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Adamo Bencivenga
Vita provvisoria di un
bancario permanente 1
Ovvero l’amore eterno dura al massimo
tre mesi
(Autobiografia non ufficiale) FRASI,
MODI DI DIRE, CITAZIONI, AFORISMI PRESI DALLA RETE. SI
RINGRAZIANO TUTTI GLI AUTORI COMPRESO IL SOTTOSCRITTO
Il giorno che ho deciso di scrivere una mia
biografia inevitabilmente mi sono chiesto se avessi o
meno qualcosa di interessante da raccontare. Sin dalle
prime righe mi sono accorto che l’uomo è nato per vivere
e non per imparare a vivere e che nella vita non contano
i momenti nei quali respiriamo, ma solo quelli che ci
tolgono il respiro. Va da sé che il materiale a mia
disposizione si è ridotto in maniera così preoccupante
fino a nutrire dei forti dubbi sulla validità delle mie
intenzioni. Dubbio per dubbio, vista la mia
testardaggine, ho deciso di iniziare la mia biografia
con l’unica cosa certa… e nella vita l'unica cosa certa
è la morte, cioè l'unica cosa di cui non si può sapere
nulla con certezza, anche se la cosa strana è che ci
sono molte più persone disposte a morire per degli
ideali, che quelle disposte a vivere per essi.
Comunque la vita è come l'uva: passa, o come dice il mio
amico Gilberto: “E’ come l’albero di Natale, prima o poi
qualcuno ti rompe le palle!” Per quanto mi riguarda,
non ho paura della morte, ma di morire e nella vita come
sul tram, quando ti siedi sei già al capolinea. Del
resto ho sempre creduto che morire è un atto di viltà,
in effetti quando muore qualcuno agli altri spetta di
vivere anche per lui.
Lo so, lo so, è curioso
iniziare una biografia di vita iniziando dalla fine
ovvero parlando di morte, anche se da inesauribile
ottimista ho sempre pensato che la morte sia il piacere
di fare un viaggio senza valigie. Tuttavia ciò che
consola della morte e soprattutto della morte degli
amici, è che lasciano delle vedove e quando ne ho
parlato con Gilberto naturalmente lui non era per nulla
d’accordo. Con un ghigno tra l’amaro e il seccato mi ha
risposto: “Per ottenere l’immortalità ed essere
ricordato per sempre, non serve scrivere una biografia,
basta lasciare in giro un sacco di debiti o quanto meno
due rate della macchina non pagate!” Poi riprese il
concetto, a lui caro, di immortalità: “Di fronte a se
stesso ognuno è immortale; può sapere che sta per
morire, ma non potrà mai sapere di essere morto.”
Beh si in effetti non aveva torto se consideriamo
che il primo requisito necessario per l’immortalità è la
morte stessa, visto che colui il quale è morto non potrà
più morire. Comunque un fatto è certo l’immortalità,
almeno come noi la conosciamo, non ha nulla a che fare
con la vita, perché ciò che non muore non ha necessità
di nascere. Chi avesse dei dubbi è sempre meglio
ricordare che l’unico argomento contro l’immortalità è
la noia. Infatti sono milioni quelli che desiderano
l’immortalità, e poi non sanno che fare la domenica
pomeriggio se piove.
C’è chi pensa che
l’immortale non sia colui che vive sempre, ma quello che
muore spesso. A questo proposito Ungaretti avrebbe
sicuramente detto: “Si sta come d’autunno, sugli alberi
le foglie.”
INTELLIGENZA
Un
altro requisito importante per scrivere una biografia
credo sia l’intelligenza, o quanto meno la capacità di
scrivere ed elaborare le pochissime cose che succedono
durante il corso della vita. Ma si sa, non esiste un
vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare
per cui se guardo indietro negli anni, vedo un uomo che
ha passato tutto il suo tempo ad apparire intelligente
ignorando che apparire idiota agli occhi di un imbecille
è voluttà da raffinati buongustai. E sempre parlando di
quell’uomo, ora gli è rimasta un’unica granitica
convinzione, vale a dire: gli imbecilli non migliorano.
Al massimo sono stazionari, il più delle volte
peggiorano, ma di sicuro non migliorano. Del resto chi
nasce quadro non può morire tondo! Non vi illudete!
