Madame iniziamo dalle sue
origini?
Sono la primogenita di Harlow Morrel Davis,
un avvocato di origini inglesi specializzato in brevetti e
Augusta Ruth Favor, di origini francesi. Nacqui nel quartiere
Highlands di Lowell, nel Massachusetts.
Bette non
è il suo nome…
Mi chiamo Ruth Elizabeth Davis e fui
soprannominata Bette da mia madre. Lei quando era incinta di me
aveva letto il romanzo La cugina Bette di Honoré de Balzac e ne
era rimasta colpita.
La sua infanzia?
Serena fino all'età di sette anni, poi però mio padre abbandonò
la famiglia. Mia madre fu costretta a lavorare per vivere ed io
insieme a mia sorella andammo in collegio. Lì iniziai a studiare
danza con la celebre coreografa e ballerina Martha Graham, e ben
presto scoprii una grande passione per la recitazione. Mia madre
era una discreta fotografa e nel 1921, insieme a mia sorella ci
trasferimmo a New York City.
I suoi studi come
proseguirono?
Purtroppo dopo essermi diplomata alla
Cushing Academy, non riuscii ad essere ammessa alla scuola di
recitazione "Eva Le Galienne's Manahattan Civic Repertory". Mi
dovetti accontentare della meno prestigiosa "John Murray
Anderson's Dramatic School" e, per pagarmi gli studi, posavo
nuda per la scultrice Anne Coleman Ladd, trovando qui e là anche
lavoretti come cameriera.
La sua vita per l’arte?
Già, all’accademia mi guadagnai l'approvazione dei miei
insegnanti. Pensi che avevo come compagne di corso addirittura
Katharine Hepburn e Lucille Ball. Comunque il debutto ufficiale
avvenne, sempre a Broadway, verso la fine degli anni venti, con
Broken Dishes, nel quale ottenni un grande successo di pubblico
e di critica.
Il suo problema è che non possedeva
la bellezza classica delle grandi star…
Infatti,
nonostante avessi vinto nel 1930 un premio come "migliore
attrice giovane dell'anno", il produttore Samuel Goldwyn si
rifiutò categoricamente di scritturarmi, considerandomi "troppo
brutta". Sa cosa disse ai suoi collaboratori dopo avermi vista?
"Non è il tipo che possa interessare ad un uomo, neppure se va
nuda in strada!"
Lei andò avanti con il suo
talento…
Avevo un fisico che di hollywoodiano non
aveva proprio nulla. Era l’epoca delle grandi vamp, delle
“bambole al platino” Jean Harlow o la “rossa incendiaria” Clara
Bow. “La bellezza, nel cinema, conta assai più del cervello”,
era lo slogan dei produttori. Ed io potevo contare solo sul
cervello.
Tuttavia, nel 1931, venne scritturata…
La casa produttrice Universal mi fece un contratto a termine e
feci il mio debutto cinematografico come protagonista nel film
The Bad Sister al fianco di un emergente Humphrey Bogart.
Com’era Bogart?
Humphrey aveva 32 anni,
nove più di me ed era al suo terzo film. Sicuramente un uomo
interessante, ma puzzava d’alcol già al primo mattino ed era un
odioso maschilista! Come attore però era un grande, un
professionista serio, scrupoloso e perfezionista come me.
Si era già trasferita ad Hollywood, vero?
Andai ad Hollywood in treno con mia madre. Quando arrivammo fui
sorpresa che nessuno dello studio era lì alla stazione. In
seguito un dipendente della casa di produzione dichiarò di aver
aspettato invano e poi aveva deciso di andare via perché nessuna
tra le donne scese dal treno "sembrava un'attrice".
Come andarono i provini?
Un disastro,
indossai un vestito con una profonda scollatura e il direttore
artistico vedendomi disse ad alta voce ad un collega: “"Cosa ne
pensi di queste dame che mostrano il petto e pensano di poter
ottenere posti di lavoro?" Comunque stipulai un contratto di
sette anni con la Warner Brothers. Pensi che il patron Jack
Warner, al momento della firma, mi disse: "Hai il fascino di
Stanlio e Ollio messi assieme, ma ti prendo per il tuo talento".
Andò bene immagino…
Professionalmente fu il mio periodo migliore ma dovetti
ugualmente combattere non poco per ottenere dai produttori la
meritata attenzione.
Nel 1932 il suo primo
matrimonio…
Sposai Harmon Oscar Nelson il 18 agosto
1932 a Yuma, Arizona. Lo avevo conosciuto ai tempi del collegio
Cushing Academy. Quando ci sposammo Ham direttore di orchestra
guadagnava appena 100 dollari a settimana mentre io arrivavo
tranquillamente ai mille. La stampa gridò allo scandalo ed io
un’intervista sottolineai che molte mogli di Hollywood
guadagnavano più dei loro mariti. Ma Ham non prese bene quella
situazione tanto che mi proibì di comprare una casa finché non
ebbe la possibilità di contribuire all’acquisto. Durante quel
matrimonio ho avuto diversi aborti, non volevo compromettere la
mia carriera!
