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Adamo Bencivenga
La favola dell’uomo degli ombrelli
Photo Cristina Venedict
Fuori pioveva. Erano le cinque in punto di un
Lunedì qualunque. Dal suo ufficio al secondo
piano l’Addetto Contabile Santiago Pablo Reyes
guardò fuori dalla finestra e scosse la testa.
Da quando era nato, praticamente da trentadue
anni non ricordava una giornata senza pioggia,
del resto quella landa del Nord della Colombia
era considerata la provincia più piovosa del
mondo e deteneva il record di 922 giorni di
pioggia consecutivi.
Dopo aver messo in
ordine la sua scrivania Santiago Pablo salutò il
suo collega e scese in strada. Sconsolato guardò
il cielo nero. La pioggia si era fatta ancora
più fitta e solo allora si accorse di essere
senza il suo ombrello. Fece mente locale e
ricordò di averlo lasciato il giorno prima sulla
poltrona della seconda fila del cinema Madison.
Santiago era un uomo solitario, ma aveva un
compagno della domenica appassionato di film
come lui, un certo Diego Gonzalo vicino di casa.
Insieme passavano tutti i pomeriggi festivi in
quel cinema di seconda visione. Naturalmente i
film non erano nuovi, ma Santiago non si
lamentava e tra le tante commedie di genere ogni
tanto davano qualche film d’autore. Proprio
quella domenica aveva visto “El árbol de
Guernica” di Francisco Arrabal. Quelle immagini
frullavano ancora nella sua testa, davvero un
capolavoro!
Evidentemente era rimasto
così affascinato da quel film che all’uscita
aveva dimenticato l’ombrello. Poi aveva fatto la
strada di ritorno sotto l’ombrello di Diego
Gonzalo commentando le vicende della contadina
Vandal e di Goya, il figlio del latifondista.
Ora vedendo quella pioggia battente Santiago
scosse di nuovo la testa. In quel paese non era
possibile rimanere senza ombrello pensò
proteggendosi dalla pioggia sotto il cornicione
del palazzo adiacente. Dopo un attimo di
smarrimento ricordò di aver intravisto un
piccolo negozio di ombrelli alla fine di Calle
del Pueblo Español. Era tardi, ma decise
ugualmente di allungare il suo solito percorso
verso casa e tentare la sorte. A passo sostenuto
si incamminò e tirò un sospiro di sollievo
quando vide da lontano l’insegna accesa viola e
gialla del negozio. Purtroppo la strada era
molto lunga costeggiata da palazzi senza balconi
sotto i quali ripararsi. Accelerò ancora di più
il passo ed entrò nel negozio tutto trafelato e
praticamente fradicio.
Tolse il cappello
maledicendo il tempo ed il governo, ma quando
alzò gli occhi il sorriso di un viso angelico
alleggerì di colpo tutto il suo malessere. La
ragazza immediatamente gli andò incontro e lo
pregò di togliersi l’impermeabile. Quella voce
soffice e vellutata gli ricordò il quarto atto
del “Canto delle ginestre” di Hommer, quando la
bella Adalgisa lancia una rosa rossa sulla tomba
del suo spasimante Goffredo. Santiago notò il
candore del suo viso, la pelle color pesca, i
suoi occhi espressivi e un piccolo neo sulla
guancia sinistra. I capelli sciolti parevano
un’onda morbida adagiata sulla seta della sua
camicetta rosa antico. Estasiato da tanta grazia
e bellezza non si fece pregare e ancora stordito
porse il suo impermeabile e il cappello
completamente zuppo nelle mani della ragazza.
Poi si accomodò su una poltrona a fiori e con un
filo di voce disse. “Credo sia inutile dirle
il motivo della mia presenza qui.” Santiago
non era un uomo di molte parole e in quel
frangente gli fu difficile trovarne diverse.
“Immagino che voglia acquistare un
parapioggia….” L’aiutò la donna con un leggero
sorriso. “Già.” Sospirò Santiago. “Posso
sapere le sue preferenze?” Santiago iniziò a
guardarsi intorno. In effetti c’era solo
l’imbarazzo della scelta. La ragazza prese
dallo scaffale di ombrelli per uomo tre modelli
rigorosamente neri. Santiago in fatto di gusti
era un tipo piuttosto ordinario, ma credendo di
fare colpo sulla ragazza azzardò: “Vorrei vedere
qualche modello che non sia necessariamente
nero.” La commessa rimase un attimo
interdetta. Nonostante il negozio fosse ben
fornito e nonostante svolgesse quell’attività da
oltre due anni la richiesta le parve piuttosto
eccentrica. Pensò una frazione di secondo e
poi con l’aiuto di una scala di legno prese
dallo scaffale in alto un ombrello color verde
autunno con il manico di osso e ottone.