Non esistono tipi diversi di intelligenza. Ovviamente
sono cose inventate solo per permettere agli insegnanti
di dire: “Suo figlio è un genio, ma non si applica nella
materia”, come se parlando di spirito cambiasse
qualcosa. L’intelligenza è una sola ed è il contrario
della stupidità. O sei intelligente o sei stupido. Stop!
Comunque per perdere la testa bisogna almeno averne
una per cui di fronte a questa verità assoluta e
sconvolgente, per sembrare intelligente, presi in
considerazione l’ipotesi di non esserlo, ma ahimè fu
tutto vano. Il problema principale è che bisogna essere
abbastanza svegli per rendersi conto di essere dei
cretini. Alla fine dedussi che il vantaggio di essere
intelligente è che si può sempre fare l'imbecille,
mentre il contrario è del tutto impossibile.
Comunque attenzione a non chiamare intelligenti solo
quelli che la pensano come voi! L’intelligente è colui
il quale trova difficile ciò che agli altri sembra
facile!
Il mio amico Gilberto a questo proposito
mi disse: “Ricordati che non sei mai così stupido come
quando stai cercando di essere intelligente.” Ed in
effetti non aveva torto: siamo immersi in un mare di
stupidità e non è vero che le persone usano solo il 10%
del loro cervello (alle volte molto meno), è vero che
solo il 10% delle persone usano il loro cervello, tutto
il resto dell’umanità prende in prestito quello degli
altri altrimenti non esisterebbe la moda o come vengono
chiamati ora i fenomeni di massa.
In questo mare
occorre certamente distinguersi. L’importante è tenere
sempre una mano sul mento, come gli scrittori in quarta
di copertina, mentre con l’altra è consigliabile
giocherellare nervosamente con una penna, a volte non è
necessario che sia una penna, basta che renda l’idea,
l’importante è non togliersi mai la mano dal mento, e,
durante una conversazione, bisogna sempre mostrarsi
partecipi e interessati, senza mettersi al centro
dell’attenzione. Interloquire spesso ma cautamente con
frasi come “Conosco il problema”, “Conosco a fondo il
problema”, “Conosco straordinariamente a fondo il
problema” e di tanto in tanto dissentire, ma con
cortesia. Evitare assolutamente di liquidare un’intera
conversazione con sentenze sprezzanti, soprattutto
quando non si ha nulla da aggiungere se non un
sorrisetto a metà tra il saccente e il coma
farmacologico. E’ bene ricordare che alle volte è
meglio tenere la bocca chiusa e dare l'impressione di
essere stupidi piuttosto che aprirla e togliere ogni
dubbio.
Ogni tanto, però, bisogna pur tirar fuori
un argomento. Uno o due, non di più. A questo scopo
basta restare sul vago, ricordarsi di menzionare le
parole “intuitivo”, “logico”, “sorprendente”, “giusto” e
ricorrere a frequenti pause, sia per dare un po’ di
sospensione al discorso, sia per far passare il tempo.
E’ bene tuttavia ricordarsi che lo strumento di
socializzazione più efficace a disposizione dell’uomo
dopo i soldi è l’umorismo. Più delle battute, però, è
importante ridere su quelle degli altri! Naturalmente è
del tutto insignificante se facciano veramente ridere o
no. In questo caso è fondamentale distinguere una
battuta da una considerazione qualsiasi. Come sapere,
per esempio, se bisogna limitarsi ad annuire o rotolarsi
per terra tenendosi la pancia? Se ci sono altre persone
è facile, basta fare quello che fanno gli altri, ma se
non c’è nessun altro l’unica soluzione è optare per una
composta risata o in alternativa simulare un improvviso
malessere. In ultima analisi tenersi in disparte,
leggere una rivista di tendenza e fingersi interessato
alla gatta del padrone di casa che ha partorito i suoi
micetti.
RONDE, GATTE E IL MARCHESE
Ci sono!!! Grazie al cambio paragrafo ho avuto il
tempo di riflettere e la deduzione è semplicissima:
tanto va la gatta al lardo che si ruba lo zampone o come
dice Gilberto tanto va la gatta a largo che s’affoga,
vabbè sempre di gatte più o meno riscaldate stiamo
parlando. Credo del resto sia elementare l’associazione
tra gatta e calore e che tutto ciò, grazie ad internet,
avvenga in ogni angolo della terra anche se il preferito
è immancabilmente il retto.
