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Adamo Bencivenga
NULLA PER CASO
...
.La vedo, la guardo ha i capelli di stoffa, come
fossero sete agitate dal vento, come fossero mare
che ad onde si spacca e lascia sul pelo le spume
dell'acqua. Ha in mano una trousse per farsi più
bella, lo specchio dorato per incorniciare la bocca,
e accavalla le gambe, belle gemelle, un soffio di
calza velata di nero, una collana di perle vezzosa
si adagia, tra un seno importante che la fa più
signora. Il cameriere paziente a
due metri la guarda, poi torna e sorride, e le porge
un bicchiere, un succo di frutta di pera o pompelmo,
poi squilla il telefono, lei s’alza e cammina, il
suo “pronto” è una musica calda e devota e un
sorriso spontaneo le rischiara il bel viso.
“Oh Amore, ciao, non vedevo l’ora di
sentirti… ti sto aspettando… ero preoccupata, sai… a
che ora pensi di stare qui… prenoto un tavolo?”
Di colpo il suo viso s’increspa in un ghigno
profondo, è un lampo violaceo in un cielo stellato,
mentre fissa nel vuoto attraverso la finestra i pini
di Roma. “No non ci provare! No, non sono
comprensiva!” La sua voce ora è un
coltello affilato che taglia. “La
prossima settimana non è la stessa cosa e non me ne
vado da qui… Se hai paura della verità, metti una
scusa e vieni, fai presto! Cammina
avanti e indietro… Il suo tono di voce sta
diventando imbarazzante. Mi sento a disagio, odio
carpire le conversazioni private, intanto mi guardo
intorno e tiro un sospiro di sollievo, oltre noi
due, in questa sala non c’è anima viva. Lei
continua imperterrita con lo stesso tono di voce:
“Sai che ci tengo… non mi puoi fare questo”
Poi rimane in silenzio, ma è solo un attimo per
riprendere fiato. “No, no, non ti faccio
parlare!!! Ma che cavolo mi devi spiegare?”
Ora agita le mani, cammina tra i tavoli, poi
esce dalla sala e rientra. “Ascolta mio
caro, sono stanca delle tue bugie. Non voglio più
sentirti.” Si siede su una sedia a caso
poi si rialza. “Io sono qui che ti
aspetto! E’ tutto organizzato! Non mi interessa
nulla dei tuoi problemi, ok?” Cammina
più velocemente, il rumore dei tacchi invade la
sala. “Mi sono stufata capisci??? Non ti
permetto di trattarmi così… Non sono un tuo ripiego.
Ma cosa vuoi che m’importi dei tuoi suoceri domani a
pranzo!!!” La voce è strozzata.
“Questa te la faccio pagare!!! Non mi
chiamare più!!! Vai al diavolo! Mollusco!”
Così dicendo, si volta di scatto, fa due passi,
perde l’equilibrio già precario sui tacchi, inciampa
contro una sedia e rovina a terra. Cadendo urta
contro uno spigolo e finisce distesa sotto un
tavolo… Il telefono la precede di qualche secondo
e cade in mille pezzi. Il frastuono allarma il
cameriere, fa due passi, ma poi si ferma come
paralizzato.
A quel punto mi alzo di scatto…
Spero non si sia fatta troppo male… ma di sicuro ha
battuto la testa. Mi inginocchio carponi sotto il
tavolo. Sembra svenuta. “Signora,
signora… La chiamo, senza avere un’idea di come
rianimarla.” La gonna sollevata arriva ben
oltre il ginocchio e lascia intravedere un
autoreggente di classe e un reggicalze da sogno.
Avvicino le mani per ricomporla, ma ho timore di
toccarla. Mi tolgo la giacca e le copro le gambe.
“Signora, si sente bene?” Dico
trafelato. La guardo, accosto l’orecchio al naso,
cerco di percepirle il caldo del respiro. Non oso
sentirle il battito del cuore… Credo abbia perso i
sensi. Comunque respira. Meno male… “Signora
mi sente?” Indeciso su cosa fare, urlo verso
il cameriere. “Non stia lì impalato, porti
un po’ d’acqua per favore… Chiami un medico! Faccia
qualcosa!!!” Finalmente prendo coraggio e le
sollevo la testa. I suoi capelli sono morbidi
esattamente come seta, esattamente come il velo di
uno strascico da sposa. “Signora mi sente?”
