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GIALLO PASSIONE
AMARSI? CHE CASINO!
Paolo e
Francesca
Amor, ch'a nullo amato amar perdona
«Amor, ch'al
cor gentil ratto s'apprende, prese costui de
la bella persona che mi fu tolta; e 'l modo
ancor m'offende. Amor, ch'a nullo amato amar
perdona, mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona. Amor
condusse noi ad una morte. Caina attende chi
a vita ci spense.» Queste parole da lor ci
fuor porte.
Dante Alighieri, Inferno V,
100-108
..
Adamo per Giallo Passione
vorrei scrivere la storia di Paolo e Francesca. Che ne pensi?
Da quanto so, è
una storia realmente accaduta.
Dante mette le
loro anime nel cerchio dei lussuriosi condannandoli alla pena
dell’inferno.
Questo ti sia di monito, benedetto
ragazzo, se pur con tutte le attenuanti generiche si tratta pure
sempre di infedeltà.
Quali attenuanti?
Alla base del matrimonio tra Gianciotto e Francesca ci fu un
terribile equivoco architettato dalle famiglie, vale a dire a
Francesca fu fatto credere che avrebbe sposato il bello ed
elegante Paolo, fratello di Gianciotto.
Perché?
Com’era Gianciotto?
Gianciotto Malatesta era più
anziano, zoppo e rozzo nonché brutto e malvagio.
Oddio… ma come comincia la storia?
Francesca
apparteneva alla famiglia dei Da Polenta da Ravenna, figlia di
Guido Minore Signore di Ravenna e Cervia di parte guelfa. Viveva
tranquilla e serena la sua fanciullezza sperando che il padre le
trovasse uno sposo gradevole e gentile.
E
Gianciotto?
Lui si chiamava Giovanni Malatesta,
soprannominato Giangiotto Johannes Zoctus, ovvero Giovanni
zoppo.
Come si incontrano?
Benedetto
ragazzo tieni conto che siamo nel 1275. Non c’è nessun incontro!
Le due famiglie dopo una serie di scontri esterni e di
instabilità politica interna decisero di allearsi unendo in
matrimonio i loro figli.
Quindi un matrimonio
concordato…
Esatto, quel patto coinvolse la giovane
e bella Francesca e Gianciotto. Però, per guadagnare
l'approvazione della giovane a questa unione, il matrimonio
avvenne per procura. Guarda caso il procuratore fu il più
giovane e aitante fratello di Gianciotto, ovvero Paolo
Malatesta.
Quindi Francesca credeva di andare in
sposa a Paolo.
Bravo! Come detto Francesca si
invaghì per un malinteso, credendo che fosse lui il vero sposo.
Ma qui mi vengono dei forti dubbi in quanto Francesca sapeva
benissimo che Paolo era sposato con Orabile Beatrice di
Ghiaggiuolo, con la quale aveva già due figli.
Mi
spieghi come avvenne l’inganno.
Semplice, mandarono
a Ravenna Paolo il Bello “piacevole uomo e costumato molto”.
Francesca lo vide parlare con suo padre Guido attraverso un
pertugio. Accettò immediatamente e con gioia la proposta ed il
giorno delle nozze, senza dubbio alcuno, pronunciò felice il suo
“sì”.
E quando seppe dello scambio, cosa fece?
Ormai era sposata, ma immagina la sua disperazione quando la
sera stessa dopo le nozze vide al suo fianco il fratello
Giangiotto…
Dio mio… Si rassegnò?
Non
poteva fare altro… Ebbe una figlia che chiamò Concordia, come la
suocera. Per il resto cercava di allietare le sue giornate come
poteva. Visse così cercando di rendersi la vita meno triste,
anche perché il marito, innamorato di lei, comunque la copriva
di regali e di attenzioni.
E Paolo?
Paolo, che aveva possedimenti nei pressi di Gradara, spesso
faceva visita alla cognata. Tieni conto che Giangiotto ogni
mattina partiva per Pesaro ad espletare la sua carica di
Podestà, e faceva ritorno solo a tarda sera.
E
perché non si era portato la famiglia a Pesaro?
Al
tempo al Podestà, che per maggior garanzia di equità doveva
essere forestiero, era proibito portarsi dietro la famiglia
che poteva essere d'impiccio in caso di emergenza.
Immagino come Paolo vivesse di rimorsi per essersi
prestato all’inganno.
