|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
RACCONTI
Adamo Bencivenga
LA FUGA
Roma, stazione Termini,
un uomo passeggia sulla banchina, fuma nervoso e si
guarda intorno. Uno spicchio di cielo terso lo segue
e gli illumina il viso. Ha un cappello Trilby color
terra di Siena, leggermente quadrettato. Arriva in
fondo e poi ritorna lungo il binario 7, lungo il
treno già in attesa. La partenza è prevista per le
ore 16.10: destinazione Venezia – Santa Lucia. Ha
con sé un piccolo trolley ed una valigetta 24 ore,
un paltò color cammello e un gessato noisette.
Roma, stazione Termini, l’uomo ha fretta, si
vede che ha fretta! Ha la faccia da scrittore, ma è
solo un giornalista che si diletta a pubblicare
racconti su un giornale di provincia. Ha prenotato
un posto vicino al finestrino, quello riservato, nel
salotto dell’area business, sa che lì non lo
disturberà nessuno, prima dell’arrivo a Venezia deve
assolutamente dare gli ultimi ritocchi al racconto e
inviarlo alla Redazione.
Roma, stazione
Termini, l’uomo passeggia e pensa, al primo fischio
si dirige verso il vagone, al secondo getta la
sigaretta a metà e sale consegnando il suo bagaglio
ad un'hostess troppo sorridente, fasciata stretta da
un professionale tailleur celeste cielo. Nota i suoi
denti bianchissimi, nota le sue labbra di fragola
matura, e non può notare le armonie dei suoi fianchi
quando lei dice di seguirlo.
Treno
FrecciaRossa, ore 16,05. Quando entra nel salotto
riservato, con sua soddisfazione, trova seduta al
suo posto una donna con il viso rivolto verso il
finestrino. L’uomo non ha nessuna reazione, non pare
sorpreso. Semplicemente sistema con calma il suo
soprabito, si sedie sul posto accanto e dalla sua 24
ore tira fuori il tablet e un paio di occhiali da
vista.
Treno FrecciaRossa, ore 16,08. L’uomo
si volta di nuovo verso la donna. Cerca di scorgere
sul vetro il riflesso del volto. La descrizione
coincide: tailleur rosso, gambe accavallate e
caviglie sottili che calzano un paio di scarpe nere.
Nota il laccetto alla caviglia, nota il monile
d’argento, nota l’increspatura della trama della
calza alla caviglia. Ha un breve dejavu, ma forse è
solo una delle tante protagoniste che popolano i
suoi racconti. Poi ci ripensa e ripassa a memoria il
suo ultimo racconto. I capelli della donna sono una
cascata di ruggine e tramonto, la sua pelle una
sfumatura d’ambra e madreperla, il suo profumo un
effluvio di magico Oriente.
Treno
FrecciaRossa, ore 16,10. Il treno parte in perfetto
orario.
Dopo qualche minuto arriva la hostess con
il servizio di benvenuto. Lui prende un caffè
espresso. A quel punto la donna si gira, accenna ad
un sorriso di cortesia, guarda la hostess e guarda
l’uomo, ma il suo sguardo è assente. Vede ma non
vede, come se non fosse lì o come se il mondo le
fosse indifferente.
UOMO
“Buongiorno madame!” Dice lui con un filo discreto
di voce.
DONNA “Buongiorno
monsieur.” Dice lei per pura cortesia. I suoi occhi
sono color verde mela matura. La sua espressione non
è affatto altera e neanche assopita, solo un velo di
tristezza nel fondo.
UOMO
“Gradisce qualcosa?”
DONNA “Oh
sì grazie, un the verde.”
UOMO
“Perdoni, l’abbiamo disturbata?”
DONNA
“No, no, ero solo immersa nei miei pensieri.”
Lei
afferra la tazzina con la mano sinistra. L’uomo nota
le sue unghie: praticamente un'opera d’arte
floreale.
Il caffè è gradevole, il the troppo
caldo, la tazza fuma e la donna attende che si
raffreddi.
I due rimangono in un silenzio
forzato, come se aspettassero un cenno dell’altro,
forse solo per scambiare due parole o addirittura
per iniziare un’intera conversazione.
Si sentono
a distanza due voci che parlano al telefono,
qualcuno ride, qualcuno dice che arriverà prima di
cena, qualcuno sta dettando un’email di lavoro.