Rischio un buffetto sulla guancia. Niente,
le guardo le labbra. Un rosso Ferrari mi ipnotizza
lo sguardo. “E se le facessi una respirazione a
bocca a bocca?” Lascio stare… Mentre penso ad
un’alternativa, finalmente apre gli occhi.
“La prego mi risponda! Come si sente?”
“Oh cosa è successo?” Incredula
batte ripetutamente le ciglia come per focalizzare
il mio viso. “Nulla, o meglio sì… ha sbattuto
la testa e credo solo che abbia perso i sensi poi si
è accasciata al suolo…” “Ma lei chi
è?” “Non ha importanza adesso chi
sia io! E’ caduta, si è fatta male e la sto
soccorrendo…” “Per questo motivo mi
trovo sotto il tavolo?” “Ha urtato
contro una sedia ed è caduta.”
“Così, senza motivo?” “Beh veramente
era al telefono…” “E cosa dicevo?”
“L’ultima parola che ha detto è stata mollusco.”
Rimane un secondo a pensare… “Ah sì ora
ricordo… Dio che figura!” Fa per
alzarsi… “Rimanga ancora qualche minuto
distesa… ha battuto la testa e non si sa mai...”
“La prego non mi tratti da malata, sto bene!
E’ stato solo un giramento…” Il
cameriere arriva con il bicchiere d’acqua. “Dia
a me, lasci perdere il medico, non serve.”
L’aiuto ad alzarsi e non con poca fatica. La
prendo sottobraccio e la faccio sedere al mio
tavolo. “Il mio cellulare?”
“Credo che del suo telefono sia rimasto ben
poco.” Le dico indicando i pezzi sparpagliati
sul pavimento. “Oh no…” Si
prende la testa tra le mani. “… Comunque
mollusco glielo ha già detto ed anche a chiare
lettere, no?” “Beh ora avrei avuto
voglia di chiamarlo e dirglielo ancora…”
“E a che servirebbe?” “A
ricordarglielo ogni tanto…” “Beh
quando ci vuole… ci vuole…” Si mette la mano
sulla bocca come fosse pentita. “Mi
scusi… chissà che figura! Mi creda di solito non uso
questi termini.” “Non credo che sia
una questione di termini, tra l’altro mollusco è una
parola di uso comune, il punto è che mi
interesserebbe sapere quando un uomo diventa un
frutto di mare e merita di essere chiamato in quel
modo.” “Lasci perdere i frutti di
mare… è una storia così banale…”
“Non direi… mi ha fatto prendere un colpo… quando è
svenuta.” “Oh la ringrazio per
l’apprensione, ma ora sto decisamente meglio… Le
giuro è tutto così ridicolo…”
“Allora tento di indovinare... vediamo… punto primo:
il mollusco è sposato…” “Continui…”
“Fa mille promesse però poi non le mantiene...”
Mi fissa e poi scuote leggermente la testa. “Vede
che è una storia banale? Ha perfettamente inquadrato
la situazione.” “Mi permetta… sono
uno scrittore e le storie di amanti non sono mai
banali…” “Uno scrittore? Oh che
emozione… Non avevo mai parlato con uno scrittore…”
“Mi prende in giro vero?” “Sono
serissima… Io comunque mi chiamo Agnese e lei?”
“Giorgio… piacere… anche se averla incontrata in
questa situazione non è stato davvero piacevole…”
“Beh il posto non è poi male, chissà quanti
romanzi e scene di film avranno ambientato qui alla
Casina Valadier.” “Senz’altro si
presta, ma io intendevo…” “Lei
intendeva il bisticcio, immagino, ma non è il primo
e non sarà l’ultimo… ma stavolta ci avevo creduto
davvero… per questo mi sono arrabbiata!”
“Continuo ad indovinare?” “Vedo
che il gioco la diverte…” “Immagino
frasi del tipo: Avremo una famiglia tutta nostra,
vivremo insieme, devo solo sistemare un paio di cose
ecc. ecc…” “Vede come è facile
indovinare?” “…E lei si arrabbia e
immagino sia quasi stanca.” “Quasi?
