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Adamo Bencivenga
LO SCRITTORE DI AMPLESSI
Paul Ryan Solano entrò nell’appartamento al pianterreno di un’antica
palazzina in stile vittoriano. Nonostante i suoi problemi di udito sentiva
chiaramente i colpi sul pavimento del suo bastone da passeggio in legno di
faggio.
Appena entrato si diresse verso il centro della sala vuota. Si guardò
attorno e prese posto sulla poltrona verde di ecopelle, unico arredamento
di tutta la casa. Notò la parete nuda senza tappezzeria, l’intonaco
giallino scrostato, in effetti la casa era malmessa, ma provò ad
immaginarla con un grande camino al centro e la sua collezione di quadri
con le scene mute campestri di Jan Martszen perfettamente allineati a due
a due rigorosamente in senso verticale.
In effetti quella casa corrispondeva esattamente ai suoi gusti. Si trovava
nella zona di Hampstead. Il quartiere, piuttosto verde e immerso in una
tranquillità suggestiva, manteneva intatta un’atmosfera da villaggio. Era
a due passi da Hampstead Heath, il più bel parco di Londra. Sicuramente
non gli sarebbe dispiaciuto trovare un accordo con la signora Greta Scott
Williams.
Di origini portoghesi, il suo bisnonno era stato capitano di vascello
della flotta di Re Manuele II, Paul Ryan Solano si era laureato in
ingegneria grafica all’età di venti anni e chissà per quale strana sorte
era diventato nel tempo il più noto e richiesto scrittore di dialoghi
d’amplessi di tutta la Gran Bretagna.
Per svolgere questa attività, piuttosto remunerativa, aveva bisogno di una
concentrazione illimitata e un habitat avvolgente nel quale regnasse un
assoluto silenzio. Purtroppo alle volte, nonostante fosse immerso nella
quiete più totale, percepiva suo malgrado una specie di malessere, a causa
del quale non riusciva a dare il meglio di se stesso. Per questo motivo
era alla ricerca di una casa, o preferibilmente uno studio, per svolgere
il suo lavoro o meglio la sua arte.
*****
Seduto sulla poltrona pensò a quale mobilia fosse più adatta. Lui amava i
colori a tinta unita e compatti, odiava con tutto se stesso i colori
pastello e le decorazioni floreali.
Davanti a lui la signorina Greta Scott Williams, l’agente immobiliare
contattata tramite un’agenzia online.
Si erano presentati pochi minuti prima e lei non sembrò sorpresa quando
Paul Ryan le aveva detto precisamente a cosa servisse quel nuovo studio:
vale a dire a scrivere in un assoluto silenzio ogni tipo di amplesso. Con
una punta di orgoglio sciorinò una serie di nomi di registi e
sceneggiatori di cortometraggi destinati al mercato su internet. Tutti e
nessuno escluso avevano chiesto nel corso degli anni il suo apporto per
mettere in opera coi suoi dialoghi le loro scene di amplessi.
Miss Scott iniziò a decantare i pregi di quell’abitazione e soprattutto
l’affitto abbastanza abbordabile, ma, nonostante il suo aspetto avvenente
e decisamente piacevole, aveva una voce squillante e un vestito a fiori a
dir poco chiassoso. In realtà la signorina Scott svolgeva saltuariamente
questo lavoro, essendo una delle migliori allieve della Royal Academy of
Dramatic Arts, una delle più famose università quotata a livello
nazionale.
Ryan Solano perse più volte il filo del discorso, lui aveva un rapporto
con le cose molto particolare. Convinto che gli oggetti comunicassero il
più delle volte a sproposito, alla vista di quella stoffa così vivace, si
estraniò per alcuni minuti fissando un piccola crepa nell’intonaco sulla
parete di fronte. Certamente Greta Scott Williams non poteva conoscere le
sue preferenze e le sue debolezze per cui continuò imperterrita a
descrivere la casa, elogiare il quartiere e soprattutto a percorrere in
lungo e in largo la stanza mettendo inevitabilmente in evidenza il chiasso
del suo vestito.
Ritornato in sé Paul Ryan Solano si rivolse alla signora senza mezzi
termini.
PRS “Per il lavoro che svolgo, ho bisogno di un ambiente dove regni il
silenzio più assoluto.”
GSW “Signor Ryan qui troverà tutti i confort dei quali ha bisogno.
