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Adamo Bencivenga
La modella
Ma sarai davvero capace di farla? Di alzarti la gonna e scoprire
la gamba, di scoprire poi l’altra e chiedere un prezzo, fino al
bordo più scuro che intriga ed impiccia gli occhi e i pensieri
di chi non sta nella pelle? Già, venderti a pezzi perché intera
non vuoi, per quanto poi valga una tetta di fuori, per quanto
una bocca intinta nel rosso, del tuo rossetto che ostenti
bordato più scuro, nel tramonto d’inverno che leggero si vela,
tra i viali di chiome di pini marini, affollati in penombra da
uccelli rapaci.
Come le tante sui bordi di strade, che
riscaldano al fuoco la merce migliore, tra sciami che in coda
aspettano il turno, tra nugoli fitti di voglie irrequiete. Ti
fermi un istante, pensi e sorridi, ti chiedi perché proprio
quelle figure, ti vengono in mente volgari ed oscene, tra gli
odori di marcio e strade sterrate, tra lingue straniere,
clandestine e violente. In fin dei conti mica devi battere in
strada, passeggiare di notte tra slavi e polacchi, avanzi di
mondo che considerano il sesso quanto un bisogno che si infrange
sul muro, ed a rivoli fuma ed a rami si spacca, sotto le suole
sui marciapiedi di notte.
Nessuno te l’ha chiesto e
nessuno lo vuole! Sei solo qui che rispondi e cerchi parole, in
sala da pranzo e fuori c’è neve, Valentina che dorme dentro la
culla, Matisse il tuo gatto che si stira sornione, e tuo marito
che legge ed è a solo due passi, e crede davvero che stai
cercando su Ebay, una cintura di pelle ricoperta di strass da
abbinare alle scarpe che hai appena comprato.
Fissi lo
schermo e ti senti a disagio, leggi e rileggi le frasi che
scrive, la sua ultima offerta, una proposta discreta, con ricami
e parole infiocchettate di nastri, come se stesse parlando di
altro, come se stesse componendo poesie, e tu devi solo annuire
e rispondergli certa, con un sì od un no perché il resto non
conta.
Ti rapisce e ti prende il suo modo di fare, cortese e
galante ti offre un rimborso, senza mai una volta chiamarlo per
nome, a volte son rose altre solo dei fiori, senza mai accennare
che si tratta di soldi, solo tre cifre che nette galleggiano
fitte e si fanno reali nel tuo mare di dubbi. Perché di quelle
tre cifre ne hai davvero bisogno! Devi partire per Vienna per un
servizio importante, è la svolta che cercavi da mesi e da
sempre, e non hai un euro per pagarti il soggiorno.
Come il
destino che raramente t’aiuta, lui è spuntato tra le tante email
che ricevi, dai tuoi tanti fans che sparsi nel mondo, ti dicono
bella e ti chiamano amore, che sei un incanto ma poi a che
serve, se il vestito che hai visto d’oro e d’argento, è rimasto
in vetrina senza neanche provarlo.
Fai la modella e lui
vuole conoscerti, ti dice che mai ne ha vista più bella, perché
lavora nel campo e se ne intende, e su nessun’altra ti giura ci
ha fatto dei sogni. Perché hai un sito per farti ammirare, un
punto com dove esponi le tue foto migliori, e lui ti ha scritto
davvero estasiato, colpito da quella con la veletta e il
cappello. Per giorni ti ha condotta nel suo gioco di ruolo, e
dopo una corte fitta e spietata, è spuntata l’offerta come un
atto dovuto, come una manna piovuta da chissà quale cielo e che
ora davvero non ti fa dormire la notte.
Ma sarai davvero
capace di farla? Non l’hai mai fatta e lui sa che non sei
un’esperta, che al massimo puoi metterti in posa, la gonna che
s’alza, la bretellina che cala, il seno che ammicca tra il vedo
e non vedo. Che cambierebbe davvero? Ti spaventa l’idea, ti
spaventa l’offerta! È davvero così tanto labile il confine? Un
piccolo passo senza pensare, e trovarti nel ruolo che non avevi
previsto, da madre e modella che già cozzano insieme, a escort
di classe perché è questo che vuole.
Ti ha trasportata
leggera per vicoli e ponti, tra nebbie di fiume e brezze di
mare, fino a convincerti in fondo che non c’è nulla di male, ad
offrirti ad un uomo che guarda e si sazia, e ti inquadra con gli
occhi senza farti una foto e ti dice parole che fanno volare. E
poi in crescendo dicendoti oltre, che lui non ti compra e tu non
ti vendi, se tutto sommato non passa di mani, la merce che
intatta rimane sul banco.
Ti ha scritto 500 come ultima
offerta, maiuscola e nera in lettere e in cifre, e tu hai
sentito un brivido intenso, perché sinceramente ci hai
riflettuto poi molto e per meno davvero non t’avrebbe convinta.
Ti ha detto 500 senza pensare, 500 per te come fossero rose,
come un mazzo tempestato di giallo arancione, che ti offre non
appena scendi dal treno e tu che l’annusi e ci senti l’odore, di
tradimento e d’inganno, di soldi e di sesso.
Lui è di
Roma ed tu di Milano, andresti apposta per fare il servizio, è
la versione ufficiale e tuo marito ci crede, e devi solo pensare
dove lasciare tua figlia. Ti ha detto due ore perché non ci
vuole più tempo, e quelle più lunghe le passi all’andata, perché
al ritorno dondolata dal treno, t’addormenti felice o rimani a
pensare che se vuoi riesci e nulla è successo.
