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RACCONTI
Adamo Bencivenga
Rosa d'inverno
...
.Tu vedi i miei occhi celesti di cielo, il seno montagne da varcare le
gole, che snodi all’ebbrezza di cogliermi intatta, come rosa di maggio che
si schiude all’amore. Sussurri parole che sanno di miele, di ciuccio che
intingi nell’acqua di mare, perché io lo succhi e sappia di sale, il primo
t’illudi che assaggio da sempre. Accarezzi la luce di onde di seta,
seguendo le forme diafane al tatto, mentre guardi il riflesso d’un’anima
pura, d’una rosa fragrante impalpabile all’aria.
Non coprirla di baci rimani distante, l’odore che senti t’imbroglia e ti
truffa, perché è fatta di stenti di incurie degli anni, d’orgasmi guariti
a fatica dal tempo. Lascia che il sogno non schiuda le labbra, e ti sia
proibito cercarmi più in fondo, perché ciò che vedi t’inganna e t’illude,
mentre svaso la gonna e ti intossico il sangue. Rimani distante rimani qui
fuori, apprezza il candore che fingo e ti offro, perché nell’intimo dentro
ti giuro non trovi, altrettanta bellezza convinto che giuri.
Negli anni mi cerco e marco i contorni, di labbra che rosse stingo al
bisogno, di uomini onesti e figli di cani, che m’hanno insegnato a
camminare di notte. A schivare lo sterco a passi di danza, senza che il
cuore s’accorga per caso, che dipingo le labbra di porpora e pepe, per
essere zingara di un circo ambulante. Sono fatta di spine angosce e
tormenti, vuote parole che pioggia riempie, sono petali secchi friabili ai
venti, e un soffio li sparge e non rimane che niente.
Chissà che diresti se mi vedessi davvero, con un cappello da sera e guanti
di rete, che aspetto e raccolgo solo acqua piovana, avanzi di mondo di
semi infecondi. Perché sono fatta di niente di buchi di ventre, slargati
da rami senza gemme di pesco, nel silenzio per strada tra le tenebre
fitte, tintinnavo i miei cerchi cadenzati alle voglie.
Sono fatta d’istinti di gatta in calore, che miagolava ai tetti nel freddo
di notte, di canti d’uccelli aggrumati sui fili, che bramavano bocche come
scoli all’aperto. Rimani distante il resto non conta, non serviva
all’amore il colore degli occhi, spalancavo le gambe per essere foce, come
mare che accoglie i detriti dei fiumi.
Ti prego davvero rimani distante, sono solo la somma degli anni che porto,
sono solo la conta delle notti all’aperto e non come giuri latte puro che
nutre. Ti prego, rimani distante, ma rimani stanotte, perché l’alba domani
rifletta alla luce, che quello che offro è madre di terra, dove nasce tra
i fiori una rosa d’inverno...
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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Belu Gheorghe
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