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Adamo Bencivenga
"Venghino Signori,
Faccino il biglietto!"
Sarà che le lune navigano lente, sopra i barconi
sull’acqua increspata, che a onde si spande nel mare
più aperto, che a onde ritorna e inzuppa l’asfalto,
consumato dal sale e dai forestieri, vestiti
eleganti per la festa del santo, già brilli ubriachi
di vino novello. Sulla piazza gremita rischiarata
dai fuochi, una donna cammina in segreto da sola,
coperta di stracci che cerca una tenda, ed esile e
magra tossisce sfacciata, questione di fumo, di
mestiere e polmoni, questione di piedi che camminano
scalzi, schivando i pezzi di vetri in agguato, gli
sguardi curiosi con le tasche rigonfie.
Sono
uomini grassi, allevatori di mucche, padroni
terrieri di campi a tabacco, con le pance ripiene di
lardo e di strutto, ricchi opulenti che cercano
svago, e si sfidano ora al tiro al bersaglio, e poi
alla corsa dei sacchi di iuta, aspettando la sera
curiosi eccitati, perchè hanno sentito parlare di
Chiara, e la fama ha varcato monti e colline,
girando per valli e campi a cotone, come un editto,
un manifesto con scritto che Chiara è bella forse un
po’ magra, con gli occhi celesti e i capelli di
grano, che bello, che dolce tenerla per mano, un
sublime piacere soltanto vederla e sfiorarle quei
seni che dicono a pera.
Sarà che i barconi
sono carichi e zeppi, di uomini e pesci impigliati
alle reti, e la festa del santo un solo pretesto, al
vento che caldo soffia burlone, a raffiche fitte, a
sbuffi e folate, sotto le giacche di seni invitanti,
sotto le gonne di donne in attesa, del ballo
previsto dopo la fine del circo. L’orchestra è già
pronta e accenna dei pezzi, avanzi di note, di scale
accennate, striduli suoni accordati dal vento, come
fumi d’odori che galleggiano in aria, e impregnano
gli abiti nuovi di zecca, di pesce e di fritto sui
capelli rifatti.
Bancarelle e carretti di
zucchero a velo, tra giostre di giochi e colori di
luci, croccanti e nocciole e occhioni di bimbi, che
guardano in aria, rapiti dal vento, palloni e figure
d’animali marini. Sotto il piccolo palco montato
alla buona, sulle sedie di legno portate da casa, si
consumano voglie di giovani sposi, che guardano
gambe fasciate di rete, di ballerine che provano e
riprovano passi, e ridono grasse alzando le gonne,
mostrando insolenti giarrettiere pacchiane.
Nella piazza adiacente un capannello di gente,
tutt’intorno c’è puzza di fuoco e petrolio, cappelli
che volano e grida esultanti, tutto è ormai pronto
per dare il via agli artisti, al mangiatore di
fiamme che accende le torce, al trampoliere già in
piedi che aspetta lo sparo, al giocoliere seduto
accanto ai birilli, alla donna cannone che sale le
scale, al lanciatore di lame che fa la punta ai
coltelli.
Sarà che davanti all’entrata del
circo, vicino alla gabbia di un leone sopito, un
nano da fiera si tiene il cappello, e agita mani
grandi come palanche, ripetendo ossessivo le stesse
parole. “Venghino signori, faccino il biglietto, per
un’ora d’amore scontata a buon prezzo, sotto la
tenda c’è Chiara che aspetta, sotto la tenda una
vergine intatta, con le piccole pere già pronte per
l’uso.”
Sulla piazza gremita l’orchestrina si
scalda, coppie d’amanti si cercano gli occhi, si
danno ritrovo dopo la festa, dietro la siepe lungo
la strada, che porta sinuosa alle dune sabbiose.
Coppie sposate ballano strette, brillantina e
dopobarba, orecchini e messe in piega, lui muscoli e
cravatta, alcol e nicotina, lei pelle vellutata e
seno abbondante, lui sorridente e lei generosa, e
stasera è la volta che non capita spesso, un marito
che chiede, una moglie che offre.
Sarà che
stanotte c’è amore per tutti, e gli uomini soli sono
in trepida attesa, perché Chiara è lì dentro, che
aspetta e che vuole, sotto la tenda e nessuno la
vede, c’è solo un disegno spiegazzato dal tempo, con
un volto di bimba ed il corpo d’adulta, attaccato ad
un palo con tanto di prezzo, intera, ridotta o una
doppia completa. E il nano che grida per essere
certo, che all’ultimo in fila gli arrivi la voce,
che Chiara è bella, è magra nel giusto, bionda
nell'anima ed anche più sotto, con le labbra
vogliose a forma di cuore.
“Venghino signori,
comprino il biglietto, per cinque minuti di fuoco e
di mani, per dieci scontati la parte migliore. Chi
offre di più può avere dell’altro, magari le labbra,
magari la bocca, magari anche il resto se per caso
la sorte, ha deciso che Chiara compi quell’atto, con
uno di voi se comprate il biglietto, a prezzo
scontato per un giro di giostra.”
“Venghino
signori, ultimi biglietti, per una donna d’amore,
d’amore a buon prezzo.” Venghino signori si sgola
più forte, tra capannelli di gente che curiosa ci
sbava, e s’informa sul peso, sugli anni e l’altezza,
sulla bocca se è grande o quanto piccoli i seni, se
è esperta davvero, se urla o sta zitta, se davanti o
di dietro, in piedi o distesa, se davvero è intatta
oppure ci gioca. Perché Chiara è una donna che viene
dai monti, un angelo biondo caduto dal cielo, alle
volte una bimba smarrita per strada, altre sirena
vissuta nel mare. Qualcuno che grida che è tutta una
farsa, che l’ha conosciuta in un bordello vicino,
che ci ha gia fatto l’amore davanti e di bocca, e
non vale per nulla il prezzo che chiede.
“Venghino signori, ultimi biglietti.” Con la donna
cannone in volo per sempre, il lanciatore di lame
che colpisce il bersaglio, la ballerina che ammicca,
l’orchestra che suona, gli amanti impazienti al di
là delle dune, il mangiatore di fuoco che si pulisce
la bocca, e il nano che grida, grida più forte, ed
urla e sgola a denti più stretti: “Venghino signori,
faccino i biglietti.”
Sarà che le lune
navigano lente, sopra i barconi sull’acqua
increspata, che a onde ritorna e inzuppa l’asfalto,
consumato dal sale e dai forestieri, vestiti
eleganti per la festa del santo, già brilli ubriachi
di vino novello. Sulla piazza gremita rischiarata
dai fuochi, quanta gente è contenta, quanta gente
che canta, quanta gente che ride, beve, salta e si
vanta, quanta che fuma, quanta che tocca, quanta
gente che aspetta dietro la tenda, chi passa e
rimane, chi s’allontana veloce, qualcuno che stanco
racconta una storia, qualcuno che chiede, qualcuno
che sbircia, quanta gente stanotte rimarrà a bocca
asciutta, chi prega il suo santo, chi fa soltanto la
finta, quanti voti stanotte da sciogliere in fretta.
Perché sarà che le lune navigano lente, sopra i
gommoni sull’acqua di pesto, e la gente s'affretta
per l'ultimo giro, per un ultimo sorso, per un seno
di Chiara, per il nano che grida un ultimo sconto,
perchè tra non molto sarà mezzanotte, e la festa
sarà solo un mero ricordo oppure un'attesa per il
prossimo anno, e i fuochi illumineranno il cielo e
la piazza, e il santo uscirà per la processione sul
mare.
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Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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