Tutto ciò ci ricorda
il marchese di Chatubriac, cultore dell’arte culinaria,
del buon vino e amante del culturismo e più
specificatamente del 23 (terza parte del 69. Sarà un
caso?). Ebbene, il nostro marchese soleva più guardare
che consumare, ed un giorno durante la sua passeggiata
quotidiana tra i banani in fiore e fichi femmina maturi,
si fermò ad osservare una popolana avvenente, ma
indigente, intenta a prendere l’acqua dalla fontana in
posizione belante. Ebbene il vizioso marchese esclamò:
“E’ proprio vero che le donne siedono sulla propria
fortuna e non lo sanno!”
Ma visto che gallina
vecchia prima o poi muore, che due galline fanno il
doppio brodo, e chi dorme non piglia sonniferi la storia
non ci dice come proseguì l’approccio, ma sappiamo che
la contadina in questione non perse tempo ed alla prima
occasione si mise seduta scoprendo così che ci possono
essere attività sostanzialmente piacevoli ed altrettanto
remunerate. Ignoriamo come sia andata a finire la
storia, ma sappiamo che sotto l’attenta guida del
marchese divenne molto, ma molto fortunata vincendo un
terno secco e una tombola grassa.
Divenne ricca e
la nuova condizione la rese spezzante e malvagia. Nel
breve giro di una stagione scialacquò la sua fortuna
confermando il detto: “Chi crede che con il denaro si
possa fare di tutto è indubbiamente pronto a fare di
tutto per il denaro.”
“Ci sono persone che hanno
denaro e persone che sono ricche diceva la Chanel.” Ben
detto! Ma io mi sono sempre chiesto perché Dio dà il
cappone al ricco e al povero l’appetito. Decisamente
crudele come chi afferma che il denaro non compra la
felicità. Beh diciamo però che ti permette di scegliere
la forma migliore di tristezza e soprattutto di essere
infelice in posti meravigliosi.
UOMINI
Un altro must affinché si possa scrivere
un’autobiografia, per noi uomini, è senz’altro la
conoscenza del pianeta donna. Per quanto mi riguarda non
mi sono mai illuso di conoscerle a fondo, ma devo
ammettere che sono molto, ma molto contento di non
essere nato donna altrimenti avrei trascorso le mie
intere giornate a guardarmi allo specchio, allungare le
mani e a toccarmi le tette! Ogni giorno mi convinco
sempre di più che è più facile per un cammello passare
per la cruna di un ago se questa è lievemente oliata e
soprattutto dei tanti vantaggi che abbiamo noi uomini.
Le nostre conversazioni telefoniche durano in
media 30 secondi, non dobbiamo trascinarci dietro una
borsa piena di cose inutili, al ristorante andiamo in
bagno da soli, tre paia di scarpe a stagione sono più
che sufficienti, sappiamo parcheggiare. E poi ancora
nessuno smette di raccontare una bella barzelletta
piccante quando entriamo nella stanza, non dobbiamo
rimettere in ordine l'appartamento se arriva un tecnico
per leggere i contatori, non dobbiamo per forza scrivere
“impegnata sentimentalmente” su Facebook, e ancora
possiamo guardare un programma televisivo con un amico
in perfetto silenzio.
Capelli bianchi e rughe
rendono interessanti, e poi ancora, se ci dimentichiamo
di telefonare a un amico, quello non andrà in giro a
dire che siamo cambiati, non dobbiamo mai perdere
un’occasione sessuale perché "non me la sento", c'è
sempre una partita di calcio trasmessa da qualche parte,
per non parlare della grande quantità e varietà di
programmi televisivi dopo la mezzanotte che giustamente
sono per adulti e non per adulte.
A proposito di
adulti, non si può non pensare all’adulterio ed in
effetti lo so che ho il vizio di dilungarmi e credo sia
una virtù in certi casi rimanere all’altezza per tutto
il tempo che necessita, o quanto meno avere la capacità
di cavalcare l’onda che poi non è un’onda anche se ha
comunque bisogno di magnetismo.