Nell’ambiente la descrivevano
spigolosa, testarda, irascibile, graffiante, provocatrice…
Volevo sempre il meglio da me stessa e dagli altri. Del resto
gli attori veri si vedono alla distanza, mentre i mediocri si
perdono per strada. William Wyler, che mi diresse al mio secondo
Oscar, raccontava dei tanti posacenere che aveva visto volare,
alcuni dei quali diretti proprio a lui. Lui raccontava
divertito: “Ero diventato abilissimo nella pratica della
schivata. Riuscii a schivare anche un vaso di fiori, piuttosto
pesante: Bette doveva posarlo su un tavolino, in una scena di
Piccole volpi; ed invece, stizzita perché insistevo per un certo
movimento che lei non voleva assolutamente fare, non ci pensò
due volte a scagliarmelo addosso”.
Nel 1936 lei
aveva 27 anni quando arrivò il suo primo Premio Oscar
Alla metà degli anni trenta, avevo consolidato il mio successo.
Vinsi il premio come miglior attrice protagonista per il film
Paura d'amare ma quello fu un atto riparatorio poiché l'Oscar mi
era stato negato l'anno prima, per la mia interpretazione in
Schiavo d'amore.
Ormai era una stella di prima
grandezza…
Iniziavo a selezionare i copioni più
adatti al mio talento e al mio temperamento, rifiutando ruoli
convenzionali. Tra le proposte che rifiutai ci fu anche quella
di Rossella O'Hara in Via col vento perché non volevo avere come
partner Errol Flynn. Poi la scelta definitiva cadde su Vivien
Leigh e Clark Gable.
Rimpianti per quel rifiuto?
Oh direi proprio di sì, pensi che per una sorta di ripicca, mi
feci costruire una parte su misura, quella di una testarda donna
del Sud, nel film Jezebel Figlia del vento, diretto da William
Wyler con il quale, per la mia interpretazione, ricevetti il mio
secondo Oscar. Addirittura mi feci modellare un vistoso abito di
colore rosso, stretto in vita, scollato e molto seducente.
Jezebel ottenne un grande successo. Lo volli io quell’abito
rosso. Mi impuntai sul colore, e alla fine ottenni quello che
volevo. Mi dicevano che il pubblico non avrebbe mai accettato
una ragazza al suo primo ballo in vestito rosso. E il gradimento
del pubblico fu la mia grande vittoria. Andò di moda, per
decenni, l’abito rosso per le giovani debuttanti in sala da
ballo. Chiesi di poterlo portare a casa poi, quell’abito di
scena, a conclusione delle riprese. Non lo indossai in privato,
ma lo conservai per anni in guardaroba, come si conserva un
oggetto prezioso. E' tra i ricordi più belli della mia vita di
attrice.
Lei era ancora sposata quando si
innamorò del regista William Wyler…
Durante le
riprese del film persi letteralmente la testa per lui. Fu senza
dubbio il più grande amore della mia vita, quello che non ho
sposato! Litigammo e ci amammo. Fummo anche ad un passo dal
matrimonio. Lui era divorziato, io lo avrei fatto se lui me lo
avesse chiesto… Un giorno Wyler mi fece arrivare a casa una
lettera che sapeva di ultimatum: “Se non ci sposiamo entro
ventiquattr’ore, sposo un’altra”. Ma quella busta, per una delle
abituali impennate del mio carattere, la aprii soltanto una
settimana dopo, quando Wyler si era già “infelicemente
risposato”. Anche io mi risposai ma solo un paio d’anni dopo.
Mariti del resto ne collezionai quattro. Tornando a quel periodo
mio marito Ham venne a sapere della nostra relazione e chiese il
divorzio descrivendomi sui giornali come una donna disumana e
crudele.
Poi fu la volta di Howard Hughes…
Ero sconvolta per la cattiveria di mio marito, sapevo di essere
colpevole ma avrei voluto un altro tipo di addio. Comunque sì mi
trovai tra le braccia di Howard ma quella fu una relazione
esclusivamente sessuale.
Gli anni quaranta furono
un vero trionfo…
Fui una moglie fedifraga e
assassina in Ombre malesi nel 1940, una perfida donna del Sud,
avida di denaro in Piccole volpi del 1941, entrambi diretti da
William Wyler. Un'aristocratica, prima bruttina ed insicura poi
bella e disinvolta, in Perdutamente tua del 1942 di Irving
Rapper.
