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Adamo Bencivenga
L'intrattenitrice di ospiti
TUNISI ESTERNO SERA. ORE
8,00 P.M. – PENSIONE SARAH Le luci intermittenti
dell'insegna gialle e viola illuminavano il grande patio
della pensione Sarah. Era il 12 settembre, la fine del
ramadan, il giorno della festa dell’Id al-fitr. Dalla
piazza 4 novembre provenivano rumori di traffico caotico
e clacson festanti. Attorno ai giardini si era formato
un gigantesco ingorgo e le vetrate colorate in stile
arabo della pensione attutivano a stento quei rumori.
Un uomo elegante vestito di bianco con bastone e
cappello guardava meravigliato la scena. Non sapeva
quale fosse il motivo di quel caos, ma sembrava
abbastanza divertito da tutto quel colore. Poi prese
posto al tavolo numero 12, lo stesso della sua stanza.
Poggiò il cappello sulla sedia rimasta vuota e si guardò
di nuovo attorno. Faceva molto caldo e l'aria di Tunisi
quella sera era piuttosto pesante. Le previsioni meteo
per il giorno successivo annunciavano 41 gradi.
Trovò quel filo d’aria condizionata sopra la sua testa
piuttosto piacevole, come del resto la posizione del
tavolo, la grande colonna al suo fianco schermava i
rumori esterni. Il patio era abbastanza affollato, una
musica di gorgheggi e violini sovrastava il brusio di
arabo e francese. Stanco per il viaggio l'uomo
attese pazientemente il suo momento per ordinare quando
da dietro la colonna apparve una signora bionda, vestita
di rosso, avanti con gli anni. Forte di seno e di
fianchi si aggirava con disinvoltura e una discreta
leggerezza tra i tavoli del patio. L’uomo si chiese
quale fosse il suo ruolo. Era stato altre volte in quel
locale e conosceva sia il maître maltese che i camerieri
più anziani. Aveva l’aria molto gioviale, si
accostava ai tavoli senza fermarsi e come una perfetta
padrona di casa salutava gli ospiti chiedendo qui e là
se la cena fosse di loro gradimento. Senza aspettare
risposta passava al successivo tavolo senza dimenticare
però di regalare ad ognuno un accattivante e grasso
sorriso. Poi si avvicinò all'uomo.
“Buonasera.” Disse la donna con un forte accento arabo.
“Buonasera a lei.” Rispose l'uomo, notando il trucco
carico di brillantini, il ventaglio nero e un paio di
vistosi orecchini d’oro rosso… Non aveva certo l'aria
di una cameriera, pensò lui. “Lei è la titolare
dell'albergo?” “Oh no mio signore.” Rispose lei con
un mezzo sorriso e visibilmente soddisfatta per
l’interesse dell’uomo. Poi si mise una mano sul petto
in segno di riservatezza. L’ospite notò il malcelato
tentativo di coprire almeno in parte l’abbondante
scollatura. “Sono l'intrattenitrice di ospiti.”
L'uomo trasalì. “Ovvero?” Lei questa volta rise
più decisamente. “Semplice. Faccio compagnia agli
uomini soli.”
Lui a quel punto guardò altrove,
fissò un punto della colonna e poi sfogliò
distrattamente il menù come se avesse esaurito le parole
o per meglio dire considerava conclusa quella
conversazione. “Oh signore non immagini ciò che non
ho detto.” Continuò lei ancora in piedi. “Credo non
ci sia nulla da immaginare... Lei è una bella donna
e...” Per l'imbarazzo non finì la frase, anzi un
leggero tono di rosa gli velò il viso. “Oh signore
non si spinga oltre... del resto non credo che una donna
poco piacevole possa fare il mio mestiere.” Lui si
rese conto della mezza gaffe e disse per dire: “Lei è di
Tunisi?” “No sono libanese di Beirut.” “E dove ha
imparato così bene la nostra lingua?” “Sono sposata
con un italiano.” Alla parola sposata l'uomo si
mostrò più disponibile. “La prego si sieda.” La
donna accettò volentieri. Lui tolse immediatamente
il cappello dalla sedia e lo tenne sospeso in aria
quando un giovane cameriere solerte lo sollevò dal
leggero imbarazzo. Poi continuò. “Una donna libanese
e un uomo italiano a Tunisi. Strano incontro.”
