogni notturni, ma sicuramente molle come quello
delle donne di colore per via delle tre figlie
bionde.” Pensava il Signor Bell in ufficio
abbassando gli occhi per non far leggere alla
Signorina Crawford i suoi pensieri sconvenienti.
Tutti i venerdì pomeriggio il Signor Bell faceva
visita al villaggio di Mary’s Hos, un ricovero di
cani abbandonati. Ne era diventato socio onorario
per via delle grandi quantità di pane raffermo che
sua moglie riempiva durante la settimana.
La
visita al canile durava all’incirca una mezz’ora,
praticamente il tempo necessario per passare
frettolosamente in rassegna tutta la specie animale.
Ma la sua preferita rimaneva Lucy una cagnetta senza
pelo e senza razza che lui stesso aveva trovato
legata ad un palo di fronte al suo giardino.
Era
un pomeriggio di pioggia e piuttosto freddo. Bell si
commosse al punto di interrompere la sua
passeggiata.
Da quel giorno e per tutte le
settimane a seguire rimaneva con lei almeno un buon
quarto d’ora, il tempo utile per tirare fuori dalla
tasca uno o due cioccolatini della Jordans,
ovviamente di nascosto dagli inservienti del
ricovero. Naturalmente Lucy ne andava golosa e
cercava in tutti i modi di impietosire il cuore del
suo padrone per un altro cioccolatino che
regolarmente usciva dalla tasca della giacca del
Signor Bell prima dei saluti finali.
Bell che era
un gentiluomo tutte le volte si riprometteva di
portarla via da quel posto. Avrebbe vissuto da
regina scodinzolando nell’erba del suo giardino, ma
poi si tratteneva pensando a sua moglie che mai e
poi mai avrebbe accettato un cane per casa. Il cuore
di Catherine era tutto per la merla!
Quel
venerdì al ritorno dal Mary’s Hos ed ancora col
pensiero a Lucy incontrò di nuovo la Signora Martin.
“Chissà quanto per caso anche questa volta, chissà
quanto in attesa all’angolo dell’isolato che portava
al negozio di Tommy.” Si chiese Bell ancora col
pensiero alla cagnetta.
La signora sempre più
affranta lo invitò per una breve passeggiata lungo
il viale dei tigli, lui, forse sovrappensiero o
forse per galanteria acconsentì, senza calcolare che
avrebbe allungato il suo ritorno a casa almeno di
buoni tre isolati.
La signora non perse
tempo e le chiese più direttamente un piccolo e
fattivo aiuto di genere economico. Il Signor Bell
non ne fu sorpreso, quando lei maliziosamente
concluse:
“Naturalmente lei potrà gentilmente
togliermi qualsiasi briciola di dolce alla menta e
lamponi.” Lo disse con un certo ammiccamento e
tirando ad arte indietro la testa in modo da far
risaltare il suo presente di seno morbido.
Era piuttosto evidente che la Signora Martin non
conoscesse affatto il Signor Bell, altrimenti mai e
poi mai avrebbe fatto una richiesta così
direttamente. Bell, gentile come il suo solito,
declinò quel tipo di invito. Mai e poi mai avrebbe
accettato un banale incontro a pagamento.
Nel
suo cervello risiedeva un’architettura ben più
complessa e naturalmente pensava ad altro. Del resto
non si sarebbe mai accontentato di accarezzare più o
meno un seno a suo dire troppo morbido e troppo
abbondante al tatto che aveva allattato ben tre
figlie bionde. La sua mano prediligeva di gran lunga
il velluto delle tette sode di Molly.
“Ma
l’occasione fa l’uomo ladro e la donna preda.” Pensò
Bell, che alla fine decise di non farsi sfuggire
quell’eventualità, per cui riguardando ben bene le
forme di quel seno si convinse che, se non le mani
almeno i suoi occhi ne avrebbero tratto il giusto
piacere.
Senza indugio e senza timori di sorta
le chiese con quale periodicità faceva l’amore con
suo marito.
A quella domanda a dir poco
curiosa la Signora Martin rimase interdetta. Pensò,
si guardò intorno, perse il suo sguardo nel giardino
fiorito del Signor Vincent, poi tornò da Bell e con
un filo di voce sussurrò: “Settimanalmente.”
L’imbarazzo della signora era così evidente che Bell
con fare esperto e molto tempestivamente le domandò
di nuovo dello stato di salute di suo marito.