Sempre dopo la
mezzanotte mi veniva in mente quel famoso proverbio:
errare è umano, muggire è bovino oppure errare humanum
est, perseverare ovest ed andavo a dormire con la
convinzione che quel rosso di sera, fuori dalla
finestra, non è detto che sia bel tempo, ma che stia
andando a fuoco la montagna.
Gilberto per
rincuorarmi ne infarcì immediatamente qualcuna delle
sue: “Non credere che conoscano molto le donne gli
uomini che ne hanno avute tante. E’ come dire che gli
alcolizzati sono i migliori giudici del vino.” In
effetti aveva ragione, ma poi si lasciò andare
sull’utilità universale della donna: “Dicesi donna una
persona in grado di trovare un paio di calzini maschili
in un cassetto dove in realtà prima non c'erano.”
AMORE E LETTERATURA
Vidi tempo fa
una scena di un film ambientato nella sala di attesa di
un aeroporto con una ragazza piuttosto provocante in
mezzo ad un gruppo di canottieri, beh se la ragazza in
questione avesse dovuto sostenere un esame avrebbe
sicuramente preso la l’ode degli uccelli far festa,
l’unica cosa che non ricordo era il numero. Tre con o
quattro senza? A proposito di Fiumicino mi viene in
mente la barzelletta stupida dei tre ragazzi sulla
spiaggia: “Aho che ridicolo che sei! Sei de’ Ostia e
non sai nuotà?” E l’altro “Scusa, ma perché tu che
sei de Fiumicino, sai volà?” Stendiamo un velo
pietoso sul terzo ragazzo vergine di Chiavari…
Comunque è stato un vero piacere vedere quella scena,
dietro s’affollavano in volo gli uccelli (quelli di
prima che fanno festa) in cerca di culla e di nido,
nonché di acche mute (maledetta tastiera!), silenziose
ed urlanti, fatte di gemiti e sospiri sottesi. Poi viene
certo che viene! Perché una ronda non fa primavera, ma
una rondine sotto la tetta fa la prima vera benedetta
limonata e ammirandola mi ricorda le armoniose colline
marchigiane che il vate poeta soleva ammirar dalla
finestra al passaggio delle donzellette del dì di festa.
“Dolce e chiara è la notte e senza vento, e queta sovra
i tetti e in mezzo agli orti, posa la luna...” Lo so che
ci si accontenta di poco, ma i tempi cambiano ed al
tempo non c’erano i cinema a luci rosse (non era stata
ancora inventata la corrente elettrica, né Raccordi ed
Autogrill). Mi chiedo dove solevano mettere benzina e
rifocillarsi i camionisti… i quali, con i loro grossi
attrezzi, avranno pure il diritto di parcheggiare senza
tante manovre.
Dicevo, amo quel poetare del sommo
ed altrettanto amo il totale fantasticare prosaico,
perché anche quella è poesia, e se guardiamo
attentamente possiamo scorgere senz’altro il
romanticismo del fascio di luna che riflette sul cofano
lucido di una Mercedes nel piazzale deserto
dell’IperCoop. Ok si vede anche altro, lo so, so
esattamente cosa si vede… ed in effetti ogni volta mi
viene in mente un cinema, un parcheggio, la caserma e
l’uscita dei soldati, preti, gay e l’importanza di
chiamarsi Rocco che più che un Ernesto mi sembra un
ottimo biglietto da visita.
Ma a proposito di
notte mi viene in mente Honoré de Balzac il quale soleva
dire che una notte d'amore è un libro letto in meno. Se
penso alle statistiche che, senza ombra di dubbio,
fissano a sette minuti il rapporto d’amore compresi
preliminari e la classica domanda: “Amore ti è
piaciuto?” deduco che il buon Honoré fosse
abbondantemente sopra la media e quindi avesse delle
doti amatorie eccezionali e soprattutto mi fa pensare al
mio amico Gilberto che aveva risolto l’atavico dilemma
tra sesso e una buona lettura leggendo un libro porno
ogni notte. Ma visto che non esiste una notte tanto
lunga che impedisca al sole di risorgere e che chi sogna
di giorno conosce molte cose che sfuggono a chi sogna
solo di notte, il buon Gilberto decise di prolungare la
sua attività ben oltre l’alba.
