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Adamo Bencivenga
Le ragazze di Lisbona
Io le ho viste, sotto le piogge d’autunno e
l’estate ancora secca, lungo i viali umidi del
grande fiume, sì certo che le ho viste, col mare
che vela i loro visi e l’aria calda delle
Azzorre, e il vento soffia e fa le ruote, alle
gonne belle sopra il ginocchio, e mescola i
colori delle pieghe delle stoffe, lungo i
saliscendi malinconici dei quartieri, lungo le
strade ripide e le rotaie del 28.
Io le
ho viste, recitare tra le zanzare a passeggio
lungo il mare, i versi di Pessoa e dei poeti
lusitani: “Non ci son per me fiori pari, ai
colori di Lisbona”, che si snodano dal mare e al
mare poi ritornano, sbattendo sulle case, sui
tetti amaranto, che si fanno rosa chiaro e ocra
e acquarello, sulle chiese gotiche e sulle torri
manueline.
Io le ho viste, tra le rovine
fatiscenti del Grande Terremoto, camminare fiere
sulle macerie del Novecento, sulla grande
dittatura e la rivoluzione, sì certo, io le ho
viste, arrancare sulle colline che si alzano dal
mare, dalla Baixa al Bairro Alto per poi
ricominciare, un misto di culture d’anima
fenicia, e araba e romana e iberica e moresca,
inoltrarsi nella kasbah di stradine e scalinate,
sotto il bucato fresco, steso fuori ad
asciugare, e piccoli negozi, di frutta e di
verdura, e taverne e cantine e locali e osterie,
dove si gioca alle carte sui tavoli all’aperto,
sotto i pergolati, d’uva nera e bouganville.
Io le ho viste, bere Porto e vino rosso
sotto la statua di Re Josè, vestite sensuali e i
seni in bella mostra, che offrono ai passanti a
prezzi niente male, come i fiori nell’aiuole dei
giardini dell’Estoril, alte e statuarie, color
ebano antico, portoghesi immigrate dall’Angola e
Mozambico, oppure brasiliane che ridono alla
vita e la vita le fa belle.
Io le ho
viste nei chiarori di albe senza fine,
all’Elefante Branco, stile Belle Epoque, oppure
al Black Tie, riflesse negli specchi, sedute sui
divani in attesa di un invito, che accavallano
ammiccanti le belle gambe lunghe. Sì io le ho
viste, signore ben vestite, esperte del
mestiere, sotto i lampioni gialli di Marques de
Pombal, lungo i viali silenziosi del Parco di
Eduardo, che passeggiano sicure con le loro
labbra rosse, accanto ad un ricordo, alle ombre
appesantite, e ti raccontano di quando avevano
vent’anni, e com’erano più rossi i garofani
ribelli.
Io le ho viste, prendere il tram
giallo verso il Bairro Alto, e quando cala il
tramonto bere fiumi di moijito, e caipiroska
alla fragola distillato alla canna, e dopo
mezzanotte ballare il fado di Coimbra, nel
miscuglio di viuzze e stradine piene zeppe,
belle brille indigene e oriunde mezzo sangue,
lungo i muri arabeschi e moreschi dell’Alfama.
Io le ho viste, accettare il baciamani da uomini
eleganti, e poi sciogliersi come lo zucchero, in
un bicchiere di latte caldo, e chiacchierare e
poi ballare, il twerking alla moda, e spegnere
candeline per un addio al nubilato. Io le ho
viste, belle e sorridenti studentesse liceali,
fare shopping al Corte Ingles per una borsa a
poco prezzo, e provare scarpe alte e guardarsi
allo specchio, e provare gonna a fiori poco
sopra il ginocchio, per trafiggere gli sguardi
dei ragazzi coetanei, e farsi poi scortare lungo
i viali alberati, e poi strusciarsi e limonare
contro i muri delle scuole.
Sì certo che
le ho viste, mangiare pesce fresco nei
ristoranti all’aperto, e spigole e salmone e
tonno dell’oceano, e il Bacalhau à Brás con
cipolla e olive nere, oppure carne e vongole,
saltate nel buon vino, sì io le ho viste, di
fronte alle vetrine delle Confeitaria de Belém,
e fare la fila a gruppi per gustare poi in
piedi, i Pastéis de Nata di leggera pasta
sfoglia, piccoli canestrelli riempiti di crema
buona.
Sì certo che le ho viste, nella
notte più corta del ventuno giugno, tra le tante
bancarelle del solstizio dell’estate, devote a
Sant’Antonio nativo di Lisbona, e la sfilata in
costume degli innamorati, e mangiare sarde
arrosto con una fetta di buon pane, nei chioschi
illuminati da luci colorate, ed accettare il
manjerico dal proprio fidanzato, una pianta di
basilico da far crescere e curare, che equivale
ad una proposta per una vita intera, per poi
promettersi l’amore per sempre con un bacio,
mentre il fiume scorre lento sotto il cono della
luna, sì sì certo che le ho viste… le ragazze di
Lisbona...
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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Photo Alexander Kharlamov
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