“Veramente ci siamo incontrati in Sicilia, lui lavora
lì, nella provincia di Trapani.” “E lei a Tunisi… beh
comunque vicino no?” “Se intende il posto siamo a
meno di 200 km via mare, ma lui è molto più lontano.”
L'uomo fece finta di non cogliere un filo d’amaro e
parlò d'altro… “Lei quindi ogni sera cena con uomini
diversi?” Fece una leggera pausa e poi riprese: “Da
quanto ho capito credo questo sia il suo lavoro.”
“Ora andiamo meglio.” Disse lei sostenendo il suo
ventaglio con la mano sinistra di fronte al viso in
segno di disponibilità. “Più che cenare intrattengo.”
“Mi scusi, mi sta dicendo che mentre l’ospite mangia lei
si limita a guardare?” “Mio Signore, l’etichetta mi
impone di non osare. Un uomo e una donna che mangiano
insieme hanno un passato e un futuro.” “Capisco, ma
mica vorrà guardarmi mentre ceno... non lo consento!”
“Allora gradirò un gelato. La serata è lunga.” “Mi
scusi non avevo colto il dettaglio, del resto non sarò
poi il solo questa sera…” “Esatto.”
Nel mentre
venne il cameriere. La donna chiese un sorbetto al
limone. L’uomo senza consultare il menù ordinò un cous
cous di montone e pollo e un bicchiere di Carignan Rosso
tunisino. Poi pronunciò a voce alta la coda del suo
pensiero. “Quanto dura la sua serata?” “Non c'è
orario. Diciamo fino all’ultimo cliente seduto.” “E
dopo?” “Oltre quella soglia ho finito il mio lavoro.”
L'uomo nonostante gli sforzi non riusciva davvero a
capire in cosa potesse consistere realmente quel tipo di
lavoro, o forse sì, ma era curioso di conoscere i
risvolti e soprattutto si interrogava sui limiti e i
confini di quell’attività. Alla fine scosse la
testa. “Perché lo fa?” La donna rimase per lunghi
attimi in silenzio. “Si sta rivolgendo a me come se
fossi una prostituta…” Lui questa volta non arrossì.
“Ammetterà che il suo lavoro ha dei confini incerti,
per non dire oscuri…” “Non affatto signore. Faccio
quello che sto facendo.” Disse lei fissandolo negli
occhi. Poi poggiando il ventaglio sul tavolo, riprese:
“Le ho già detto che il mio lavoro non varca la soglia
di quella porta.” “Capisco sì, ma allora qual è la
sua funzione?” “È triste vedere uomini che mangiano
da soli... chi legge un giornale, chi fissa il vuoto,
chi parla al telefono, chi cerca di capire per quale
dannato motivo questa sera a Tunisi si faccia festa… e
allora mi sono inventata questa attività.” “La
descrive come fosse una missione...” “Lo è.” “E
cosa le resta?” “La conoscenza, l'umanità. Immagino
che intuisca quante storie ci siano dietro un uomo che
cena in completa solitudine.” “Già. Ma non solo...”
“Capisco la sua perplessità ne sarei anche io scettica,
ma vede i rischi di quel tipo ci sono in qualsiasi
mestiere. Crede che una segretaria non subisca avances?”
“Non lo metto in dubbio. Quindi lei ha subito avances?”
Intanto il cameriere aveva adagiato i piatti sul
tavolo con estrema cura. In pochi secondi la tavola era
completamente guarnita. “Il cibo è davvero un rito da
queste parti.” Disse lui incuriosito da
quell’abbondanza. “Mio signore meno si ha e più si
cerca di valorizzare.” L'uomo attese che la donna
gustasse il suo primo cucchiaio di sorbetto e poi iniziò
a mangiare. “Davvero ottimo questo cous cous di
carne.” Lei fece una piccola smorfia. “Sa cosa le
dico?” Abbassò la voce in segno di complicità.
“Preferisco quello siciliano con il pesce e le verdure.”