Allora la donna prende da sopra il tavolinetto una
rivista di moda. La sfoglia a caso partendo
dall’ultima pagina. E allora l’uomo apre il suo
tablet, poi ci ripensa e guarda verso il finestrino,
guarda il profilo della donna sfumato dai riflessi
di una campagna uggiosa.
Già, si vede che
vorrebbe parlare, sa che lo deve fare. La donna è in
attesa, ma sa che dovrà ascoltare.
FrecciaRossa: Termini – Santa Lucia.
Passano
altri secondi, forse minuti. I pali della luce ora
scorrono veloci.
Finalmente lui si decide.
UOMO “Madame, sempre assorta nei
suoi pensieri?”
DONNA “Oh no,
questo treno mi rilassa.”
UOMO
“Venezia per lavoro?”
Lei sorride. Stranamente
sorride.
DONNA “No, niente
lavoro!”
UOMO “Per vacanza?”
DONNA “No… per fuga.”
UOMO “Fuga da chi o da cosa, se posso…”
DONNA “No, non può… E lei?”
UOMO “Io sto inseguendo una donna
che ha intenzione di fuggire.”
Le labbra di lei
si increspano leggermente.
DONNA
“E’ già fuggita o sta fuggendo?”
UOMO
“Non credo che abbia ancora deciso.”
DONNA “Beh se fossi io la persona che
insegue avrebbe terminato la corsa con successo.”
UOMO “E chi l’ha detto che non sia
lei?”
DONNA “Beh prima dovremmo
conoscerci, poi avere una relazione e solo
successivamente, per fatti che ignoro, io dovrei
fuggire e lei rincorrermi…”
L’uomo rimane
perplesso.
UOMO “Sicura che
ignora?”
DONNA “È ovvio. Non ci
conosciamo.”
UOMO “Ma gli amori
sono tutti uguali, si potrebbero leggere in
fotocopia.”
DONNA “Oh no, lei
non conosce la mia storia, non può dire così… non
azzardi la prego.”
UOMO “… Ma
conosco la mia…”
DONNA “Signore
mio, questa partenza non rappresenta un semplice
viaggio per me.”
La donna sospira.
UOMO “Lo avevo intuito… Quindi fuga da un
amore?”
DONNA “Fuga da un
sogno.”
UOMO “Lui l’ha delusa?”
DONNA “Troppo difficile da
spiegare.”
UOMO “No, no, non si
disturbi, mi accontento di questa singolare
coincidenza, io stavo inseguendo una donna e guarda
caso seduta al mio posto trovo una donna in fuga.”
L’uomo lascia scorrere qualche attimo, gioca con
i tasti del tablet senza scrivere. La donna finisce
di bere il suo the verde.
UOMO
“Posso chiederle perché Venezia?”
DONNA
“Ma lo sa che lei è molto invadente?”
UOMO “Faccio del mio meglio, sì, ma mi
creda è solo deformazione professionale, mi
appassionano le storie d’amore.”
DONNA
“Lei scrive?”
UOMO “Ci provo.”
DONNA “Allora le do un indizio,
vado a Venezia per distrarmi, conoscere gente nuova.
Lì c’è una mia conoscente ad aspettarmi. Va bene
come inizio per un racconto?”
UOMO
“Già scritto, vuole vedere?”
L’uomo sposta il
tablet verso di lei.
DONNA
“Immagino che ci sia anche scritto come abbia fatto
a sapere…”
UOMO “Che lei fosse
qui?”
DONNA “Eh già…”
UOMO “Tutte le donne deluse
prendono un treno per Venezia. È matematico.”
DONNA “Voleva dire banale, vero?
UOMO “Anche le storie ordinarie
hanno un suo fascino.”
DONNA
“Quindi la mia è una storia scontata…”
UOMO “Non credo… non sarei su questo
treno.”
DONNA “Allora confessa
che sono io la donna che sta seguendo.”
UOMO “Io sto scrivendo un racconto.”
DONNA “Spero allora che sia un bel
racconto intrigante…”
L’uomo rimane in
attesa, vorrebbe che lei continuasse la frase, ma la
donna non parla e lui riprende.