Come dargli torto?
E come dare torto ad Arthur Schopenhauer quando dal suo
pulpito sentenziava: “La vita e i sogni sono fogli di
uno stesso libro. Leggerli in ordine è vivere,
sfogliarli a caso è sognare.” Schopenhauer era un
grande filosofo, ma Gilberto non era da meno. Appena
ventitreenne aveva fatto qualche ora di supplenza di
Storia e Filosofia al Liceo Augusto di Roma. Lui diceva
di se stesso che era un grande filosofo mancato, nel
senso che era scampato a due tre attentati terroristici
avvenuti davanti scuola! Poi intraprese la carriera
di giornalismo, il top della sua attività fu un
trafiletto a pag. 81 del Messaggero nelle pagine di
Cronaca. Stretto tra una pubblicità di kinesiterapia e
una massaggiatrice cinese parlava di un fioraio derubato
nottetempo di tre vasi colmi di rose pervinca
australiane. Per qualche giorno si diede delle arie
fumando sigari toscani, poi tornò ad atteggiamenti più
umani e citando Oscar Wilde disse: “La differenza tra
letteratura e giornalismo consiste nel fatto che il
giornalismo è illeggibile e la letteratura non viene
letta.”
Come tutti i filosofi mancati andava
ripetendo che affaticarsi è davvero inutile: “Puoi
svegliarti anche molto presto all'alba, ma il tuo
destino si è svegliato mezz'ora prima di te. Come un
borsaiolo, una prostituta o un venditore di biglietti
della lotteria si apposta dietro l’angolo e ti aspetta.
Ma non fa mai visita a domicilio. Bisogna andare a
cercarlo.” Mi diceva ogni volta con la sua voce
assonnata: “Il destino fa il fuoco con la legna che
c'è!” Aggiungendo però che il destino è soltanto un
accumulo di errori fatti in precedenza, non manda
presagi e quando arriva arriva. Mia nonna, bontà sua,
aveva spostato a pieno questa teoria ed aveva sempre una
valigia pronta sotto il letto.
Gilberto era
arciconvinto che l'unico destino dell'uomo era credere
di essere destinato a qualcosa e che anche un orologio
fermo segna l'ora giusta due volte al giorno, per cui,
coerente con le sue idee, passava le sue lunghe giornate
seduto al bar sotto casa impegnandosi in complesse
conversazioni sul calcio e concludendo con la classica
frase: “I rigori li sbaglia chi li tira. Ed è rigore se
arbitro fischia, non è rigore se non fischia.”
Aggiungendo subito dopo: “Certo gli eventi sportivi
riescono a scatenare le masse, ma anche “Apre cassa 9!″
quando sei in fila al supermercato, mica scherza.”
STAND-BY MAN
Nulla da
eccepire! Gilberto era davvero un grande filosofo e un
grande amico come quando sussurrava gridando: “Il
pallone è una bella cosa, ma non va dimenticato che è
gonfio d'aria.” Ed anche la mia collega Loredana non era
da meno, sposata con tre figli mi diceva spesso: “Le
donne sopporterebbero più facilmente il fatto che i loro
mariti tornino a casa tardi, se potessero essere sicure
che non tornino prima.” Geniale Lory!!!
Una sera
mi invitò a casa sua, mi aprì la porta con un sorriso…
mica è tanto facile cavolo! Provate voi! Passammo due
ore a mettere a letto i marmocchi, poi naturalmente
venne il marito che mi ringraziò moltissimo. La
settimana successiva andammo insieme ad una convention a
Milano. Prenotai una doppia in un bellissimo albergo del
centro, ci fu immediatamente il giusto incantesimo: E'
stato un attimo: ci siamo guardati, e dopo mezz'ora
eravamo già a letto. Io nel mio, lei nel suo.
Ma
visto che la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede
benissimo, e la lingua batte dove il cliente vuole,
nonostante i miei sforzi, continuavo ad aver rapporti
molto problematici con l’altro sesso. Al tempo erano
davvero complicati ed ahimè non è che con gli anni sia
cambiato molto… Devo ammettere infatti che viviamo su
due dimensioni parallele, come due scrigni chiusi a
chiave che contengono entrambi la chiave dell’altro.