La Signora Martin e consorte abitavano proprio
di fronte a casa Bell, e lui, comodamente seduto in
giardino, con il suo cannocchiale Zeiss laccato in
oro, avrebbe potuto vedere nitidamente quel che
succedeva nelle stanze illuminate all’uopo della
casa di fronte.
Il Signor Bell che era un
gentiluomo, le accenno per sommi capi il suo
progetto, poi vedendola ancora esitante decise di
essere più intraprendente proponendole il giorno
stesso.
A tale proposito occorre fare una
precisazione: al tempo il Venerdì era occupato da
Barbie Trump, la cassiera diciottenne del Mini
Market “Little Arrows”, la quale aveva già più volte
manifestato l’intenzione di trasferirsi da suo padre
ad Haiti. Per Bell il venerdì rimaneva dunque
l’unico giorno della settimana disponibile.
Bell
la incalzò di nuovo e la richiesta risultò così
perentoria da non consentire alla signora Martin
ulteriori esitazioni. Quindi stabilirono che tutti i
venerdì, lei si sarebbe concessa ai doveri coniugali
lasciando un piccolo spiraglio tra la tenda e la
finestra. Poi all’angolo con Peter Soon Street
passarono ai dettagli: la bella signora avrebbe
fatto l’amore con in dosso un solo foulard di seta
giallo. Dopo il rapporto lo avrebbe appoggiato con
cura sulla siepe adiacente la casa. Convennero che
l’ora più giusta fosse le sei in punto, poco prima
del pasto serale.
La Signora Martin ancora
sorpresa scosse la testa pensando a quanto fossero
curiosi gli uomini tutti. Se ne andò comunque se non
contenta almeno sollevata. Era molto, molto meno di
quanto avesse previsto. Non avrebbe dovuto concedere
nessuna parte di se stessa, né il seno, né il sesso
o quant’altro e per giunta sarebbe stata pagata per
un regolare rapporto con suo marito! In fatti ogni
fine settimana avrebbe ricevuto un discreto compenso
compreso naturalmente il costo del foulard.
Non
era moltissimo, ma lo giudicò soltanto l’inizio di
una grande collaborazione. Non avrebbe dovuto dire
nulla a suo marito, tranne cambiare il giorno della
settimana, di solito il sabato, e convincerlo ad
accettare le sue effusioni il venerdì pomeriggio ad
un’ora precisa nella sala da pranzo. Era comunque
certa che, così facendo, l’avrebbe aiutato nel
decorso della sua malattia.
Tutto sommato si
poteva ritenere soddisfatta. Del resto non si doveva
sottoporre a pratiche eticamente sconveniente. Nel
passato recente già altre volte le era successo, ma
nessuno mai si era accorto della sua attività
clandestina né tanto meno il Signor Bell che era
particolarmente attento a questo genere di incontri.
La relazione con il Signor Wallach, un
carrozziere scozzese trapiantato da quelle parti in
cerca di fortuna, era durata quasi un anno. I loro
incontri segreti avvenivano nella rimessa di lui e
più precisamente nell’abitacolo della sua Triumph
rossa Cabrio al suono di “Tonight Is So Right For
Love” di Elvis Presley. Il prezzo pattuito non
superva mai le cinque sterline ad incontro.
Generalmente si vedevano la mattina presto dopo che
la Signora Martin aveva accompagnato le figlie a
scuola e fatto fare i bisogni a Steve, il terrier di
taglia media.
Non c’era un giorno stabilito. Nei
periodi migliori si erano incontrati anche tre volte
a settimana. Del resto gli affari del signor Wallach
andavano a gonfie vele per cui le quindici sterline
era un esborso molto accessibile.
Ma come si sa,
la frequenza abbatte il desiderio, anche al cospetto
di una bella donna come la Signora Martin per cui
dopo alcuni mesi l’ardore del Signor Wallach scemò
inesorabilmente.
Alle prime evidenti difficoltà
il carrozziere si lasciò andare a richieste molto
particolari che andavano ben oltre il classico
rapporto di uomo e donna. Dapprima la Signora
Martin, sempre alle prese con il problema economico,
tentò di accontentarlo richiedendo un aumento al
compenso di qualche sterlina.
Il suo rossetto
rosa antico riscosse un notevole successo, come la
decisione di non togliersi mai il cappello durante
certi rapporti particolari.
Quel tocco in più di
femminilità rigenerò l’entusiasmo dello scozzese.
