|
HOME
CERCA NEL SITO
CONTATTI
COOKIE POLICY
FASCINO & SEDUZIONE
Su Xi Rong ci
racconta la sua storia
L'EROTISMO AI TEMPI
DEL PIEDE DI LOTO
“Mi chiamo Su Xi Rong ed ero la donna più bella del
villaggio. Gli uomini amavano particolarmente i miei
piedi minuscoli, legati con delle fasce strettissime che
ne avevano impedito la crescita. Ricordo ancora quel
giorno, avevo sette anni, mia madre mi lavò i piedi, li
cosparse di allume e mi tagliò le unghie. Poi mi piegò
le dita contro la pianta del piede, legandomele con una
fascia lunga tre metri cominciando dal piede destro e
passando poi al sinistro. Poi mi ordinò di camminare, ma
quando ci provai, il dolore fu insopportabile. Quella
notte mi sentii i piedi in fiamme e non riuscii a
dormire. Dopo alcuni mesi, tutte le dita, tranne
l'alluce, erano schiacciate contro la superficie
interna. Mia madre mi tolse le bende e lavò il sangue.
Ogni due settimane mi metteva delle scarpe nuove: ogni
nuovo paio era di qualche millimetro più piccolo del
precedente.
Appartenevo ad una famiglia
benestante per cui l’aver iniziato all’età di 7 anni
rendeva la pratica meno dolorosa. Nelle famiglie
contadine la fasciatura cominciava più tardi e comunque
era meno rigida perché le mie coetanee dovevano essere
abili al lavoro fino a che non si concordava loro un
matrimonio, o fino a che non erano in età da matrimonio,
comunque prima dei 15 anni, finché le ossa erano ancora
malleabili.
Per deformare i piedi nella loro
forma definitiva erano necessari almeno 3 anni, talvolta
anche 5 o 10. Per me ne furono sufficienti quattro, ma
per tutta la vita i miei piedi hanno avuto bisogno di
continue attenzioni e di scarpine rigide. Le scarpette
andavano indossate anche di notte affinché la
deformazione non regredisse.
In ogni momento
dovevo piegare le quattro dita più piccole al di sotto
della pianta del piede ed avvicinare l'alluce ed il
tallone inarcando il collo del piede. In questo modo i
talloni diventavano l'unico punto di appoggio, causando
la tipica andatura fluttuante, come il loto che si piega
al vento. Nonostante il dolore provocato dalla
fasciatura la pratica era considerata socialmente
accettabile, dal momento che costituiva un segno di
bellezza e perfezione. Anni più tardi iniziai a
fabbricarmi scarpine artigianali con tanto di
decorazione floreale. Questa pratica, comune a tutte le
giovani cinesi in età di matrimonio, esaltava la forma
del piede e mostrava le doti manuali della donna. Ogni
scarpina era una forma d'arte ed un passaporto della
donna. La dimensione del piede, e la struttura della
scarpa dicevano tutto ciò che era necessario su di una
donna: la sua capacità di sopportare il dolore, le sue
abilità casalinghe. Secondo la leggenda, la
pratica del Loto d'oro sorse intorno al 900 d.C. da una
concubina imperiale. Per accaparrarsi il favore
dell'imperatore si era fasciata i piedi con lunghe fasce
di seta bianca per poi danzare la Danza della luna sul
fiore del Loto.
Io vivevo nel mito di quella
concubina come per secoli, milioni di giovani donne come
me, hanno dovuto sopportare questa tortura perché era
del tutto normale che la donna crescesse con il fine
ultimo di piacere all’uomo e sposarsi attraverso il
matrimonio combinato. Quando fui destinata ad un uomo i
miei futuri suoceri avevano il diritto di controllare
costantemente prima del matrimonio la dimensione dei
miei piedi.
La pratica era stata incoraggiata dal
Confucianesimo, che vedeva nel Loto d'oro una
dimostrazione perfetta di sottomissione della donna
all'uomo. Le donne con i piedi fasciati erano
fisicamente dipendenti dal loro uomo, ed era
estremamente difficile allontanarsi dalla propria casa.
Alla fine la pratica divenne così popolare che una donna
che non aveva i piedi fasciati non aveva speranza di
contrarre un buon matrimonio, tra le classi meno agiate
era addirittura impossibile sposarsi. Era l'unica cosa a
cui una donna rispettosa e una madre premurosa, avevano
obbligo di pensare. Una buona fasciatura dei piedi
sostituiva qualunque altra dote di una donna: garantiva
che la sposa avrebbe compiaciuto in ogni modo il marito,
pur di non essere ripudiata, era prova di un'alta
sopportazione del dolore, era dimostrazione di coraggio,
era simbolo di docilità caratteriale di una donna.
La donna con un piede piccolo a forma di mezzaluna
era più appetibile e suscitava un forte impulso erotico
negli uomini cinesi, che bramavano toccarlo. Le
difficoltà di deambulazione costringevano ad un'andatura
oscillante, come del resto i tacchi a spillo per le
occidentali, e mantenevano i muscoli delle gambe sempre
in tensione. Gli uomini ritenevano che quella andatura
curiosa stimolasse l'ingrossamento dei muscoli adduttori
delle gambe provocando così un restringimento della
vagina. Per questo motivo, gli uomini cinesi dicevano
che le donne dai “piedi di Loto” avevano vagine così
forti che, fare l’amore con loro, era come farlo con una
vergine tutte le volte.
Questo è tutto sui piedi
di loto, non resta che dire che i primi ad abolire la
pratica furono i Taiping, i missionari cristiani, gli
intellettuali e tutti coloro che vennero in contatto con
la cultura occidentale. Anche i Giapponesi, nella Taiwan
occupata, promossero la liberazione della donna,
soprattutto al fine di sfruttarne la forza lavoro.
Tuttavia la pratica fu abolita ufficialmente da un
decreto imperiale del 1902, dopo la fondazione della
Repubblica di Cina, la fasciatura dei piedi diventò
illegale. Ci vollero però 50 anni affinché la pratica
scomparisse gradualmente. Il popolo, infatti, offrì
molta resistenza al cambiamento delle usanze.
Sorprendentemente, furono soprattutto le donne e gli
strati più poveri della popolazione a continuare la
pratica, per i suoi vantaggi in ambito sociale. Quando
gli uomini cominciarono a preferire i piedi grandi, per
le donne con i piedi fasciati fu una seconda tragedia,
perché videro vanificati anni di sofferenze e
aspettative.”
|
|
|