Sono tre anni che mi ripete che lascia la moglie, ma
poi non la lascia mai. Sono sempre qui a
rincorrerlo, a giustificarlo… Ora davvero mi sono
stancata!” “Immagino.”
“Lei dirà che me la sono cercata da sola… Ci
sono tanti uomini single al mondo… ma sa come
succede vero?” Sorrido. “No, non
lo so, me lo dica lei.” “Beh un
incontro fortuito ad una mostra, quattro chiacchiere
d’arte, lo scambio dei numeri telefonici, qualche
messaggino, un invito a cena, una meravigliosa notte
insieme, e la mattina la confessione…”
“Quale confessione?” “Che è
sposato, anzi no, separato in casa, le cose con sua
moglie non vanno bene… sta sul punto di lasciarla…
era solo in attesa di incontrare una donna da sogno…
che poi sarei io!” “Le ha mai detto:
“Io ti conosco da sempre” oppure “Noi siamo due
anime gemelle”? “Oh la prego, è una
storia importante, anche se è uno scrittore non la
banalizzi così!” “Ma evidentemente
lei ci ha creduto, o sbaglio?” “Beh
all’inizio mi faceva anche piacere questa
situazione, era comoda, avevo le mie libertà, ci
incontravamo regolarmente ed io avevo lo spazio
sufficiente per respirare.” “… Ma
poi stanca…” “Diciamo che i
sentimenti prendono il sopravvento… e a quel punto
sogni davvero una vita normale con l’uomo che ami.”
“E lei ha iniziato a non dargli più tregua…”
“E lui a dirmi bugie…” Si ferma
e pensa. Tormenta con le dita un tovagliolo di
carta. Credo stia scorrendo in un flash i tre anni
passati. “Vede … Giorgio…, posso
chiamarla così?” “Faccia pure del
resto è il mio nome…” “Vede, fare
l'amante è davvero complicato, siamo come gli agenti
segreti. Passiamo il tempo a nasconderci:
alberghetti ai margini della civiltà, ristoranti di
periferia, parcheggi senza luce, messaggi
clandestini, telefonate interrotte di colpo, notti
da soli a pensare cosa avesse voluto dire...”
“Detta così ci vedo una meravigliosa
pennellata di romanticismo…” “Ecco,
lei è uno scrittore e non si smentisce, in effetti
all’inizio è incredibilmente romantico, ma poi
diventa squallido. Manca la vita vera!”
“Lei intende la convivenza di tutti i giorni
immagino… Quando si rompe un rubinetto o quando ci
staccano la corrente perché ci siamo dimenticati di
pagare una bolletta.” “Oh no, lei
sta banalizzando ancora… La vita vera è svegliarsi
insieme, fare progetti per il giorno, il mese,
l’anno… contare in ogni momento sul proprio partner
anche nelle disavventure.” “Lei è
sicura che la vita vera sia migliore?”
“Sì perché nonostante tutto è vera.”
“Direi piuttosto una vita normale.”
“Che differenza fa?” “Gli
amanti sono più interessanti per definizione…”
Un attimo di pausa e chiamo il cameriere…
Due succhi di frutta al pompelmo. “Però
ancora non mi ha risposto alla domanda di prima…”
“Oddio, mi sono persa… qual era la domanda?”
“Quando è che un uomo diventa mollusco… immagino
che lei non si riferisse al suo aspetto fisico…”
“Assolutamente no. Lui è un bell’uomo! Direi
troppo per la mia gelosia. Ma i molluschi non hanno
spina dorsale per cui va da sé che non possono
sopportare carichi…” “Vale a dire?”
“Non si prendono le proprie responsabilità,
scartano gli impegni oppure delegano agli altri le
proprie decisioni…” “Lui non
decide?” “Lui è ipocrita, falso con
me, finto con sua moglie! Sopravvive e galleggia
dentro un mare di menzogne… Tutto il suo cervello è
concentrato su come e quanto possa essere
credibile.” “Interessante! Passa il
giorno a inventare bugie in modo che lei e sua
moglie crediate che sia la verità.”
“Esattamente.” “Sarebbe
banale chiederle il motivo perché mai lei non abbia
ancora troncato la relazione?”