Decisamente un articolo elegante, ma costoso.
“Con questo andiamo su di prezzo.” Disse la
ragazza. Santiago sorrise. Nonostante non
avesse molte disponibilità economiche, visionò
l’articolo con estremo interesse, ma in realtà
il suo intento era di allungare per quanto
possibile la sua permanenza in quel negozio.
“Direi un ottimo parapioggia, ma è possibile
vederlo in altri colori?” La donna salì di
nuovo sulla scala e tirò giù un intenso blu
oceano. “Ecco questo mi sembra più adatto
alla mia personalità. Non trova?” “Oh
signore, non conosco il suo carattere, ma di
sicuro è appropriato alla sua figura.”
Soddisfatto per il complimento inaspettato, lui
sorrise, in fin dei conti era un accessorio di
lusso e firmato. Quindi decise di acquistarlo
pagando 59000 pesos. Poco dopo si congedò
augurandole una buona serata. La donna lo
accompagnò all’uscita, gli aprì la porta e
rimase dietro i vetri bagnati finché non lo vide
scomparire per Calle del Pueblo Español.
Santiago con la coda dell’occhio si accorse di
quella stranezza e durante il tragitto verso
casa, riparato dal suo nuovo ombrello, si scoprì
insolitamente allegro. Con quella scelta era
sicuro di aver suscitato un forte interesse nei
confronti della ragazza. Il buonumore prosegui
anche durante la cena di fronte ad un buon
bicchiere di vino bianco Santa Ana e una pizza
con ripieno di tonno e verdure.
La
mattina seguente aveva ancora in mente la bella
commessa. Giurò di averla sognata più volte
quella notte. Sentiva dentro sé una strana e
calda sensazione, del resto nella sua vita
Santiago non si era mai innamorato. Finora aveva
avuto solo fugaci relazioni e qualche incontro
con audaci signore lungo l’Avenida Cristóbal
Colón. Fischiettò “Run run se fue pa'l norte”
davanti allo specchio immaginando come sarebbe
andata la giornata. E allora scordò
deliberatamente il suo nuovo ombrello blu oceano
a casa. In ufficio fu abbastanza distratto e la
sera, nonostante la pioggia battente, allungò di
nuovo il suo percorso. E di nuovo si bagnò.
Lungo Calle del Pueblo Español indugiò, ma poi
si fece forza ed entrò nel negozio.
La
bella commessa era sempre lì, il suo volto color
pesca si aprì in un sorriso ancora più
ammiccante del giorno precedente. Lui senza
aspettare l’invito si tolse di nuovo
l’impermeabile e si accomodò sulla poltrona a
fiori. Lei si avvicinò: “Immagino che il colore
non fosse di suo gradimento…” L’uomo annuì:
“Sì in effetti era decisamente eccentrico.”
“Optiamo per un nero questa volta?” Disse lei
facendo due passi verso lo scaffale del reparto
uomo. Lui rimase affascinato nel vedere quei due
passi. La paragonò all’usignolo che negli
inverni freddi sostava sul suo piccolo balcone.
Pensò di nuovo al “Canto delle ginestre” di
Hommer, addirittura intonò sottovoce qualche
nota. Pensò di parlarle della somiglianza con
Adalgisa, ma poi credendo di osare troppo e di
metterla in imbarazzo non disse nulla. Era
davvero un piacere immenso vederla, così gracile
e nello stesso tempo con quel portamento regale.
Indossava una gonna gialla poco sopra il
ginocchio ed un maglioncino abbinato color
senape. La donna dovette ripetere la domanda
finché Santiago tornò in sé. Tra i tre modelli
proposti scelse un pratico portatile. Poi cercò
disperatamente un argomento che non riguardasse
la pioggia e allora pensò al sole, al mare,
all’estate, ma poi lasciò stare e il vortice dei
suoi pensieri finì miseramente in un
“buonasera”.
Quella ragazza ormai abitava
stabilmente nei suoi pensieri. Non passava ora
che non pensasse a lei, che non provasse ad
indovinare il suo none e cosa stesse facendo in
quel momento o quanti clienti fossero entrati
giorno nel negozio e se a tutti abbozzasse lo
stesso sorriso. Pensò anche a quanti clienti
aveva proposto l’ombrello blu oceano o quello
verde autunno e se fosse normale accompagnare il
cliente fino all’uscita e rimanere a guardarlo
finché non scomparisse alla vista. Erano
pensieri ai quali era difficile dare una
risposta. Pensieri pesanti e ricorrenti che
occupavano gran parte della sua mente. Certo non
sapeva nulla di lei. All’anulare sinistro non
portava però alcun anello, dedusse che non fosse
sposata.