Sono 500 e non
sono uno scherzo, tutto il resto non conta non avrebbe alcun
senso, lui dice che è un gioco trasgressivo e intrigante, che
coinvolge soltanto le parti infantili. Ma lo sai che lo dice per
farti piacere, per sollevarti dal peso di non sentirti una
troia, sì proprio quella ed ora l’hai detto, come quelle di
prima ai bordi di notte, che scaldano merce come castagne per
strada, che s’offrono fresche al mercato del pesce.
Ora
scrive più fitto e veloce ti sprona, lo sa che ha aperto un
varco e un passaggio, sa che questo è il momento migliore,
perché se casomai cadesse la linea, mai e poi mai, domani o tra
un anno, accetteresti che un uomo ti offrisse dei soldi, per il
gusto del maschio di sentire la preda nonostante lui dica che
non si tratta di sesso.
Ma ora è diverso e non sai che ti
prende, vacilli, poi tremi e ti senti rapita, da queste scritte
che scorrono come gocce cinesi e tu ripeti che sarai sempre
modella, di nudo e glamour e l’occasione di Vienna. Perché sono
500 come la distanza che ti separa da Roma, come i baci che
offri a tuo marito la sera, nel letto abbracciati e Vale che
dorme, sulla pancia che gatto che buono si presta.
Ti ha
detto che non vuole fare l’amore, ti ha detto che il sesso
neanche lo sfiora, che è solo il gusto di pagare una donna, che
non batte la strada ma fa la modella, che non gira per alberghi
ma si lascia pagare! Ti scrive che di donne ne ha prese
abbastanza, di bianche e di nere, di rosse rifatte, ma quello
che vuole non è una mucca di carne, ma una donna che a pezzi
scopra con arte, il seno, le gambe, il dietro che ama.
Alle
volte ti senti scema davvero, perché hai questi dubbi che ti
dilaniano dentro, in fin dei conti è come se stessi facendo un
servizio, se davanti ci fosse un fotografo esperto. Non vuole
altro e tu ora ci credi, perché è particolare e te lo dice ogni
sera, perché non è col sesso che s’appaga un uomo, non è con la
figa che ti senti più bella.
Ti vuole vestita con la
veletta e il cappello, con un vestito a tubino che ti fascia i
fianchi, ed un paio di calze con la riga che corre, un paio di
tacchi alti e importanti. Ti vuole vestita tutta di nero, perché
il rosso che vede sia sulle tue labbra, che spunta evidente
dalla retina velata, e valga quel prezzo che lui ti ha offerto.
Ti porta in un posto a due passi dal centro, un tugurio a due
stelle di nome Samantha, per rendere il gioco ancora più vero,
perché quel posto è frequentato da quelle, sì proprio da quelle
che scaldano merce, per la coda che aspetta e non raffreddare le
voglie. T’ha detto due ore ma poi anche meno, perché dipende da
quanto ci metti a spogliarti, a fargli ammirare un pezzo e poi
l’altro, il ricamo intrigante e la coscia più chiara, il seno
importante che danza e che balla, e lui che rimane disteso sul
letto, che fuma e che pensa di farsi una donna, rimanendo
distante a due metri dal sogno.
Eh già! Che sogno saresti
se poi ti prendesse, perché ti vuole eterea, volatile e sparsa,
uno strascico lungo che rimanga per sempre, un profumo che resti
di fiore mai colto. Guardi tua figlia e ti guardi allo specchio,
tuo marito che vede una partita di calcio, stai scrivendo
l’email per dargli conferma, domani alle sette al terzo binario,
vestita di nero senza valigia.
Domani alle sette, lui con un
mazzo di rose, che ti guarda estasiato per la scelta che ha
fatto, che lo guardi convinta e gli domandi per dove, è previsto
il servizio della signora di classe, vestita di nero col
cappello e veletta, con il vestito, lo spacco e la coscia che
parla. Domani alle sette che scendi dal treno, e lui che t’aiuta
per via dei tuoi tacchi, sottobraccio correte per andare di
fretta, perché hai solo due ore ed un treno t’aspetta.
Domani alle sette dentro un tugurio, per vedere il contrasto dei
muri di muffa, con l’abito nero e il ricamo alla calza, con la
bocca e le unghie curate con cura. Non importa se poi lui
rimanga distante, oppure per caso succeda dell’altro, perché
quello che conta è vederti di fronte, che elegante ti spogli e
ti giochi te stessa, che t’impegni e ci metti l’anima tutta, e
lui soddisfatto fuma e ti guarda, disteso sul letto estasiato si
cerca, per averti a due metri, per averti convinta, ad accettare
quei soldi e sentirti una merce, che vali quei soldi ed hai
valicato il confine, tra modella e puttana o signora per bene,
persuaso che non cambi poi molto, perché sei tu la diva che
governa la scena, sei tu che poi non t’accontenti, e ora osi per
sentirti regina, unica interprete del suo desiderio, perché il
confine è labile e non c’è nessuna differenza, rimanere sul
palco e farsi guardare o scendere in platea e calarsi nella
parte, ormai convinta che qualunque cosa succeda rimarrai per
sempre una modella.
"Ok domani alle sette." Ed invii la
conferma...
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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