“Semplice, quando mi sono messa insieme a lui ero
perfettamente a conoscenza della situazione…”
“E questo è sufficiente per giustificare una
sofferenza?” “Questo non lo so, ma
posso dirle che mi sento maledettamente in colpa.
Prima di conoscermi lui era felice. Un marito
perfetto ed un padre amorevole. La sua famiglia
funzionava.” “E poi è arrivata lei…”
“E il meccanismo assolutamente oliato della
famiglia “Mulino Bianco” è saltato.”
“Ora però gli ha urlato in faccia mollusco…”
“Lei lo sa vero che oggi è la vigilia di
Natale…” “Eh so anche che sono le
12,32 per l’esattezza.” Mi guarda come se
fossi un extra terrestre, sbarcato da poco da chissà
quale universo. Io riprendo: “Beh visto che
lei è sola ed anch’io sono solo, possiamo dire al
cameriere di prepararci un tavolo per il pranzo…
Cosa ne pensa?” “Mi ha preso di
sorpresa… e tra l’altro non posso neanche inventare
scuse, lei ora sa tutto…” “Beh può
sempre dirmi che sta aspettando il suo amante… E che
nonostante tutto tra poco spunterà da quella
vetrata.” “Lei sa come so io che lo
ritengo assai improbabile.” Sorrido e
chiamo il cameriere. “Mi scusi è possibile
per le tredici un tavolo per due in fondo alla sala
principale con vista Pincio?” Il cameriere
prende nota. Agnese ora è pensierosa.
“Preoccupata o sta scegliendo le parole?”
“No, assolutamente… Pensavo come sia
possibile che un uomo passi da solo la vigilia di
Natale?” “Solo, solissimo… e mi
creda che dopo una notte d’amore non cambierò il mio
stato civile.” “Con chi la notte
d’amore, mi scusi?” Sorrido.
“Dicevo tanto per dire… non si sa mai…”
Agnese ha accolto la mia ironia. Anche lei ora
sorride… Poi un momento di pausa, lei guarda
fuori dalla finestra, il mio sguardo si concentra
sul suo meraviglioso profilo delicato. Cerco di
riprendere il filo della conversazione.
“Perché mai mi rammentava che oggi è vigilia?”
“Perché questa mattina l’ho sfidato. Mi sono
svegliata in uno stato d’animo pietoso come del
resto mi capita spesso nei giorni prefestivi.
Girandomi nel letto mi sono detta: - Agnese oggi
devi prendere una decisione. Devi forzare la mano! –
Allora ho prenotato online aereo ed albergo,
naturalmente per due. Poi ho chiamato il mollusco e
gli ho detto che l’avrei aspettato a mezzogiorno in
punto qui alla Casina Valadier. Avremmo pranzato
insieme e poi saremmo partiti per due giorni da
sogno. Natale a Parigi!!!” “Tutti
questi condizionali…” “Ma è proprio
la vita d’amanti che non dà mai certezze! Si vede
che lei non è abituato…” Si ferma un
attimo e poi riprende. “Natale a
Parigi!!! Non è stata una idea fantastica?”
“Eh sì…” “Crede che io sia
pazza, vero? Oppure magari che mi stia inventando
tutto.” Rovista nella borsa e mi fa
vedere la prenotazione online. “Sì, certo che
ci credo, ma non credo che per lui sia stata
altrettanto una idea magnifica…”
“Che fa si mette nei suoi panni? Ora mi dice che non
ho considerato la moglie, la suocera, i bambini?”
“Oh no, si tranquillizzi Agnese, i miei panni
sono già tanto stretti…” “Una donna
così mette brividi vero?” “Diciamo
che lui se l’è andata a cercare.” “E
lei invece cosa sta cercando… e soprattutto, ripeto,
un uomo solo mi fa pensare…” “Allora
deve pensare molto… non siamo in pochi a non avere
moglie ed amante.” “Ma un uomo solo
non è felice.” “Perché lei è felice
col suo uomo? E il suo uomo è felice con sua
moglie?” “Certamente no, ma la
domanda l’avevo posta io. Lei è felice?”
