|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
RACCONTI
Adamo Bencivenga
Madame Croisette
...
..Madame Croisette si lasciò alle spalle quel pomeriggio di sole
insolitamente torrido per quella stagione. Entrò nella sala da tè di Rue
St. Laurent al civico 8, chiuse leggermente le palpebre per abituarsi alla
penombra, poi guardò l’ora sul grande orologio a forma di timone in radica
gialla. Erano le quattro e ventuno, alle cinque in punto era previsto
l’incontro.
Il cameriere orientale in livrea rossa la salutò con un leggero inchino,
accennò ad un sorriso senza mai guadarla negli occhi. Lungo il corridoio
le fece strada nella grande sala illuminata, la luce, filtrata dalle tende
di lino, si fondeva perfettamente con le lampade a muro Tiffany. Un Ravel
più ritmato ed acustico del solito riempiva gradevolmente la stanza.
Charlotte Croisette, originaria di una ricchissima e antica famiglia di
antiquari, aveva superato da poco i quarantasette anni ed era decisamente
bella, di una bellezza elegante, fine e garbata senza una particolare
ostentazione. Un velo di trucco copriva amabilmente i tenui segni del
tempo, un velo di classe le restituiva un’essenza austera, frutto di una
rigida educazione nei college più esclusivi di tutta la Provenza.
Preceduta dal cameriere prese posto ad un tavolo appartato dietro la
fioriera d’aspidistra, accanto alla finestra in fondo alla sala, un
piccolo raggio di luce puntò il suo Verde di Dresda all’anulare sinistro.
Non si tolse il cappello di seta e chiffon, color ciclamino uguale al
rossetto. Quel copricapo era il suo preferito, a suo parere aggraziava
notevolmente i suoi lineamenti già regolari del viso, soprattutto per
quella fascia più scura con toni di viola ed il fiocco di raso morbido
lilla, stile cloche di moda negli anni ruggenti.
Gettò lo sguardo tra i tavoli vuoti, tondi di marmo, venati di grigio,
tutt’intorno un liberty sobrio di linee, d’armoniche curve e paglia di
Vienna, d’affreschi floreali in rilievo sui muri, di specchi piombati con
i vetrini a colori.
Sopra ogni tavolo una composizione di fiori, con calle e gigli che
ingentilivano l’aria e riprendevano in parte le decorazioni in argento dei
piccoli vasi di porcellana di Rouen.
Era la prima volta che entrava in quel locale, ne aveva sentito più volte
parlare, più volte letto nelle riviste di moda, di quanto fosse elegante
adatto per stile, tatto e riserbo ad un incontro galante.
Un signore sui sessanta con la barba nera e argento centellinava
lentamente una tazza di tè nero aromatizzato con dei biscottini mignon di
farro e pistacchio. Con il bastone da passeggio sotto il mento parlava con
fare accademico al suo cane, di regole e di buche, di handicap e di bogey,
di Tom Watson il leggendario, di Tom Watson l’invincibile: quattro Majors
all’attivo, il migliore di tutto il mondo.
Lo yorkshire nano, color terra di Siena, seduto in poltrona guardava fisso
il padrone. Con la lingua di fuori lo ascoltava attentamente, parola per
parola come fosse un esperto, ogni tanto reclinava la testa e sembrava
davvero che capisse di palle droppate e tee shot, di caddy e di bunker e
soprattutto di essere d’accordo con quelle tesi avventuristiche sul golf
moderno. Altre si distraeva guardando fuori la finestra, ma era solo un
momento, poi diligentemente tornava ad ascoltare quelle parole piene
d’enfasi e tecnicamente ineccepibili.
Fuori il tempo velava dentro un pomeriggio di Giugno inoltrato, le vele in
lontananza avevano già preso il largo, spinte da una leggera brezza marina
che gonfiava i vestiti e agitava le foglie delle grandi palme in fila
lungo il viale di questa cittadina di terme e di mare. Il posto era così
esclusivo che non di rado si potevano scorgere, tra i panfili ormeggiati e
le fioriere di gazanie blu e rosa, ombrellini alla moda che riparavano il
viso e la pelle bianca delle giovani donne in attesa di marito, le quali
ogni giorno a quest’ora al tramonto, passeggiavano a braccetto con le loro
madri, signore sui cinquanta, belle ed affascinanti, in attesa di un
incontro o ciò che l’etichetta avesse consentito.
Madame Croisette guardò l’ora, tirò fuori dalla borsa in rodoide e pelle
l’ultimo romanzo di Ildefonso Falcones, così leggendo s’immerse in una
Barcellona in pieno MedioEvo, seguendo le vicende di Arnau Estanyol, che
da servo della gleba divenne Console del Mare scalando lentamente la
piramide sociale. Pensò alla sua infanzia, agli anni dell’adolescenza,
felici e spensierati in famiglia, poi quelli più tormentati del college e
infine l’Università.
La bella Charlotte, spirito ribelle, appena laureata, appena
venticinquenne fece il grande passo di andare a vivere da sola. Con un
ghigno appena accennato ripensò alle tante difficoltà, alle infinite
schermaglie con sua madre, alla sua testardaggine di negare che l’amore,
possa nascere e nutrirsi dentro una vita in comune, che sia matrimonio o
convivenza, semplice rapporto sotto lo stesso tetto. Naturalmente sua
madre non fu mai d’accordo con quella scelta, avrebbe voluto vederla
sull’altare, sposata ad uno dei numerosi pretendenti, rampolli di ricche
famiglie del circondario.