Tornò il giorno dopo e anche il
giorno dopo ancora. Sempre senza ombrello,
sempre zuppo ed ormai senza alcun imbarazzo. La
bella commessa con aria ingenua e sorpresa ormai
aveva smesso di fare domande del tipo: “Anche
oggi senza ombrello?” Ora lo accoglieva
semplicemente con un sorriso, proprio di chi con
malizioso piacere rispettava le regole di quel
gioco. Tuttavia le regole rimanevano ferree e
nessuno dei due mai avrebbe trasgredito alla
condizione primaria dell’uomo senza ombrello che
a causa della pioggia entrava nel negozio, si
sedeva sulla poltrona, sceglieva il suo ombrello
e alla fine si congedava augurandole
semplicemente una buona serata.
Nonostante il presupposto giorno dopo giorno i
loro sguardi si fecero più intensi ed a poco a
poco, parola dopo parola le loro conversazioni
si fecero più intime e andarono oltre gli
ombrelli e la pioggia. Santiago prese coraggio,
la ragazza un aspetto più disinvolto. Lui prese
a farle i complimenti, per i vestiti, le
acconciature, le scarpe e il modo di trattare
con i clienti. Lei sembrava accettare
quell’appuntamento ormai fisso e quel fine
corteggiamento mai evidente. Addirittura si
presentarono senza però stringersi la mano.
“Piacere Maria Estrella.” Disse lei con un filo
di voce. “Onoratissimo, Santiago Pablo.”
Rispose lui emozionatissimo. Enfatizzando subito
dopo sulla bellezza e sull’originalità del nome
di lei, anche se, a dire il vero, fosse molto
diffuso in quella zona.
La ragazza, dal
suo canto, non mancò di raccontargli parte della
sua vita e per quale motivo si trovasse in quel
negozio. E così lui seppe che aveva 25 anni e
non era sposata. Orfana di padre, aveva due
fratellini più grandi e una sorellina ancora
adolescente. Il negozio era di suo nonno in
pensione da due anni. Aveva perso il papà in un
incidente stradale e si era ritrovata a gestire
il negozio interrompendo gli studi universitari
a Medellin. Anche lui parlò di se stesso, del
suo impiego di Contabile e delle sue aspirazioni
di carriera, della sua vita da single, del
cinema Madison, del suo amico Diego Gonzalo,
dell’usignolo sul balcone e della sua casa ormai
piena zeppa di ombrelli. Con cura evitò di
raccontare le sue passeggiate lungo l’Avenida
Cristobal Colon, ma pose l’accento sui suoi 32
anni e sulla sicurezza economica che avrebbe
potuto offrire ad un’eventuale sposa.
Naturalmente parlarono anche della pioggia.
Nessuno dei due ricordava una giornata di cielo
sereno. Proprio in quel momento venne giù uno
scrocio piuttosto intenso seguito da un fulmine
che illuminò per alcuni secondi tutta la Calle
del Pueblo Español. La donna si strinse nelle
spalle mentre lui benedì quell’acqua che ogni
giorno gli permetteva di entrare in quel
negozio.
Passarono settimane e settimane
di pioggia ed ogni giorno verso le venti passate
le cinque la bella Maria Estrella accoglieva il
suo cliente smemorato. “Salve Santiago, proprio
questa mattina mi sono arrivati nuovi modelli…”
oppure “Buonasera Santiago, oggi è più bagnato
del solito…” Lui con l’aria sconsolata annuiva
ripetendo i soliti gesti. Un giorno pieno di
entusiasmo le disse: “Sarebbe bello passeggiare
in pieno sole per l’Avenida Simon Bolivar e
insieme gustarci un gelato alla fragola e
pistacchio.” Poi risero sull’assurdità della
cosa pensando che mai in quel posto ci sarebbe
stata una giornata senza pioggia. Lei andò oltre
con i suoi pensieri pensando in cuor suo alle
tante affinità che la legavano a quel bel
giovanotto tra le quali i gusti della fragola e
il pistacchio.
Ma come succede nelle
favole il destino a volte riserva impensabili
imprevisti. Quando Santiago quella mattina aprì
le finestre una luce accecante gialla e celeste
invase la sua stanza. L’aria era leggerissima,
avvertì addirittura qualche brivido di freddo.