Credo proprio che questo sia lo studio che faccia per lei.” Così
dicendo si diresse verso l’ampia finestra indicando la prevalenza di verde
circostante.
PRS “Già, all’apparenza sembra di sì.”
GSW “All’apparenza…?” Si bloccò perplessa prestando attenzione al
suo interlocutore.
PRS “Sì esatto, alle volte crediamo di essere immersi nel silenzio più
assoluto, ma non è così. A mio parere esistono silenzi più o meno buoni e
per stabilire questo occorrerebbe misurarli……”
GSW “Misurare? Non capisco…”
PRS “Sì, sì, vorrei misurare i vari tipi di silenzio, ma non so come…”
GSW “Mi perdoni… in caso si può misurare il suono in assenza del quale
siamo certi di essere in silenzio.”
PRS “Ma no… io non voglio misurare l’assenza del suono, ma il
silenzio…”
GSW “Ok, ora capisco, vuole misurare la percezione del silenzio.”
Lui non replicò e rimasero per alcuni minuti senza parlare. Miss Scott
rimase vicino alla finestra ammirando un bimbo in carrozzina amorevolmente
cullato da una babysitter. Paul Ryan seguì con gli occhi la sua
interlocutrice apprezzando tacitamente il chiarore della luce che si
adagiava sul profilo del seno delineando un arco piuttosto abbondante e
sensuale. Ad un tratto Miss Scott si voltò e riprese dalla coda del suo
pensiero:
GSW “Ha provato a immaginare il colore del silenzio? Se il silenzio
avesse dei colori, analizzando le variazioni stabiliremmo l’intensità.”
PRS “Molto interessante, ma non riesco ad immaginare un silenzio bianco
o un silenzio nero…”
GSW “E se quello che noi chiamiamo silenzio non esistesse? Supponiamo
per un attimo che il silenzio in natura non esista e che quello che
sentiamo sia dentro di noi…”
PRS “Quindi vuole dire che quello che noi cerchiamo esternamente non è
affatto silenzio?”
GSW “Più o meno… Immagini di ascoltare l’alba, immagini un amplesso
amoroso in pieno deserto.”
PRS “Miss Scott mi spiace deluderla, ma qui entriamo nel mio campo. So
bene quali emozioni scatena quel tipo di poesia. Il silenzio invece è
qualcosa di puramente fisico e nessuna visione idilliaca può generarlo.”
GSW “Provi ad immaginare un pittore, un fotografo, uno scrittore… Credo
che la loro arte trovi sicuramente beneficio da queste visioni che lei
chiama idilliache…”
PRS “Quindi lei crede che non tutti i lavori possano essere in sintonia
con il silenzio? Questo mi sta dicendo?”
GSW “Esattamente…”
PRS “Miss Scott per caso sta insinuando che il mio lavoro non è Arte e
quindi la mia è una vana ricerca?”
Paul Ryan Solano accompagnò questa ultima frase con una punta di collera
abbastanza evidente. Si bloccò immediatamente, sapendo già che non avrebbe
ottenuto risposta. Sentì lievitare un forte imbarazzo, quell’insinuazione
lo aveva portato in un’altra dimensione, fuori dalla sua area di confort.
Eh già lui non era un artista, ma semplicemente uno scrittore di amplessi!
Si guardò bene nel dire alla signorina Scott circa il suo sogno nel
cassetto vale a dire diventare da semplice scrittore di dialoghi
d’amplessi a sceneggiatore a tutto tondo. Lei avvertendo quella punta di
collera prese il telefono dalla sua borsa e si inventò all’istante un
impegno improrogabile di lavoro. Paul Ryan suo malgrado fu costretto a
seguirla.
Sulla strada antistante lei gli offrì un passaggio con la sua
fiammeggiante Triumph Spitfire 1500, lui rifiutò cortesemente preferendo
immergere i suoi pensieri nel verde del parco di Hampstead Heath.
Fatti pochi passi e nonostante il suo udito sentì chiaramente il tipico
cinguettio di due cornacchie in amore. Si accomodò su una panchina e
respirò a pieni polmoni. Si sentì immediatamente bene al punto di sentire
intorno a sé un magico silenzio. Rivide la scena, accennata dalla
signorina Scott, dei due che facevano l’amore nel deserto. Distinse i
colori della sabbia, una duna in ombra, un cammello all’orizzonte, il sole
al tramonto, gli abiti leggeri di lei mossi dal vento e il grado di
silenzio che avvolgeva la scena…
Ripensò al suo lavoro, forse era davvero troppo meccanico e più che
cercare un misuratore di silenzio avrebbe dovuto metterci più poesia.
