..Adamo ho visto il dipinto di Caravaggio “Ritratto di
cortigiana”, che mi dici della modella?
Come per la
Maddalena penitente anche qui Caravaggio utilizza una sua
compagna di letto e cortigiana.
Chi è?
Fillide Melandroni apparteneva ad una famiglia di Siena. I suoi
genitori erano Enea e Cinzia d’Antonio. A Roma conobbe Anna
Bianchini, anche lei da Siena e ne divenne amica.
E’ lecito chiamarle prostitute?
Direi di sì,
Caravaggio quando si trovava senza un becco di un quattrino
frequentava donne di strada che vivevano in ambienti sporchi e
privi di igiene. Oltre ad Annuccia cito a memoria: Maddalena
Antonietti, detta Lena, e Domenica Calvi, alias Menicuccia. C’è
chi affermava che lo stato precario di salute del pittore non
fosse dovuto ad uno stato malarico, ma piuttosto ad una
infezione provocata dalla sifilide cronica, molto diffusa a Roma
nel Rinascimento.
Mi dicevi che le incontrava
nelle osterie…
Osterie, bordelli, taverne, piazze e
campi di pallacorda. Michelangelo Merisi è un artista a tutto
campo per cui preferisce bordelli e osterie maleodoranti ai
salotti cardinalizi. E le signorine, pressate dai propri
protettori, erano disposte a tutto pur di portare a casa qualche
quattrino.
Una volta conosciute le usava come
modelle…
Di volta in volta, quando non erano già
nude per lavoro, si spogliavano dei loro sudici panni per
vestire quelli della Vergine Maria o di qualche Santa.
Prima fra tutte, Fillide Melandroni…
Fillide
si trasferì a Roma verso la fine del 1593 con la madre e con il
fratello Silvio per ricongiungersi ai familiari paterni: la zia
Piera e il figlio di primo letto del padre, Nicola.
L’inserimento nel tessuto sociale romano non fu agevole e alla
morte della madre lottò contro l’emarginazione frequentando
insieme ad Annuccia locali malfamati concedendosi a sarti,
macellai, osti e alle volte ad artisti di ogni genere.
Abbiamo dei documenti?
Il suo nome come
«Donna Filidia d’Enea Senese» compare per la prima volta in un
rapporto di polizia. Nella notte del 23 aprile 1594 in compagnia
di Anna Bianchini e di due uomini, incappò in una ronda di
sbirri dietro al monastero delle monache di clausura di San
Silvestro. E poiché i quattro andavano in giro fuori dai luoghi
consentiti al “meretricio”, vennero presi e condotti nelle
prigioni di Tor di Nona.
Poi?
Tra il
1596 e il 1597 Fillide abitò in una locanda in via Serena (più o
meno l’odierna Via Belsiana). In realtà il luogo era un ricovero
per soldati, forestieri e gente di malaffare. Fillide cercava
faticosamente di mantenere una sua autonomia e nel contempo
migliorare le sue condizioni di vita. Ma in quelle condizioni
non era per niente facile.
Cosa fece?
A sedici anni chiese protezione ai fratelli Tomassoni, i quali,
grazie alle loro conoscenze altolocate in Vaticano, esercitavano
il controllo sul giro di cortigiane della zona per gentiluomini
e gente di Curia. In effetti le condizioni di vita di Fillide
migliorarono sensibilmente. Smise di frequentare gente modesta e
si trasferì con il fratello Nicola in San Lorenzo in Lucina, e
poté anche permettersi una serva.
Si fidanzò
vero?
Più o meno… Diciamo che intrattenne una
relazione intima con uno dei fratelli Tomassoni, tale Ranuccio,
il quale, al contrario dei suoi fratelli Mario, Alessandro e
Giovan Francesco dediti all’esercizio delle armi, si dedicava a
tempo pieno all’attività di protezione delle signorine della
zona.
Fillide ne era gelosa?
Lei era
un tipo molto caldo e quando sorprese il suo uomo in compagnia
di un’altra cortigiana, Prudenza Zacchia, non esitò ad
aggredirla e ferirla difendendo così il suo rapporto e il
primato raggiunto nel giro delle cortigiane.