UOMO
“Beh se mi avesse detto che anziché incontrare la
sua amica… avrebbe passato questo week end in una
suite del Hotel Des Bains…”
DONNA
“Come dire… un modo per ricaricare le batterie.”
UOMO “Non ci sarebbe nulla di male
dopo una delusione.”
DONNA
“Crede sia il tipo?”
UOMO
“Oddio, ora non mi parli di depressione, la prego… I
miei lettori hanno bisogno di donne vive.”
DONNA “Per l’amor del Cielo,
assolutamente no, è solo un viaggio per rimettere in
ordine certe cose della mia vita.”
UOMO
“E allora mettiamo che in quel meraviglioso albergo
del Lido ci sia un uomo affascinante ad attenderla…”
DONNA “E chi sarebbe questo uomo
affascinante? Lei per caso?”
UOMO
“Non io, ci mancherebbe… ma il protagonista del mio
racconto.”
DONNA “Lei scrive di
amori occasionali o storie travolgenti che durano
un’eternità?”
UOMO “Storie
travolgenti ed eternità sono due concetti in
contrasto tra di loro.”
DONNA
“Ah già dimenticavo, lei è un uomo.”
UOMO
“Comunque non c’è mai nulla d’occasionale… è sempre
il destino che guida… Sì, lo confesso. È mia materia
descrivere certi incontri! Il profumo dei fiori
recisi… il velluto dei divani… i lampadari…”
DONNA “Non credo che si limiti a
quello…”
UOMO “Beh no, quello è
il contorno, poi il resto è passione, estasi, brama,
desiderio a volte sofferenza e tormento… Ma non è il
suo caso, immagino, per cui…”
DONNA
“Dice che non sarei in grado di sostenere una scena
passionale?”
UOMO “Dico che
forse non è questo il motivo per cui lei sta
fuggendo.”
La donna ora sembra interessata.
Poggia delicatamente la rivista sul piccolo tavolo
bianco. Fissa l’uomo.
DONNA
“Posso chiederle da dove prende spunti?”
UOMO “Anche dalle belle signore in fuga…
come lei”
DONNA “Mi sta
corteggiando?”
UOMO “Sto
scrivendo il mio racconto.”
DONNA
“Oh monsieur… quindi mi sta dicendo che potrei avere
l’onore di entrare in un suo racconto?”
UOMO “C’è già.”
DONNA
“Ah… giusto, l’avevo dimenticato, perdoni!”
UOMO “A lei perdonerei anche un
mancato appuntamento.”
DONNA “A
Venezia forse?”
UOMO “Dove vuole
lei, ma ne sarei comunque felice. L’attesa è di per
sé un piacere.”
DONNA “Noto un
latente masochismo o è solo tecnica di conquista?”
La donna inizia a percepire un retro gusto di
soddisfazione. Poi riprende.
DONNA
“Ora capisco perché mi sta inseguendo e perché prima
ha detto che le storie d’amore sono tutte uguali…”
UOMO “Perché?”
DONNA
“Semplice. Sono già nel primo capitolo del suo
racconto.”
UOMO “Esattamente
così.”
DONNA “Prima credevo
fosse solo un modo originale per abbordare una donna
su un treno.”
UOMO
“Assolutamente no, non userei questi mezzucci da
sbarbatello.”
DONNA “Eh mi dica,
perché la mia storia sarebbe degna di essere
raccontata da lei?”
UOMO “A mio
parere la sua storia intrigherebbe i miei lettori:
una bella donna conosciuta in treno, una fuga
d’amore, Venezia ecc… Gli ingredienti ci sono tutti
per continuare a leggere.”
DONNA
“Ed a scrivere?”
UOMO “Lo stiamo
facendo anche in questo momento.”
DONNA
“Ma qui non vedo situazioni piccanti… Sarei curiosa
di sapere con quali dettagli infarcirebbe la
storia…”
Così dicendo la donna accavalla le
gambe lasciando al suo interlocutore un leggero
fruscio di nylon.
UOMO “Ecco,
madame, questo è già un dettaglio per cui valga la
pena di continuare a scrivere… e comunque questo
leggero fruscio lo trasporterei in un piccolo
ristorante sul Canal Grande, un cameriere attento e
servizievole, luci in penombra, pochi tavoli
occupati, i vetri appannati da una leggera nebbia
autunnale e due amanti che si mangiano con gli
occhi.”
