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RACCONTI
 
 

Adamo Bencivenga
La sigaretta


 
 


Sarà che è inverno, sarà questo posto, una hall di un albergo sulla strada per Siena, sarà che sorseggio un Martini con ghiaccio, sarà tutt’intorno che sta nevicando, e il cameriere conferma che non c’è nulla da fare, perché ha sentito alla radio che per tutta la notte, sarà altra neve a raffiche e fiocchi, e fino a domani ne manderà tanta, all’incirca ripete “Quanto Dio ne vuole”.

Sarà questa donna seduta di fronte, sarà la veletta e il suo vestito austero, le mani, le unghie che muove leziose, che mi fanno pensare che non sarebbe poi male, passare del tempo a scambiare parole, passare la notte senza contare le ore, e per questo che cerco un pretesto qualunque, ma nessuno tra i tanti mi sembra all’altezza, di una donna severa, di una signora di classe.

Perché lei non mi guarda e neanche mi ha visto, ed io che la vedo che accavalla le gambe, e non perdo poi nulla di quello che m’offre, un riflesso di pelle sotto l’orlo che appare, una maglia di calza da indovinare se oltre, c’è una donna a quest’ora che muta s’aspetta, un’avance che a caso possa darmi il permesso, per avere certezze dove arriva l’intesa.

Sarà la sigaretta che stringe leggera, saranno le labbra schiuse e discrete, e ora sulle gambe poggia la borsa, e rovista all’interno e affoga il suo naso e sbuffa e sospira e continua a frugare. Ha una gonna leggera ed uno spacco di fianco, una veletta da sogno non adatta a viaggiare, se di donne capisco non aspetta un parente, un figlio, un marito che non vede da tempo, se di donne m’intendo sono troppo rosse le labbra. quella riga alla calza è un dono, un segnale, per un affare importante, per una notte d’amore.

Saranno i dettagli che mi saziano gli occhi, mentre faccio passare un minuto ed attendo, che non si materializzi quello che cerca, poi mi alzo e penso che il destino stasera, non poteva donarmi una scusa migliore, e piano m’avvicino perché lei se ne accorga, e rimango a distanza e sottovoce le chiedo, se è questo che cerca accendendo la fiamma.

Lei mi sorride e obbediente aspira, le labbra si stringono in un rosso più intenso, gli sguardi si incrociano per un attimo lungo, gli occhi si fondono tra i fili di fumo, che si spargono all’aria come mute parole, che si espandono all’aria come un segnale, ma il cellulare che vibra la distrae dal resto, ed ora passeggia, nervosa risponde, dice “Pronto” più volte, contro i vetri appannati, poi spegne quel fumo come se accecasse i suoi occhi, e torna e si siede, ma l’incanto è svanito.

Sarà che i minuti passano in fretta, ed io che mi ritrovo al punto di prima, cercando nella mente una frase ad effetto, che non parli del tempo e non risulti banale, ma la vedo che s'alza e va verso le scale, cerco il suo sguardo, almeno un saluto, lei chiede la chiave e nemmeno mi vede, come se in testa avesse altri pensieri. Sarà che fuori nevica, nevica ancora, e solo rimango ad annusare le tracce, di un discreto profumo che giuro francese, poi chiamo il cameriere per un altro Martini, gli chiedo se per caso conosce la donna, se come me passa qui questa notte, ed è rimasta bloccata per via della neve.

Lui dubbioso ci pensa, non vorrebbe parlare, poi sottovoce mi dice che è una donna d’affari, si chiama Anna, ma non può dirmi il cognome, e nemmeno la stanza, ma poi complice aggiunge, che viene spesso in albergo ed è di Firenze, ed è venuta stamani come sempre in treno e resterà per tre giorni e per quanto ne sappia, con nessuno mai, per un’ora o una notte, ha spartito le grazie e men che meno la stanza.

Il ragazzo è simpatico e fa il turno di notte, parla un dialetto toscano gentile, si sta laureando, due esami a novembre, e vista la notte, e vista la neve, in confidenza gli dico cosa è successo, racconto della sigaretta ma lui allibito mi blocca, e serio mi dice che c’è qualcosa di strano, perché di una cosa è arcisicuro, che lei quando chiama si raccomanda ogni volta, di riservarle una stanza per non fumatori!

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Il racconto è frutto di fantasia.
Ogni riferimento a persone e fatti
realmente accaduti è puramente casuale.


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