Forse forse la signorina Greta non aveva tutti i torti.
Ormai si era fatto molto tardi. Andò a piedi fino alla stazione metro di
Finchley Road, acquistò un giornale della sera da uno strillone di
passaggio e si alzò il bavero dell’impermeabile panna. La serata era
piuttosto fredda. Chiamò la signorina Scott comunicandole l’intenzione di
prendere in affitto la casa.
*****
Alcuni giorni dopo iniziarono i lavori e dopo appena un mese era tutto
pronto. Oramai poteva trasferirsi nel nuovo studio. Rivide la signorina
Greta e con estremo piacere constatò che quel noioso diverbio nel loro
primo incontro era diventato semplicemente un labile ricordo. Addirittura
pranzarono insieme al ristorante Bacchus una taverna a pochi passi dalla
casa che offriva esclusivamente specialità greche. Naturalmente non
tornarono sull’argomento e parlando del più e del meno seppe che la
signorina Greta Scott era appassionata di cricket femminile, non aveva mai
perso un incontro del torneo di Harrow. Nubile, viveva alla giornata,
senza particolari impegni di cuore. Paul notò una velata punta di libertà
relativamente ai suoi rapporti con l’altro sesso.
Fu molto piacevole ascoltarla e quando toccò a lui, accennò a frammentari
benché gustosi aneddoti, per lo più goliardici, al tempo dell’università,
tralasciando di raccontare la sua vita da adulto. In effetti si accorse di
non avere altri interessi oltre alle sue scene d’amplessi e il suo
quotidiano era tremendamente noioso per farlo diventare argomento di
conversazione. La signorina Scott non ci fece caso oppure evitò in quel
frangente di fare domande sul suo lavoro. Dopo il pranzo si salutarono
calorosamente ripromettendosi di passare insieme una intera giornata in
campagna.
*****
La signorina Scott indossava un cappello di paglia panna con un enorme
fiocco celeste, una gonna lilla chiaro adatta alla stagione e una
gustosissima camicetta rosa cipria. Paul notò la gonna troppo corta e il
solito profilo del seno, a stento tenuto a bada dalla camicetta stretta.
Nella sua mente usò l’aggettivo straripante.
Lui, invece, lasciò a casa i suoi vestiti grigi preferendo un completo
beige di lino e una camicia azzurrina. Si erano dati appuntamento nel
cuore di Hampstead Heath al Chaiwalla, un locale tipicamente indiano.
Seduti in un angolo della grande sala gustarono un tè masala con tanto
latte, servito in tazze di terracotta, ed alcune focaccine al forno.
Paul Ryan non guidava e non aveva mai preso la patente, ma la signorina
Scott sembrava eccessivamente entusiasta di poter guidare la sua Triumph
rossa cabriolet nel verde della campagna inglese. Si diressero verso Bath
nella contea del Somerset. Durante il viaggio Miss Scott, sollecitata da
Paul, spiegò le differenze del Cricket femminile da quello maschile, ma
soprattutto si appassionò a illustrare lo spirito del gioco.
GSW “Al di là delle regole scritte, qualsiasi azione che sia vista
contraria al buon senso causa un danno al gioco stesso.”
Paul decisamente interessato la invitò a proseguire.
GSW “Ad esempio, il rispetto assoluto dell'avversario, nonché il
divieto di indirizzare verso gli avversari parole irrispettose o offensive
ed addirittura avanzare con passo aggressivo verso l’avversario
costituisce una grave infrazione punita severamente dall’arbitro.”
Paul pensò alla sua passione per il gioco del calcio e quanto fosse
tollerato il comportamento violento e qualsiasi azione ai limiti del
regolamento finalizzata alla meta. La sua famiglia da generazioni era
tifosa dell’Arsenal e da circa mezzo secolo rinnovava ogni anno
l’abbonamento in tribuna centrale. Paul si guardò bene dal dire alla
signorina Scott che negli ultimi trent’anni aveva perso solo una partita
casalinga dei Gunners e per giunta per una banale coincidenza.
Arrivati a Bath s’immersero nella brughiera inglese. Durante la
passeggiata decisamente piacevole, Paul Ryan non poté evitare di guardare
di sottecchi il profilo del seno e l’accenno di merletto rosa antico che
timidamente spuntava dalla scollatura di Miss Scott. Ryan prese
mentalmente degli appunti per la prossima scena. Lei non se ne accorse e
dopo una breve sosta davanti a dei graffiti medievali lungo le mura
termali, si lasciò andare a considerazioni su Jane Austen.