DONNA “Oh monsieur…
siamo già agli amanti?”
UOMO “Oh
no… era per descrivere la situazione.”
DONNA “Capisco. Quindi dopo l’incontro
fortuito in treno i due si rincontrano in una
situazione piuttosto piacevole… Immagino anche che
questo locale abbia qualche stanza al primo piano e
per puro caso la donna indossi a quel punto una
magnifica vestaglia di seta ed una lingerie che
farebbe rabbrividire anche il sultano del Bahrein!
Anche questo immagino molto casuale…”
UOMO “Aspetti madame, non tragga
conclusioni affrettate. Stiamo parlando di uno
scrittore che scrive di un incontro tra un uomo e
una donna a Venezia.”
DONNA “Mi
spieghi… a questo punto, per amore del suo racconto,
io dovrei accettare il suo non poco velato invito
galante…”
UOMO “Madame, ma lei
non deve incontrare lo scrittore, bensì il
protagonista del racconto… il quale recita il ruolo
di uno scrittore che scrive un racconto, ma la prego
di credermi solo fortuitamente sono la stessa
persona.”
DONNA “Oh sì, una
specie di cambio di ruolo, ma in fin dei conti
parliamo della stessa persona. Avevo intuito bene… e
come prosegue questa affascinante storia d’amore?”
UOMO “Le ricordo che lei sta
fuggendo da una storia d’amore.”
DONNA
“Beh sì, questa è l’unica certezza.”
UOMO
“No, madame, forse non mi sono spiegato, lei non è
in fuga da un uomo, ma da una storia d’amore, vale a
dire da quella che lo scrittore sta scrivendo.”
DONNA “Geniale! E perché dovrei
essere in fuga dal suo racconto?”
UOMO
“Perché ne vuole uscire e perché io lo sto
scrivendo.”
DONNA “Mi scusi, ma
anche se sono in fuga rimango dentro il racconto…”
UOMO “Certo.”
DONNA
“L’unica cosa che non mi convince è come possa
essere in fuga se sono già dentro e mi è impossibile
uscire.”
UOMO “E’ lei che lo ha
detto di essere in fuga!”
DONNA
“Quindi venire o non venire all’eventuale
appuntamento di questa sera non cambierebbe nulla.”
UOMO “Credo proprio di no.
Prolungherebbe solo di qualche pagina il racconto.”
DONNA “Allora lei conosce già la
fine!”
UOMO “L’amore è
imprevedibile. Per ora descrivo la fuga. Ma non le
nascondo che potrei già inviare la email alla
Redazione con allegato il racconto completo da
pubblicare.”
La donna pensa. L’unghia del suo
dito indice preme leggermente il labbro inferiore.
DONNA “Sono ancora in tempo per
farle riscrivere le ultime righe… Lei conosce il
modo per uscirne?”
UOMO “Non
credo, ma se lo sapessi non scoprirei le mie carte.”
DONNA “Per essere solo uno
scrittore mi sembra alquanto coinvolto.”
UOMO “Anche gli scrittori hanno un’anima.”
DONNA “Mi permetta di dubitare.”
UOMO “Non sarei qui…”
DONNA “Ma non era tutto un caso?”
UOMO “Beh io parlerei di destino!”
DONNA “Quindi lei ignorava che io
fossi qui su questo treno!”
UOMO
“Era scritto qui. È stato facile rintracciarla.”
DONNA “Rintracciare me o una donna
in fuga?”
UOMO “Per quanto mi
riguarda sono la stessa persona.”
DONNA
“Complimenti per la sua testardaggine.”
UOMO “Il merito non è dato dalla mia
caparbietà!”
DONNA “E a chi
diamo questo premio?”
UOMO “Alle
sue briciole.”
DONNA “Ovvero?”
UOMO “Conosce la favola di
Pollicino?”
DONNA “Me la
raccontava sempre mia nonna.”
UOMO
“E cosa ne pensa?”
DONNA “Penso
che non avrebbe senso andare in fuga senza dare una
minima possibilità a chi insegue. Altrimenti non
sarebbe una fuga, ma solo un viaggio.”
UOMO “Ora capisco anche perché Venezia…”
DONNA “Non conosco altra città per
fuggire e dare la possibilità a qualcuno di farsi
raggiungere… Lo ha detto lei no? Che Venezia è una
località scontata!”