Nel decennio successivo la sua stella
iniziò ad oscurarsi…
Diciamo che la Warner Brothers
mi proponeva solo film di modesta levatura, cosicché decisi di
lasciare definitivamente lo Studio presso cui avevo lavorato per
ben diciotto anni.
Quelli furono anni duri vero?
C’erano problemi familiari che mi affliggevano: tre matrimoni
finiti nel nulla, due per divorzio, uno per la morte di mio
marito e poi il dramma di mia figlia adottiva apparentemente
sana alla nascita ma poi gravemente handicappata per un male al
cervello. Dopo il divorzio da Harmon mi legai ad Arthur
Farnsworth, un industriale che aveva 18 anni più di me,
purtroppo morì stroncato in strada da una emorragia cerebrale.
Lo avevo sposato due anni prima. Il terzo, fu un ex pugile,
William Sherry, mediocre pittore e pessimo marito, che avevo
sposato nel 1946 per divorziare nel 1950. Con lui ebbi una
figlia, Barbara. L’unica mia gioia, nei drammatici quattro anni
che ho passato con lui.
Nel 1950 tornò alla
ribalta…
La mia interpretazione di Margo Channing,
una passionale e arguta diva teatrale sul viale del tramonto in
Eva contro Eva di Joseph L. Mankiewicz, fu molto apprezzata
tanto che mi valse una nomination all'Oscar e una Palma d'oro al
festival di Cannes.
In quel set incontrò il suo
quarto marito…
Oh sì, Gary Merrill, lui aveva cinque
anni più di me. Riuscimmo ad andare avanti insieme per otto
anni.
Ma fu un caso solitario…
Pensi
che negli anni 60, non riuscendo a trovare una scrittura
decente, feci pubblicare un amaro e ironico annuncio in una
rivista cinematografica: «Madre di tre bambini di 10, 11 e
15 anni, divorziata, americana, trent'anni di esperienza come
attrice cinematografica, versatile e più affabile di quanto si
dica, cerca impiego stabile a Hollywood. Bette Davis, c/o Martin
Baum, G.A.C. Referenze a richiesta».
Quell’annuncio le portò fortuna però…
Lavorai nel
1962 nel film Che fine ha fatto Baby Jane? diretto da Robert
Aldrich. Il film ottenne un grandissimo successo internazionale,
tanto da meritarmi un’altra nomination all'Oscar. Poi nel 1964
fu la volta di Piano... piano, dolce Carlotta, sempre per la
regia di Aldrich, in cui impersonai un'anziana bellezza del Sud
che si credeva colpevole dell'omicidio del suo ex-fidanzato.
Nel 1972 venne in Italia e lavorò nel film Lo
scopone scientifico con Alberto Sordi, ma i rapporti con
l'attore italiano non furono idilliaci…
Alberto si
dimostrò antipatico, maleducato e provinciale. Trovai
imperdonabile il suo rifiuto di parlare in inglese con me, visto
e considerato che parlava un ottimo inglese».
Bette Davis si è sposata quattro volte:
con Harmon Nelson
(dal 1932 al 1939). Nel 1933 abortì per non compromettere la sua
carriera;
con Arthur Farnsworth (dal 1940 fino alla morte di
lui nel 1943);
con William Grant Sherry (dal 1945 al 1950),
da cui ebbe una figlia, Barbara (1947):
con l'attore Gary
Merrill (dal 1950 al 1960), con cui adottò due figli, Michael e
Margot.
Novanta film, dieci nomination per
l’Oscar, due Oscar vinti, una coppa Volpi a Venezia. L'American
Film Institute ha inserito la Davis al secondo posto tra le più
grandi star della storia del cinema. Può essere sintetizzata
così la straordinaria carriera di Bette Davis, durata
esattamente cinquantotto anni.
Nel 1985, la figlia Barbara
scrisse il libro My Mother's Keeper, descrivendo la madre come
«...un'isterica alcolizzata».
Nell'ultimo periodo della sua
vita la Davis fu afflitta da diversi problemi di salute:
dapprima sviluppò una osteomielite, che riuscì a curare; nel
1983 venne operata per un tumore al seno, mentre in rapida
successione fu colpita da un ictus e poi da un infarto. Morì a
Parigi il 6 ottobre 1989, all'età di 81 anni, per l'aggravarsi
del suo male. Pochi giorni prima aveva ritirato un premio alla
carriera al Festival cinematografico di San Sebastian.
Le sue
spoglie riposano presso il Forest Lawn Memorial Park "Hollywood
Hills" di Los Angeles.
La sua stella nella Walk of Fame per
il cinema brilla al 6225 di Hollywood Blvd