Ripresero quindi a vedersi anche due volte a
settimana. Per ravvivare ancora di più il rapporto
concordarono di abbandonare la Triumph rossa a
favore del più comodo vano attrezzi, tra i fusti di
benzina e le chiavi inglesi sporche di grasso, per
poi passare nel piccolo bagno con la minuscola
finestra affacciata sull’orto. Ma non durò che
qualche mese. Alla fine furono costretti a diradare
gli incontri finché dopo l’ennesimo fallimento, con
la Signora Martin in attesa affacciata alla
finestra, decisero di non vedersi più.
Dopo
il Signor Wallach fu la volta di Carter Moon, il
vecchio sindaco del paese, famoso per l’ordinanza
sull’obbligatorietà delle mutandine ai cani da
passeggio.
Carter Moon, un indipendente eletto
nelle liste del Individual Party, a ogni elezione
raggiungeva oltre l’80% dei suffragi grazie
all’immagine di uomo integerrimo e alla sua politica
decisionista. Il suo motto era da sempre
Clean&Freedom, chiaramente rivolto agli immigrati,
comunisti, gay, drogati, animali domestici e ai
diversi in genere.
Sulla soglia dei
sessant’anni e con una freschissima vedovanza una
mattina uggiosa di Marzo incontrò nel suo studio al
terzo piano la Signora Martin la quale era andata a
caldeggiare l’iscrizione di suo marito ad un
concorso per assistente sociale/bidello.
Come suo
solito la bella signora tenne fede al suo look
straripante impreziosendo il suo davanti con una
finissima passamaneria cucita con malizia da sua
suocera, la quale, viste le difficoltà del figlio,
cercava di contribuire nel suo piccolo al buon fine
delle attività di persuasione della nuora.
Carter Moon che era un tipo navigato quanto la Queen
Mary non si fece trovare impreparato davanti a tanta
sensualità e accogliendola nel suo ufficio privato
promise alla signora un interessamento particolare
per quell’unico posto da assistente sociale/bidello.
La Signora Martin accettò con entusiasmo sapendo
benissimo che l’interessamento del sindaco
equivaleva ad un’assunzione certa. Per cui in quel
frangente accavallò le sue belle gambe davanti agli
occhi ormai fuori orbita del sindaco. La gonna
leggera si alzò quel tanto da indurre il sindaco a
fare la sua proposta.
Dopo vari sottintesi
convennero che i loro incontri potevano benissimo
svolgersi tra quelle mura dopo l’ora di uscita
dell’ultimo impiegato comunale.
La Signora
Martin per non dare troppo all’occhio non avrebbe
indossato il suo solito cappello e sarebbe entrata
da una porticina di servizio lasciata
preventivamente socchiusa dal vecchio sindaco.
Carter Moon dal suo canto non dettò ulteriori
condizioni facendo appello alla discrezione
dell’avvenente signora. Di certo non voleva mettere
a repentaglio la sua brillante e trentennale
carriera per delle piccole effusioni per giunta
orali che avrebbero comportato un impegno di non più
sei/sette minuti.
La storia andò avanti per
qualche settimana, Carter convenne che l’esperienza
e la bravura della Martin, per quella particolare
pratica amorosa, andava oltre il più roseo
pronostico.
Era brava la Signora Martin,
concentrava tutta se stessa in quei pochi minuti
chiedendo ogni volta se i propri servigi erano di
completa soddisfazione. Le prestazioni erano di così
alto livello che difficilmente potevano esserci
ulteriori margini di miglioramento, pensava Carter
in quei momenti.
Ma si sa che gli uomini sono
animali incontentabili per cui prima d’ogni orgasmo
incitava la Signora Martin a fare di meglio,
esortandola spesso ad un maggiore coinvolgimento
della propria interiorità oltre naturalmente alle
parti fisiche interessate all’atto.
Arrivarono addirittura a vedersi ogni pomeriggio con
ampie soddisfazioni da ambo le parti. La Signora
Martin uniformò la sua tecnica al piacere del suo
interlocutore, adottando a modo piccole pause
sospensive durante l’atto. Purtroppo la storia non
durò a lungo anzi terminò rovinosamente non appena
fu resa pubblica la graduatoria del concorso per
bidello, vinto dal figlio di un cugino di secondo
grado di Moon. Non appena appresa la notizia la
signora Martin piombò nelle stanze del sindaco ad
un’ora non convenuta. Volarono parole grosse di
ingratitudine e risentimento, ma soprattutto alcuni
documenti riservatissimi che, dalla finestra del
sindaco, caddero a pioggia sul selciato della piazza
antistante.
