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Adamo Bencivenga
Nell'anima senza amore
La solitudine non si sente quando si è soli, ma lenta t’uccide e ti
saccheggia nel cuore, quando distesa di notte ti svegli, quando di sera
t’addormenti sfinita, in quel letto troppo grande per riscaldarlo da sola
e pensi ai tuoi anni di quand’eri bambina, e pensi a quei giorni e come è
successo, e all’altra per sempre che ha preso il tuo posto. Ti distruggi
l’anima e ti massacri le unghie per tutte le volte che non hai dato
abbastanza, compresa quella volta che non lo sei stata a sentire, perché
avevi altro da fare, altro da dire, che ora diventa un nonnulla e
un’inezia, una stupida scusa senza ragione.
Lui diventa evanescente nel sogno, come l’acqua del mare che resta nel
pugno, distante come un treno che per un niente s’è perso, ma di notte lo
senti ti viene vicino, lo senti davvero, ne senti il silenzio, che
s’infila incorporeo dentro il tuo letto e tu giuri d’avvertire un forte
calore, che ti avvolge leggero, insolente e deciso, e scivola maschio
nelle pareti già pronte, come un aliante tra i versanti rocciosi, come un
gabbiano attraverso la nebbia, che senti e ti brucia come la pipì sulla
neve lasciandosi dietro una voragine fonda, un vuoto di aria che ti
risucchia al decollo, e poi salite a pendio e discese a dirupo, intense e
sfibrate come avviene nei sogni.
Il tempo s’allunga come colla viscoso, come lo sputo quando sei
raffreddata, i giorni si dilatano dentro le sere, che iniziano sempre
maledettamente più tardi, e fai fatica a riempirle perché il sonno non
viene, e lui diventa un adagio, una musica lieve, una nota bemolle che
t’accompagna le sere, e ti sorprendi a pregare il solo Dio che conosci,
che senti vicino e ti capisce e consola, senza spiegare le sensazioni che
provi, i desideri notturni che s’annidano fitti.
Come un turista rivedi quei luoghi, nella ricerca ossessiva di un fragile
indizio, che unisca a ragione i tuoi pensieri slegati, che dia un senso ed
un filo alla tua vita d’adesso, ai giorni e le notti che si rincorrono
soli, senza che abbiano uno straccio di senso per essere ieri, oggi o
domani, per essere altro di cui avresti bisogno. E lui è sempre lì che ti
giudica e guarda, dentro la schiuma del cappuccino al mattino, dentro il
sacchetto delle immondizie la sera, e nelle parole di quella zingara
bimba, che ti legge la mano ed ammicca convinta, ti giura che torna che è
questione di ore, perché altro non vuoi e lei certo non dice.
Ma vai avanti sconnessa, scollegata a tratti, per un attimo bella, per un
attimo vecchia, finché ti sorprendi in un giorno normale, a truccarti la
faccia con cura allo specchio, a scegliere un abito che da tempo non
metti, ad accettare un invito dalla tua amica del cuore, ed uscire e
ballare e pensare che in fondo, quell’uomo di fronte non è certo poi male,
se avesse la barba o fosse più alto. E lui che ti invita per un primo
ballo innocente, e ti parla di tutto e non dice poi niente, ma al secondo
lo senti e voli leggera, senti le mani e lo lasci che stringa, quella
carne di troppo sui tuoi fianchi abbondanti. Non sarà neanche bello, avrà
pochi capelli, ha un odore diverso che non ti piace per niente, porterà la
cravatta troppo accollata, la camicia a fiori e una giacca di tela, e non
avrà né pazienza, né tatto e né garbo, e non avrà le tue stesse battute di
sempre, ma riderai, riderai sicura, scoprendoti una volta con meno
pretese, una volta soltanto per vedere se in fondo, la notte che viene ha
un sapore diverso.
E ci vai a letto, certo che andrai! Tentando di accorciare quelle
sterminate distanze e colmando quei vuoti che ormai ne sei certa, niente e
nessuno potrà mai riempire. E il tuo Dio femmina ti sosterrà come sempre,
sopra il disagio del nuovo che senti, affinché l’imbarazzo non appaia
evidente, sopra i tuoi seni che calano molli, sopra il tuo sesso arido e
secco. Ma sicura che ce la metterai tutta, che l’accoglierai come serve e
si deve, per dare il tuo meglio, per dare te stessa, senza nulla davvero
chiedere in cambio, al punto di pensare quello che pensa, al punto di dire
quello che dice, per seguirlo nel volo e dargli piacere, e reprimere
l’armonia che servirebbe al tuo corpo, le cadenze che lui non può certo
sapere, il momento preciso per entrare più maschio, e quello più intenso
da vivere in due, per esplodere tutta e sentire l’amore.
Ma dapprima non sarà così, perché il suo sesso come il tuo non risponde,
un fallimento di uomo, di voglia e natura, perché come te ha sbagliato il
momento, per il tuo stesso motivo di dare solo piacere e preoccuparsi
dell’altro e trascurare se stesso. Ma tu gli dirai che va tutto bene,
fingendo orgasmi e smanie abbondanti, fingendo di volerne ancora e per
sempre, perché nonostante tutto questa notte che scorre, è la prima dopo
giorni di tumulti di cuore, di piogge e tempeste e solitudini cupe.
Così andrà perché così deve andare, come quando rimpiangerai le tue notti
d’amore, come quando le maledirai senza più appello, e ti sentirai
bambina, e ti sentirai più adulta, e ti sentirai tutto e niente perché in
quel momento, vorresti essere solo l’esatto contrario. Così andrà finché
lo sentirai più sicuro e maschio, e allora sì che lo accontenterai come
mai prima è successo, dove il maschio fa male più della ragione, che
sopita ti dorme accanto nel letto. E ancora ti concederai senza guardarlo
negli occhi, tra grida ed urla di piacere e di rabbia, tra salite a pendio
e discese a dirupo, intense e sfibrate come avveniva nei sogni.
Così andrà perché così deve andare, finché l’alba più fredda non ti
rischiara da sola, finché sarà tardi, tardi davvero, ma tardi di cosa non
t’è dato sapere. Allora sì che ti volterai delusa, con il vuoto di prima
schiacciando il cuscino, convinta che il giorno non sarà mai come prima,
perché l’amore quello vero è rimasto chissà dove. E il tuo Dio femmina
capirà, perché a lui non devi spiegare, che solo quando è sola, con la
morte del cuore, una donna può darsi, nell'anima senza amore.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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MohammadrezaRezania
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