Si sporse fino ad intravedere uno spicchio di
cielo e non credette ai suoi occhi. Non c’era
una nuvola e ovviamente non pioveva! Accese
immediatamente la tv. Una edizione straordinaria
del telegiornale annunciava con clamore
l’evento. Una giornalista in diretta da Plaza
Major stava intervistando alcuni passanti a dir
poco sbigottiti. Nessuno mai aveva visto quei
colori e quel cielo terso. Il sindaco in persona
annunciò per la sera stessa una grande festa con
tanto di banda musicale, sbandieratori e le
immancabili majorettes.
Santiago non
realizzò immediatamente la disgrazia che si
stava abbattendo su di lui. Anzi pensò alla
battuta sul gelato. Scese in strada e passo dopo
passo circoscrisse i confini di quella sciagura.
Se non avesse ripreso a piovere, nel pomeriggio,
non avrebbe avuto il pretesto per entrare nel
negozio di Maria Estrella. Disperato si recò
ugualmente in ufficio con il proposito di
trovare una soluzione. Con un orecchio alla
radio ascoltava attentamente le previsioni del
tempo, ma non davano buone notizie. Le nuvole
erano di fatto scomparse e in tutta la zona per
giorni e giorni ci sarebbe stato bel tempo. Il
destino avverso continuava imperterrito il
proprio disegno, e lui doveva a tutti costi
farsi venire un’idea.
Alle cinque uscì
dall’ufficio e si diresse ugualmente verso Calle
del Pueblo Español. Camminò per tutto il tempo
con la faccia rivolta verso il cielo, in cuor
suo non era mai morta la speranza di sentire
almeno due misere gocce sul suo cappello di
feltro in modo da giustificare il suo incontro
quotidiano. Si rese conto che ormai dopo mesi
non avrebbe potuto farne a meno.
Ormai
era a due passi dal negozio. Tutto sembrava
uguale, tranne la pioggia. Si fermò a guardare
la vetrina. Tra gli ombrelli vide Maria
Estrella. Era tranquillamente seduta dietro il
banco di legno intenta a leggere un libro. Di
certo non lo stava aspettando. La pioggia non
cadeva, lui non era bagnato ed aveva una casa
piena di ombrelli. Quindi non esisteva alcuna
condizione per entrare e chiedere un ombrello.
Trasgredire quella regola avrebbe comportato
rompere il tacito accordo, ossia la regola
primaria che aveva consentito loro fino a quel
momento di conversare amabilmente. Una voce
interiore lo consigliava di entrare comunque, ma
in quel modo avrebbe messo a disagio la ragazza
e lui mai avrebbe voluto farla arrossire. Del
resto senza quella condizione si sarebbe
trasformato immediatamente da cliente a
conoscente o addirittura ad amico e quindi
ammettendo che ciò che lo univa alla donna non
fosse la pioggia e l’urgenza dell’ombrello, ma
altro.
Santiago pensò e ripensò affidando
al cielo due gocce che non vennero, frugò di
nuovo nella sua mente finché senza pensare
ulteriormente seguì il suo istinto ed aprì la
porta del negozio. Dopo un attimo di
esitazione, salutò Maria Estrella, alquanto
sbalordita, e senza guardarla negli occhi si
accomodò sulla solita poltrona. Poi con voce
disinvolta disse: “Buonasera Maria Estrella.” E
senza aspettare la risposta al saluto raccontò
senza mai tirare il fiato, la favola dell’uomo
degli ombrelli: “C’era una volta un paese, nel
nord della Colombia. In quel paese pioveva
sempre e sempre in quel paese c’era un signore
abbastanza distratto. Un giorno dimenticò
l’ombrello, entrò in un negozio e così conobbe
la ragazza che vendeva gli ombrelli. E da quel
giorno ogni giorno dimenticandosi l’ombrello
entrava zuppo nel negozio per acquistare un
ombrello. Finché la sua casa fu completamente
piena d’ombrelli. Purtroppo però, dopo anni e
anni in quel paese un giorno smise di piovere e
lui si rese conto che quel giorno non avrebbe
potuto acquistare un ombrello, ma non si perse
d’animo ed entrò ugualmente nel negozio e
raccontò alla ragazza la favola dell’uomo degli
ombrelli che un bel giorno non avendo più la
necessità di comprare un ombrello entrò
ugualmente nel negozio per raccontarle la favola
dell’uomo degli ombrelli...” E vissero felici
e contenti...
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
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