Il Signor Bell che era un
gentiluomo naturalmente era all’oscuro di tutto ciò,
altrimenti mai e poi mai da quel giorno e per tutti
i venerdì alle sei in punto si sarebbe seduto in
veranda e d’estate in giardino.
La Signora
Martin apriva la tenda fino a mostrare chiaramente
il profilo del suo seno che s’ingrandiva in
controluce. Il Signor Bell con il suo fedele Zeiss
laccato poteva ammirare in dettaglio il momento
preciso della loro unione fino all’estremo
godimento.
Quel venerdì in particolare
l’amplesso risultò goffo e a giudizio di Bell quasi
ridicolo, ma, secondo la sua esperienza, con forti
margini di miglioramento. Il signor Bell, che era un
gentiluomo, si permise di dare precise richieste
sotto forma di consiglio alla signora e in effetti
dopo alcune settimane i coniugi Martin avevano
cambiato totalmente il loro modo di fare l’amore.
Come da istruzioni di Bell lei accoglieva suo
marito in piedi o sulla poltrona a due metri dalla
finestra. Piano piano quell’atto diventò più intenso
e passionale. Non più lunghe e spossanti sedute al
limite della noia, ma fantastici cinque minuti
fisici ed urgenti che soddisfacevano entrambi e
soprattutto consentivano a Bell di dedicare l’ultima
mezz’ora del pomeriggio prima della cena ad una
rilassante attività di giardinaggio.
La
Signora Martin da donna esperta ed attrice ormai
consumata si lasciava andava a posizioni
sfacciatamente esagerate mettendo ben in mostra le
sue parti migliori. Suo marito, a giudicare dalla
voluttà e dall’impegno, apprezzò senza riserve
questa nuova disinvoltura da parte della moglie.
Ultimamente soleva unirsi al marito senza
vestaglia e con in dosso un solo cappello che la
faceva più nuda. Altre volte durante l’amplesso
scostava ancor più la tenda e poggiando i gomiti sul
davanzale puntava il suo sguardo languido
direttamente nel giardino del Signor Bell. Chissà
forse pensava di racimolare qualche spicciolo in più
a fine settimana come del resto le era già accaduto
con il Signor Wallach.
Nessuno mai avrebbe
potuto immaginare che la Signora Martin potesse, per
qualche sterlina in più, scostare la tenda ed
esibirsi in quella maniera sfrontata. Ed in effetti
la stravaganza non fu ben accolta da chi l’ammirava
da fuori. Il Signor Bell, che nel fondo della sua
coscienza considerava immorali gli eccessi, si
promise di incontrarla nel bar della stazione dei
pullman per Dover e far tornare la sua bella
dirimpettaia a più morigerati atteggiamenti
rispettando rigorosamente la regola.
Nella
sua indignazione arrivava a capire e giustificare
maggiormente quelle signorine ferme al primo
incrocio sulla strada sterrata per CowField, e
comunque l’arte ed il mestiere di una prostituta
qualunque che l’audacia della Signora Martin.
Il Signor Bell che era un gentiluomo non era mai
stato a CowField e tanto meno aveva mai visto una di
quelle signorine. Ne aveva solo sentito parlare nel
locale di Tommy quando un forestiero ben distinto
descrisse nei minimi particolari una donna avvenente
sul bordo della strada. La bella signorina
passeggiava da un albero e all’altro indossando una
gonna cortissima e un paio di stivali rossi. Il
forestiero giurò più volte di non aver mai visto un
paio di tacchi così alti avanzando l’improbabile
misura di ben oltre i 22 centimetri.
Bell, che
in quel preciso momento era al tavolo in compagnia
del dottor Lionel, si finse del tutto disinteressato
alla cosa, anzi commentò con un velo di fastidio, ma
in cuor suo si promise di andare quella sera stessa
a verificare l’esatta misura.
Tornato a casa
continuò a pensare a quei tacchi. Dopo cena finse un
leggerissimo mal di testa forse dovuto alla sua
atavica difficoltà di digerire agevolmente i
cetriolini in agro dolce con senape e menta. Uscì
quindi di casa e s’incamminò verso CowField.
Arrivato pressappoco nel posto indicato dal
forestiero attese quasi una ventina di minuti, fino
a quando una gentile signorina di chiare umili
origini gallesi scese dall’autobus dirigendosi verso
una grossa pietra a pochi metri dalla fermata.
Appostato dietro un albero, Bell notò gli
stivali rossi di finta pelle lucida calpestare
quell’immondo pezzo d’asfalto pieno di fazzoletti
usati. Non credeva ai suoi occhi. I suoi tacchi
erano davvero impossibili e dovette ammettere che il
forestiero aveva detto la pura verità. Vista
l’altezza, l’andatura della signorina dai capelli
rossi era simile a quella di una papera claudicante.