GSW “Sapeva Mister Ryan che la famosa scrittrice visse da queste parti
per circa sei anni?”
Paul emise una specie di verso sfuggente che alle strette gli avrebbe
consentito di dire la verità circa la sua assoluta ignoranza sulla vita
della Austen.
GSW “Nella pace di questi paesaggi scrisse “I Watson”, un romanzo
rimasto incompiuto. Dopo sei anni, alla morte del padre, insieme a sua
sorella si trasferì a Chawton, nell'Hampshire da suo fratello Edward.”
Paul era letteralmente sconvolto dalla cultura di Greta. Lei questa volta
se ne accorse:
GSW “Non si spaventi Mister Ryan, sapendo della nostra gita domenicale
ieri sera mi sono documentata.”
Rise facendosi perdonare la piccola bugia detta a fin di bene e per
togliere dall’imbarazzo il suo graditissimo accompagnatore.
Dopo circa un’ora si sedettero su una panchina. Tutt’intorno una rada
nebbiolina, Paul ammirò i riflessi obliqui del sole. Miss Scott tirò fuori
dalla sua sacca una tovaglietta bianca e rossa, un termos colmo di tè al
gelsomino e due gustosissimi sandwich al roast-beef conditi con maionese,
cetrioli e menta. Paul Ryan sorpreso da quell’indole materna, che faceva
contrasto con i modi alquanto disinibiti della signorina Scott,
addirittura si commosse, complimentandosi più volte per l’idea.
*****
Paul aveva compiuto quarantanove anni il mese precedente e si domandò come
fosse stato possibile non aver mai incontrato o quanto meno sfiorato tanta
grazia mista ad una spiccata e giovane malizia. Ripensò alle sue
considerazioni relative al genere femminile e per un attimo a Camilla
Redbridge, unica donna ad aver avuto a disposizione le chiavi del suo
cuore.
Si erano incontrati a Llandrindod Wells, sulle rive di quell’affascinante
lago durante un soggiorno termale. Lei era in compagnia dei genitori, ma
questo non impedì di frequentarsi durante quella breve vacanza. Tornati a
Londra si frequentarono per alcuni mesi, poi lei, quando venne a
conoscenza dei particolari del suo lavoro, seduta sulla vasca del bagno,
gli diede il ben servito senza altra spiegazione.
Lui continuò a radersi la barba e ad ascoltare il notiziario della sera.
Del resto Paul non aveva un’alta considerazione del genere femminile. Le
donne in fondo le conosceva esclusivamente attraverso il suo lavoro. Alle
volte, confondendo la realtà con il suo lavoro, pensava davvero che
parlassero a mugugni facendo un enorme utilizzo di acca, di emme e una
serie infinita di vocali.
*****
Seduto su quella panchina ammirando alcuni volatili nello stagno di fronte
Paul ascoltò di nuovo il suo silenzio migliore. Naturalmente se ne
meravigliò in quanto la cosa non era mai accaduta in compagnia di
qualcuno. Si concentrò ed effettivamente, nonostante fosse all’aperto, le
sue orecchie non percepivano alcun suono. In lontananza sentiva una calma
di sottofondo ovattato, compatta e protettiva come una culla. Avvertì un
dirompente desiderio di scrivere…
Incredibilmente la signorina Scott disse:
GSW “Le sembrerà strano ma anche a me per un attimo è sembrato di
percepire quel suo silenzio. Non so spiegare… come se ad un tratto
qualcuno spegnesse tutti i suoni tramite un interruttore…”
Questo, pensò Ryan, significava che Miss Scott oltre a percepire lo stesso
silenzio, aveva per un attimo avvertito la sua stessa percezione.
Il momento magico terminò quando lei casualmente sfiorò il dorso della sua
mano. Lui non si domandò quanto casualmente. La vide però chiudere gli
occhi e pensando ad un noioso pulviscolo nell’aria le offrì amorevolmente
il suo fazzoletto di seta. Fu lei a riprendere il discorso poco dopo
cercando di spiegare quelle affinità.
GSW “In fin dei conti lei è uno scrittore ed io una futura attrice,
vero Mister Ryan?”