L’uomo è sempre più scettico, indifferente ed egoista
per non dire cinico e la donna passa gran parte del
tempo a cercare una convergente. Tipica è la frase
“A cosa stai pensando?” E questo avviene nei tempi e nei
modi più disparati.
Per quanto mi riguarda entro
letteralmente nel panico. Il terrore corre sul filo.
Dopo un attimo di totale ebetismo, pensavo: “Oddio che
rispondo ora?” Naturalmente perché noi uomini
vorremmo rispondere in modo intelligente e convincente
in quanto loro, le nostre angeliche compagne di viaggio,
suppongono a torto che, facendo parte della stessa razza
umana, anche gli uomini in qualche modo pensano o quanto
meno abbiano lo strumento adatto per farlo… Incredibile!
Una volta provai a chiedere ad una donna cosa stesse
pensando… Iniziò a parlare ininterrottamente per circa
venti minuti tanto che fui costretto a fingere una forte
emicrania. Comunque lei non solo stava pensando, ma
pensava a quattro cose contemporaneamente. Un altro
ottimo esperimento è rifare la stessa domanda dopo
mezz’ora, vedrai che sta pensando ad altre quattro cose
completamente diverse da quelle di prima!
Gli
uomini, invece, pensano in modo attivo solo per cinque
minuti non consecutivi all’ora. Quindi, nella migliore
delle ipotesi, le donne con la domanda “A cosa stai
pensando?” hanno una possibilità su 12 di trovare un
uomo che stia effettivamente pensando. In tutti gli
altri casi l’uomo rimane in stand-by che non è una
modalità di risparmio energetico, ma il massimo spreco
delle proprie capacità intellettive.
Ed ora
viene il bello… a cosa pensiamo? Da una recente
statistica è risultato nell’ordine: Sesso, Calcio,
Cibo, Sesso, Dormire, Tv, Lavoro, Sesso, Sesso… E’
normale a questo punto, non fosse altro per dignità, che
alla maledetta domanda: “A cosa stai pensando?” occorre
pensarci su e trovare la risposta più intelligente
possibile, ma questo non è sempre possibile per cui
trascrissi su un foglietto di carta una decina di
risposte preconfezionate del tipo: “Stavo pensando a
quanto ti amo…” “Stavo pensando di andare a teatro
domani sera, che ne pensi?” “In occasione del tuo
compleanno potremmo prenderci una vacanza di tre
giorni…” “Mi farebbe piacere invitare tua madre a
pranzo…” “Stavo ripensando al film visto ieri sera…”
“Stavo pensando che mi farebbe piacere accompagnarti a
fare shopping……! “Bello il vestito che indossavi
ieri, il tuo nuovo taglio di capelli è magnifico.
“Questo tono di biondo ti sta benissimo…”
Dio
mio! Più falso di una banconota da tre euro!
BIONDE
Non c'era ritrovo di famiglia in
cui mio zio Paolo non facesse uno scherzetto sulle
bionde! Ancora peggio al lavoro... i colleghi
organizzavano persino concorsi di bellezza in cui
l’equazione era la solita: bionda, sexy, attraente
uguale ingenua, svampita e facile! Da dove proviene?
È proprio il caso di dire che dovrebbe esistere una
prova scientifica legata al QI e al colore dei
capelli... Ma come spiegare questo cliché? Forse si
potrebbe riutilizzare l'equazione vista in precedenza:
bionda = ingenua = facile... E l’icona sexy di Marilyn
Monroe, falsa bionda, non è certo stata di grande aiuto
per sovvertire questa credenza.
E se il cliché
sulla bionda svampita fosse solo un'invenzione delle
more? Gelose perché anche loro vorrebbero attirare
l'attenzione degli uomini? Anche il mio amico
Gilberto non le sopportava… Diceva che erano ragazze
facili (un modo carino per non usare la parola giusta) e
al contrario delle more poco intelligenti. Sosteneva che
tra un fustino di Dixan ed una bionda non c’era alcuna
differenza. Non gli chiesi mai il perché, ma potevo
immaginare… Poi una sera mi confessò di aver vissuto per
ben tre mesi con Luana, una sua amica di scuola, bionda
ossigenata.