Dopo alcuni secondi una macchina di grossa
cilindrata frenò a secco, l’autista abbassò il
finestrino e s’informò sulla tariffa. La ragazza in
piedi incurvò le spalle entrando con la testa dentro
il finestrino. Bell non poté fare a meno di
apprezzare il suo di dietro seminudo di un perfetto
tondo giottesco. Ripensò alla sua prima ed unica
volta a pagamento, davvero sfortunata, con la donna
di colore dalle mammelle calanti. In quel momento
pensò solennemente che non sarebbe stata più
l’ultima se non avesse avuto Molly.
La
macchina di grossa cilindrata sgommò ripartendo a
razzo, la ragazza delusa riprese la sua camminata a
papera finché non si accorse della presenza di Bell
dall’altro lato della strada, il quale per ammirare
meglio questi stivali era uscito allo scoperto.
Lo chiamò facendo ampi gesti.
“Ehi, lei, signore.
Sono 15 sterline, tutto compreso.” Disse sicura
indicando varie parti del proprio corpo compresa
quella giottesca. Bell in imbarazzo prese a
fischiettare guardando l’orologio, ma evidentemente
era insolita in quel punto la presenza di un uomo a
piedi che fosse lì per altra ragione.
A quel
punto Bell, anche per non farsi prendere dalla
tentazione, si voltò verso il cartello della fermata
del pullman facendo finta di leggere gli orari.
La donna si avvicinò ulteriormente accentuando la
sua camminata palmare ed offrendo in dialetto
gallese i suoi servizi migliori ad un prezzo ancora
più conveniente.
Sciorinò senza mezzi termini le
parti del suo corpo chiamandole con nomi
volgarissimi che sfuggirono alla totale comprensione
di Bell.
Il Signor Bell che era un
gentiluomo si asciugò con un fazzoletto di seta la
sua fronte imperlata. La cifra gridata dalla
signorina era ampiamente nella disponibilità delle
sue tasche, ma sarebbe stato alquanto complicato
spiegare alla ragazza le sue preferenze, vale a dire
guardare, ammirare, apprezzare qui tacchi in un
posto riparato con sufficiente luce.
La ragazza
lo invitò ancora e quando Belle era sul punto di
attraversare la strada da lontano si sentì
chiaramente il rumore dell’autobus proveniente da
CowField. Fu davvero una questione di secondi e
sicuramente la sua salvezza.
Fece ampi gesti
all’autista con l’evidente delusione della ragazza
gallese.
Nei giorni successivi Bell si
interrogò più volte chiedendosi se il tempestivo
arrivo dell’autobus fu l’unica causa del mancato
approccio o se il suo rigore morale avrebbe comunque
avuto la meglio all’incombente tentazione.
Convinto del suo livello etico scelse la seconda
ragione.
Trasalì da quei pensieri nel momento
in cui la Signora Martin poggiò delicatamente sulla
cresta della siepe il foulard ancora umido d’amore.
Il Signor Bell, che era un gentiluomo, come
tutti i venerdì a quell’ora, si fece portare da sua
moglie un’altra tazza bollente di tè. Era quello il
momento più entusiasmante, quando rivedeva,
frammento per frammento, fotogramma per fotogramma,
la scena della Martin in evidente stato di ebbrezza
d’amore.
Bell che era un gentiluomo, ai
titoli di coda di quel film iniziava a pensare a
Molly fino a quando, alcuni minuti prima della cena,
usciva di casa. Tutti i venerdì, alla solita ora.
Faceva un giro dell’isolato salutando a caso i
vicini per distrarre il terrier di taglia media.
Arrivato al punto preciso, con un gesto repentino
infilava la mano tra gli steccati della siepe e
furtivamente agguantava quel preziosissimo pezzo di
stoffa, il quale magicamente scompariva nella sua
tasca destra della giacca da casa.
Per
ingannare l’attesa della cena e soprattutto gli
sguardi dei vicini si concedeva ancora qualche
ulteriore passo salutare oltrepassando i giardini di
Queen Elisabeth. A quel punto e fuori da ogni
sguardo ficcanaso tirava fuori a più riprese il
pezzo di stoffa gialla respirando avidamente gli
odori di quella seta fino a consumarli totalmente
prima di riprendere la via del ritorno a casa.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
Immagine Renè Magritte - Le
Fils de l'Homme
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