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Adamo Bencivenga
La compagnia
Verrà di nuovo il
temporale e sarà poi buio fitto, annuserò l'odore
della terra come il dolce miele dell’addio. Finirà
l’estate, le tue corse a piedi nudi. Già ti vedo
come ogni anno che recidi un’altra rosa, gialla come
sempre, che sboccia a fine agosto, tutti i colori
hanno un senso, questo mi hai detto. Perché
l'inverno sarà freddo, perché l'inverno sarà duro,
perché l'inverno è una tana che non posso più
offrirti, è una donna che cammina di spalle
controvoglia, è un brivido profondo di freddo nelle
ossa. So dove ho mancato e quanto ho dato troppo,
e quanto ho perdonato, ma i patti sono patti.
Lo so, ad ogni temporale gli stessi miei
pensieri, ad ogni temporale che annuncia un altro
inverno altre rughe sulla fronte, che mi imbronciano
il viso e non mi danno più la forza. Un mese dici
sempre, sorridi e poi mi baci. Tre mesi penso
sempre, e non sbaglio quasi mai. Poi mi baci
sulla guancia, sento il tuo profumo, qualche goccia
mi hai detto. Ma io t’annuso come un cane, cerco di
annusarti con la memoria, il naso non basterebbe a
far passare tutto l’inverno.
Ecco sei quasi
pronta. Quella seta sopra il letto e la valigia
ancora aperta. I miei pensieri vanno oltre, chissà
per quale occasione. Penso a dove andrai a stare, se
esiste davvero una zia e se ha almeno un nipote
maschio oppure un vicino, oppure il padrone del
locale. Ti guardo, hai messo un cappello di lana
verde bosco, stai bene ti ho detto, davvero lo
pensavo. Mi guardi e intuisci i miei pensieri, ma
non fai nulla per distrarmi. Tu non dici mai bugie
per questo ti amo, per questo non vado oltre. Lo
sapevamo tutti e due, a volte mi ripeti.
Verrà una signora è la moglie del vicino, ogni
giorno dopo pranzo quando tu riposerai, sa cosa deve
fare, non occorre che ti alzi, porterà un po’ di
spesa mi dici e mi ridici. Fuori farà freddo e non
voglio che tu esca, sai i tuoi dolori, la schiena e
le ossa, devi riguardarti, mi guardi e mi capisci,
che non posso dire, non posso più fermarti.
Verrà di nuovo inverno e buio alle cinque, i tuoni
all'improvviso e le albe attese invano, coprirò le
nostre piante, per il freddo e per il gelo, leggerò
i tanti libri che mi hai lasciato sul divano, come
segno la tua rosa, gialla come sempre, tutti i
colori hanno un senso, questo ripetevi. Almeno
quell’odore se non posso avere altro, questo non ti
ho detto, ma forse lo sapevi. Ghiacceranno i tubi
fuori, andrà via la corrente, nella credenza in
basso a destra, qualche candela d’emergenza e da
mangiare per i gatti. Perché l'inverno sarà lungo,
perché l'inverno sarà duro, perché l'inverno è un
nido caldo che non posso più offrirti, un uccello
migratore che vola sopra il mare, sono giorni senza
sole e legna umida in cantina, l’odore della zuppa
di sedano e cipolla: “Chiudi il gas ripetevi, lo so
che sei distratto!”.
Lo sapevamo tutti e due
e i patti sono patti, annuisco con la testa come
fossi un bambino, mi convinco e ci rifletto, è
difficile accettare. La nostra differenza di età è
troppo grande, come la nostra casa non riesco a
riempirla, a volte all’improvviso strane angosce
sopra i muri, lo so che sono crepe, sento rumori
dappertutto, già il temporale che batte sopra il
tetto, di sicuro non sono topi, ma sprango le
finestre, stanotte come sempre dormirò sulla
poltrona, la legna ancora arde e la luce è sempre
accesa.
Verrà di nuovo primavera e sarà poi
giallo ed arancione, sarà il mandorlo in fiore che
mi illude troppo presto, ma finirà questa pioggia
senza strascico né coda, germoglieranno le tue rose,
quella gialla ha già una gemma, pronta per l'estate
e per un altro libro. Verde tutt'intorno per le tue
corse a piedi nudi anche se ancora non ti vedo, ma
conto i giorni lenti, come grani di un rosario dove
ne manca sempre uno. Ti vedrò oltre il sentiero dove
curvano i rovi, dove il sole batte forte e maturano
le more. Sentirò la tua voce, sarà alba nel
tramonto, sarà giorno nella notte, un bacio in un
abbraccio.
Mi dirai dove sei stata, di quella
tua zia che non ho mai conosciuto, mi dirai che ti
son mancato tanto, mi accarezzerai la fronte e
racconterai quello che vuoi e quello che non dici.
Avrai il viso stanco, le borse sotto gli occhi,
farai fatica a parlare ed io a domandarti. Ti
avvicinerai a me, mi chiederai se ho fatto il bravo
per tutto questo tempo, mi farai cenno di tacere, mi
dirai che non servono le parole. Già, a cosa
servirebbe ora sapere se quella zia vive o è morta
da tanto tempo, a cosa servirebbe se è passato un
altro inverno e tu sei tornata a tenermi compagnia?...
.. |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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