Beh sì in effetti saranno
stati i sensi di colpa di lui, la tristezza di lei, sta di fatto
che i due entrarono in una sorta di intima complicità.
Si innamorarono?
Francesca lo era sempre
stata, anzi in cuor suo, l’aveva anche sposato! Comunque sì tra
i due nacque una sorta di sentimento alimentato dal fuoco del
proibito. Durante quelle visite leggevano insieme la storia
d’amore tra Lancillotto e Ginevra, moglie di re Artù, di
quell’amore puro, celato a lungo, fino ad essere svelato dal
bacio dato dalla regina al cavaliere. Tanti punti della storia
erano evidentemente allusivi alla loro vicenda personale.
Quindi i due rimanevano soli?
No, no. Un
altro fratello Malatestino dell’Occhio, così chiamato perché
aveva un occhio solo “ma da quell’uno vedeva fin troppo bene”,
aveva il compito di badare alla cognata depressa. E spiando
s’accorse che quelle visite di Paolo non erano propriamente
incontri tra cognati…
E un bel giorno…..
Giangiotto finse di partire ma rientrò da un passaggio segreto.
Paolo passò per una delle sue solite visite. Mentre i due
giovani amanti leggevano estasiati la storia di Lancillotto e
Ginevra, “come amor li strinse” si diedero un casto bacio
proprio in quell’istante Giangiotto aprì la porta e li sorprese.
Che sfortuna! Immagino fosse il primo e unico
bacio…
Beh questo non lo sappiamo, Francesca fa
riferimento a quel solo bacio.
Cosa fece il
marito?
Accecato dalla gelosia estrasse la spada,
Paolo cercò di salvarsi passando dalla botola che si trovava
vicino alla porta, ma il vestito gli si impigliò in un chiodo,
quindi dovette tornare indietro e, mentre Giangiotto lo stava
per passare a fil di spada, Francesca gli si parò davanti per
salvarlo ma…Giangiotto li finì entrambi.
Trecento
anni dopo, nel 1581 nella Chiesa di S. Agostino di
Rimini, furono ritrovati, in un'arca di marmo, i corpi
che si presume siano quelli di Paolo e Francesca.
Sepolti assieme, uniti dalla stessa ferita che li
trafisse, i due sventurati amanti giacevano abbracciati
in splendide vesti di seta, uniti nella morte come mai
lo erano potuti essere in vita. Secondo la fantasia
popolare, Concordia, figlia di Gianciotto e Francesca,
si ritirò nel convento delle Clarisse di Santarcangelo
di Romagna, da lei stesso istituito e lì visse fino alla
morte.
Gli sventurati amanti vengono immortalati
da Dante nella Divina Commedia – V canto dell’Inferno.
Dopo la confessione della giovane Dante ha un attimo di
sconforto, resta assorto in silenzio: sembra pensare a
come sia possibile che l'attrazione innocente, l'amor
cortese si trasformi in peccato degno dell'Inferno.
Chiederà ancora a Francesca una spiegazione su come
questo sentimento si sia potuto trasformare in peccato.
È solo colpa dell'adulterio? In realtà Dante non vede
una colpa in sé nella pulsione amorosa, ma il peccato ne
nasce quando nell'attuare questa pulsione si viene meno
ai precetti morali, come quello sulla fornicazione
nell'adulterio. Proprio questa contraddizione tra
precetto religioso e forza travolgente dell'amore,
espressa in forma così alta e rarefatta, spiega la
simpatia di Dante per i due peccatori. Il poeta non si
comporta da moralista, semplicemente descrive la
tragicità del conflitto tra morale e passione, che sono
due forze invincibili. Nonostante il poeta collochi
Paolo e Francesca tra i dannati, non può fare a meno di
provare un senso di profonda ed umana pietà e di
compiangerne la sorte.
E in effetti pur mettendo
gli sventurati amanti all’inferno, perché macchiati di
un peccato gravissimo, li fa vagare assieme: oltre la
pena, che non abbiano anche quella della solitudine
eterna. “…io venni men così com’io morisse; e caddi come
corpo morto cade”.
. .. |
ARTICOLO A CURA DI ADAMO BENCIVENGA
FONTI:
http://www.gradara.com/italiano/paolo_francesca.htm
http://www.gradara.org/storia-di-gradara/paolo-e-francesca/
https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_e_Francesca
http://www.letteraturaalfemminile.it/paolo_e_francesca.htm
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