UOMO “Ed io
non conosco altra città nella quale ambientare il
mio racconto.”
DONNA “Le cose
coincidono allora… L’unico dubbio è cosa scriverà
per persuadere la donna e farla desistere dal suo
intento.”
UOMO “Semplice le
racconterò di uno scrittore che insegue una donna in
fuga per scrivere il suo racconto…”
DONNA
“Sa cosa le dico che non è facile essere la
protagonista di un racconto. Cosa dovrei fare?”
UOMO “Essere naturale e fare le
identiche cose che farebbe fuori dal racconto.”
DONNA “Mi sta dicendo che un
racconto funziona se racconta vicende che si
svolgono fuori dal racconto stesso?”
UOMO
“Oddio ci stiamo avviluppando… no, non dico questo…
lei deve solo proseguire la sua fuga ricordandosi
ogni tanto di lasciare qui e là qualche briciola… al
racconto ci penso io.”
La donna sospira
rumorosamente.
DONNA “Credevo
già di starne fuori.”
UOMO
“Nonostante le briciole?”
DONNA
“Non credevo le seguisse… ma sinceramente non avevo
valutato quanto possa essere testardo uno
scrittore.”
UOMO "O un
innamorato?"
DONNA "Non si
tradisca monsieur, non siamo ancora arrivati a
Firenze e l’attesa è ancora lunga.”
UOMO
“Oh sì, ma siamo quasi alla fine del racconto..."
La donna ride e sul volto di lui traspare un
forte imbarazzo.
UOMO “Allora
diciamo che dovevo convincermi di non aver scritto
nulla di inesatto.”
DONNA “Beh
questo può saperlo solo la protagonista del suo
racconto.”
UOMO “Ma le cause di
una fuga sono meno interessanti di una donna in
fuga.”
DONNA “Quindi le ha
tralasciate?”
UOMO “Per amor del
Cielo, conosco bene la protagonista e mai lo avrei
fatto.”
La donna ora ride convinta.
DONNA “Allora suvvia, mi narri
almeno il primo capitolo…”
UOMO
“Ed il resto non vuole saperlo?”
DONNA
“Tutto dipende dalle premesse.”
UOMO
“Dipende cosa? L’incontro, la cena a lume di
candela, le sedie di velluto rosso, fuori Venezia,
tra i drappeggi e il riflesso, le stoffe di seta, un
incanto di donna, i capelli color ruggine e
tramonto, la pelle sfumata in ambra e madreperla, il
suo effluvio di magico Oriente. La vedo, la guardo,
ha i capelli di stoffa, come fossero sete agitate
dal vento, come fossero mare che ad onde si spacca e
lascia sul pelo le spume dell'acqua. Ha in mano una
trousse per farsi più bella, lo specchio dorato per
incorniciare la bocca. E sborda quel rosso di
fragola e miele, per dare l’idea di ciò che
s’aspetta, per dare l’idea di femmina vera; e
accavalla le gambe, belle gemelle, un soffio di
calza velata di nero, un tocco di classe, un ricamo
di pizzo, una collana di perle che pende vezzosa tra
un seno importante che la fa più signora.”
DONNA “Lei è davvero uno scrittore
monsieur… Mi ha quasi convinta. La prego, prosegua…”
UOMO “Si annoierebbe, lei conosce
già quello che c’è scritto.”
DONNA
“Dice che conosco anche la fine?”
UOMO
“Beh non saremmo qui ora e la favola di Pollicino
parla da sola.”
DONNA “Forse sì,
ma mi creda ignoro come abbia fatto a convincere una
donna delusa e per giunta in fuga.”
UOMO
“Semplice, ho descritto un incontro a Venezia tra
due sconosciuti. La passione e l’estasi, insomma
quell’amore travolgente che si prova solo tra due
sconosciuti.”
DONNA “Un modo
come un altro per dimenticare il passato?”
UOMO “Per promettersi un nuovo
amore.”
DONNA “E di quello
passato cosa ce ne facciamo?”
UOMO
“Madame le ricordo che io non la conosco.”
DONNA “Ah già il racconto...”
.
.. |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
© All rights
reserved
TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
Photo Aleksey Galushkin
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso
dell'autore
Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti
|
|