Alle cinque era previsto l’incontro, alle cinque in punto lui sarebbe
arrivato, questo pensava quando con la coda dell’occhio osservava la
grande sala in direzione della porta, della stampa di Jeanne d'Arc di
Mucha accanto allo specchio, del signore e del cane ancora alle prese,
sulla disamina tattica, sulle regole e punti. Perché da lì lui sarebbe
spuntato, con i suoi papillon di seta tussah, con i suoi occhi nocciola
striati di giallo, il suo Borsalino nella mano destra, le sue sciarpe di
candida seta.
Madame Croisette ne era convinta, alle cinque in punto, tra poco meno di
dieci minuti, avrebbe fatto un favore alla sua amica Yvette De Vandel,
chiarendo i sospetti sul marito Pascal, dedito al vizio di correre
appresso, ad ogni tipo di gonna, ad ogni tipo di donna, per il gusto
innato della conquista.
Pascal da uomo di mondo si era sempre divincolato dalla morsa soffocante
della moglie con fare disincantato, ma ultimamente mostrava sempre più
insofferenza e irritazione. Yvette, tormentata dall’idea che un’amante più
avvenente delle altre lo avesse coinvolto a tal punto di mettere in
discussione il loro rapporto, per sgravarsi dal peso e dal dubbio perenne,
aveva preso a scrivere lettere a fiumi alla sua amica.
Erano lettere piene di sfoghi e di dubbi, suppliche di donna ingannata e
Madame Croisette si era prestata a darle un piccolo aiuto, in nome di
quella vecchia amicizia che legava loro sin dai tempi del college. Passò
qualche giorno poi le venne un’idea. Non era una grande idea, ma
sicuramente un biglietto lasciato cadere proprio dove la preda sarebbe
passata, era sempre un’ottima esca. Ne parlò con la sua amica e così
fecero.
Charlotte Croisette eseguì diligentemente il compito e insieme alla sua
amica, nascoste tra i cappelli in vetrina della modista di fronte,
osservarono l’uomo che con fare furtivo e compiaciuto raccolse un
biglietto lilla profumato di viole lasciato in bella mostra sopra una
fioriera. Sul cartoncino elegante spiccava a chiare lettere il nome di
Monsieur Pascal e a tergo vi era impresso un nome, Susan, naturalmente
inventato, l’indirizzo della sala da tè a Rue St. Laurent, e un’ora, le
cinque, quella di oggi.
Madame Croisette sorrise lanciando lo sguardo nel vuoto, secondo la sua
amica Yvette, se fosse venuto, sarebbe stata la prova provata dei suoi
forti sospetti che, perfino davanti a un solo nome e un biglietto del
tutto anonimo, si sentisse in dovere di non lasciarsi scappare, qualsiasi
occasione certa o presunta, qualsiasi traccia d’effluvio di donna.
Quando il grande orologio in radica gialla rintoccò delicatamente le
cinque, puntuale come un Clerc al titanio Pascal si presentò nella grande
sala. Charlotte trasalì un attimo poi gli tese la mano. Lui si chinò per
baciarla, poi disse: “Enchanté, vous êtes merveilleux” porgendole la rosa
che teneva dal gambo, gialla ed arancio screziata di rosso.
Attese per un infinitesimo di secondo il cameriere, già pronto alle sue
spalle, e si liberò del soprabito di lino e del cappello. Poi prese posto
di fronte alla donna e col suo solito sorriso particolarmente sornione la
guardò profondamente negli occhi e rimase in attesa, ma entrambi si
accorsero che non c’era molto da dire. Non rimase che ordinare una tazza
tiepida di tè bianco e decidere il ristorante per la cena alle sette. Il
dopo cena, come al solito, lo avrebbero trascorso nello splendido
appartamento di lei in Rue de Richelieu.
In quel preciso istante Charlotte Croisette distinse chiaramente il
profumo malizioso e complice della rosa gialla screziata da quello denso
dei gigli. Fece un respiro profondo e rimase per un attimo trasognante in
balia delle proprie sensazioni.
Lui fece per parlare: “Susan…” Poi comprese che altre parole sarebbero
state di troppo. Charlotte adorava quel nomignolo, protagonista dei loro
giochi più sensuali. Guardò il suo amante, lui era bello come la pioggia
d’agosto, come il mare a novembre, amante perfetto, discreto, riservato e
soprattutto dotato, nei loro momenti, di una passione travolgente.
Per un attimo, confusa nell’intensità di quello sguardo penetrante si
abbandonò ringraziando la sorte per averlo incontrato. Solo a quel punto
si ricordò del biglietto e della sua amica Yvette. Il giorno dopo
l’avrebbe senz’altro rassicurata negando quell’incontro. Ma non era una
menzogna! Charlotte, ferma nella sua convinzione di donna libera, non si
sarebbe mai legata a quell’uomo, mai a nessun uomo, Yvette poteva stare
tranquilla..
.. |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
© All rights
reserved
TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
Photo
Maja Topcagic
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
Il presente racconto è tutelato dai diritti d'autore.
L'utilizzo è limitato ad un ambito esclusivamente personale.
Ne è vietata la riproduzione, in qualsiasi forma, senza il consenso
dell'autore
Tutte
le immagini pubblicate sono di proprietà dei rispettivi
autori.
Qualora l'autore ritenesse
improprio l'uso, lo comunichi e l'immagine in questione
verrà ritirata immediatamente. (All
images and materials are copyright protected and are the
property of their respective authors.and are the
property of their respective authors.
If the
author deems improper use, they will be deleted from our
site upon notification.) Scrivi a
liberaeva@libero.it
COOKIE
POLICY
TORNA SU (TOP)
LiberaEva Magazine
Tutti i diritti Riservati
Contatti
|
|