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Adamo Bencivenga
Voglio che tu sappia
Voglio che tu sappia che ho capito bene le parole, tutte tranne
quelle che mi chiamavano tesoro, tu fumavi, eri nervoso, ho
capito i tuoi respiri, quei silenzi come lame che mi spaccavano
in due. Voglio che tu sappia che ho capito bene cosa fare, che
prima era prima e poi tutto stanca, che le cose son cambiate e
le mie rose appassite e l’amore poi passa e bisogna che io
sappia.
Ma voglio che tu sappia che non sarò mai sola, perché con te io
sto parlando nonostante questo specchio, che mi riflette e mi fa
bella a fianco alla tua ombra, che poi non è un’ombra ma il
contorno del tuo cuore, che poi non è un cuore ma è anima ed
essenza, sei tu che mi stringi e sento il tuo profumo, i baci
che dal collo si perdono sul seno, e sento i tuoi respiri caldi
come il miele, e sento le tue mani anarchiche e padrone, tra le
gambe come sempre, che chiedono e si danno, come quando
m’abbracciavi, come ora che mi spogli, e mi lasci senza fiato e
mi tremano le mani. Lo so che sono piccola e dovrai abbassarti,
che nonostante i tacchi alti non ti arrivo alla bocca, lo so che
sei uomo ed io la tua piuma, che vola con un soffio, che sale se
la chiami, e scende poi danzando fino a quando la catturi, e
stretta nel tuo pugno m’accovaccio e mi proteggi, illusa come
sempre che non esistono altri nidi, per svernarci quando è
freddo, per scaldarmici al tepore.
Ma voglio che tu sappia che in amore non c’è ragione, come
quella che mi spinge sotto il tuo balcone, come quella che da
ore aspetto chissà cosa, e fumo e guardo in alto nonostante
questa pioggia, e rimango qui per ore nonostante abbia freddo, e
vedo i chiaroscuri attraverso la finestra, e vedo un’altra ombra
e vedo un’altra forma, che giuro sia la tua, nonostante abbia i
seni, che giuro sia la mia ancora in quella casa. Perché voglio
che tu sappia che frugherò nelle tue notti, cercherò nei tuoi
momenti anche se li porti altrove, anche se nelle tue stanze
danzano altre ore, altre frasi che riempiono i silenzi e le
penombre, oppure son le stesse che fanno sempre effetto, che
ricicli e le riadatti e vanno sempre bene, e vanno dritte al
cuore e vanno tra le cosce.
Perché voglio che tu sappia che ho capito le parole, tutte
tranne quelle che mi chiamavano amore, anche le virgole e i
punti, le pause più sofferte, anche se mi rendo conto non
avevano alcun senso, se non per alleviare tutto il male che
facevi, anche quelle mute, dette con gli sguardi, che da giorni
riascolto, dentro il nastro della mente, ma non mi do per vinta,
vedrai che ce la faccio, a cercare nel tuo cuore, il posto che
mi spetta, anche se ora il buio fitto l'avvolge e lo trascura, e
nessuna frase detta, potrà essere al tuo pari. Perché tu sei il
poeta d’ogni alba che mi accende, perché tu sei la rima d’ogni
impulso che mi coglie, a cercare tra le righe un filo di
speranza, perché io la tua musa o almeno mi dicevi, a dipingere
di rosso l’emozione di un tramonto.
Voglio che tu sappia che non ho smesso di pensarti, che ogni
giorno nasce e muore, ma tu sei lì presente, perché tu sei la
vita, linfa del mio sangue, acqua che mi nutre ed irriga le mie
terre, e corre lungo il fiume in cerca di una foce, la sola che
convinta possa essere il tuo mare. Perché voglio che tu sappia
che in amore non c’è fine, in caso rimandato o messo da una
parte, in caso assopito come cenere che cova, che vive sopra
tutto, il male e le stagioni, che vive nel dolore e sopravvive
alle tempeste. Ed io ti offrirò neve, muta immacolata, la gioia
del mio seno che vibra al tuo guardare, e baci ad occhi chiusi
di pioggia come perle, raccolte in quelle terre dove da anni più
non piove, e creerò un regno nuovo in cui l’amore sarà legge,
dove sarò la tua regina e governerò sul tuo destino, e ti
lancerò dei sortilegi, incantesimi e fatture, affinché tu possa
amarmi e non possa farne a meno, affinché io sia più bella e le
altre senza seno. Saranno decotti e infusi, di code e di rospi,
latte d’asina bollente con un pizzico di sale, e saranno parole
magiche, bambole e spilloni, un cucchiaio di vino bianco e una
spruzzata di limone.
Perché voglio che tu sappia che mai mi darò per vinta, e men che
meno sarai un ricordo, sarà come quella sera, l’ultima a tuo
dire, che nonostante tutto mi son lasciata andare, che
nonostante tutto fremevo e ti baciavo, ed erano baci buoni sul
collo e sulla bocca, ed erano parole crude, raffiche e bufere,
convinta prima o poi che l’alba sorridesse, cadenzando ad una ad
una, parole come miele, che nulla era cambiato, che mi volevi
bene.
Comunque voglio che tu sappia che ti verrò a cercare, ovunque e
in ogni dove troverò altre parole, per sedurti e per cantare,
anche se saranno vane, ma te le dirò senza rimorso, perché tu
possa amarmi ancora, mi inventerò parole nuove e trucchi per
piacerti, vestiti come onde obbedienti ai tuoi respiri, e
sborderò le labbra ancora, per essere la tana, il nido più
accogliente dove mai potresti stare. Mi farò piccola e leggera
perché poi tu mi riprenda, sarò la tua ombra e quella del tuo
cane, sarò il miagolio di una gatta in amore, i tuoi sogni
svaniti all’alba, i bisogni del mattino, la tua rivincita di
notte ed i sogni a occhi aperti.
Diventerò come l’altra, somiglierò ai tuoi pensieri, prenderò il
suo stesso nome per darti l'illusione, che non hai perso
niente, che è tutto come prima, e metterò il
suo profumo, il suo tono di rossetto, userò le sue parole, i
trucchi ed i suoi tacchi, occuperò lo stesso armadio
scambiandone i vestiti, semmai un giorno o l’altro, dovesse
accadere, semmai un giorno o l’altro lei svanisse in un nonnulla, ed
io farò i vostri giochi che poi saranno i nostri, e mi spoglierò
nella penombra affinché il dubbio ti rimanga. Sarò unica e
perfetta, regina delle sere, sarò la tua amante, segreta e
nascosta, oppure in carne ed ossa alla luce del tuo giorno,
perché tu poi possa dirmi che nessuna ti ha mai capito, che
valgo più d’ogni altra, di tutte messe insieme, e balle
come queste per crederci davvero, per scavarmi dove il male
s’impasta al tuo piacere, purché poi l’alba ancora ci sorprenda
tra carezze, purché poi tu possa dirmi che comunque vada, il
peggio è già passato e tu mi ami ancora.. |
Il racconto è frutto di
fantasia. Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti
è puramente casuale.
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TUTTI I
RACCONTI DI ADAMO BENCIVENGA
Photo ANNA KOUDELLA
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