Nelle intenzioni di Greta Scott quella frase avrebbe dovuto anticipare un
eventuale sodalizio professionale, ma Ryan preferì non replicare,
chiedendosi il motivo di quell’affermazione. Cosa avrà voluto dire Miss
Scott? Ma non ottenne risposta.
Durante il viaggio di ritorno, Miss Scott, con la sua aria socievole,
parlò del più e del meno lasciandosi andare a considerazioni sul tempo e
sulla moda. Tornò successivamente sull’argomento parlando della sua
scuola. Era entusiasta di diventare un giorno un’attrice professionista,
al momento arrotondava il suo stipendio di agente immobiliare con piccole
particine. Non disse altro e Ryan si promise di aiutarla certamente fuori
dal suo campo d’azione.
Nei pressi di Londra e dopo qualche chilometro di silenzio Miss Scott
disse:
GSW “Sarei curiosa di vedere nei dettagli in cosa consiste il suo
lavoro.”
PRS “Beh non è difficile, mentre scorre la scena muta, scrivo i
dialoghi, o meglio i mugugni. Del resto il mio lavoro consiste nello
scegliere esattamente le vocali e le consonanti sotto forma di sibili
lamentosi.”
GSW “Quindi niente frasi?”
PRS “Direi niente parole! A parte quelle standard.”
GSW “E mi dica, immagino che sia di fondamentale importanza la
posizione degli attori.”
PRS “Beh non solo la posizione, ma direi tutto il contesto e le fasi
del rapporto.”
GSW “Intende dire che nei preliminari usa vocali diverse?”
PRS “Beh, non diverse, diciamo che al culmine del rapporto si usano
molte più vocali ripetute. E le parole diventano sospiri languidi a volte
troncate o solo accennate.”
GSW “Capisco.” Disse Greta sempre più curiosa.
PRS “Ma vede, lei che studia arte drammatica relegherebbe il mio lavoro
ad immondizia.”
GSW “Ed invece si sbaglia mister Ryan, lo reputo interessantissimo!”
PRS “Non direi il lavoro è abbastanza meccanico e ripetitivo.”
GSW “Ci vuole comunque una certa esperienza nel campo…”
Paul Ryan non raccolse.
PRS “Non faccio per vantarmi ma dicono che nessuno come me riesca a
scegliere i gemiti più appropriati.”
GSW “Ed allora le dico che per una studentessa come me, sarebbe davvero
un’ottima scuola.”
PRS “Miss Scott, perdoni ma non la vedo adatta per questo genere di
scene.”
Lei non disse nulla.
Greta parlò ancora di Cricket femminile, Paul si distrasse.
In effetti aver incontrato casualmente una studentessa di arte drammatica
non era certamente un’occasione da lasciarsi sfuggire, per cui dopo vari
tentennamenti Ryan le propose di provare il nuovo studio.
Lei ne fu entusiasta.
GSW “Magnifico Mister Ryan” Disse, facendo salire di giri il motore
della sua macchina.
La sua reazione fu tale che Ryan pensò che non si aspettasse altro che
quell’invito.
Prima di raggiungere lo studio, immaginarono la scena con non poco
imbarazzo da parte di lui. Lei invece sembrava essere una sceneggiatrice
consumata ed arricchì il racconto con dettagli abbastanza piccanti. Seduta
sulla poltrona con fare impaziente avrebbe dato gli ultimi ritocchi di
rossetto alle sue labbra, poi avrebbe accavallato le gambe in trepida
attesa del suo amante, poi dopo una telefonata durante la quale avrebbe
bisticciato e qualche parola di troppo, si sarebbe lasciata andare
simulando un orgasmo solitario dapprima rabbioso e poi galleggiando nei
propri sensi nella più completa estasi.
Paul Ryan, guardando la strada dritta, approvò la scena senza guardarla
negli occhi.
.*****
Appena entrati, Miss Scott, dopo aver fatto i complimenti a Paul per
l’arredamento, sembrò subito a proprio agio. Ryan prese posto alla
scrivania e si rese immediatamente disponibile a trascrivere la scena. Lei
fece qualche passo di circostanza poi si tolse il soprabito e si mise
seduta sulla poltrona. A dir poco determinata, si calò nella parte.
Dopo la telefonata e il concitato dialogo con il suo amante si liberò del
cappello e subito dopo, anche se non previsto, fece a meno della
camicetta. Nella penombra della stanza Paul intravide con stupore il suo
magnifico e candido seno.