Prudenza
Zacchia, riferì alla polizia che Fillide era penetrata con la
forza in casa sua ed aveva tentato di sfregiarla in volto. “…Et
io mi son reparata con questa mano manca, che mi ha colto sopra
il polso et ferito, poi mi si è messa addosso, et mi ha dato
molte botte…" Un testimone dichiarò di avere sentito più
tardi Fillide gridare da una finestra alla Zacchia, che se ne
stava sanguinante sulla porta di casa sua: "Ah, poltrona
bagascia, io ti ho ferito nella mano, ma io ti volevo cogliere
in faccia, ma ti coglierò un'altra volta…"
Ranuccio e Fillide furono anche arrestati vero?
Fillide iniziò ben presto ad attirare l'attenzione della
polizia. La notte dell'11 febbraio 1599, martedì grasso, i
vicini si lamentarono del chiasso proveniente dalla casa di lei,
dove si teneva una grande festa. Vi erano giovani armati e
poiché le armi in casa di una prostituta erano vietate, le
autorità fecero un'irruzione. Fillide e Ranuccio furono fermati,
l'una in quanto prostituta e l'altro per essere illegalmente
armato.
Caravaggio come la conosce?
Semplicemente per strada, lei in atteggiamento ammiccante è
intenta ad adescare i clienti. Caravaggio la vede, si invaghisce
della sua avvenente bellezza offerta a poco prezzo. Inizia a
frequentarla come cliente, poi nasce una simpatia tra i due.
Durante un incontro le propone di posare per lui. La ragazza ne
è entusiasta e nel 1557 la ritrae per la prima volta con un
ramoscello fiorito. Fillide ha chiome scure e uno sguardo
profondo, i lineamenti marcati e una bellezza sfrontata. Stretta
nel suo bel corpetto ricamato, ornata con fiori sul seno, pare
come assorbita dai suoi pensieri che sembrano estraniarla da ciò
che la circonda.
Ma il vero scandalo è quando la
ritrae nel 1604 nella magnifica tela: “La Morte della Vergine”
Il dipinto commissionato per la cappella in Santa Maria della
Scala, fu rifiutato dai frati perché Caravaggio aveva “con
poco decoro ritratto in persona di Nostra Donna una meretrice
sozza degli ortacci”. E forse è proprio l’attività di
modella, oltre a quella di prostituta, che la fece registrare
alla vigilia dell’anno santo, come: «Filida Corteggiana
scandalosa».
Riuscirà a migliorare la sua
vita?
Dopo altre vicissitudini nel 1604
inaspettatamente la troviamo nella parrocchia di San Maria del
Popolo dedita a curare opere di carità. Tramite questa attività
raggiunse uno status di onorabilità e benessere tale da
permettersi una casa in via «Paulina verso Margutta», un bambino
adottato, un servitore, tale Ottavio, e una giovane cortigiana,
tale Geronima Ortensia.
Erano lontani i tempi in
cui adescava clienti per strada…
Oh sì, addirittura
intraprese una relazione con il nobiluomo Giulio Strozzi. Di due
anni più giovane, Strozzi era il figlio illegittimo di un
banchiere veneziano e uno dei personaggi di spicco della cultura
accademica italiana del primo Seicento.
Strana
questa unione tra un accademico e un ex prostituta…
Si erano conosciuti nel 1603 tramite Caravaggio, e Strozzi
stesso commissionò al pittore un ritratto della sua amata dando
a quest’ultima l’occasione di posare di nuovo per il famoso
pittore e di darsi una nuova immagine di cortigiana onesta.
Durò quella relazione?
Addirittura nove
lunghi anni, felici e tranquilli a quanto pare. Fillide
consolidò le sue condizioni economiche e si trasferì nella nuova
casa di Via Frattina, dove visse con la serva cortigiana
Ortensia Cassia e una nipote, figlia del fratello.
… ma non si sposarono…
Non per loro volontà!
Si ricorda infatti che per scongiurare il matrimonio, i parenti
dell’accademico chiesero l’intervento di Paolo V a seguito del
quale “tal Fillide famosa cortegiana et mandata fuori di
Roma con ordine che non vi debba più tornare.” Strozzi si
trasferì a Venezia e Fillide a Siena, ma due anni dopo la
ritroviamo di nuovo a Roma. Morì infatti nella città eterna il 3
luglio 1618 e fu seppellita, secondo le sue volontà, nella
chiesa di S. Lorenzo in Lucina.
Che fine ha
fatto il quadro “Ritratto della cortigiana Fillide”?
Acquistato dal museo di Berlino dopo la dispersione della
collezione Giustiniani, è bruciato nel rogo nella torre
antiaerea che fungeva da deposito, nel maggio del 1945, quando
Berlino era già capitolata.. .. |