L'uomo non annuì in modo da lasciare inalterate le
distanze dalla donna. Poi tornò al suo argomento
preferito. “E se posso, di cosa parla con gli
ospiti?” “Beh non ci sono argomenti specifici dipende
dall'ospite… il cibo ad esempio è un ottimo argomento…”
“Quindi mi sta comunicando tra le righe che ora è in
piena attività.” “Faccia lei.” “E poi, di cosa si
parla?” “Gli uomini tendono a parlare di se stessi,
dei loro problemi, di mogli, di madri…” “Beh in
quanto al tema mogli avrà anche lei da dire.” “Ho
anche un figlio che vive a Londra.” “Quindi niente
argomenti frivoli per così dire?” “Beh sì… si parla
di viaggi, arte, cinema, moda maschile, orologi, auto
anche di lavoro a volte.” “E lei è preparata?”
“Mio caro signore c'è un'arte anche nel conversare. Se
non si è preparati su un certo argomento è bene
ascoltare…” Nonostante la donna si districasse
piacevolmente l’uomo rimaneva alquanto diffidente.
“Immagino che verso la fine della cena i discorsi si
facciano più intimi…” Disse. “Gli uomini sono pigri
per definizione devono essere prima rassicurati e poi
stimolati...” “Ne più e ne meno quello che lei sta
facendo con me.” “Più o meno…” “Quindi lei è una
geisha?” “La definizione è abbastanza impegnativa.”
Alla donna sfuggì un leggero segno di insofferenza.
“Mi scusi non volevo...” “Oh no. Non si preoccupi
questo caldo è davvero insopportabile.” Mentì la donna
riprendendo dal tavolo il suo ventaglio. “Le ha dato
fastidio la parola geisha, vero?” “In effetti potrei
essere equiparata ad una geisha, ma non nell'accezione
che viene data alla parola dagli occidentali…” “Com'è
il sorbetto?” L'uomo cercò di riprendersi. “Ne ho
assaggiato di migliori.” “Questa sera qui ci sono
molti uomini soli. Perché ha scelto me... se posso?”
“Lei era più solo degli altri.” “Non capisco.” “Sa
a me basta un'occhiata, quando sono entrata e mi
aggiravo tra i tavoli lei si guardava attorno…”
“Quindi?” “Era evidente che avrebbe gradito
compagnia.” “Curiosa lettura. La deludo se le dico
che non è così?” “Oh no non mi delude affatto...
anch'io alle volte imparo…” “E stasera sta imparando
qualcosa?” “Beh lei non è sicuramente un uomo
d'affari.” La donna a quel punto sperò che
l'uomo le rivelasse la sua attività o quanto meno il
motivo della sua permanenza a Tunisi per avere più
argomenti di conversazione. Ma lui si limitò a dire:
“Deduzione giusta. Non sono un commerciante o un uomo
d’affari. E quindi?” “Quindi non è una persona
semplice.” “Gli uomini d'affari lo sono?” “Diciamo
che si accontentano di poco.” “Cioè?” “A loro
basta conversare con una bella donna.” “Naturalmente
sempre al di qua della soglia?” Questa volta la donna
si lasciò andare ad una risata più consistente.
L'uomo si congratulò con sé stesso per il buon fine
della battuta. Finito il cous cous lui ordinò
una grigliata di verdure miste. La donna continuava a
centellinare il suo sorbetto al limone. “Come sta
procedendo il suo lavoro?” “Questo dipende da lei.”
“E come procederà?” “Se lei vorrà le terrò compagnia
fino a che avrà finito di cenare. Per quanto mi riguarda
non lascio mai il lavoro a metà.” L'uomo non disse
nulla. Non voleva dare alcun vantaggio alla sua
interlocutrice. Dopo una pausa piuttosto lunga
riprese: “Che tipo di avances riceve?” “Di solito non
sono dirette. Si cerca di allungare il brodo.”
“Ovvero?” “Beh propongono un locale, un drink, a
volte una passeggiata, ma ripeto oltre quella soglia non
devo rendere conto né alla direzione dell'albergo né ad
altri, semmai a mio marito.” “E lo fa?” “Se ci
fossero le condizioni credo di sì.” “Capisco. E dopo
la passeggiata? Immagino ci sia una terza fase...”