Miss Scott iniziò ad accarezzarsi, dapprima con rabbia, il viso, la bocca
e tirandosi leggermente i capelli come se fosse pentita o volesse espiare
una colpa e poi più lentamente sfiorando ogni parte del suo corpo. Le sue
mani scesero delicatamente seguendo il profilo dei fianchi per poi
risalire galleggiando lungo il ventre fino al seno.
GSW “Lo sente il silenzio, Paul?” Disse lei dopo alcuni minuti.
Mister Ryan era intento a scrivere. In preda ad una insolita eccitazione
la sua penna trascrisse fedelmente i mugugni muti della giovane attrice.
GSW “Lo sente il silenzio, Paul?” In effetti, aveva ragione miss
Scott, per la prima volta si calò nelle profondità spugnose della propria
passione. Avvolto in un ovattato silenzio scelse le vocali e le consonanti
più adatte. Anche le rare parole acquistarono altri suoni come fossero
tasti di un piano in perfetta armonia con il contesto.
GSW “Lo sente il silenzio, Paul?” E così dicendo, lo invitò a
partecipare per rendere più vera la scena. Gli fece cenno più volte con la
mano. Lui addirittura si alzò dalla sedia, le andò vicino, ammirò per un
attimo i dettagli delle carezze su quel seno. Lei lo invitò a fare
altrettanto. Addirittura, non facendo parte della scena, avrebbe voluto
afferrare la sua mano e condurla nei suoi meandri più caldi. La fronte di
Mister Ryan in un infinitesimo secondo si imperlò di minuscole goccioline
di sudore. Il tremore delle sue mani era piuttosto evidente. Addirittura
si slacciò la cravatta, si avvicinò ancora aprendo la bocca per lo
stupore. Da studentessa esperta lei chiuse gli occhi. Oramai sentiva il
fiato denso di Paul. Contò fino a cinque intensificando quelle carezze.
GSW “Lo sente il silenzio, Paul?” Disse ancora.
Paul constatò che Miss Scott si era davvero immedesimata nella parte. Le
sue carezze sembravano vere e sincrone ai movimenti del suo corpo. Quel
lungo e ripetuto invito lo aveva fatto traballare credendolo vero. Notò
addirittura piccoli brividi lungo le braccia e la schiena. Finita la scena
si ripromise di elogiarla e fare i complimenti alla sua insegnante.
GSW “Lo sente il silenzio, Paul?” Lei lo invitò di nuovo.
Fu un attimo un solo attimo, quando Paul confuse finzione e realtà,
credendo veri quegli inviti da parte di Miss Scott.
Così vicini era davvero questione di nulla, ma lui, dopo un’attenta
osservazione dei suoi capezzoli, tornò alla sua scrivania e come un
ossesso buttò giù fiumi di mugugni e gemiti usando per la prima volta,
incredibilmente, oltre alle vocali quasi tutte le consonanti
dell’alfabeto. Abbondò di acca e di emme, utilizzando parole come note
nella sua particolare scala di lamenti e sospiri. Utilizzò senza alcun
problema le esse, abbinandole alle “o” di stupore e alle “a” di abbandono,
passando per le “e” di attesa e le “u” di godimento assoluto.
Poi finalmente si rilassò.
Miss Scott indugiò ancora qualche minuto, poi, scrollandosi di dosso gli
ultimi brividi non del tutto professionali, si rimise camicetta e
cappello. Non disse nulla. Fece qualche passo e poi lo raggiunse alla
scrivania. Di nuovo sorridente lo invitò a leggere quei dialoghi.
PRS “Miss Scott, letti così non hanno alcun senso.”
GSW “Suvvia Ryan, volevo sapere se sia stata davvero una buona idea…”
PRS “Beh sì, l’affitto di questo studio è stata decisamente una buona
idea…” Disse lui intento a correggere le ultime frasi.
Si salutarono con una calorosa stretta di mano.
Paul notò sul viso di lei un velato ghigno di incomprensibile irritazione.
Quella sera Paul non accese la televisione preferendo una buona lettura
comodamente seduto sulla sua poltrona preferita. Tutto sommato, era stata
una giornata proficua e la signorina Scott era stata di piacevole
compagnia e soprattutto utile. Ripensò a quel ghigno sul viso di lei prima
di salutarla e si addormentò con un pensiero fisso. L’indomani avrebbe
fatto un salto in libreria alla ricerca di una biografia più che completa
di Jane Austen.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
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Pavel Ryzhenkov
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