Ridevo quando mi raccontava che
Luana dopo l’amore invece di accendere la lampada sul
comodino tentava di aprire lo sportello dell’auto! A suo
dire su ogni scarpa c’era impressa la scritta MPLD,
ossia Mettere Prima Le Dita e su ogni maglietta LTVD,
ovvero Le Tette Vanno Davanti. Poi un giorno tentò di
uccidere un passero gettandolo da un dirupo e il suo
pesciolino rosso cercando di annegarlo.
Povere
bionde!!! Del resto la mia collega, Samantha, bionda
naturale, traslocò quando seppe che il 90% degli crimini
avveniva in casa. Ricordo benissimo che dopo un test di
gravidanza positivo esclamò dalla sua scrivania: “Sarà
mio?!?” Era così bionda che una volta mi mandò un fax
con un francobollo e durante una riunione piuttosto
agitata si annodò con il filo di un cordless.
Una volta, durante la pausa andammo insieme alla Coop,
le squillò il telefono e la sentii rispondere: “Oh mio
caro, che piacere, ma come facevi a sapere che ero al
supermercato?”
Povera Samantha, ricordo ancora
come fosse ora quando pianse sulla mia spalla, era stata
bocciata all’esame del concorso interno per segretarie.
Del resto non si era preparata e le domande, di
cultura generale, in effetti avevano un coefficiente di
difficoltà non indifferente: 1. Quanto durò la
"Guerra dei cent'anni"? 2. In quale Paese si trova il
"Cappello di Panama"? 3. In quale mese dell'anno i
russi festeggiano la "Rivoluzione d'ottobre"? 4. Qual
era il nome del re "Giorgio V"? 5. Da quale animale
prendono il nome le Isole Canarie?
Per tua
informazione, ecco le risposte esatte: 1. La "Guerra
dei cent'anni" durò 116 anni, dal 1337 al 1453. 2. Il
"Cappello di Panama" si trova in Ecuador. 3. La
ricorrenza della "Rivoluzione d'ottobre" cade il 7
novembre. 4. Il vero nome di re Giorgio IV era
Alberto, il re cambiò nome nel 1936. 5. Le Isole
Canarie prendono il nome dalla foca, in latino: "Isole
della foca". Allora, quando ci tingiamo i capelli?
BELLEZZA E SEDUZIONE
Samantha
oltre che essere bionda era anche molto bella. Un giorno
mi chiesi cosa sarebbe stata la sua bellezza se fossi
diventato cieco. Gilberto mi rispose: “Chiudi gli occhi
e vedrai sempre bellezza.” Ma si lo so, la bellezza è
relativa e sta negli occhi di un uomo che guarda o nella
fantasia di un uomo che sogna: chiedete al rospo che
cosa sia la bellezza e vi risponderà certamente: la
femmina del rospo. Mica Scarlett Johansson!
Il
problema della bellezza è il suo essere fugace, è come
essere nati ricchi e diventare poveri. Per svincolarsi
da questa assoluta verità c’è chi sostiene che la vera
bellezza è quella interiore, come se si amasse in una
donna il pancreas o i suoi polmoni anziché gli occhi o i
capelli. Altri invece sostengono che l’assenza di
difetti nella bellezza è di per sé un difetto o che i
difetti stessi sono bellezza.
Comunque sia la
verità è nel mezzo e la scollatura più o meno profonda
deve corrispondere a una specie di décolleté interno.
Così una donna seduce e gli uomini devono tenere ben in
mente che per le donne il miglior afrodisiaco sono le
parole. Il punto “G” è nelle loro orecchie. Chi lo cerca
più in basso sta sprecando il suo tempo. Diceva Isabel
Allende.
Lord Brummell non perse l’occasione per
contraddire la scrittrice cilena: “Il segreto del mio
successo con le donne? Tratto le cameriere come duchesse
e le duchesse come cameriere.” Beh non avevo dubbi sulle
doti amatoriali di Brummell ma mi piace chiudere questo
capitolo dedicato alla bellezza e alla seduzione con il
sarcasmo di Sören Kierkegaard: “Conquistare l’anima di
una donna è un’arte, sapersene liberare è un
capolavoro.”
|
CONTINUA
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
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