“Forse felice no, ma il mio stato ha molti
vantaggi. Il primo è avere l’opportunità di
raccogliere tra le proprie braccia una donna che
cade sotto un tavolo. Il secondo è conversare
amabilmente con lei. Il terzo è respirare quest’aria
così decadente di questo posto per poi mettere in
tasca le sensazioni sperando che un giorno possano
diventare una graziosa cornice per qualche
racconto.” “Allora è qui per
lavoro?” “Se il mio mestiere è
sorseggiare un gustoso succo di pompelmo e
conversare amabilmente con una donna incantevole,
allora la mia risposta è affermativa.”
“Affascinante…cosa si prova a scrivere?”
“Veramente più che scrivere, rammendo e ricamo
parole… ma sa cosa le dico? La cosa strana è che
quello che sta accadendo è già stato tutto scritto
in un mio racconto di qualche anno fa!
“Ossia?” “Il racconto si
chiamava “Nulla per caso” era una raccolta
pubblicata all’incirca dieci anni fa, ma la casa
editrice d’allora fece un banale errore
dimenticandosi di stampare le ultime tre pagine. Le
poche copie in circolazione furono tutte ritirate."
“Di cosa parlava esattamente?”
“Parlava di un incontro tra un uomo e una donna
avvenuto esattamente con le stesse modalità.”
“Davvero??? Mi piacerebbe leggerlo, comunque
è lei ora che non ha risposto alla mia domanda.”
“Oddio, mi scusi… mi ripete la domanda?”
“Le chiedevo cosa ci fa un uomo solo qui a
quest’ora?” “Le ho detto il mio
presente, ossia nella mia mente sto trascrivendo
sensazioni. Lei già conosce parte del mio futuro
prossimo, ossia uno squisito lunch a base di astice
alla catalana e paccheri con fiori di zucca in
compagnia di una meravigliosa donna…”
“Ottimo menu… E il passato?”
“Mia signora ho cinquantadue anni, credo almeno
trenta vissuti intensamente… Posso dirle per ora che
la mia compagnia si chiama Mimmo!” Avverto
un impercettibile sussulto… “L’ho spaventata?
Per l’amore del cielo non sono gay e questo non è un
coming out di uno scrittore moderatamente famoso… E’
semplicemente il nome del mio gatto.” Ora
ride di cuore… “Tranquillo non ho nulla
contro i gay e poi per un pranzo a base di pesce
alla vigilia di Natale che differenza potrebbero
fare le sue tendenze sessuali?”
“Sicuramente nessuna.”
Il cameriere
dalla vetrata mi fa cenno che il tavolo è pronto e
possiamo accomodarci. Ci alziamo, lei mi precede.
“E' molto elegante Agnese… Accetta i miei
complimenti?” “Ma per caso mi sta
facendo la corte?” “Non ci sarebbe
nulla di male, non crede?” “Oh
Giorgio lo lasci dire a me!”
“Comunque il suo vestito è molto bello ed anche il
suo sorriso è davvero accattivante.”
“Ma uno scrittore è sempre in servizio?”
“Non sto giocando con le parole, lo penso
veramente e mi fa piacere dirglielo.” “Allora
a me fa piacere dirle che lei è molto gentile.”
Si allontana un attimo, direzione toilette. Mentre
mi avvicino al tavolo cerco di ricordare la dinamica
del mio racconto. Sono davvero sconcertato!
Dopo qualche minuto la vedo in fondo alla sala
avvicinarsi… il suo rossetto è ancora più rosso, la
sua forma, i contorni di un’anfora antica, la sua
andatura, la grazia di una piuma che danza… Lei
sorride ed io ricambio. Alziamo i flut di una
Falanghina d’annata. “A cosa si brinda?
Al nostro incontro?” Mi dice strizzando
l’occhio destro. “Beh guardandomi intorno
brinderei a questo posto magnifico, chissà quante
coppie più o meno clandestine avrà ospitato nel
tempo…” “Ma noi non siamo una coppia
clandestina!” “Beh se ora arrivasse
trafelato il mollusco… passeremo di fatto a coppia
clandestina.” “Non
credo che il mollusco sia in questo momento nelle
condizioni di avanzare richieste…” “Non
dovrei dirlo, ma sono strafelice che lei lo abbia
chiamato mollusco!” “Beh se vuole
davvero essere cinico confessi che andare in
soccorso di una donna svenuta sotto un tavolo è il
massimo delle occasioni insperate!”