Ora era la donna a non capire. “Mi scusi, quali
sarebbero le altre due fasi?” “La cena e poi la
passeggiata o il drink.” “Lei è un ingegnere?” “Mi
spiace deluderla ancora, ma non sono affatto un
ingegnere.” “La sua mente è matematica.” Questa
volta fu lui a sorridere. “Parlavamo di avances e più
precisamente della terza parte…” “Non è così
automatico come pensa e sa cosa le dico? Neanche troppo
frequente. E poi i locali di Tunisi sono pieni di belle
ragazze e se l'ospite ha di queste esigenze posso
favorire questi incontri.” “Immagino siano ospiti
facoltosi.” “Tutto ha un prezzo.” “Non ci sono
barriere insuperabili oltre al denaro. Vero?” “Oh mio
signore, lei ne vede?” L'uomo annuì con la
testa, ma non rispose. Iniziava ad apprezzare le
capacità della donna. Era lei che stava conducendo la
danza e nella direzione desiderata. “Suo marito
condivide il suo lavoro?” “Lui sa che lavoro in
questo albergo.” “Una mezza verità...” “Una mezza
verità non è una menzogna...” “Diciamo che l'altra
mezza sarebbe difficile da digerire.” “E perché? La
scelta di non dire è solo per quieto vivere. E poi
conversare con uomini non è certo un tradimento…” “Ma
poco fa lei mi ha detto che tutto ha un prezzo.”
“Appunto. Un tradimento costa molto. Non tutti gli
uomini sono disposti a ricompensare il disagio.”
“Quindi lei ne ha avuto...” “Mio signore le ripeto
gli uomini sono molto pigri preferiscono andare a letto
con una prostituta che con una donna sposata. Immagino
che lei colga la sottile differenza…” “Direi arguta,
messa così l'uomo paga anche il tradimento.” “E non
solo. Anche le incertezze, i dubbi, le emozioni.” “Il
conto si fa esoso.” “Non vedo altra soluzione. Del
resto il coinvolgimento e le motivazioni sono anch'essi
importanti.” “E il piacere non è solo fisico.”
“Vede che ora ci intendiamo?” “Beh non avevo dubbi.
Ora quei confini oscuri del suo lavoro sono più chiari.
Oltre quella soglia si ricomincia daccapo giusto?”
“Più o meno come se capitassimo fianco a fianco in
aereo.” “Volo intercontinentale...” “Beh con quel
tipo di volo, di tempo ne avrebbe.” “Il tempo serve
per conoscerci, del resto a questa età non si va a letto
solo per l’aspetto fisico.” “Vede che non ragiona
come gli uomini d’affari?” “Grazie per la fiducia.”
“La sua barba bianca la merita.” “Mi considera
inoffensivo?” “La considero interessante.” “E
secondo lei il gioco vale la candela?” “Non so quale
sia la candela, ma sicuramente mi piace giocare…” “Ma
il gioco senza un obbiettivo diventa effimero.” “Oh
mio signore e cosa c'è di più bello della leggerezza. La
bellezza di un viaggio è il viaggio stesso, diceva
qualcuno.” L'uomo sorpreso da quelle parole
chiamò il cameriere. Gli affidò la sua carta di credito
dicendo di ricomprendere nel conto la cena e il
soggiorno per quella notte. “Vedo che non si tratterà
a lungo in questo albergo? “Veramente avevo prenotato
per una settimana. Ma parlando con lei ho deciso di
partire domattina.” “Oh mi spiace di essere stata la
causa del suo ripensamento.” “Tranquilla lei è stata
una miniera d’oro per me.” “Oh ne sono onorata. Non
era a Tunisi per una vacanza, vero?” “No, non ero qui
per questo.” “E per cosa se posso?” “Ero in cerca
di ispirazione.” “Lei è un artista. Ci avrei
giurato.” “Uno scrittore o per meglio dire uno
sceneggiatore.” “Mi auguro allora di esserle davvero
stata utile, come dice.” “Oh sì, ho già in mente il
titolo della mia prossima commedia.” “Vale a dire?”
“Non lo immagina?” “Vorrei sentirlo dire da lei…”
“L'intrattenitrice di ospiti.” I due a quel punto si
alzarono, lui prese il cappello e il bastone, poi le
porse il braccio e insieme si diressero oltre la soglia..
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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