Ride, poi riprende. “Ho solo un
rammarico, sono caduta proprio nel mentre mi stava
dicendo qualcosa…” “Secondo lei le
stava dando qualche speranza?” “Beh
speranza è un po’ troppo, diciamo una qualche sua
ipotesi strampalata…” “Cioè?”
“Se si fosse liberato, sarebbe venuto
direttamente all’aeroporto…” “Beh la
vedo dura inventare una scusa per il giorno di
Natale…” “Ed io la vedo dura
liberarsi per qualsiasi week-end durante l’anno…
Come vede ho voluto forzare la situazione. E’ un
vero e proprio aut-aut. Liberarsi per Natale
significa separazione certa!” “Quindi
lei ha forzato la mano sapendo che in questo modo
sarebbe finita per sempre?” “E’ lei
lo scrittore, io sono una donna che agisce
d’istinto.”
I paccheri ai fiori di
zucca sono davvero gustosi. “Sono felice
di essermi fatta consigliare… Viene spesso qui?”
“Fino a quando incontrerò signore così
affascinanti, non smetterò di farmi capitare
occasioni così galanti.” “Quindi non
ho il piacere di essere la prima a pranzare con lei
in questo posto. Anche il tavolo credo non sia
casuale…” “Fino a prova contraria
non sono io che ha un amante al quale dover
giustificare questo pranzo…” “Prima
di giustificarmi il mollusco dovrebbe presentarsi in
ginocchio con il certificato di divorzio!”
“Beh questo dipende da lei, finora si è
ritagliata un ruolo d’amante, non so se vuole
cambiare…” “E lei di uno scrittore
che osserva maniacalmente le donne… L’ho vista prima
che sbirciava le mie gambe…” “Se è
per questo, prima, mentre cadeva, la sua gonna si è
sollevata e quando era distesa sul pavimento ho
avuto modo di apprezzare ben altro.” Agnese
questa volta non replica. “Offesa?” “Assolutamente
no, mi fa piacere che qualcuno abbia gusto ed abbia
apprezzato…” “E non solo le gambe…
devo farle i complimenti per quella finissima e
sensualissima trama di calza! “Il
signore se ne intende vedo.” “E’ il
mio mestiere.” “A proposito di
mestiere… Ha intenzione di riprendere quel
racconto?” “E’ già tutto scritto…
comunque mi ritenga fuori servizio ora…” “Strano
per uno scrittore.” “Normale per un
uomo.”
Un attimo di pausa mentre il
cameriere serve l’astice alla catalana. “Beh
potrebbe ripubblicarlo di nuovo affidandosi ad un
editore più serio…” “Dice per quelle
tre pagine? Le farò leggere il racconto per intero,
con tanto di colpo di scena finale.” “Sa
che mi sta incuriosendo?” “E’ un
finale a sorpresa che spiazza il lettore…” “Non
mi tenga sulle spine…” “Mentre era
alla toilette, ho fatto mente locale, e credo
davvero che tutto ciò non sia stato un caso.”
“Ovvero?” “Quello
che stiamo vivendo è già tutto scritto!” “Quindi
è convinto che io abbia letto il suo racconto.”
“… e forse la sua è davvero semplice curiosità
di vedere cosa c’è scritto in quelle tre pagine,
mettendosi alla prova.” La donna rimane
qualche istante silenziosa, come se fosse sorpresa.
“Interessante come ipotesi.” “Direi
piuttosto veritiera se la cosa non la disturba, in
fondo fa parte di un gioco, o sbaglio?” “Non
mi disturba affatto, anzi… E’ lei che ha scritto il
racconto, per cui non ho via di scampo se non crede
nelle coincidenze.” “Ovvio esistono
anche le coincidenze, ma mi creda è tutto così bene
incastrato che mi spaventerebbe aver scritto
qualcosa che abbia anticipato per filo e per segno
quello che ora sta accadendo!” “Quindi
non è una banale coincidenza, mi sta dicendo vero?”
“No, mi chiedo solo come lei abbia fatto a
leggere quel libro, visto che ne sono state stampate
solo poche copie…” “Forse la
spiegazione è nel racconto…” “Ora
che ci penso non è strampalata come ipotesi! Nel
racconto la donna è una fan dello scrittore, conosce
a memoria le sue abitudini e per giorni e giorni ha
invano tentato un approccio… Ma l’uomo, intento a
scrivere e perennemente distratto, non si è mai
accorto di quella piacevole presenza…” “Immagino
che la donna sappia che lui è solo e passerà il
Natale in assoluta solitudine…” “Vedo
che si è perfettamente calata nella parte per cui
può anche immaginare che la donna non sia svenuta ed
abbia fatto finta…” “Lei sta
avanzando l’ipotesi che dall’altra parte del
telefono non ci fosse nessuno?” “E
lo scrittore ignaro, ancor prima di ricordare il suo
racconto, si è infilato carponi sotto il tavolo,
davvero preoccupato per la sorte dell’affascinante
signora…” “E la donna soddisfatta
abbia gradito molto quel soccorso.” “E
ha continuato a recitare la parte
dell’amante…Commettendo però un grande azzardo…
Ovvero seguendo perfettamente la trama del mio
vecchio racconto!” “Ok mi arrendo.”
Agnese ora prende il calice del vino e si lascia
andare ad un profondo sospiro. “Vede
Giorgio… continuare a recitare quella parte che
entrambi conoscevamo bene non è stato un azzardo!
Lei ha fotografato benissimo la situazione in cui mi
trovo e mi creda non è stata una recita, ma un’amara
realtà…” “Quindi il mollusco esiste
veramente, ma prima non era all’altro capo del
telefono…” “Già. Come esiste una sua
fan che ha letto il suo libro, ma non le ultime tre
pagine…” “Questa storia è degna di
essere riscritta allora…” “…Ma ha
ragione… mi sono fatta prendere dal gioco e
dall’intrigo e volevo vedere fin dove arrivasse la
nostra intesa e darle comunque una via di uscita…”
“Cioè?” “Insinuare in lei il
dubbio…” “Ed io sono rimasto nella
parte senza uscire…” “Un’intesa
perfetta direi…” “Direi di sì, ma
ora mi domando cosa rimanga di vero in questa
storia?” “Beh… quello che lei hai
scritto: sicuramente il mollusco, l’affascinante
scrittore, e poi i succhi di frutta, il cameriere, i
paccheri, l’astice alla catalana, le prenotazioni
per Parigi e la mia curiosità di sapere come vada a
finire la storia… Oddio a proposito che ore sono?”
“Le 15,37…” “L’aereo partirà tra
meno di tre ore…” “Questa è un’altra
cosa certa.” “Ora mancano solo le
ultime tre pagine, ma qui non posso aiutarla…e mi
affido a lei.” “Credo che lei debba
andare… altrimenti perde l’aereo per Parigi…”
“Questo è scritto nel racconto?”
“Eh già.” “E poi?” “Lei
ha lanciato l’amo ed ora deve solo attendere… Quindi
se vogliamo essere fedeli al racconto, saprà solo in
aeroporto cosa mai ci sarà scritto in quelle tre
pagine…” “Ma non era mia
intenzione...” “Non dica così, non
si prenotano due biglietti per Parigi se non ci si
sente perfettamente calati nella parte…Dia retta a
me, dica al cameriere di chiamare immediatamente un
taxi.” “Quindi se non lo faccio, se
non vado in aeroporto, esco dal racconto e non saprò
mai come finirà questa storia, vero?” “Vedo
che ha perfettamente capito il gioco. Deve solo
attendere. Tra meno di un’ora saprà la fine del
racconto e soprattutto chi condividerà con lei
quella magnifica suite sugli Champs-Élysées:
l’amante che ha rinunciato definitivamente alla
moglie passando con lei il giorno di Natale oppure
lo scrittore, unico in questo momento a conoscere la
fine della storia.” “Quindi nessuna
ipotesi esclusa?” “Nessuna.”
FINE
|
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
© All rights
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TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
Photo
Ophélie Moreau
© Adamo Bencivenga - Tutti i diritti riservati
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